Su Politico.eu una presentazione disincantata del governo Draghi, con un'ampia rassegna delle importanti voci critiche da parte di una minoranza di intellettuali italiani sul modus operandi autoritario con il quale la leadership Draghi sta paralizzando la democrazia. Tuttavia - osserva l'importante testata - il prestigio che deriva al capo del governo dalla sua illustre carriera, unito alla speranza che il governo Draghi possa portare a un superamento della lunga crisi che avviluppa il paese, fanno sì che la maggioranza degli italiani sia incline a considerare dopo tutto il problema democratico come un fatto secondario.
di Hannah Roberts, 22 Novembre 2021
Un piccolo gruppo di
intellettuali sta esprimendo con forza le proprie preoccupazioni democratiche sulla leadership del primo ministro italiano.
ROMA — Il mese scorso, un gruppo di docenti universitari,
attivisti per i diritti umani, politici e noti intellettuali si è riunito al
Palazzo dei Normanni di Palermo, sede del parlamento regionale siciliano, per
un convegno dal titolo “Dalla Democrazia alla Dittatura. Il ruolo della Memoria”.
Il vero oggetto del loro incontro: Mario Draghi.
I partecipanti al dibattito, che hanno paragonato le normative COVID-19 nell'Italia di oggi agli stati totalitari degli anni '30, condividevano quella che è finora in Italia un'opinione minoritaria: l'opposizione al presidente del Consiglio e a quello che descrivono come il suo atteggiamento sempre più autoritario.
Mentre i sondaggi attualmente stimano il consenso nei confronti del primo ministro al 65-70%, con la maggioranza degli italiani che confida nella sua credibilità personale e nella sua capacità di sbloccare i fondi europei e gestire la pandemia, un gruppo minoritario di resistenza - composto da liberali e intellettuali - sta esprimendo sempre più preoccupazioni per il declino dei diritti democratici del paese.
La principale critica riguarda le regole sulle vaccinazioni di Draghi, tra le più severe di qualsiasi democrazia. Tutti i lavoratori in Italia devono avere un passaporto sanitario digitale, noto come green pass, che dimostri la vaccinazione o un test negativo ogni due giorni, per la somma di 150 euro al mese. Chi si rifiuta viene sospeso dal lavoro senza retribuzione.
L'organizzatore della conferenza, Gandolfo Dominici, professore di marketing all'Università di Palermo, alla luce di questi sviluppi e con orecchio musicale ha ribattezzato l'Italia "Draghistan", e da allora manifestanti e politici dell'opposizione si sono appropriati del termine, usandolo come meme e hashtag su Internet.
Dominici ha detto a POLITICO che l’espressione Draghistan voleva alludere al Turkmenistan, uno dei pochi paesi con vaccini obbligatori, e all'Afghanistan, perché costringere le persone a ricevere i vaccini equivale a una teocrazia. "Stiamo chiaramente vivendo in un regime totalitario", ha detto.
Dominici ha anche organizzato una petizione che da allora è stata firmata da più di 1.000 professori universitari e ricercatori, i quali insistono sul fatto di non essere contro i vaccini, ma di rifiutare il green pass come incostituzionale, discriminatorio e divisivo.
Uno dei suoi firmatari, l'eminente storico Alessandro Barbero, ha sostenuto che il governo dovrebbe essere sincero su quella che nei fatti è una vaccinazione obbligatoria, invece di "ricattare" i suoi cittadini. "Dicono 'il vaccino non è obbligatorio, è solo che se non ce l'hai, non puoi vivere, non puoi andare a lavorare o all'università'. Dante avrebbe potuto riempire il girone degli ipocriti dell'inferno con i politici di oggi”, ha detto Barbero durante un festival a Firenze.
Giuseppe Cataldi, professore di diritto internazionale all'Università degli Studi di Napoli “L'Orientale” ed esperto di diritti umani, ha affermato: “Se un lavoratore non vuole vaccinarsi, e almeno formalmente ha il diritto di non vaccinarsi, ma alla fine è costretto a farlo perché mantiene la sua famiglia e non può spendere il 10 percento del suo stipendio per i test, questo non va bene.”
Alcuni firmatari sostengono che far pagare i test per poter lavorare è incompatibile con la Costituzione italiana, il cui primo articolo recita: "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro".
“Il diritto costituzionale al lavoro non può dipendere dall'avere un certificato di obbedienza al governo”, ha detto Dominici.
Daniele Trabucco, un professore di diritto costituzionale che ha anche lui firmato la petizione, sostiene che creando un obbligo indiretto invece di legiferare per imporre l’obbligo vaccinale, il governo ha "aggirato surrettiziamente la costituzione".
Al di là del passaporto vaccinale, filosofi e intellettuali hanno anche iniziato a esprimere preoccupazione per l'effetto paralizzante che il modus operandi del governo sta avendo sulla democrazia - in particolare, la prassi del governo di agire per decreti, il prolungato stato di emergenza, il disprezzo per i diritti delle minoranze e la repressione del dissenso.
Nella città di Trieste, divenuta città simbolo della resistenza contro il lasciapassare verde a causa dei lavoratori portuali in sciopero, le manifestazioni sono state vietate per il resto dell'anno. Nelle università - istituzioni destinate per definizione allo scambio di opinioni - secondo questi accademici il pensiero di gruppo ha preso il sopravvento, e chiunque esprima le proprie preoccupazioni viene bloccato o demonizzato come no-vax sui social media.
È interessante notare che al centro di molte di queste preoccupazioni c'è proprio Draghi.
Data la doppia crisi, economica e sanitaria, è naturale che i cittadini si siano rivolti a un leader forte e capace. Ma dal punto di vista dei ribelli, la gente deve essere informata che la leadership di Draghi, oltre a rassicurare, ha anche portato alla concentrazione del potere sotto un unico individuo e all'emarginazione di partiti e Parlamento.
Dalla seconda guerra mondiale, il sistema elettorale proporzionale italiano ha portato a una successione di governi instabili e di breve durata, con tecnocrati non eletti, come Draghi, regolarmente chiamati a salvare la situazione.
Contrariamente al suo predecessore, Giuseppe Conte, che negoziava spesso tra i partiti di governo, Draghi fin dall'inizio ha preso decisioni in modo autonomo. Non ha nemmeno verificato con i partiti la decisione sulla composizione del suo governo, scegliendo invece i suoi ministri con l'approvazione del presidente Sergio Mattarella.
Inoltre, la grande maggioranza che sostiene Draghi, unita all'autorità personale che deriva dalla sua illustre carriera, fanno sì che i ministri siano riluttanti a sfidarlo, anche quando smantella i punti fondamentali dei loro programmi.
Questa grande coalizione con quasi tutti i partiti all'interno del governo "strangola il dibattito", ha detto Cataldi, e non lascia spazio a coloro che la pensano diversamente. Da quando Draghi ha preso il potere, i partiti hanno faticato a far arrivare i loro messaggi agli elettori, portando a sconvolgimenti della leadership sia nel Partito Democratico che nei 5 Stelle. Il Parlamento è stato ridotto al ruolo di approvazione dei decreti dell'esecutivo. “È come un notaio che mette il timbro su decisioni prese altrove”.
Il filosofo Giorgio Agamben è tra i critici più allarmisti: il suo lavoro si è concentrato a lungo sulla biopolitica e sulla negazione dei diritti durante gli stati di eccezione, compresa la creazione di istituzioni come il Guantanamo Bay Detention Camp. È stato ampiamente criticato l'anno scorso per aver suggerito che la pandemia fosse una comoda invenzione del governo. Il mese scorso si è rivolto alla Commissione per gli affari costituzionali del Senato, sostenendo che il passaporto vaccinale sia uno strumento per una maggiore sorveglianza da parte dello Stato.
Altri sono più misurati nelle loro critiche. Pur riconoscendo la necessità di azioni di emergenza da parte del governo durante la pandemia, si sono chiesti per quanto tempo sia giustificabile e necessario sospendere le libertà democratiche.
Il filosofo Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia, ha osservato che le emergenze in successione – terrorismo, crisi economica e immigrazione – hanno giustificato governi nominati dal presidente invece che scelti dagli elettori. La pandemia ha esacerbato questa situazione, ha affermato Cacciari, "soprattutto in Italia, che ha avuto un lockdown insolitamente severo ed è stata la prima a richiedere la vaccinazione per lavorare". E sebbene la pandemia abbia generalmente rafforzato i governi in carica, è probabile che un leader di "grande autorità" come Draghi rafforzi ulteriormente l'organo esecutivo.
Benché lo stato di emergenza ufficiale, dichiarato dal governo il 31 gennaio 2020, non possa essere prorogato oltre i due anni, il governo sta già segnalando l'intenzione di estenderlo, il che significherebbe probabilmente dichiarare una nuova, diversa emergenza, facendo quindi ripartire l'orologio.
Per Cataldi non c'è dubbio che il governo riuscirà a trovare una scusa per farlo. “Se i casi aumentano, possono dire che non abbiamo raggiunto il 90% di vaccinazioni, non abbiamo l'immunità di gregge, non abbiamo sconfitto il virus. . . Ma noi del gruppo [accademico] crediamo di non poter andare avanti così in un paese democratico, non siamo la Turchia in una dittatura". (Ironicamente, ad aprile, lo stesso Draghi ha accusato il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan di essere un dittatore.)
Il punto di vista opposto a tutte queste preoccupazioni è
che in qualsiasi democrazia i diritti non sono assoluti e devono essere bilanciati
rispetto ai diritti e agli interessi degli altri. Carla Bassu, professore
associato all'Università di Sassari ed esperta di diritto costituzionale,
sostiene che la tessera verde è “del tutto compatibile” con la costituzione.
“La costituzione non è fondata solo sul diritto al lavoro, ma su diritti come la solidarietà e l'uguaglianza”, ha affermato. “Il green pass non è uno strumento punitivo, è uno strumento per prendersi cura della salute pubblica nell'interesse collettivo”.
Paragonare l'Italia a uno Stato autoritario "è offensivo", ha aggiunto. Gli stati autoritari prendono di mira l'identità di una persona, come etnia, razza, sesso e abilità, mentre il green pass non è discriminatorio. È un prerequisito, come la patente di guida, allo scopo di proteggere gli altri.
Certo, la democrazia rimane una preoccupazione minoritaria quando le cose vanno bene.
Poiché quest'anno l'economia sembra destinata a crescere al 7%, la stragrande maggioranza degli italiani alza le spalle di fronte a queste presunte minacce. Draghi ha già ottenuto con un semplice tratto di penna un accordo tra i partiti per le riforme e l'approvazione dell'UE per il piano economico dell'Italia, sbloccando miliardi di soldi dell'UE per investimenti, tagli alle tasse e migliaia di posti di lavoro. Ma come andrà a finire nei mesi a venire?
A gennaio i parlamentari dovranno votare per un nuovo presidente e Mattarella potrebbe – se verrà convinto a restare – garantire la continuità del governo Draghi e l'agognata ripresa dell'Italia fino alle elezioni del 2023. Alcuni, tra cui il democratico Andrea Marcucci e il centrista Carlo Calenda, hanno persino suggerito a Draghi di guidare un'altra coalizione di governo dopo le elezioni del 2023.
Tuttavia, se Mattarella rifiuta, come sembra quasi certo, lo stesso Draghi è il candidato più probabile alla presidenza e potrebbe potenzialmente nominare un nuovo primo ministro a sua immagine, come il ministro dell'economia e delle finanze Daniele Franco.
La buona notizia è che poiché il tasso di persone di età superiore ai 12 anni che hanno ricevuto almeno una dose del vaccino si avvicina al 90% e i nuovi casi di COVID-19 rimangono molto al di sotto di molti altri paesi europei, l'Italia è in una posizione migliore rispetto a molti altri paesi per evitare gravi lockdown, che danneggerebbero l'economia.
Per molti italiani, il Draghistan, nonostante le infervorate critiche, rischia di apparire come la migliore speranza per superare le crisi a lungo termine del Paese e avviarlo finalmente su un percorso costante di ripresa e crescita.