04/11/18
Adam Tooze su Die Welt - La BCE dovrebbe comprare tutti i debiti
Lo storico dell'economia, il britannico Adam Tooze, è considerato un keynesiano ed è favorevole a una politica fiscale comune dell'UE. In un'intervista a Holger Zschäpitz, capo editore per la sezione economia e finanza dell'importante quotidiano tedesco Die Welt, egli afferma che le politiche di austerità sono una risposta sbagliata alla crisi. Pur confermando molti dei soliti luoghi comuni e mostrando un forse eccessivo ottimismo sulle possibilità concrete dell'Europa di cambiare strada, Tooze sfida l'evidente scetticismo tedesco affermando con decisione che le politiche di austerità portano fuori strada, e che senza una politica sociale e fiscale comune e senza una banca centrale capace di svolgere le sue tipiche funzioni, la zona euro è destinata a rimanere bloccata in una crisi permanente.
di Holger Zschäpitz, 23 ottobre 2018
Traduzione per Vocidallestero di Luca Scarcali
Lo storico dell'economia, il britannico Adam Tooze, riflettendo sulla crisi finanziaria del 2008, ha scritto un libro intitolato "Crashed: come dieci anni di crisi finanziaria hanno cambiato il mondo".
Nel suo libro registra anche come è avvenuta la crisi di debito dell'euro. Per il famoso studioso, che ora insegna alla Columbia University di New York, è chiaro che solo con una grande determinazione si riuscirà a risolvere la lunga crisi europea. Gli italiani non hanno avuto nessuna possibilità di liberarsi dalla pesante eredità del debito e rimettersi in piedi.
WELT: Quali sono gli insegnamenti che si possono trarre dalla crisi finanziaria?
Adam Tooze: La grande crisi finanziaria è stata segnata da alcuni enormi errori.
La crisi ha proclamato la fine della storia, non solo riguardo alla struttura del mondo politico, ma anche ai mercati finanziari. Fino ad allora la maggior parte delle persone riteneva che i prezzi di mercato, nelle loro oscillazioni in aumento o in calo, avessero un'influenza disciplinante sulla politica. È bastato un anno per rendere evidente quanto fosse sbagliata questa idea. La crisi finanziaria ed economica ha rivelato come gli attori economici non possono essere abbandonati a se stessi. Sono stati necessari massicci interventi da parte dei politici e delle banche centrali per prevenire una catastrofe.
WELT: Vuol dire che la funzione di disciplina svolta dai mercati è un'idea assolutamente sbagliata?
Tooze: Una mano invisibile dei mercati finanziari, che alla fine rimetta il mondo in ordine, non esiste affatto. In compenso abbiamo conosciuto qualcos'altro: vale a dire il grande potere delle banche centrali. Le autorità monetarie, con la loro politica monetaria, hanno confutato le tesi di entrambe le parti della politica. Non hanno ragione i politici conservatori, i quali lanciano l'allarme sul debito che un giorno ci schiaccerà. Acquistando titoli di stato, i tassi di interesse possono essere mantenuti costantemente bassi e il problema del debito può essere contenuto. Ma anche i politici di sinistra hanno torto quando condannano duramente i mercati finanziari come la causa di tutti i mali. Le borse possono essere addomesticate da forti interventi delle autorità monetarie.
WELT: Ma a quale prezzo? Al crollo di Wall Street è immediatamente seguita la crisi dell'euro nel 2010, che tiene ancora impegnate le autorità monetarie.
Tooze: Esatto, la crisi dell'euro continua ancora oggi. Questo perché, a differenza dell'America, l'Europa non ha risposto abbastanza rapidamente alla crisi. A quel tempo, le banche in Europa non hanno rivevuto abbastanza soldi dallo Stato. Quindi ancora oggi non si sono riprese dallo shock. E i decisori della finanza pubblica in Europa hanno commesso un errore storico: con una rigorosa politica di austerità i problemi del debito sono stati esacerbati, mentre la crisi avrebbe potuto essere superata con una politica congiunturale intelligente.
WELT: Quindi l'Europa dovrebbe abbandonare il risparmio? Questo suona come un invito ad un andazzo in cui ci si carica di nuovi debiti in maniera permanente.
Tooze: Nella storia, abbiamo avuto solo pochi casi in cui un paese è riuscito a ridurre il proprio debito risparmiando. Un impegno di successo sarebbe quello di stimolare la crescita e così ridurre il debito. Guardi l'Italia. Gli italiani sono veri maestri della gestione del debito. Devono trascinarsi dietro una montagna di debiti. A causa della politica clientelare degli anni '70 i debiti del paese sono aumentati vertiginosamente. Una riduzione per via normale è quasi impossibile. Dall'inizio degli anni '90, il Tesoro di Roma ha generato dei surplus di bilancio anno dopo anno. L'attuale controversia con Bruxelles è quindi solo una conseguenza dell'eccesso di debiti. Se fossero in qualche modo ridotti, il paese sarebbe fiscalmente stabile come la maggior parte degli altri paesi dell'Eurozona.
WELT: Un taglio dei debiti risolverebbe tutti i problemi del paese?
Tooze: Non sarà così facile, anche per ragioni legali. Un paese non può avere facilmente una remissione del debito. Ma almeno la Banca centrale europea (BCE) dovrebbe garantire che il costo degli interessi tra i paesi dell'euro arrivi a convergere. L'Italia attualmente deve spendere circa tre punti percentuali in più sui suoi titoli decennali rispetto alla Germania. Se un paese all'interno di un'unione monetaria deve pagare molto di più per il debito rispetto ad un altro, continuerà a rimanere indietro. Perché non è solo lo Stato che deve pagare di più. Anche i tassi di interesse per famiglie e imprese dipendono dai rendimenti dei titoli pubblici. A causa dei più alti costi del debito vi sono seri svantaggi competitivi.
WELT: Ma le differenze nei tassi di interesse riflettono i diversi rating del credito dei paesi. Eliminare deliberatamente questi differenziali di rendimento significherebbe anche impedire una certa disciplina tramite i mercati.
Tooze: Ma è l'unica soluzione funzionante se si vuole un'unione monetaria. Quindi, se potessi esprimere un desiderio, vorrei che la BCE comprasse tutti i debiti.
WELT: Non vede altre opzioni?
Tooze: L'Europa ha ancora bisogno di una politica di bilancio e del mercato del lavoro comuni. Se i mercati del lavoro europei continuano a essere meno mobili e flessibili degli Stati Uniti, se le persone continuano a trasferirsi fuori dall'Europa per ottenere un lavoro, è necessario un sistema comune di benefici, tasse e contributi.
WELT: Ciò contribuirebbe a creare una sorta di Stati Uniti d'Europa.
Tooze: La zona euro ha decisamente bisogno di un bilancio comune europeo molto più ampio per affrontare le differenze economiche e raggiungere davvero condizioni di vita più armoniose. Ciò richiederebbe un volume di spesa dal cinque al dieci percento del valore della produzione. Quindi si potrebbe, ad esempio, stabilire un'indennità di disoccupazione unica che potrebbe avere un effetto stabilizzante. Sarebbe anche auspicabile un bilancio comune per la difesa. Inoltre, l'Europa deve finalmente completare l'unione bancaria. Solo se le banche della zona euro condividono i rischi può esserci una vera unione monetaria in cui un risparmiatore in Italia non deve temere per i suoi depositi più di quanto non avvenga in Germania.
Welt : Quantomeno le maggioranze dei paesi del nord dell'eurozona non saranno certamente favorevoli.
Tooze: Se per lei è troppo posso solo dire che tutto questo non è nemmeno abbastanza. La Banca centrale europea deve continuare a svolgere un ruolo importante nella stabilizzazione della zona euro. Il suo mandato dovrebbe pertanto essere più esteso. Guardate solo all'America, dove la Fed non si preoccupa solo della stabilità dei prezzi, ma anche dell'obiettivo della piena occupazione. Tale duplice mandato dovrebbe averlo anche la BCE.
WELT: Quindi dovremmo rimandare una normalizzazione della politica monetaria della BCE agli anni a venire. Ma una tale politica espansiva, come realizzata dalla BCE, non può essere continuata indefinitamente. Cosa succede se le autorità monetarie improvvisamente perdono la fiducia dei mercati?
Tooze: Le possibilità dei banchieri centrali sono così grandi oggi che riescono a raggiungere i loro obiettivi in maniera assolutamente meccanica. Prenda l'esempio dei bund. Al momento ce ne sono così pochi che è difficile immaginare che i tassi di interesse reali salgano alle stelle solo perché gli acquisti di bond cessano improvvisamente di funzionare. Anche se la situazione degli altri titoli sovrani in euro non è altrettanto favorevole come quella dei bund, non posso immaginare che una banca centrale possa perdere il controllo dei mercati. Soprattutto perché la domanda di tali attività liquide da parte degli investitori privati è molto più grande oggi di quanto non fosse prima della crisi finanziaria. Se improvvisamente l'inflazione dovesse aumentare drasticamente, la situazione potrebbe cambiare un po'. Ma siamo ancora in un mondo in cui, in senso figurato, viene lasciato allentato il guinzaglio ad un animale molto letargico.
WELT: Supponiamo che lei abbia ragione: tutto ciò sarebbe sufficiente per portare l'Europa al successo?
Tooze: No. Gli europei devono anche continuare a sviluppare l'unione monetaria al fine di creare una valuta di livello mondiale. Solo in questo modo possono ridurre la dipendenza dall'America e dal dollaro. Tuttavia, una valuta di riserva di livello mondiale include anche veicoli di investimento sufficientemente sicuri in cui gli investitori o le banche centrali possono investire le proprie riserve. Nell'eurozona solo i bund tedeschi e forse i titoli francesi sono considerati sicuri. Ma questi titoli non sono sufficienti per soddisfare le esigenze di investimento. Possiamo già vedere che la BCE sta raggiungendo i suoi limiti coi bund. Gli Eurobond potrebbero risolvere il problema. Perché ci sono senz'altro abbastanza titoli nella zona euro. Ma non tutti sono considerati sicuri.
WELT: Dopo la politica sociale comune, la fine delle misure di austerità e un ampio mandato della BCE, sta seriamente chiedendo anche gli Eurobond?
Tooze: Se non ci saranno profonde riforme che comportino trasferimenti di rischio, un meccanismo per affrontare le crisi e un processo di costruzione dello Stato, l'Europa continuerà a rimanere bloccata in una crisi permanente.
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