Traduciamo due articoli. Il primo è un commento dello Spiegel International sui recenti dati del Ministero delle Finanze tedesco, secondo cui la Germania starebbe risparmiando 40 miliardi di euro di minori interessi grazie all'euro-crisi. Il secondo è un commento critico pubblicato dal sito di notizie Quartz, che cerca di fare un conto più completo (e meno elettoralistico).
Approfittarsene: la crisi ha permesso alla Germania di risparmiare 40 miliardi di euro
Der Spiegel International, 19 agosto 2013
La Germania ha beneficiato dell'euro-crisi per una somma di 41 miliardi di euro di riduzione dei tassi d'interesse. La forte domanda di titoli del suo debito ha tagliato i rendimenti e reso più conveniente per la Germania prendere soldi a prestito. Nel frattempo la crisi è costata alla Germania solo 599 milioni di euro.
La Germania sta beneficiando della crisi del debito per risparmiare miliardi di euro in tassi di interesse sul debito pubblico, che ha goduto di un deciso calo dei rendimenti dovuti alla forte domanda proveniente da investitori che cercavano un porto sicuro.
Secondo i grafici resi disponibili dal Ministro delle Finanze, la Germania avrà risparmiato un totale di 40,9 miliardi di euro (55 miliardi di dollari) in tassi di interesse nel periodo dal 2010 al 2014. Il numero risulta dalla differenza tra tassi di interesse effettivamente pagati e quelli messi a bilancio.
In media, i tassi di interesse su tutti i titoli di Stato di nuova emissione sono scesi di quasi un punto percentuale nel periodo 2010-2014. Gli investitori finanziari vedono la Germania come un porto sicuro per le sue solide finanze pubbliche.
Il risparmio in tassi di interesse combinato con un inaspettatamente elevato gettito fiscale generato dalla forza economica ha inoltre portato ad una diminuzione delle nuove emissioni di titoli. Tra il 2010 e il 2012, il governo tedesco ha emesso 73 miliardi di euro di debito in meno di quanto previsto.
Secondo i grafici resi disponibili dal Ministro delle Finanze, la Germania avrà risparmiato un totale di 40,9 miliardi di euro (55 miliardi di dollari) in tassi di interesse nel periodo dal 2010 al 2014. Il numero risulta dalla differenza tra tassi di interesse effettivamente pagati e quelli messi a bilancio.
L'informazione è stata rilasciata come risposta ad una inchiesta parlamentare fatta dal deputato socialdemocratico Joachim Poss.
In media, i tassi di interesse su tutti i titoli di Stato di nuova emissione sono scesi di quasi un punto percentuale nel periodo 2010-2014. Gli investitori finanziari vedono la Germania come un porto sicuro per le sue solide finanze pubbliche.
Il risparmio in tassi di interesse combinato con un inaspettatamente elevato gettito fiscale generato dalla forza economica ha inoltre portato ad una diminuzione delle nuove emissioni di titoli. Tra il 2010 e il 2012, il governo tedesco ha emesso 73 miliardi di euro di debito in meno di quanto previsto.
Il
Ministro delle Finanze sta cercando di massimizzare i benefici dei
bassi tassi d'interesse collocando più titoli a lungo termine a tassi
favorevoli. Tra il 2009 e il 2012 la quota dei titoli a breve
termine con scadenza a meno di tre anni è scesa dal 71 al 51
percento.
Secondo il Ministero delle Finanze, i costi dell'euro-crisi per la Germania finora sarebbero stati in totale 599 milioni di euro.
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La Germania dice di aver beneficiato dell'euro-crisi, ma è vero?
Possiamo supporre
che l'audience di riferimento di questa notizia sia l'elettorato
tedesco - che avrà la possibilità di rieleggere la cancelliera Angela
Merkel il mese prossimo - e non i critici amareggiati
dell'euro-periferia, i quali hanno detto praticamente la stessa cosa
durante gli anni recenti. Ma il calcolo funziona davvero?
Non c'è dubbio che lo status della Germania come porto sicuro, un po'
come gli Stati Uniti, le abbia permesso di prendere a prestito soldi
più a buon mercato. Ma questo probabilmente non tiene conto dei costi
della crisi e della recessione europea - e nemmeno di ciò che sarebbe
potuto succedere se la Germania avesse sostenuto un'Europa più
pro-crescita.
Considerate la crescita. Le previsioni attendevano una crescita dell'1,7% nel 2013 ma poi hanno rivisto al ribasso le proiezioni fino allo 0,7%, in parte a causa delle disgrazie europee; dopo la prima metà dell'anno le previsioni sono state ulteriormente ribassate fino allo 0,3%. La differenza tra la prima previsione e la più recente è qualcosa come 50 miliardi di euro. Sebbene non sia tutto dovuto all'euro-crisi, si può tranquillamente dire che lo sprofondamento dell'export è costato miliardi alla Germania.
Poi, naturalmente, c'è stato il bailout della Grecia. I governi europei, individualmente ed attraverso la Banca Centrale Europea (BCE), hanno acquistato una grossa fetta del debito di quel paese, e non hanno ancora riportato alcuna perdita. Ma probabilmente dovranno cancellarne una parte in futuro, per quanto il governo della Merkel tenti di negarlo, in vista delle elezioni.
Che la Germania magnifichi tutti i soldi che ha risparmiato in tassi d'interesse è piuttosto ironico, alla luce della sua posizione rispetto ai tassi d'interesse del resto del continente. La Bundesbank ha guidato l'opposizione al denaro facile offerto dalla BCE quando l'Europa è entrata nella sua seconda recessione in tre anni. Dopo aver abbassato il tasso di 25 punti base nel luglio 2012, la BCE non ha intrapreso alcuna altra azione fino al maggio di quest'anno, quando ha abbassato i tassi fino allo 0,5%. A confronto, la Federal Reserve americana ha tenuto i tassi sotto lo 0,25% fino dal 2009 e la Banca d'Inghilterra li ha tenuti allo 0,5% anch'essa dal 2009. Un tasso d'interesse più basso praticato dalla BCE avrebbe fatto risparmiare alla Germania altri soldi, mentre si sarebbe lenita la depressione nell'eurozona. Strombazzare ai quattro venti il risparmio che si è riusciti a ottenere mentre si chiede una stretta monetaria, è come minimo una goffaggine.
Tuttavia non c'è dubbio che i salvataggi finanziari possano essere lucrativi - guardate semplicemente al programma TARP degli Stati Uniti, che ha aiutato le banche, l'industria dell'auto e i proprietari di abitazioni. I suoi costi sono crollati da una stima originaria di 700 miliardi di dollari fino a 26 miliardi di dollari, o la nazionalizzazione dei grandi istituti di credito ipotecario degli Stati Uniti. Ma ad un semplice bilancio finanziario sfuggono la perdite più grandi, sia sociali sia economiche, che sono venute dalla crisi.
Rimane un fatto indiscutibile: i Greci farebbero bene a mettere in archivio questo report per il meeting dell'Eurogruppo in ottobre, quando si prevede che chiederanno un nuovo prestito per il 2014.
Considerate la crescita. Le previsioni attendevano una crescita dell'1,7% nel 2013 ma poi hanno rivisto al ribasso le proiezioni fino allo 0,7%, in parte a causa delle disgrazie europee; dopo la prima metà dell'anno le previsioni sono state ulteriormente ribassate fino allo 0,3%. La differenza tra la prima previsione e la più recente è qualcosa come 50 miliardi di euro. Sebbene non sia tutto dovuto all'euro-crisi, si può tranquillamente dire che lo sprofondamento dell'export è costato miliardi alla Germania.
Poi, naturalmente, c'è stato il bailout della Grecia. I governi europei, individualmente ed attraverso la Banca Centrale Europea (BCE), hanno acquistato una grossa fetta del debito di quel paese, e non hanno ancora riportato alcuna perdita. Ma probabilmente dovranno cancellarne una parte in futuro, per quanto il governo della Merkel tenti di negarlo, in vista delle elezioni.
Che la Germania magnifichi tutti i soldi che ha risparmiato in tassi d'interesse è piuttosto ironico, alla luce della sua posizione rispetto ai tassi d'interesse del resto del continente. La Bundesbank ha guidato l'opposizione al denaro facile offerto dalla BCE quando l'Europa è entrata nella sua seconda recessione in tre anni. Dopo aver abbassato il tasso di 25 punti base nel luglio 2012, la BCE non ha intrapreso alcuna altra azione fino al maggio di quest'anno, quando ha abbassato i tassi fino allo 0,5%. A confronto, la Federal Reserve americana ha tenuto i tassi sotto lo 0,25% fino dal 2009 e la Banca d'Inghilterra li ha tenuti allo 0,5% anch'essa dal 2009. Un tasso d'interesse più basso praticato dalla BCE avrebbe fatto risparmiare alla Germania altri soldi, mentre si sarebbe lenita la depressione nell'eurozona. Strombazzare ai quattro venti il risparmio che si è riusciti a ottenere mentre si chiede una stretta monetaria, è come minimo una goffaggine.
Tuttavia non c'è dubbio che i salvataggi finanziari possano essere lucrativi - guardate semplicemente al programma TARP degli Stati Uniti, che ha aiutato le banche, l'industria dell'auto e i proprietari di abitazioni. I suoi costi sono crollati da una stima originaria di 700 miliardi di dollari fino a 26 miliardi di dollari, o la nazionalizzazione dei grandi istituti di credito ipotecario degli Stati Uniti. Ma ad un semplice bilancio finanziario sfuggono la perdite più grandi, sia sociali sia economiche, che sono venute dalla crisi.
Rimane un fatto indiscutibile: i Greci farebbero bene a mettere in archivio questo report per il meeting dell'Eurogruppo in ottobre, quando si prevede che chiederanno un nuovo prestito per il 2014.
vorrei segnalare, come dimostrazione di un mondo alla rovescia, un articolo del Sole 24 ore, non firmato, a pag. 12 di martedì 27 agosto 2013. L'estensore sostiene che i Paesi emergenti hanno sofferto l'eccesso di capitali prima e la fuga di questi ultimi giorni. ma che non si azzardino ad incolpare la speculazione: la responsabilità è la loro, perché non hanno saputo modernizzare le loro economie: forse che avrebbero dovuto diminuire i salari in India e in Brasile ? come si pretende che facciamo noi, Paesi mediterranei ? Mancano soltanto Zingales, Boldrin. Bisin e c. a spiegarci che è merito della speculazione finanziaria se si rivelano le asimmetrie, così come la Grecia è la dimostrazione del successo dell'Euro (dice Monti).
RispondiEliminaPer riportare un po' di buon senso e di umana comprensione, rileggiamo il libro di Massimo Amato e Luca Fantacci: come salvare il mercato dal capitalismo !