Le falsità e la retorica dei mass media si fa scomposta: il nostro @Chemiculture ci ha mandato un commento all'articolo de La Stampa che tratta gli italiani da confusi alla ricerca di formule magiche solo perché il sondaggio dell'Eurobarometro UE rivela che secondo noi l'Euro non è una cosa buona per il nostro paese...
"Se tutti pensano la
stessa cosa, allora qualcuno non sta pensando" ebbe a dire il
generale Patton. E da come operano i media oggi, sembra che a non
pensare siano in parecchi...
E' quanto traspare dai
contenuti proposti dall'odierno main-stream: se non abbracci il
"pensiero unico", sei un'anomalia! Parlo in particolare di un articolo apparso il 30 Ottobre su La Stampa, a firma di Mario Deaglio, intitolato Ma fuori dall'Euro non c'è futuro, che commenta i recenti dati divulgati da Eurobarometer, strumento di monitoraggio della Commissione UE sullo stato di fiducia dei paesi membri nei confronti della moneta unica. L'Eurobarometro posiziona il Bel Paese al secondo posto nella lista dei
Paesi della EZ in quanto a scetticismo sulla moneta unica, con ben il 47% degli italiani convinti che l'euro non sia una buona cosa per il proprio paese, contro il 43% di favorevoli, e la restante parte di indecisi. L'Italia detiene il record dopo Cipro, paese ai massimi della sfiducia. Invece di prendere atto di questo vero e proprio balzo in avanti dell'euroscetticismo degli italiani, cercandone magari le cause, l'articolo si esibisce in un vero e proprio esercizio di retorica che dipinge l'Italia come un paese "anomalo e confuso, una confusione avvalorata dal fatto che neppure il fronte dello
scontento, organizzato da politici di bassa lega, arriva alla
maggioranza assoluta. Alla ricerca di un «provvedimento semplice»,
quasi una formula magica... ". Discostarsi dal pensiero unico vuol dire essere confusi e sempliciotti un po' illusi, a quanto pare.
Ma qual'è una delle tesi
più sbandierate dall'articolo sulla importanza dell'appartenere alla UE, ancor di
più alla EZ? Nientepopodimenoché il fatto che "fuori dall'euro
non ci sono amici", nel senso che l'Italia, qualora uscisse
dalla moneta unica, verrebbe lasciata da sola, come la bimba sfigata
della classe. Sì, perchè il suo patrimonio artistico, il know-how
tipico del Made in Italy, la sua strategica posizione geografica, non
contano niente, se non hai quello status symbol..se sei fuori
dall'euro.
Ecco un caso in cui le idee vengono
soppiantate dalle ideologie: non è più l'analisi oggettiva dei dati
relativi alle economie della EZ prima e dopo l'introduzione di regimi
monetari più o meno flessibili a tracciare la rotta, ma l'ideologia
dell' "Euro? Non sei figo se non ce l'hai". L'articolo de "La Stampa –
Opinioni" addirittura riduce il dato reso noto da Eurobarometer alla
conseguenza di un semplice atteggiamento da bambini che, rimasti
scontenti per qualcosa, "non fanno più amico" l'euro -
invece che ad un mal sentire comune legato, magari, ad una maggiore
consapevolezza dei processi economici o magari semplicemente a un sentire più
"di pancia", basato sui ricordi che molti italiani hanno del
livello di benessere reale che fu del periodo pre-euro piuttosto che
dell'attuale. L'unica soluzione proposta dall'unico pensiero è
chiaramente la totale cessione di sovranità da parte di ogni Paese
membro dell'euro verso una generica "Europa", che non viene
mai identificata in alcuna istituzione precisa e che in ogni caso - con
l'unica esclusione del detto "parlamento europeo" che in
realtà non legifera - è composta da persone non elette.
Ma il "pensiero unico"
espresso nell'articolo non si limita a questo. Esso infatti si articola in più
ambiti, tutti campati in aria allo stesso modo: bisogna unirsi perché
c'è la Cina (in effetti è una novità, non s'è mai sentito dire
che i romani commerciassero coi cinesi), bisogna avere una moneta
forte perchè sennò le materie prime ci costano di più (senza
minimamente considerare che se importare costa meno, esportare
diventa più difficile), bisogna restare nell'euro perchè sennò per
fare la spesa ci vorranno le carriole (certamente prodotte
all'estero), che se si svaluta la moneta il PIL cala della stessa
entità della svalutazione, che bisogna cedere sovranità all'Europa
perchè in Italia c'è la corruzione ed una infinità di altri infondati luoghi comuni più facili da metter giù che andare a prestare attenzione ai dati reali. Agghiacciante è la quantità di
luoghi comuni utilizzati, ormai già smontati dalla buona e autorevole informazione che ormai circola sulla rete, ma che inesorabilmente vengono riproposti sui grandi media, nella speranza
che, come insegnava il buon (come addetto alla propaganda) Göbbels,
la menzogna ripetuta un opportuno numero di volte diventi verità (o
torni ad esserlo). E' il caso anche del cosiddetto "dividendo
dell'euro", teoria secondo la quale l'Italia avrebbe sfruttato
dei tassi (artificialmente) bassi grazie alla "maggiore
credibilità" (ossia la incrollabile certezza degli investitori
che il peso di una qualsiasi crisi si sarebbe scaricato sui salari
reali dei lavoratori e non sui tassi di cambio dell'euro verso le
altre monete) acquisita con l'aggancio valutario della lira italiana
al D-Mark. La realtà delle cose è, ovviamente, un'altra. Infatti,
molte volte è stato dimostrato che il crollo dei tassi d'interesse
sui titoli di Stato scese in tutto il mondo nel periodo in cui fu
introdotto l'euro e l'Italia si attestò intorno al 2% nel periodo
pre-crisi.
Ciò che piuttosto colpisce è il dato
relativo ai molti Paesi colpiti dalla crisi e che invece mostrano di
essere in maggior parte favorevoli all'euro, come la Grecia, la Spagna e il Portogallo, probabilmente perché imputano
ad altre cause il perdurare della crisi, magari aiutati da un forte
razzismo verso il proprio Paese alimentato ad hoc dai mass media che
appoggiano la retorica del "Paesi spreconi vs Paesi virtuosi".
Evidentemente in Italia il barometro misura un'aria che si fa sempre più pesante... Sarà che l'informazione reale basata sui fatti sta pian piano squarciando il pesante velo d'ignoranza steso dai media? E che questo articolo della Stampa è un modo scomposto per tentar di redarguire e rimettere in riga il cittadino che alza la testa e annusa l'aria?
io sono convinto che i giornalisti, con il loro lauto stipendio, non si rendano conto della vita reale della gente che e' stata colpita duramente da questa crisi.
RispondiEliminaPer loro, lasciare una moneta cosi' forte, e' da folli.
Per un cassintegrato il discorso e' diverso.
Penso che la Stampa sara' sempre pro-euro a differenza della gente comune.
Cla_65
Meglio per il marito di "lavoro non è un diritto (e non mi hanno neanche presa a calcinculo)" che gli italiani siano confusi. Così non si accorgono che la sua premessa logica non sta in piedi (amenoche' abbia scritto articoli di elogio della italica lucidità quando i dati erano invertiti)
RispondiEliminaL'articolo è messo nella categoria cultura/opinioni, mica è un giudizio economico. Porelli....
RispondiEliminaPenso che alla fine non leggerò più i quotidiani ne accenderò la tv: per esempio proprio ieri su Metro che è un quotidiano distribuito gratuitamente alle uscite della metropolitana e quindi a forte tiratura c'era questo articolo dell'economista Maurizio Guandalini che ha scritto questo pezzo" I giovani sono preparati a non avere il posto fisso"
RispondiEliminahttp://www.metronews.it/14/11/03/i-giovani-sono-preparati-non-avere-il-posto-fisso.html
Secondo me Guandalini ha confuso il lavoro degli artigiani a quello dei lavoratori dipendenti ma poi l'economista mi può spiegare come fa uno a chiedere un piccolo prestito in banca se non ha un lavoro che la banca reputa "sicuro"?
Ho scritto piccolo prestito, non mutuo :)
Giovanni
Mario Deaglio non è un giornalista, bensì un economista (piuttosto micro, direi).
RispondiEliminaMa che ci volete fare, Dio li fa, e poi li accoppia, invece di accopparli:
http://it.wikipedia.org/wiki/Elsa_Fornero.
L'Italia non è euroscettica, è semplicemente germano-spossata.
RispondiEliminaBasta con quel nome di copertura (UE) chiamiamo questa finta europa con il suo vero nome: Bundesrepublik Deutschland !
Mario Renzo Deaglio come potrebbe scrivere qualcosa di diverso?
RispondiEliminaIl suo conflitto d'interesse come marito di Elsa Fornero, che ha ricoperto la carica di Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali nel Governo Monti è palese.
Come ci si può stupire?
Dio li fa e poi li accoppia.
E’ semplicistico pensare che Deaglio creda o non creda nelle pappardelle che scrive. Al pari del 98% degli esseri umani, l'idea di verificare criticamente le idee e le immagini prevalenti nel suo ambiente e funzionali alla sua carriera non lo avrà sfiorato una volta nella vita.
RispondiEliminaSe domani cambia regime e bisogna incensare comunismo o fascismo o il sacrificio umano al dio sole, Delrio nell'arco di un mese comincia a scrivere articoli in quel senso senza il più lontano interesse a problematizzare il proprio rovesciamento d'opinioni.
L'essere umano è una macchina evolutivamente programmata per introiettare i pregiudizi aggregativi prevalenti nel proprio ambiente. Se così non fosse la società umana si dissolverebbe in un giorno. L'unica peculiarità di giornalisti, intellettuali ecc. è quella di essere pagati per abbellire quei pregiudizi e ritrasmetterli verso l'esterno. E questo essi fanno coll’automatismo connaturato alla profondità degl’istinti che servono la vita.
quando la gente implora l'inflatione.
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=JUvm9UgJBtg#t=283