31/10/13

Telegraph: La velata minaccia di Mediobanca su un'uscita italiana dall'euro

Sul Telegraph si possono trovare analisi e grafici  attendibili sull'economia italiana in allarme rosso,  ed è citato  il rapporto di Mediobanca ove si parla del ciclo di Frenkel: siamo al capolinea.

L'acrobata Andrea Loreni si esibisce davanti al Colosseo a Roma Foto: AFP

Il cambio sta portando l'Italia al capolinea.


L'Italia rimane bloccata nella depressione. Ora sappiamo che il picco spettacolare della fiducia dei consumatori nel mese di giugno è stato un inganno, una bugia a fin di bene per prospettare un futuro migliore e contenere la marea della deflazione da debito.

30/10/13

Krugman: Gli Gnomi della Fiducia

Un bel post di Krugman sottolinea i passaggi logici (???) degli economisti "Zimbabwisti" (@Borghi TW), quelli che non applicano la macroeconomia!



È un po' triste, ma ho il sospetto che tra mezzo secolo la cosa principale per cui la gente si ricorderà di me – sempre che se ne ricordi - è la fata fiducia. Quindi forse posso in qualche modo sintetizzare i miei tentativi di sfatare La Ellenizzazione del nostro contesto ( pdf), sottolineando che le notizie allarmistiche sembrano evocare un insieme di personaggi connessi alla fata, gli gnomi della fiducia ( che sono anche in relazione con questi tizi.)


28/10/13

The Economist: La Prigione dei Debitori

L'eurozona è in una crisi di debito privato, più che di debito pubblico.
Naturalmente lo sapevamo. Ormai ce lo ha detto perfino la BCE. Ma visto che repetita iuvant e che stavolta ce lo dice l'Economist, abbiamo tradotto questo articolo - che mette un po' di puntini al loro posto e tra l'altro ci ricorda una cosa: le politiche deflazionistiche di austerità non fanno altro che rendere sempre più insostenibile il peso dei debiti privati.


La prigione dei debitori

L'eurozona è in crisi per il debito privato più che per il debito pubblico


La Banca Centrale Europea (BCE) questa settimana ha annunciato il modo in cui intraprenderà un'approfondita analisi degli asset bancari, prima di farsi carico della supervisione bancaria nell'area euro verso la fine dell'anno prossimo (vedi articolo). Uno degli obiettivi di questo esercizio è quello di identificare i crediti in sofferenza che inquinano le banche dell'eurozona e di prevenire nuovi flussi di crediti. Questo è importante perché alcune parti dell'area della moneta unica sono indebolite non semplicemente dal debito pubblico, ma dal debito privato, la maggior parte del quale sta nei portafogli delle banche.

Qualche semplice riflessione di ritorno da Pescara sul mondo dell'informazione

Di ritorno da Pescara, vorrei condividere con voi lettori alcune considerazioni a caldo sulla tavola rotonda sul mondo dell'informazione, che in quanto vocidallestero ci tocca più da vicino. 



In primo luogo però voglio dire che sono stata molto contenta di aver potuto stringere qualche mano, identificare qualche volto di questi nick che compaiono sui commenti o sui blog amici, o semplicemente di quelli che leggono e compongono la grande famiglia di cui, mi sembra, ormai ci sentiamo parte. Nella buia notte italiana, trovarsi fisicamente in mezzo a tanta gente che ha la nostra stessa consapevolezza è un fatto unico che emoziona. Da qui i tanti applausi a scena aperta nel bel mezzo delle relazioni, non certo perché fosse la prima volta che sentivamo quelle parole, anzi, proprio perché già le sapevamo (#Sapevatelo), facevano parte di noi, e sentirle pronunciate anche dai relatori portoghese, spagnolo o greco, o dal giovane  Fusaro, ci inebriava per un attimo dell'emozione consolante della condivisione!

24/10/13

L’Europa ha già un piede nella fossa della deflazione giapponese

Un bell'articolo del Telegraph segnalato anche da Claudio Borghi su Twitter, che mostra come L’Europa stia scivolando in una vera e propria trappola deflazionistica, in stile giapponese, con il rapporto debito/PIL già al punto di non ritorno in una mezza dozzina di paesi, tra cui ...l'Italia...

Una volta che il debito raggiunge il 300% del PIL, la deflazione diventa letale. Il rischio è ormai presente in molti paesi dell’Europa dell’ovest.  Foto: Reuters
23 Ottobre 2013

Le autorità dell’Unione Europea farebbero bene a studiarsi il paper del professor Irving Fisher di “Econometrica” del 1933, La Teoria della Deflazione del Debito nelle Grandi Depressioni. L’argomento principale dovrebbe ormai essere chiaro a tutti, anche se alcuni a suo tempo ebbero problemi ad assimilarlo, così come succede ancora oggi. Se il livello dei prezzi scende – il “dollaro gonfiato” nell’America di Hoover – il reale peso del debito continua a salire.
La deflazione può anche sembrare positiva per paesi con un basso debito pubblico in certi momenti storici, anche se probabilmente meno positiva di quanto sostenga una classe di persone che vive di rendita. La gente dimentica che essa è stata una delle principali cause della Rivoluzione Americana, dal momento che la contrazione monetaria imposta dagli inglesi dopo la Guerra dei Sette Anni causò una depressione economica, penalizzando i proprietari di piantagioni della Virginia come Thomas Jefferson. Essa è stata anche la causa della rivolta agraria degli anni 1880 e 1890, culminate nel grido dolente di William Jennings Bryan: “non saremo crocifissi a una croce dorata”.

La Febbre del Frexit raggiunge il cuore dell'establishment francese

Il Telegraph riporta di nuovi importanti segnali di insofferenza all'euro da parte della Francia, questa volta dall'interno del Quai d'Orsay - il Ministero degli Esteri sulla riva della Senna - e precisamente dall'Istituto per gli Studi Strategici: l'euro è un cancro da estirpare per il bene dell'Europa, e l'eurozona un guscio vuoto.



Gli appelli allo scioglimento dell'UEM si stanno diffondendo nelle alte sfere dell'establishment francese di politica estera, e nel centro pro-europeo.

Un nuovo sorprendente libro di François Heisbourg -
La Fin du Rêve Européen ( La fine del sogno europeo ) - sostiene che il "cancro euro" deve essere estirpato per salvare il resto del progetto dell'UE prima che sia troppo tardi.
Egli scrive :

" . . Il sogno
si è trasformato in un incubo. Dobbiamo affrontare la realtà: la stessa Unione europea è minacciata dall'euro. Gli attuali sforzi per salvarlo stanno ancor più mettendo in pericolo l' Unione".

23/10/13

OPERAZIONE VERITÀ: A CHE PUNTO È LA NOTTE ITALIANA

Questo è un lancio corale: vari siti e blog economici indipendenti, tutti insieme oggi rilanciamo questa operazione di verità sulla vera deriva che in questo contesto dissennato inevitabilmente prenderanno i conti pubblici italiani - e sulla colpevole falsità di chi annuncia una ripresa impossibile che slitta di anno in anno...  
Il post è stato elaborato con la collaborazione di vari autori.




Premessa


In questi anni di crisi, oltre alle tasse e al disagio economico e sociale, c'è stata un'altra grande costante che ha tenuto compagnia alle nostre giornate, ai nostri momenti: la menzogna proferita in modo sistematico dai vari governi e dai politici di turno che, in maniera spudorata e vergognosa, hanno reiteratamente mentito e mistificato (e continuano a farlo) circa l'esatta situazione dell'economia e dei conti pubblici, in costante ed inesorabile deterioramento.
È chiaro che tutto ciò incorpora evidenti elementi di criminalità, proprio perché tende ad alimentare false aspettative da parte degli agenti economici più deboli: i disoccupati con le loro famiglie e le imprese, prime vittime sacrificali di questa crisi.
Proprio per questo, insieme ad altri siti amici, tra i più seguiti in Italia di economia, tutti liberi e senza padroni, abbiamo pensato di lanciare, coralmente, tutti insieme, questo post divulgativo al fine di far ben comprendere l'esatto stato dei conti pubblici e dell'economia.

22/10/13

L’euro potrà non essere condannato, ma è comunque un disastro

Andy Rose (alias Spennacchiotto) colpisce ancora, non demorde, insiste...Su The Atlantic un commento al nuovo paper del prof. Rose con la confutazione di Krugman

Traduzione di Malachia Paperoga
L’euro è stato o no una catastrofe?

Sembra abbastanza evidente che lo è stato. La disoccupazione è al 27.6% in Grecia, 26.2% in Spagna, 16.5% in Portogallo, e 13.6 % in Irlanda, che, ricordiamo, dovrebbe essere l’ esempio di successo delle politiche di austerità. Cosa è accaduo? Beh, esattamente quello che gli euro-scettici temevano sarebbe successo quando ancora l’area valutaria comune era solo un’idea: uno shock ha colpito alcuni paesi europei più duramente di altri, e non c’è stato modo di raddrizzare la situazione. La politica della BCE (fatta su misura per tutti quelli che si chiamano Germania) ha lasciato ai paesi in crisi
il taglio dei salari come unica possibilità di ritrovare la strada verso la prosperità – una soluzione che sarebbe abbastanza dolorosa, se mai avesse una qualche possibilità di funzionare. Ma è evidente che è una soluzione impraticabile in un momento in cui i tassi di interesse sono già schiacciati verso lo zero.

19/10/13

La Grecia comincia a somigliare alla Germania di Weimar

Daniel Hannan, scrittore e giornalista, commenta sul Telegraph la tragedia Greca e l'ascesa di Alba Dorata.  Hannan è deputato conservatore britannico al Parlamento europeo dal 1999. Parla francese e spagnolo e ama l’Europa, ma crede che l’Unione Europea stia rendendo i paesi che la compongono più poveri, meno democratici e meno liberi.
 
Nikolaos Michaloliakos, leader di Alba Dorata (Foto: AFP/GETTY)

Traduzione di Malachia Paperoga
 I problemi economici hanno portato all’ascesa di Alba Dorata e provocato una crisi della democrazia.

Collasso economico, disoccupazione di massa, milizie paramilitari, violenze di strada, assassini politici e, ora, la carcerazione dei capi dell’opposizione parlamentare. La Grecia Euro-distrutta sta cominciando a somigliare alla Repubblica tedesca di Weimar.

18/10/13

La svendita delle Poste di Sua maestà non è questione da lasciare ai conti fatti "col pallottoliere”

Prof. Chang sul Guardian: dietro ai discorsi sulla necessità di riequilibrare i conti c'è un progetto di ampio respiro per lasciare mano libera alle forze del mercato in tutti i settori della nostra vita

Illustration by Satoshi Kambayashi



Traduzione di Alex


Dietro al gran parlare che si fa sulla necessità di pareggiare i conti, si nasconde  un progetto di ampio respiro per assoggettare al mercato  tutti i settori della nostra vita. Non si tratta altro che di far quadrare i conti – o se si vuole essere sprezzanti,  fare i conti col pallottoliere.   I tagli alla spesa sociale sono disdicevoli, ma, ci dicono,  debbono  essere fatti, perché il governo non può spendere più di quello che incassa, così come non dovrebbe farlo nessuna famiglia di buon senso.  Non era Adam Smith , il grande padre dell’economia, che ci diceva  che ciò che "è considerato prudenza nella conduzione di ogni famiglia privata può difficilmente essere considerata follia in quella di un grande regno" ?  

17/10/13

Evans-Pritchard: È tempo di scommettere sul "Frexit" e sul franco francese?

Evans-Pritchard dal Telegraph commenta i recenti successi del Front National di Marine Le Pen in Francia, che i sondaggi danno già incredibilmente come prima forza politica. Non è più il partito estremista di Le Pen padre, ora raccoglie sempre più voti a sinistra ed ha fatto proprie le proposte economiche di Jacques Sapir.
Intanto, come conclude l'articolo, "le peggiori paure delle élite dell'Unione Europea stanno diventando realtà. Ed è totalmente colpa loro." 
 

 

Di Ambrose Evans-Pritchard in Politica e società Ultimo aggiornamento: 14 ottobre 2013

C'è stato un piccolo terremoto in Francia. Un partito che si è impegnato per l'uscita dall'euro e il recupero del franco francese, nonché per la completa distruzione dell'unione monetaria, ha appena sconfitto i maggiori partiti politici in un ballottaggio elettorale a Brignoles.

16/10/13

Sapir: È possibile un default degli Stati Uniti?

Un commento di Jacques Sapir allo psicodramma americano sul bilancio  e sul debito: se è probabile che in un modo o nell'altro si giungerà ad un accordo,  la credibilità del dollaro come valuta di riserva internazionale sarà sempre più sotto attacco, ma l'euro non se ne avvantaggerà


di Jacques Sapir
traduzione di Malachia Paperoga
 

(E dovremmo essere preoccupati?)

La possibilità di un fallimento degli Stati Uniti d'America viene sempre più evocata con l’avvicinarsi del 17 ottobre 2013 senza che si sia trovato (e votato) un accordo sul tetto del debito. Ora, senza questo accordo e l’innalzamento del tetto del debito, il governo degli Stati Uniti, che allo stato attuale è parzialmente paralizzato dallo "shutdown" conseguente al mancato accordo sul bilancio, non potrà più pagare né i titoli di debito arrivati a scadenza né i relativi interessi.

15/10/13

Report della Croce Rossa: l'Austerità sta portando l'Europa al declino sociale ed economico

Il Guardian riporta uno studio della Croce Rossa che critica duramente le risposte date dalla politica alla crisi europea: stanno preparando un periodo duraturo di disoccupazione,  disuguaglianza crescente, disperazione e forte rischio di disordini sociali, e ancora il continente non ha capito la batosta che lo colpirà.

  Un mendicante senza tetto ad Atene. Fotografia: Milos Bicanski / Getty Images
Secondo un ampio studio di prossima pubblicazione (sarà pubblicato giovedì), le politiche di austerità adottate in risposta alla crisi del debito degli ultimi quattro anni stanno sprofondando l'Europa in un periodo duraturo di povertà crescente, di disoccupazione di massa, di esclusione sociale, di maggiore disuguaglianza e di disperazione collettiva.

14/10/13

Daniel Gros: La fiducia dei tedeschi nell'euro è in aumento...

Mentre nella periferia dell'Eurozona la fiducia nelle istituzioni UE crolla, in Germania guarda caso il mood sembra migliore: per Daniel Gros su Project Syndicate  i tedeschi pensano che tutto sommato l'euro porti loro più benefici che costi









The Myth of German Euroskepticism


CommentsBRUSSELS – According to conventional wisdom, the eurozone crisis has reduced citizens’ trust in the European Union – and in European institutions in general – across all member states. Several recent reports have claimed that the German public, in particular, has turned its back on Europe.




This illustration is by Tim Brinton and comes from <a href="http://www.newsart.com">NewsArt.com</a>, and is the property of the NewsArt organization and of its artist. Reproducing this image is a violation of copyright law.
Illustration by Tim Brinton

CommentsFor example, a recent briefing note by Open Europe claims that German citizens tend to trust the European Parliament less than their national parliament and detects a trend of declining German trust in EU institutions since the start of the crisis. Similarly, a commentary by the European Council on Foreign Relations states: “Trust in the EU has plummeted across the continent. Both southern debtors and northern creditors feel like they are victims.” And a Pew Research Center report released in May, entitled “The New Sick Man of Europe: The European Union,” concludes: “The European project now stands in disrepute across much of Europe.”
CommentsThis narrative is simply wrong. In fact, Germans’ trust in the euro has been increasing throughout the crisis, and, though their trust in EU institutions was falling until a couple of years ago, it has now recovered.
CommentsThe best indicator of Germans’ attitude toward the euro is provided by a regular poll conducted since 2002 that asks a simple question: “Would you like to have the Deutsche Mark back?”
CommentsThe graph below shows that in recent years the proportion of those who would like to have the DM back has steadily declined, and now stands at only about 35%. By contrast, the proportion of those who would rather keep the euro has increased steadily throughout the crisis and is now around 50%. In fact, the trend of increasing acceptance of the euro began in 2008, with the onset of the global financial crisis, and continued its upward trajectory with the onset of the eurozone’s sovereign-debt crisis in 2010.
Comments[To view a high-resolution version of the graph, click here.]

Read more at http://www.project-syndicate.org/commentary/the-wrong-conventional-wisdom-on-germans--trust-in-europe-by-daniel-gros#8eEJKo2Akv7armGH.99

Ecco cosa dice Daniel Gros: 

" La fiducia dei tedeschi nell’euro di fatto è cresciuta durante la crisi: anche se fino a paio di anni fa era in calo, ora è in ripresa.

Il miglior indicatore dell'atteggiamento dei tedeschi verso l’euro è dato da un sondaggio che pone una semplice domanda: “Vorrebbe tornare al Deutsche Mark?”

13/10/13

The Economist, 22 agosto 2001: Il salvataggio dell'Argentina

I continui "salvataggi" in cambio dell'austerità, il pareggio di bilancio, il crollo del gettito fiscale e i tagli alla spesa, i soldi che fuggono dalle banche locali, gli economisti per i quali la svalutazione è inevitabile, i politici per i quali l'aggancio non si discute, l'enfasi sulla stabilità finanziaria e la credibilità, l'opinione pubblica contraria alla svalutazione e la paura dell'inflazione...
Un articolo dell'Economist dell'agosto 2001 sull'Argentina (riesumato da Borghi con un tweet qualche giorno fa) riepiloga gli ultimi passaggi del film già visto poco prima dell'inevitabile conclusione. Meno di sei mesi più tardi l'Argentina si sganciò dal dollaro, svalutò e iniziò presto la ripresa.
Gramsci diceva che la storia insegna ma non ha scolari...



 The Economist - 22 agosto 2001

Dopo lunghe e difficili trattative il Fondo Monetario Internazionale ha accettato di estendere i prestiti all'Argentina fino a 8 miliardi di dollari. Ciò ha fatto guadagnare un po' di tempo. Ma anche in questo modo non c'è la certezza che l'Argentina possa evitare il default sul debito.

11/10/13

Intervista a Sapir: "Bisogna unire le forze che hanno capito il pericolo Euro, a destra e a sinistra"

Grazie ad Alessandro Bianchi (l'AntiDiplomatico) per la sua esclusiva intervista al grande Jacques Sapir: la responsabilità della sinistra europea è schiacciante, qusti partiti saranno distrutti e ci sarà una ricomposizione delle forze politiche

 

 

Professore, Lei è stato tra i primi economisti europei ed evidenziare i danni provocati dall'euro ed a chiedere la sua fine. In una delle ultime analisi ha scritto che si tratta di una sorte inevitabile. Secondo Lei, quanto tempo ancora ci vorrà e da quale paese potrà partire l'iniziativa?




Sul Triplo Mandato della Fed

Some people seem surprised by Janet Yellen’s comments that give the appearance that she adheres to a triple mandate:
Read more at http://pragcap.com/about-the-feds-triple-mandate#oyubq7KJ7vOzrxvu.99
Pragmatic Capitalism di Cullen Roche riporta un passaggio del discorso della Yellen in cui l'obiettivo di stabilizzare il sistema finanziario è posto in maniera esplicita. Del resto, anche Stiglitz raccomanda esattamente la stessa cosa.



Alcuni sono rimasti sorpresi dal discorso della Yellen, dal quale si evince che ella aderisce all'idea di un triplo mandato della Fed: 

"Mi impegno a dare il massimo per mantenere fede alla promessa e rispondere alla grande responsabilità che il Congresso ha affidato alla Federal Reserve - di promuovere la massima occupazione, la stabilità dei prezzi, e un sistema finanziario forte e stabile." 

09/10/13

Rallegratevi: la Fed della Yellen stamperà denaro all'infinito per creare posti di lavoro

Dal Telegraph un interessante commento di Ambrose Evans Pritchard sulla nomina della Yellen a capo della Fed. Sarà così coraggiosa da iniettare il QE direttamente nell'economia reale?


Ora sappiamo in che situazione ci troviamo. Janet Yellen prende in consegna la Federal Reserve statunitense, la più importante banca centrale del mondo, padrona assoluta delle nostre vite.

La Fed sarà più accomodante e ancora più a lungo. Il FOMC continuerà a stampare denaro fino a quando l'economia statunitense creerà posti di lavoro sufficienti a far ripartire i salari e l'inflazione, indipendentemente dalle bolle speculative, o dai danni collaterali lungo la strada.

Il "Nuovo Ardito Accordo Transatlantico"


Mentre i media ci informano assiduamente sui colpi di scena del teatrino politico nazionale, le trattative proseguono: istituzioni sovranazionali e grande business stanno negoziando l'accordo transatlantico per il commercio e l'investimento (TTIP) tra Unione Europea ed USA, che dovrebbe essere concluso per la fine del 2014. Corporate Europe Observatory pubblica un dettagliato report sulle conseguenze economiche, sociali e ambientali di questo nuovo patto. Con ogni probabilità s'innescherà un'altra corsa al ribasso sulle condizioni del lavoro e gli standard ambientali. A riprova di un semplice fatto: quando si lascia decidere al potere, il potere decide per se stesso.
Abbiamo tradotto la prima parte del report.


Introduzione
Il commercio transatlantico & l’utopia delle multinazionali

"Il gruppo più impaziente è il settore imprenditoriale. Siamo franchi su questo. Lo sapete, ovvio che intendo che la cosa è guidata politicamente, è guidata strategicamente. La questione di fondo è che il business vuole che questo avvenga, il business da entrambi i lati dell'Atlantico"
Andras Simonyi, della Johns Hopkins University 2

08/10/13

Il libro di Barra Caracciolo che smaschera la convivenza impossibile tra Costituzione e Trattati UE

Il libro di Quarantotto 
EURO E (O?) DEMOCRAZIA   COSTITUZIONALE
è di prossima pubblicazione.  Insegnando diritto nelle scuole, e trovandomi a dover sempre confutare in solitudine luoghi comuni e banalità sull'Unione Europea e le sue istituzioni, questo libro mi apre il cuore e mi riempie di commozione: 
che un giurista lo dica, per Dio, che i Trattati europei sono incompatibili con la nostra Costituzione! 

Questo libro deve uscire dal circuito ristretto delle librerie specializzate ed entrare nelle vetrine delle principali librerie delle città. Che tutti lo sappiano! Seguiamo quindi le indicazioni di questo post di presentazione tratto da Orizzonte48 che riproduco qui sotto, e diamoci da fare perché la diffusione sia la massima possibile. Come IL TRAMONTO DELL'EURO ha spazzato via i luoghi comuni economici sulla moneta unica, così EURO E (O?) DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE dovrà spazzare via i luoghi comuni giuridico-istituzionali sui Trattati europei, mettendo a nudo la loro grave incostituzionalità.

 
1- Allora questo è il libro già preannunziato.
Vi troverete discorsi ripresi dai post, in buona parte, ma anche un filo conduttore, una cornice organica fondamentale, che cercherà di guidarvi in quella necessaria compenetrazione tra aspetti economici e aspetti giuridici che rimane il tema centrale per un recupero della democrazia.

07/10/13

La Riduzione del Debito e il Potere di Creare Moneta della Fed

Dal Levy Economics Institute of Bard College, un interessante studio sul potere della Federal Reserve di agire direttamente sull'economia reale: nel momento in cui il Congresso "catturato" dalla finanza impone lo shutdown, paradossalmente una banca centrale indipendente potrebbe guidare la più grande controffensiva Keynesiana della storia da 40 anni a questa parte (parole di Quarantotto che mi ha segnalato il paper, grazie!)



di William Greider



Introduzione



La politica monetaria è a corto di gas. Sei anni fa, al culmine della crisi, la risposta della Federal Reserve è stata impressionante. La Fed ha creato migliaia di miliardi di dollari e ha inondato il sistema con denaro facile - sufficiente a stabilizzare i mercati finanziari e salvare le banche in dissesto. Ha portato i tassi di interesse a breve termine fino quasi a zero e i tassi dei mutui a lungo termine a livelli promozionali. Ha fornito un enorme sostegno al settore immobiliare, con l'acquisto di 1.250 miliardi di dollari di titoli garantiti da mutui ipotecari, quasi un quarto del mercato.


04/10/13

Sapir: L’unione monetaria europea e la crescita economica

Jacques Sapir su Russeurope ci ricorda una storia che conoscevamo già: le bugie degli esperti che hanno accompagnato l'introduzione della moneta unica, smentite prima dalla stessa ricerca accademica e poi dalla dura realtà dei fatti,  di cui stiamo pagando ancora il prezzo. 
« Più grande è la bugia, e più ci si crede. » Joseph Goebbels.

Traduzione di Malachia Paperoga
Gli esperti hanno affermato per anni che l’implementazione dell’unione monetaria europea, ossia l’”Eurozona”, avrebbe avuto degli effetti estremamente positivi sull’economia degli stati membri. Ricerche accademiche solidamente supportate dai dati contraddicono queste pretese.

03/10/13

Wynne Godley, l'economista che ha costruito un modello della crisi

Ricevo da Istwine un interessante articolo del New York Times  su Wynne Godley, l'economista che ha visto arrivare la crisi



Traduzione di Istwine
 
BOSTON – Con la crisi finanziaria del 2008 e la Grande Recessione ancora un ricordo pesante e doloroso, molti economisti si stanno domandando se sia necessario una sorta di radicale mutamento nel pensiero simile a quello che ci fu durante e dopo la Depressione degli anni '30. “Siamo entrati in un brave new world” ha detto ad una conferenza nel 2011 Olivier Blanchard, capo economista del Fondo Monetario Internazionale. “La crisi economica ha messo in discussione molte delle nostre convinzioni. Dobbiamo accettare la sfida intellettuale.”

02/10/13

Piano B: il nuovo partito greco per il ritorno alla dracma

Ricevo e pubblico questo contributo di Arturo sul nuovo partito greco anti-euro, Piano B (di cui qui si sa pochissimo), da un articolo comparso su EnetEnglish.gr - giornale greco online. Un fenomeno da tenere d'occhio. In Grecia qualcosa si muove, anche a sinistra.


Traduzione di Arturo

Piano B è il primo partito pro-dracma. Se dovesse cavarsela bene nei sondaggi, tra i partner dell'Eurozona potrebbe riaccendersi la paura che la Grecia sia ancora in grado di danneggiare le prospettive della moneta unica [sì, sì, è la Grecia che ne danneggia le prospettive...lasciamo perdere, ndt]


Alcuni politici e attivisti di sinistra hanno lanciato un nuovo partito politico che ha in programma il ritorno alla dracma e l'abbandono dell'euro.


01/10/13

Munchau dal FT: non prendiamoci in giro, la recessione non è finita e la zavorra è l'Italia!

Nel suo editoriale sul Financial Times Wolfgang Munchau riafferma che la recessione non è affatto finita, e che il problema più grosso è l'Italia: il paese non ha altra scelta che uscire, e sarà costretto a farlo dagli eventi. 



In primo luogo, sulla fantomatica fine della recessione, Munchau denuncia come i leader politici europei abbiano colto al volo il primo piccolo accenno di miglioramento per proclamare il successo delle loro politiche. Eppure, dice Munchau, seppure due trimestri consecutivi con segno positivo siano tecnicamente considerati come un segnale di fine recessione, sarebbe folle pensare che alla mezzanotte dopo la fine del secondo trimestre con segno positivo la recessione sia finita! Solo uno stupido (o uno con secondi fini) può vederla così. Quello dei due trimestri è al massimo un indicatore molto semplificato che può essere utile in una normale crisi ciclica. Ma qui non siamo in una normale congiuntura.