31/08/11

E' la Fine del Mondo


Parte del lungo articolo di John Mauldin consigliato da Mercato Libero, dal titolo non proprio rassicurante. Non è veramente la fine del mondo, precisa subito Mauldin alle prime battute, ma è difficile non chiedersi se non sia per lo meno l'inizio del “finale di partita”.

Pubblico qui la parte dove analizza gli ultimi dati dell'economia USA, e commenta il discorso di Bernanke. 
Nelle parti successive arriva all'Europa, dove forse ci si sta avvicinando alla fine dell'esperimento euro. Poi considera la crisi del sistema bancario, con alcuni link sul flagello del trading ad alta frequenza, e finisce con una nota positiva per la generazione dei Boomer che cresce.

29/08/11

Eurobonds: Soluzione Sbagliata per ragioni legali, politiche, ed economiche

Da VoxEU un interessante studio di Daniel Gros sulla fattibilità degli eurobonds dice assolutamente picche!
Di Daniel Gros
24 Agosto 2011
Gli eurobonds sono propagandati come la panacea per risolvere la crisi dell'euro. Questo articolo sostiene che la proposta degli eurobonds non è valida per motivi giuridici, politici ed economici. Si dice che, qualunque sia la variante, gli eurobonds hanno senso solo in una unione politica, e in considerazione delle grandi differenze nei sistemi politici nazionali e nella loro qualità di governo, qualsiasi unione politica creata sulla carta nella pratica non funzionerebbe.
Col termine "Eurobond" di solito si intende un'obbligazione garantita "in solido" da tutti gli stati membri della zona euro. La garanzia "in solido" implica che se il paese emittente non può servire il proprio debito in "Eurobond" i creditori possono chiedere il pagamento a tutti gli altri paesi della zona euro. Ciò implicherebbe che in extremis i creditori potrebbero pretendere che l'Estonia o la Finlandia paghino per l'(Eurobond) il debito accumulato, diciamo, dalla Grecia o dall'Italia, se gli altri grandi dell'eurozona non vogliono o non possono pagare.

Questo contributo si occupa solo dell'ipotesi che gli Stati membri possano essere in grado di emettere Eurobonds per finanziare i loro deficit e convertire soltanto in parte il loro debito.

Perché gli investitori acquisterebbero Eurobond?

I fautori degli Eurobonds affermano che potrebbero essere venduti a un rendimento molto basso, vicino a quello del benchmark tedesco "Bund". L'idea è che, poiché il debito complessivo e i livelli di disavanzo della zona euro reggono bene il confronto con quelli degli Stati Uniti, gli investitori presterebbero a tassi di interesse simili.

Ma questa è una proposta che non è stata (e purtroppo non può essere) testata, e la conclusione non è scontata, soprattutto se gli Eurobonds dovrebbero coprire gran parte del debito in essere.
- Gli investitori hanno notato che numerosi provvedimenti per affrontare la crisi del debito dell'Eurozona sono stati poi revocati dai politici, e quindi potrebbero non avere piena fiducia nella garanzia "in solido".

- Gli investitori potrebbero anche avere una visione diversa dei rischi di credito sovrano nella zona euro, dato il suo più alto livello di indebitamento bancario (2,5% del PIL rispetto a "solo" l'1,2% negli Stati Uniti).

E' interessante notare che gli oppositori degli Eurobonds tendono a essere molto più pessimisti per quanto riguarda il livello del tasso di interesse. Per esempio, Ifo (2011), presuppone che il tasso di interesse sugli Eurobonds sarebbe uguale alla media (ponderata) dei rendimenti sul debito pubblico in essere nella zona euro, che attualmente è di quasi 200 punti base più elevato del rendimento sul debito pubblico tedesco
. Un altro argomento verte sul grado di liquidità di tali obbligazioni. Naturalmente, gli eurobonds diventerebbero un asset ad alta liquidità, con un volume di debito disponibile paragonabile ai buoni del tesoro statunitensi. Tuttavia, i differenziali di rendimento tra piccole e grandi emittenti con rating AAA all'interno della zona euro (ad esempio la Germania contro l'Austria) sono nell'ordine di 30-50 punti base. Il miglioramento della liquidità quindi al massimo potrebbe rappresentare un beneficio minore.

Qual'è il problema che gli Eurobonds dovrebbero risolvere?

La proposta di introdurre Eurobonds ora, naturalmente, non vuole risolvere i problemi di lungo periodo, ma serve ad affrontare l'attuale crisi, dando l'accesso a un finanziamento più conveniente ai governi dei paesi che attualmente stanno pagando alti premi per il rischio.

Per gli avversari degli eurobonds, le differenze dei premi al rischio sono giustificate dalle differenze nella politica fiscale nazionale e costituiscono un utile segnale di mercato che costringe i governi a regolarsi.

Per i sostenitori degli Eurobonds, le differenze possono includere degli alti premi al rischio dovuti semplicemente al panico.

Qualsiasi paese con un livello del debito moderatamente elevato potrebbe essere portato all'insolvenza - anche se questo debito fosse perfettamente sostenibile a bassi tassi di interesse - perché quando i mercati svendono il debito del governo, l'economia ristagnerà e l'onere del servizio del debito aumenterà.

Gli economisti li chiamano "equilibri multipli". Se gli investitori ritengono che l'Italia è fondamentalmente solvente, acquisteranno titoli di Stato italiani a un tasso di interesse inferiore, diciamo, al 5%. In questo caso il servizio del debito sarà sostenibile e le banche italiane saranno in grado di rifinanziarsi senza problemi sul mercato interbancario. Ma se molti investitori hanno dubbi sulla solvibilità del paese, i tassi di interesse saranno spinti in alto e le banche del paese saranno tagliate fuori del mercato interbancario. L'economia quindi andrà in riserva, riducendo le entrate pubbliche proprio nel momento in cui il governo deve affrontare maggiori costi del servizio del debito (vedi Gros 2011 sulla importanza della connessione banche-debito sovrano).

Questi dubbi sulla solvibilità di un paese possono chiaramente essere auto-avveranti e condurre ad una veloce spirale verso il basso nei mercati finanziari, come ha dimostrato il panico di questa estate. Una serie di recenti contributi di VoxEU hanno affrontato questo temi, più di recente de Grauwe (2011). Vedi anche Kopf (2011).

Ma quanto è importante questo fenomeno degli equilibri multipli?

Nei primi mesi del 2010, quando la Grecia ha iniziato ad affrontare delle difficoltà a vendere i suoi debiti sul mercato, molti hanno anche sostenuto che questo era solo un caso di panico auto-avverante sul mercato. È risultato, tuttavia, che gli scettici del 2010 avevano ragione sulla Grecia. Nonostante una massiccia dose di aiuti finanziari il paese non è stato in grado di riportare il suo bilancio sotto controllo. Non si dovrebbe quindi saltare alla conclusione che tutti gli aumenti dei differenziali di rischio costituiscano attacchi speculativi ingiustificati. Ma è difficile sfuggire all'impressione che al momento questo meccanismo potrebbe stare guidando i mercati.

I pericoli di introdurre l'unione politica senza legittimità democratica

"Niente tasse senza rappresentanza" è un principio fondamentale della democrazia, ma non è compatibile con la responsabilità solidale sul debito di altri paesi della zona euro, a meno che l'Europa (o meglio la zona euro) diventi una unione politica. Rendere i contribuenti dei paesi parsimoniosi pienamente e incondizionatamente responsabili per le decisioni di spesa prese in altri paesi si trasformerebbe molto probabilmente in una pillola di veleno per l'UEM. La resistenza politica contro l'UEM aumenterebbe nei paesi più forti, e condurrebbe ad una probabile rottura dell'UEM.

Inoltre, se l'emissione di Eurobonds fosse limitata ad una parte del debito nazionale (ad esempio solo il 40-60% del PIL, come proposto), i paesi fortemente indebitati sarebbero immediatamente costretti a una ristrutturazione del debito in quanto non potrebbero più trovare acquirenti per la parte garantita soltanto a livello nazionale. Per questo motivo il sistema di bonds blu/rossi proposto da Delpla, e Weizsäcker (2010) -  The Blue Bond Proposal - non può funzionare se i paesi interessati hanno un eccesso di debito.

Le obiezioni legali agli eurobonds sono ben note. Qualsiasi patto di responsabilità multipla solidale è in contrasto con la clausola del no-bailout (non salvataggio) del trattato di Lisbona (art. 125). Così, sarebbe necessaria una revisione del trattato che richiede la ratifica da parte di tutti i 27 membri. Il destino del Trattato di Lisbona, che è stata respinto quando sottoposto a referendum in Francia e nei Paesi Bassi, dovrebbe funzionare da avvertimento. Inoltre, la Corte Costituzionale Tedesca molto probabilmente potrebbe considerare incostituzionali gli Eurobonds senza un'unione politica, e potrebbe imporre al governo tedesco di lasciare la zona euro o ritirare la sua garanzia incondizionata agli Eurobonds.

Mettere il carro davanti ai buoi? Creare un'unione politica per giustificare gli Eurobonds?

I fautori degli Eurobonds affermano che gli elementi necessari ad una "unione politica" potrebbero essere creati, se necessario, modificando i Trattati UE. E' chiaro che la sorveglianza sovranazionale da parte della Commissione, del Consiglio (zona euro) e del Parlamento dovrebbe essere rafforzata al punto che quasi certamente interferirebbe con i principi costituzionali di ogni Stato membro per quanto riguarda l'autonomia di bilancio dei Parlamenti nazionali. Un maggiore coinvolgimento del Parlamento europeo non sarebbe utile allo scopo, dato il "deficit democratico" (almeno ampiamente percepito) di questa istituzione, e il fatto che rappresenta i 27, non la zona euro.

La sorveglianza tra pari in Consiglio non ha funzionato bene in passato, e potrebbe non funzionare nemmeno nel quadro rafforzato del Patto di Stabilità e di Crescita che è previsto in ogni caso. Le sanzioni (cioè non avere accesso a risorse del bilancio UE, subire penalità, e così via) non possono essere progettate in modo appropriato, perché non sono coerenti: quando sorge un problema reale il paese non è punito, ma bensì riceve aiuto.

Le modalità del processo decisionale dell'organismo che dovrebbe supervisionare la politica fiscale nazionale (molto probabilmente il cosiddetto Eurogruppo) presumibilmente dovrebbero essere un qualche tipo di maggioranza qualificata. Ma come si potrebbe poi impedire a una maggioranza di paesi fiscalmente lassisti di concedere aumenti del disavanzo? Questo già è accaduto nel 2003/4. Alla fine, l'emissione di eurobonds richiede l'istituzione degli Stati Uniti d'Europa sulla politica di bilancio, per cui i cittadini di tutti i paesi membri concordano in anticipo che i pagamenti delle imposte potrebbero servire a sostenere altri Paesi e che i loro livelli di prestazioni potrebbero essere ridotti perché altri paesi hanno pagato troppo ai propri cittadini.

Tuttavia, anche così si può dubitare che anche i migliori incentivi a livello Statale riescano a perseguire la solidità fiscale e una buona performance economica della zona euro. L'evoluzione della crisi del debito ha dimostrato che i paesi si muovono solo sotto il controllo dei mercati e l'aumento dei costi di rifinanziamento dell'Italia ne ha fornito la prova ultima.
È sufficiente l'unione politica?

Chi propone una unione politica per rendere praticabili gli eurobonds suppone che alcune modifiche del trattato e accordi politici di alto livello sarebbero sufficienti a garantire che i paesi membri attuino tutte le decisioni prese a livello europeo (o meglio della zona euro). Tuttavia, questa non è una conclusione scontata, come ha dimostrato l'esperienza di aggiustamento fiscale della Grecia. Anche il governo più determinato non è stato in grado di attuare le misure di austerità che si sapevano necessarie.

Ci sono profonde differenze tra i sistemi politici degli Stati membri e il modo in cui le amministrazioni in realtà lavorano. La Banca Mondiale fornisce un'utile banca dati di "indicatori di governance", che ci permette di confrontare i paesi in base alla qualità delle loro amministrazioni e alla misura in cui lo stato di diritto è realmente rispettato. Questi sono elementi chiave per il funzionamento di una unione politica dell'Eurozona. Tuttavia, anche una rapida occhiata a questi indicatori rivela che le differenze sono così grandi che una unione politica è improbabile che funzioni.

La tabella 1 mostra i tre più rilevanti indicatori di governance, "efficacia del governo", "stato di diritto" e "controllo della corruzione". Un minimo standard comune su tutti e tre è necessario per garantire che le decisioni comuni in materia di disavanzo massimo ammissibile in ciascun paese siano effettivamente attuate, in modo che i contribuenti dei paesi più forti possano essere certi che i necessaria meccanismi di applicazione effettivamente funzioneranno.

Tuttavia, i dati mostrano che c'è una grande differenza tra i paesi "Core" e il "Club Med" (Grecia, Italia, Portogallo e Spagna). In particolare la Grecia e l'Italia mostrano delle performance particolarmente negative, anche rispetto a Portogallo e Spagna, i cui standard sono ancora nettamente sotto la media del centro dell'euro. Su quasi ogni indicatore i dati sia per la Grecia che per l'Italia sono più di due deviazioni standard al di sotto della media dell'Eurozona.

Tabella 1. Indicatori di governance dell'Eurozona: Centro contro Club Med o Periferia Sud) 

  Government Effectiveness Rule of Law Control of corruption
CORE EUROZONE 1.66 1.68 1.8
GREECE 0.61 0.64 0.12
ITALY 0.52 0.39 0.05
PORTUGAL 1.21 1.04 1.08
SPAIN 0.94 1.13 1.01
 
Note: L'"efficacia del governo" rappresenta la percezione della qualità dei servizi pubblici, la qualità degli amministratori pubblici e il loro grado di indipendenza dalle pressioni politiche, la qualità della formulazione e attuazione delle politiche, e la credibilità dell'impegno del governo per queste politiche.
Lo "Stato di diritto" rappresenta la percezione della misura in cui gli operatori hanno fiducia e rispettano le regole della società, e in particolare la qualità di esecuzione dei contratti, i diritti di proprietà, la polizia e i tribunali, così come la probabilità di reati e di violenza.
Il "Controllo della corruzione" rappresenta la percezione della misura in cui viene esercitato il potere pubblico per interessi privati, in entrambe le forme di piccola e grande corruzione, così come "l'idea" dello stato da parte delle élites e degli interessi privati.
Fonte: WGI 2009, la Banca Mondiale
La figura sottostante fornisce una conferma visiva della differenza tra il Centro e i paesi del Sud dell'Eurozona.
Figura 1.
Queste differenze nella qualità della governance, più di ogni problema tecnico, sono probabilmente la ragione per cui l'elettorato del Nord Europa è scettico circa gli Eurobonds. Con queste differenze fondamentali nel funzionamento dei diversi paesi membri, sarebbe in pratica impossibile condurre una politica fiscale unitaria, anche se venisse creato un Ministro delle Finanze della zona euro.

Conclusioni
Qualunque sia la variante, gli Eurobonds hanno senso solo in una unione politica - e anche allora solo quando i livelli del debito sono bassi.1 Quando si parte da livelli di indebitamento così alti che i mercati sospettano un eccesso di debito, gli Eurobonds equivarrebbero ad un grande trasferimento di rischio e genererebbero forti aspettative che futuri accumuli di debito sarebbero trattati allo stesso modo.

Il sostegno politico agli Eurobonds sembra essere in crescita anche negli Stati membri come la Germania (i Socialdemocratici e i Verdi hanno espresso il loro sostegno), ma solo perché l'idea suona bene a prima vista. Una volta che saranno discusse le implicazioni fiscali di una proposta specifica, il sostegno politico può svanire molto velocemente. Le probabilità che il Bundestag tedesco a maggioranza costituzionale sottoscriva implicitamente € 6.700 miliardi di debito pubblico dell'Eurozona quando il debito tedesco è "solo" di circa € 2.000 miliardi, sono davvero scarse.

Le differenze tra i sistemi politici nazionali e la loro qualità di governance sono così grandi che qualsiasi unione politica anche creata sulla carta, in pratica non potrebbe funzionare.

1 Il governo federale degli Stati Uniti appena creato ha assunto il debito degli stati fondatori, perché il debito era stato contratto nella lotta per una causa comune. Non è certo questo il caso oggi in Europa.


Cari lettori,  ultimamente sto cercando di tradurre soprattutto studi di una certa rilevanza, come questo (o quello di Ray sui mercati finanziari), quindi se apprezzate questa politica datemi un segno con un click (oltre che con eventuali commenti). Se arrivassimo a un click per ogni lettore il lavoro sarebbe abbastanza ben remunerato, e potrei incentivare anche nuovi  giovani collaboratori!

28/08/11

Lezioni che Avremmo Dovuto Imparare dalla Crisi Finanziaria Globale, ma che Non Abbiamo Imparato

Estratto dai Quaderni del Levy Economics Institute, su alcune riforme che occorrerebbe fare per evitare le crisi finanziarie...da fare almeno dopo la prossima crisi (speriamo).
di Wrandall Ray
Agosto 2011
A metà del 2011, tutte le grandi banche sono probabilmente ancora insolventi. E' solo l'appoggio fornito loro da Tim Geithner e da Ben Bernanke che le tiene ancora aperte.
Forse sarà possibile fare una vera riforma quando scoppierà la prossima crisi. Che potrebbe accadere in qualsiasi momento, perché le condizioni presenti nel 2007 ci sono ancora, e stiamo solo aspettando che parta la miccia. Quando si incendierà, la crisi si propagherà per tutto il sistema, e potrebbe essere peggiore di quella precedente.

26/08/11

LA NUOVA POLITICA VALUTARIA DELLA CINA

Andrea ci ha mandato la sua traduzione di un bell'articolo di Martin Feldstein sulla politica valutaria cinese, dove si mostra che rivalutare lo yuan e ridurre l'avanzo commerciale  conviene anche ai Cinesi, oltre che a noi...
Grazie ad Andrea!..e mille di queste collaborazioni!!!
di Martin Feldstein
23 agosto 2011
(Traduzione di Andrea Almagno)
Il governo Cinese potrebbe essere sul punto di lasciare che il cambio renminbi-dollaro salga più rapidamente nei prossimi mesi di quanto abbia fatto durante lo scorso anno. Durante la crisi finanziaria in realtà il tasso di cambio era congelato, ma dall’estate del 2010 è stato permesso un suo innalzamento. Negli ultimi 12 mesi, il renminbi si è rafforzato del 6% nei confronti del dollaro, la sua valuta di riferimento.
 

25/08/11

Morire per il debito?

Da Eurasia  un articolo made in Italy che mostra come le privatizzazioni non servono a ridurre il debito, ma solo a redistribuire la ricchezza dal profitto e dai salari alla rendita
di Daniele Scalea
15 agosto 2011

Alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, il socialista francese Marcel Deat si chiedeva se valesse la pena “morire per Danzica”. Parafrasando le sue parole, oggi gl’Italiani dovrebbero domandarsi se valga la pena “morire per il debito”. Perché la sorte che si profila per il nostro paese è tutt’altro che rosea. A meno di prendere scelte coraggiose che possono cambiare il corso della nostra storia…

Il recente attacco speculativo allo Stato ed alle banche italiane ha portato, per riprendere la formulazione ripetuta da molti commentatori, ad un commissariamento del nostro paese da parte di potentati esteri. La Banca Centrale Europea (BCE), d’accordo con USA, Francia e Germania, ha cominciato ad acquistare titoli di debito pubblico italiano sul mercato, ma chiedendo in cambio pesanti contropartite.

24/08/11

L'Euro Diviso in Due - Terza Parte

Da EconoMonitor un approfondito studio di Edward  Hugh sulla crisi dell'euro e sugli scenari futuri. Nella terza parte si affronta il tema della divisione dell'eurozona in Euro 1 ed Euro 2 

L'Euro a un Bivio
Così l'euro ora si trova a un bivio, e devono essere prese decisioni importanti. Preservare l'Eurozona - come è ora - potrebbe essere fattibile se fosse possibile trasformarla in una piena unione fiscale in cui la politica di bilancio fosse coordinata da una tesoreria centrale, nel modo in cui lo sono i programmi principali tra gli stati negli Stati Uniti. Ma un tale accordo è ora un'impossibilità politica, in quanto le economie europee del centro inevitabilmente rifiutano quella che verrebbe vista come un'unione di trasferimento permanente tra le regioni ad alta crescita ed i loro vicini più poveri.

23/08/11

L'Euro Diviso in Due - Seconda Parte

Da EconoMonitor un approfondito studio di Edward  Hugh sulla crisi dell'euro e sugli scenari futuri. Nella seconda parte si analizza in particolare la situazione dell'Italia (segue la terza parte sulla divisione dell'eurozona)

Troppo Grandi per Fallire (e per Essere Salvati)

Ciò che ora dà un rinnovato senso di urgenza è la questione se le obbligazioni spagnole e italiane potrebbero presto ritrovarsi tagliate fuori dai mercati di finanziamento nel modo in cui prima di loro lo sono stati i loro predecessori più piccoli L'ultima decisione della BCE di intervenire nei loro mercati obbligazionari sembra renderlo ancora più probabile, perché è difficile vedere come possono ora tornare ai prezzi di mercato non supportati.

22/08/11

L'Euro Diviso in Due - Prima parte

Da EconoMonitor un approfondito studio di Edward  Hugh sulla crisi dell'euro e sugli scenari futuri. Nella prima parte si rappresenta in maniera inequivocabile la gravità della situazione



di Edward Hugh
15 agosto 2011

Guardando indietro agli ultimi 18 mesi di crisi del debito europeo, Lorenzo Bini Smaghi, membro del consiglio esecutivo della Banca centrale europea, ha recentemente evocato la famosa battuta di Winston Churchill, "Si può sempre contare sul fatto che gli americani faranno la cosa giusta - dopo aver provato tutto il resto".

Anche gli europei, ha rassicurato il pubblico, alla fine riusciranno a far bene.
Purtroppo tutti gli andirivieni, il procrastinare, le negazioni e le mezze misure che abbiamo visto da quando la crisi greca è scoppiata per la prima volta hanno un costo, e questo costo può essere visto nella crescente mancanza di fiducia nei mercati che una soluzione duratura ai problemi di fondo della moneta comune sarà finalmente trovata. In aggiunta ai problemi, anche gli americani sembrano avere difficoltà a trovare la cosa giusta da fare questa volta, o almeno a farla al momento giusto, come hanno sottolineato le turbolenze del mercato dopo il downgrade di S &P.

19/08/11

I Soldi Sotto il Materasso

I vantaggi di un rimedio semplice semplice per chi non ha un grande patrimonio ma vuole salvare i sudati risparmi...spiegati dal mitico Beppe Scienza


 

18/08/11

Potrebbe Esserci Davvero un Rischio Recessione in Germania?

Da "A Fistful of euros" un bell'articolo di Edward Hugh (lo stesso dell'Italia elefante nel salotto europeo) sull'economia tedesca. Andranno a esportare oltre atmosfera?
di Edward Hugh

4 agosto 2011


Oh, andiamo Edward, forse questa volta si sta andando troppo oltre? L'economia tedesca è la più forte in Europa, più volte ci è stato detto che si sta sempre più rinforzando. Ha appena manifestato una performance di crescita record. Allora da dove diavolo viene fuori la folle idea che la Germania potrebbe entrare in una doppia recessione? Deve essere il caldo dell'estate spagnola!

17/08/11

Perché il Contagio nell'Eurozona Non Può Essere Fermato

Eccomi di ritorno, con un articolo di Paul de Grauwe sul ruolo della Banca Centrale in una Unione Monetaria...dato che l'asse franco-tedesco ha bocciato gli eurobonds, non rimane che la BCE, ma fino a quando?



di Paul de Grauwe
28.07.2011
La più grande minaccia per l'eurozona è il contagio della crisi del debito sovrano greco al resto del sistema. Perché è così difficile fermare il contagio? La risposta ha molto a che fare con la vulnerabilità dei mercati dei titoli di Stato in una unione monetaria. I governi nazionali in una unione monetaria emettono debito in "valuta straniera", cioè una valuta su cui non hanno alcun controllo. Di conseguenza, non possono garantire ai sottoscrittori che avranno sempre la liquidità necessaria per pagare i bonds alla scadenza. Questo contrasta con i paesi in se stessi sovrani che emettono obbligazioni nella loro valuta. Questa caratteristica permette a questi paesi di garantire che il denaro per pagare gli obbligazionisti sarà sempre disponibile.

09/08/11

Sono in vacanza sino a Ferragosto

Cari lettori, sono tornata nella mia terra di Sardegna per un pochino di vacanza,  anche se davvero questo agosto l'economia sembra non lasciarci tregua! Sino a ferragosto credo che non scriverò nulla, intanto vi lascio un link di un video di Zagrebelsky che si intitola "Democrazia in briciole".   Se avete tempo, merita proprio di essere ascoltato con attenzione, ci fa capire la differenza tra "dibattito" e "dialogo", e forse ci fa smettere di imitare quello spettacolo vergognoso della politica urlata alla tivù.

http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Unique&id=3947

Scusatemi se non carico direttamente il video sul blog, per ora non ce la faccio che qui  ho la connessione troppo lenta...
A presto

06/08/11

A storm in a tea (party) cup

Articolo di Sergio Cesaratto in uscita su Left-Avvenimmenti


La situazione economica italiana e globale è estremamente allarmante, ed è soprattutto preoccupante il prevalere, su entrambe le sponde dell’Atlantico, di posizioni tanto grette, quanto dannose. Negli Stati Uniti l’accordo stipulato da Obama, con i conseguenti tagli al bilancio federale, comporterà sia dei danni alle politiche di bilancio volte a sostenere produzione e occupazione, che ulteriori ingiustizie sociali. In Europa le misure intraprese dai governi europei sono sinora risultate insufficienti ad arrestare la crisi del debito dei paesi periferici che si è ora estesa in maniera drammatica anche al nostro paese. Il costo del debito pubblico italiano - i famosi spread, gli scarti fra i tassi di interesse pagati dallo stato italiano e quelli pagati dalla Germania - è salito a livelli inimmaginabili solo poche settimane fa, dimostrando l’inutilità della manovra.

05/08/11

Giovedì Nero


Themeanoldinvestor ci racconta l'Italia e la Spagna lasciate là fuori in mezzo ai lupi...e venerdì qualcuno dovrà far qualcosa...

 di Mr Kowalsky- 4 agosto 2011

Il Caos di oggi è stato sul debito italiano e spagnolo. Ad un certo punto della giornata, come i titoli bancari italiani e i rendimenti obbligazionari hanno iniziato di nuovo a fibrillare, la BCE, e il suo capo Jean Claude Trichet, davvero avrebbe voluto intervenire in aiuto di Italia e Spagna. Ma prima di poter agire, doveva tenere una riunione con il Consiglio direttivo della BCE e ottenere la loro approvazione. E' qui che qualcosa è andato storto. Fonti dall'interno dicono che è stato il capo Banca centrale della Germania - Jens Weidmann – che ha messo il veto sulla proposta di aiuto a Italia e Spagna.

04/08/11

L’Occidente e la Storia del Cigno Nero

Vocidallestero per la prima volta  ha un articolo tradotto dall'Arabo, da Tamer, studente di economia a Bologna che ha iniziato la sua collaborazione con noi! Grazie Tamer del tuo impegno e della tua intelligente passione civile! (Qui potete avere un piccolo assaggio di chi è Tamer)...

Di Yousef  Domra
Traduzione italiana di Tamer Khraisha

I Migranti in Australia hanno scoperto l'esistenza dei cigni neri, e questa scoperta ha rappresentato una scossa alla vecchia mentalità, perchè  non si può pensare in modo tipico per tutta la vita, non è possibile tracciare un quadro del mondo solo attraverso ciò che è noto, e ci sono cose che ancora non si conoscono.

La storia del Cigno Nero ha ispirato il famoso pensatore libanese Nassim Nicolas Taleb, che ha  scritto un libro intitolato "Black Swan",  in cui presenta il cigno nero come uno shock per la mentalità Occidentale  caratterizzata da un alto livello di certezza  nel  progettare   e sviluppare strategie. Questa per certi aspetti   è una visione simile alla lettura di
Jacques Derrida  della mentalità occidentale, che lui considera come una mentalità  focalizzata sul centro. 

03/08/11

Il Collasso del Settore Bancario Italiano Sintetizzato in un grafico

Da ZeroHedge un grafico che vale mille parole...


Due parole sole: rischio default. E un'altra parola: record. Questo grafico da solo già dice tutto...tuttavia possiamo aggiungere questo altro pezzo di Tyler, che tempestivo come sempre ci annuncia che l'agenzia di rating Egan Jones ha appena declassato le banche italiane più critiche a BB + 
Banca Monte dei Paschi: da BBB a BB + (S & P: A-)
Intesa Sanpaolo SpA: da BBB- a BB + (S & P: A +)

Non C'è Più Relazione Tra Profitti delle Multinazionali e Crescita del PIL degli Stati Uniti


Su segnalazione del Grande Bluff, un bell'articolo di SeekingAlpha.com: certificata la morte del moltiplicatore  degli Investimenti privati - niente trickle down...

di G.C. Mays
31 luglio 2011

Il Bureau of Economic Analysis ha riferito che il PIL del secondo trimestre è aumentato ad un tasso annualizzato di un triste 1,3 per cento. Il trimestre precedente era già stato rivisto al ribasso, da una crescita già debole dell' 1,9 per cento ad un patologico tasso annuale dello 0,4.

Source: The Mays Report
Nonostante i dati anemici del PIL, circa l'83 per cento delle società dello S&P 500 hanno battuto le stime degli analisti per il secondo trimestre 2011, secondo dati di Bloomberg, e molte hanno riportato ricavi e utili record. Quello che ne risulta è che il successo delle più grandi multinazionali con sede negli USA non ha relazione con l'economia interna del paese.

02/08/11

Come le Avide Multinazionali Stanno Distruggendo lo Status di Paese Tecnologicamente Avanzato dell'America

Ecco un bel pezzo da New Deal 2.0, richiamato anche dal Grande Bluff, che chiarisce un aspetto della rovinosa "finanziarizzazione" dell'economia
di William Lazonick

28 luglio 2011

Nell'ultima puntata della sua serie "Breaking Through the Jobless Recovery”, l'economista William Lazonick spiega come le grandi società, ossessionate dal riacquisto delle azioni proprie e dal massimizzare il valore per gli azionisti, stanno truffando lo Zio Sam e azzerando la possibilità dell'America di competere nel 21° secolo.
 
L'economia statunitense è un caos. Da due anni a questa parte, anche se la Grande Recessione si è ufficialmente conclusa, il tasso di disoccupazione supera il nove per cento, infuria la crisi dei pignoramenti, e le famiglie rimangono cariche di debiti. La situazione fiscale dei governi federali e statali è disastrosa, in parte perché le ideologie del libero mercato pensano che le tasse al minimo siano un diritto divino.
 
Gran parte della confusione è il risultato di un'economia in cui
l'estrazione di valore è arrivata a dominare la creazione di valore. Il luogo più visibile dove avviene l'estrazione di valore è il gioco da casinò conosciuto come Wall Street. Ma avviene in tutte le grandi corporations, che impiegano la maggior parte o addirittura tutti i loro profitti per il riacquisto massiccio di azioni proprie, al solo scopo di far crescere le quotazioni.
 

01/08/11

Alzare il Tetto o Abolire il Debito?

Anche se   l'accordo ormai c'è...sarebbe stata meglio la seconda soluzione!

Di Randall Wray – 20 luglio 2011

Estratto di un lungo articolo di Randall Wray, dove spiega quella che sarebbe la via più semplice per risolvere alla radice il problema del tetto: abolire il debito (e non avere inflazione).

Vedo solo due soluzioni. Una è quella di eliminare i limiti al debito. Questi saranno stati appropriati nell'era della prima guerra mondiale, quando sono stati imposti. Gli Stati Uniti erano nel gold standard. Le prospettive di guerra minacciavano le riserve auree. Aveva senso imporre un tetto massimo del debito, dato che i debiti del governo federale erano coperti dall'oro, e con le spese dilaganti in tempo di guerra rischiavamo di rimanere a corto di oro abbastanza presto. Ma abbiamo abbandonato l'oro quasi da due generazioni. Il tetto del debito non è niente di più che un'opportunità per i politici di speculare sul discorso morale del "vivere con i nostri mezzi". Nessuno di loro vuole ammettere che si può e si deve distinguere tra un bilancio familiare e il bilancio pubblico. Essi riducono tutte le spese pubbliche al tipo di decisione che prende una famiglia, se comprare generi alimentari o benzina per l'automobile. Troppo stupido a dirsi, ma questo è tutto ciò che Washington riesce a comprendere in materia.