14/03/21

Lockdown: non ne è valsa la pena


Come ha sottolineato il Sen. Bagnai sul suo canale Telegram, dove ha segnalato l'articolo del Wall Street Journal, questa è solo un'opinione; infatti è un articolo firmato da un filosofo che non riporta rigorosi dati a sostegno delle sue considerazioni. E comunque queste opinioni, soprattutto negli USA, dove già in diversi Stati le misure restrittive obbligatorie anti-Covid sono state abolite, si stanno sempre più diffondendo. A questo punto, come sostiene l'autore, solo una seria analisi costi-benefici potrebbe convincere i cittadini della reale necessità di queste inedite limitazioni alla loro libertà. Ma forse non è un caso che queste analisi non vengano fatte... 

C'è una ragione per cui nessun governo ha effettuato un'analisi costi-benefici: la politica dei lockdown fallirebbe sicuramente.

 

di Philippe Lemoine

11 Marzo 2021

 

Il governatore del Texas Greg Abbott ha annunciato la scorsa settimana che il suo stato sta ponendo fine all’obbligo di portare le mascherine e ai limiti alle attività aziendali. Benché i democratici e molti funzionari della sanità pubblica abbiano denunciato la misura, ormai molti dati dimostrano che i benefici di rigorose misure restrittive non valgono i costi che esse comportano.

Non è sempre stato così. Un anno fa ho pubblicamente sostenuto le chiusure perché, dato che all'epoca si sapeva ben poco sul virus e sui suoi effetti, sembravano misure prudenti. Ma bloccare la società è diventata l'opzione di default dei governi di tutto il mondo, senza riguardo ai costi.

A più di un anno dall'inizio della pandemia, sia in Europa che negli Stati Uniti è in corso la vaccinazione, ma su entrambe le sponde dell'Atlantico sono ancora in vigore severe restrizioni. Germania, Irlanda e Regno Unito sono ancora bloccati e la Francia da due mesi è in coprifuoco dalle 18:00, coprifuoco che il governo francese dice durerà per almeno altre quattro settimane. In molti stati degli Stati Uniti, la scuola in presenza è ancora rara.

In questo periodo dell'anno scorso non avevamo idea di quanto sarebbe stato difficile controllare il virus. Data la velocità con cui si diffondeva, le persone presumevano ragionevolmente che la maggior parte della popolazione si sarebbe infettata in poche settimane se non avessimo in qualche modo ridotto i contagi. Le proiezioni dell'Imperial College Covid-19 Response Team di Londra prevedevano che più di due milioni di americani sarebbero potuti morire in pochi mesi. Un lockdown avrebbe interrotto la trasmissione del virus e, sebbene non potesse prevenire tutte le infezioni, avrebbe comunque impedito agli ospedali di venir sopraffatti. Avrebbe "appiattito la curva".

Da allora abbiamo appreso che il virus non si diffonde mai in modo esponenziale per molto tempo, anche senza restrizioni rigorose. L'epidemia regredisce sempre molto prima che sia raggiunta l'immunità di gregge. Come sostengo in un rapporto per il Center for the Study of Partisanship and Ideology, le persone si spaventano e cambiano il loro comportamento man mano che aumentano i ricoveri e i decessi. Questo, a sua volta, riduce la trasmissione.

Ho esaminato più di 100 regioni e paesi. Nessuno ha visto la crescita esponenziale della pandemia continuare fino al raggiungimento dell'immunità di gregge, indipendentemente dal fatto che sia stato imposto dal governo un lockdown o altre misure rigorose. Dopo un certo tempo poi le persone ritornano a un comportamento più rilassato. Quando accade, il virus ricomincia a diffondersi. Ecco perché vediamo ovunque la "forma a U rovesciata" di casi e morti.

La Svezia è stata la prima a imparare questa lezione, ma molti altri paesi l'hanno confermata. Inizialmente considerata un disastro dai molti appartenenti alla folla dei pro-lockdown, la Svezia si è ritrovata con un tasso di mortalità pro-capite indistinguibile da quello dell'Unione europea. Negli Stati Uniti, le politiche di non intervento della Georgia una volta erano definite un "esperimento di sacrifici umani". Ma come la Svezia, la Georgia oggi ha un tasso di mortalità pro capite che è effettivamente lo stesso del resto del paese.

Questo non vuol dire che le restrizioni non abbiano effetto. Se la Svezia avesse adottato restrizioni più severe, è probabile che l'epidemia avrebbe iniziato a recedere un po' prima e l'incidenza sarebbe diminuita un po' più velocemente. Ma la politica delle restrizioni potrebbe non avere tanta importanza quanto pensava la gente. I lockdown possono distruggere l'economia, ma si comincia a pensare che abbiano un effetto minimo sulla diffusione del Covid-19.

Dopo un anno di osservazioni e raccolta di dati, le ragioni dei lockdown sono diventate molto più deboli. Nessuno nega che gli ospedali sovraccarichi siano un fatto negativo, ma lo è anche privare le persone di una vita normale, compresi i bambini che non possono frequentare la scuola o socializzare durante gli anni più preziosi della loro vita. Fino a che non sono stati tutti vaccinati, molte persone ancora non tornerebbero a una vita normale, anche se non ci fossero obblighi di restrizioni. Invece gli obblighi imposti dal governo possono peggiorare le cose togliendo alle persone la capacità di socializzare e guadagnarsi da vivere.

I lockdown del coronavirus costituiscono i più estesi attacchi alla libertà individuale in Occidente dalla seconda guerra mondiale. Tuttavia, non un singolo governo ha pubblicato un'analisi costi-benefici per giustificare le politiche di chiusure, cosa che spesso i responsabili politici sono tenuti a fare nel prendere decisioni anche molto meno gravide di conseguenze. Se le mie argomentazioni sono sbagliate e le politiche di lockdown sono convenienti, un documento del governo dovrebbe essere in grado di dimostrarlo. Nessun governo ha prodotto un documento del genere, forse perché i funzionari sanno che cosa mostrerebbe.

 

* Mr. Lemoine è un dottorando in filosofia alla Cornell University e un borsista presso il Center for the Study of Partisanship and Ideology.

 

Nessun commento:

Posta un commento