30/08/12

MMT E L'EURO: GLI SQUILIBRI DELLE PARTITE CORRENTI SONO RESPONSABILI DEL DISASTRO DELL'EURO?

Per continuare a seguire il dibattito eterodossi/MMT che va avanti, pubblico adesso la risposta di Wray a Cesaratto, e prossimamente il nuovo intervento di Cesaratto in italiano. Buona lettura.


di L.Randall Wray
traduzione a cura di Arlette
 

Due settimane fa ho citato l'affermazione di Paul McCulley secondo la quale la MMT ha colto nel segno. Ho proseguito la scorsa settimana con l'affermazione di Brad DeLong secondo cui ora siamo tutti minskiani. O comunque la maggior parte di noi.
La MMT sta avendo successo? Beh, forse no, se ascoltate i critici.

In particolare, un economista italiano, Sergio Cesaratto, ha chiamato la vittoria della MMT "falsa".
Cercherò di mettere a fuoco il principale oggetto di contestazione, che sembra essere il fatto che la MMT non ha centrato la vera causa del pasticcio dell'euro: il deficit delle partite correnti, gestito da alcuni membri scialacquatori dell'UEM.
Su NEP [New Economic perspectives], ho appena offerto una serie di primi esempi di analisi MMT che a mio parere hanno "colto nel segno" : non li ripeterò tutti qui, dato che voglio concentrarmi direttamente su ciò che vedo essere le cause della crisi e collegarle alla tesi secondo cui è tutto dovuto a squilibri delle partite correnti.

29/08/12

L'"Economia del Nonsense" e l'Aggravarsi della Crisi Greca

TheRealNews.com intervista Costas Lapavitsas sulla situazione in Grecia e sui possibili esiti futuri: dall'inizio della crisi, i creditori si sono rafforzati, e la Grecia è sempre più devastata ... se fosse uscita due anni fa, sarebbe stato meglio per il paese



cOstas Lapavitsas è professore di economia presso l'Università di Londra, curatore di una rubrica fissa per The Guardian, e autore del libro  Crisis in the Eurozone

TRN: La Grecia non occupa più le prime pagine, almeno in Nord America, ma la situazione, suppongo, sta peggiorando. Allora, cosa sta succedendo?

LAPAVITSAS: Beh, la situazione sta decisamente peggiorando in termini reali. Quello che sta accadendo è che il paese è ora costretto a impegnarsi in una nuova ondata di tagli, in sostanza, un nuovo assalto di austerità. In sostanza, il paese dovrà ridurre la spesa pubblica di circa 13,5 miliardi di € fino al 2014. Si tratta di una somma molto elevata per l'economia Greca, una gran parte del suo PIL. Così il paese è costretto a farlo. E per raggiungere questo obiettivo, il governo ora dovrà tagliare salari, pensioni dei dipendenti pubblici, e dovrà licenziare un gran numero di dipendenti pubblici, fino a 150.000 persone, sino al 2014.

27/08/12

Il debito pubblico è un onere a carico delle future generazioni?

Un argomento avanzato spesso è che il debito pubblico costituisce un onere a carico delle future generazioni. Infatti, si argomenta, i figli e nipoti inevitabilmente saranno tenuti a pagare maggiori imposte, o dovranno usufruire di minori servizi pubblici, per poter accumulare gli avanzi di bilancio necessari a rimborsare il debito contratto da ‘padri’ che hanno vissuto al di sopra dei propri mezzi (e non hanno pagato imposte sufficienti a finanziare le spese pubbliche, che sono quindi state finanziate col debito). Il tenore di vita dei ‘figli’ sarebbe compromesso dal dovere di saldare i debiti lasciati dai loro allegri genitori.

Da questa tesi discende che le misure fiscali volte a ridurre il debito pubblico sono misure eque dal punto di vista intergenerazionale, che giustamente noi oggi dobbiamo sopportare per amore dei nostri figli, e quindi non discutibili da qualsiasi buon padre di famiglia.

Ma è davvero così? Uno studio di Roberto Ciccone, professore di economia all'Università di Roma Tre, pubblicato sull'e-book "Oltre l'Austerità", mette in discussione dalle fondamenta questa analogia tra il debito di una famiglia – dove è vero che il padre caricherà sui figli i suoi debiti non pagati – e il debito pubblico. 


25/08/12

Il 'Questa volta è Diverso' dell'Italia

Su Voxeu  Charles Wyplosz (professore di economia internazionale a Ginevra) risponde a Giavazzi: è il momento dell'Italia, che ha già oltrepassato il punto di non ritorno. E anche se la tentazione di negare la china che ci si para davanti è forte,  i politici farebbero meglio ad ammetterlo, per  ridurre i costi economici e sociali della crisi.  (Dobbiamo ancora trovare questi politici ...)



di Charles Wyplosz, 15 Agosto, 2012
 
Alcuni sostengono che l'Italia e la Spagna rischiano di perdere l'accesso al mercato sui loro titoli di stato, nonostante il calo dei rendimenti. Un recente articolo su Vox di Francesco Giavazzi ha suggerito che l'Italia potrebbe e dovrebbe evitare un salvataggio. Questo articolo sostiene invece che, nonostante tutte le sue mirabili risorse umane ed economiche, l'Italia è già entrata in un "cattivo equilibrio" da cui è molto improbabile che riesca a uscire.

21/08/12

La Germania sostiene il piano Draghi sui bond contro Bundesbank

Ambrose Evans Pritchard dal Telegraph: il tedesco Asmussen del Board BCE appoggia il piano Draghi di acquisti illimitati di bonds, dando forse il via al "game changer" della crisi dell'euro ... tutto questo naturalmente in cambio dell'austerità, evidentemente inutile per la ripresa delle economie, ma molto utile ai fini della colonizzazione in corso. Sembrerebbe un piano ben congegnato, ma, forse, sempre più gente comincia ad accorgersi che il Re è Nudo ...



Telegraph - L'esponente tedesco del Direttorio della Banca Centrale Europea ha gettato il proprio peso a favore degli acquisti in massa di debito spagnolo e italiano per evitare la disintegrazione dell'euro, segnando un cruciale punto di svolta nella crisi del debito della zona euro.

"Una moneta può essere stabile solo se la sua esistenza futura non è in dubbio", ha detto Jörg Asmussen, il potente membro tedesco del comitato esecutivo della BCE.

Un prestito limitato e condizionato della BCE non e 'quello che ci vuole'

Su Voxeu un articolo di Piero Ghezzi discute dell'intervento della BCE, affermando che i prestiti condizionati e limitati non escludono il rischio default, soprattutto nella situazione molto probabile di mancanza di una ripresa dell'economia 



di Piero Ghezzi, 19 Ago 2012

Il presidente della BCE, Mario Draghi, ha detto che avrebbe fatto "tutto il necessario per salvare l'euro". Questo articolo chiede cosa significa 'tutto il necessario', e se la BCE è pronta ad arrivare a tanto. Esso sostiene che un prestito limitato e condizionato migliora le probabilità di successo, ma non rappresenta un cambiamento decisivo.

Vi è un ampio consenso sul fatto che la BCE sarà l'attore principale nella potenziale risoluzione della crisi del debito periferico. In linea di principio, ci sono due strade che la BCE potrebbe perseguire nei suoi sforzi di evitare una vera e propria crisi. In primo luogo, potrebbe allentare la politica monetaria in misura sufficiente a indebolire l'euro e generare inflazione per facilitare la crescita. Pensiamo che questo percorso non sarebbe sufficiente a breve termine e la BCE può considerarlo come una violazione del suo mandato. Di conseguenza, non è al centro delle attenzioni del mercato o della BCE. Un secondo compito più immediato è quello di abbattere il circolo vizioso dei rendimenti elevati e peggioramento del debito che sta interessando le economie periferiche europee con rilevanza sistemica. La BCE può raggiungere questo obiettivo?

18/08/12

Tentata, Angela? Il Memorandum Merkel dell'Economist

L'Economist  ha immaginato un piano B, elaborato dal punto di vista della Germania e sottoposto alla Merkel dal suo staff,  che prevede sia un'uscita della sola Grecia che una possibile rottura allargata dell'eurozona, dove noi però staremmo dentro ... Eppure, è proprio la presenza dell'Italia - che non può stare né dentro né fuori, a quanto pare - che rende il piano troppo incerto ... e alla fine secondo l'Economist Angela preferisce andare avanti così, in perfetto stile Teutonico.


Angela Merkel, Cancelliere Tedesco - e anche, a tutti gli effetti, boss dell'area dell'euro - ha sempre insistito sul fatto che vuole mantenere la zona euro nella sua forma attuale. Ma, mentre la crisi dell'euro si intensifica e aumentano i costi potenziali per la Germania, sarebbe imprudente non prendere in considerazione un piano B.   Redatto nella massima segretezza da un funzionario di fiducia e inviato al cancelliere per suo uso esclusivo, ecco cosa potrebbe dire il memorandum su un piano di emergenza:

A:   Angela Merkel
Da: ??? 
OGGETTO: Piano B

L'IMPASSE

Da quando è iniziata la crisi dell'euro, il Cancelliere ha continuato a sostenere che difenderà la moneta unica, basandosi sulla convinzione, condivisa in Germania dal mondo degli affari e dalla classe politica, che la sua sopravvivenza rappresenti un nostro interesse nazionale. A questo scopo la Germania ha destinato un grande ammontare di denaro pubblico, sia come contributo ai vari salvataggi che come rischio assunto dalla Bundesbank per la sua quota nella BCE. Allo stesso tempo Lei ha cercato di ridurre al minimo il conto per i contribuenti tedeschi insistendo sul fatto che gli stati beneficiari dei salvataggi debbano attuare programmi di severa austerità e, più in generale, resistendo alle richieste di condivisione del debito condizionandole a un maggior controllo centralizzato dei bilanci nazionali.

11/08/12

“Inutile vendere i palazzi. Occorre pensare a una strategia di uscita dall’euro”

Intervista di Gianluca Roselli al prof. Brancaccio: così non si può andare avanti, l'Eurozona è troppo sbilanciata a favore dei paesi forti e non ci sono segnali di svolta: l'Italia dia inizio alle danze,  prima si fa e meno doloroso sarà. 





         Anche NO






«Da questa crisi si esce riformando profondamente l’Unione europea oppure diventerà inevitabile uscire dall’euro». L’economista Emiliano Brancaccio (docente di Economia politica alla Facoltà di Scienze economiche e aziendali dell’Università del Sannio, a Benevento) non è ottimista sul futuro della moneta unica. Che, a suo parere, sta favorendo l’economia tedesca e impoverendo tutti gli altri Paesi, a cominciare dall’Italia.

07/08/12

Un alto debito pubblico è dannoso per la crescita?

Su Voxeu Panizza e Presbitero entrano nel dibattito sull'austerità con uno studio che smonta il luogo comune che un debito elevato è da abbattere perché riduce la crescita di un paese: è vero invece che un debito riduce la crescita quando si applicano misure di austerità...




di Ugo Panizza e Andrea Presbitero
I paesi con un alto debito pubblico tendono a crescere lentamente - una correlazione usata spesso per giustificare l'austerità. Questo articolo presenta nuove dimostrazioni che sfidano questo punto di vista. Gli autori sottolineano che la correlazione non implica causalità - potrebbe essere che sia la crescita lenta a causare un debito elevato. Essi sostengono che i politici dovrebbero essere prudenti – perchè ancora non si è mai visto che il taglio del debito stimoli la crescita.

Non è quello che non sai che ti mette nei guai. E' proprio quello che sai per certo che lo farà.
-
Mark Twain
 

02/08/12

Perché Grecia, Spagna e Irlanda non sono da biasimare per le disgrazie dell'Europa

Un bell'articolo di Kash Mansori di fine 2011 ma ancora attualissimo, purtroppo, perché la storiella della cicala e della formica gira ancora, anche se  ci sono ampi studi che la smontano...leggere per capire! (grazie  Quarantotto per questa buona dritta)


E' tutta colpa della Grecia. Questo è quello che molti Europei di nascosto - o non tanto segretamente - pensano quando si lamentano di fronte alla prospettiva dover tirar fuori altro  denaro per salvare la zona euro dalla crisi del debito. Ma che succede se questa visione di come l'Europa sia giunta alla sua situazione attuale non fosse solo semplicistica, ma addirittura sbagliata?