Dal Telegraph, un articolo che, discostandosi dal coro dei sostenitori del controllo totale del virus e delle sue varianti, cerca di ritornare al principio di realtà in base al quale le mutazioni dei virus sono inevitabili e l'unico obiettivo sensato, oltre alle vaccinazioni per chi le vuole fare, deve essere quello di investire largamente nel sistema sanitario e nelle terapie.
di Philip Johnston, 1 Giugno 2021
Nessun decesso per Covid non sarebbe abbastanza. Vogliono che il lockdown
venga prolungato fino a quando la malattia non sarà del tutto debellata
Che importanza ha un nome? Molta, sembrerebbe, se il nome riguarda una variante del coronavirus ed è considerato un affronto all'autostima nazionale. Il governo indiano ha presentato con successo una petizione all'Organizzazione mondiale della sanità per ridenominare il ceppo B.1.617.2, più comunemente noto come variante indiana, come Covid Delta. Questo per evitare lo "stigma geografico", anche se non ricordo che simili scrupoli siano stati espressi sulla mutazione Kent, felicemente indicata in Francia come “variant anglais”.
A qualcuno interessa il nome? La gente non ha tolto niente alla Spagna perché la grande pandemia di influenza del 1918-19 è nota a tutti come influenza spagnola. Hong Kong ha continuato a prosperare nonostante sia stata associata alla pandemia influenzale del 1968. La Russia era collegata all'epidemia del 1889 e l'intera Asia è stata accusata del contagio del 1958-59, senza che si sia ritenuto necessario cambiare il nome alla malattia. Ora, oltre al Covid Delta, la variante sudafricana diventerà Beta e la brasiliana Gamma. Il ceppo Kent è Alpha, anche se senza dubbio oltre Manica sarà sempre conosciuto come la variante inglese.
Abbastanza stranamente, l'unico paese che è sfuggito al pubblico ludibrio per l'associazione con la Covid è la Cina, nonostante (o, più probabilmente, a causa) il massimo impegno di Donald Trump. Chi potrebbe osare chiamarlo virus cinese. Ma sicuramente dovrebbe ottenere la designazione Alpha, in quanto ceppo originale.
La realtà è che non importa a nessuno se siamo tenuti in semi-lockdown dalla variante indiana o dalla mutazione Delta. Quello che ci dice questa serie di lettere greche è che i nuovi ceppi della Covid sono inevitabili. Possono apparire in un paese abbastanza spontaneamente ed essere esportati all'estero, ma continueranno a verificarsi, a meno che non eliminiamo completamente la malattia dal pianeta. C'è chi pensa che dovremmo fare proprio questo, i cosiddetti attivisti Zero Covid. Essi sostengono che una sola morte o malattia grave causata dal virus sia comunque di troppo, e che solo i capitalisti senza cuore che pensano che l'economia conti più della vita umana possono consentirgli di prosperare.
Normalmente non fa parte della mia lista di letture, ma recentemente la mia attenzione è stata attirata da un articolo sul Morning Star scritto da Diane Abbott, la deputata laburista che sarebbe stata ministro degli Interni se il suo partito avesse vinto le ultime elezioni. Rispondendo alla testimonianza data da Dominic Cummings al Parlamento la scorsa settimana, la Abbott ha affermato che "il disastro nel governo è ... il prodotto di una politica di ‘prima gli affari/poi l’immunità di gregge’ , completamente sbagliata. Dovremmo avere una politica di Zero Covid, e ancora è possibile”
La Abbott ha citato l'Australia, la Nuova Zelanda, la Cina e il Vietnam come paesi che hanno perseguito con successo tale strategia, forse non sapendo che il Vietnam ha una nuova preoccupante variante (Epsilon?). Potrebbe essere liquidata come la posizione di una frangia di sinistra, ma esprime un approccio simile a quello degli scienziati che sono saltati fuori a chiedere il rinvio della "giornata della libertà" del 21 giugno.
Forse non sposano apertamente una politica Zero Covid, ma sostengono che finché il virus potrà circolare rimane il rischio di ulteriori mutazioni che potrebbero essere più contagiose di Delta o Alpha. Inoltre, dicono che il vaccino che tutti immaginavano fosse la via d'uscita da questo incubo non è più da considerare come una bacchetta magica, il che farà notizia per le migliaia di giovani che lunedì si sono presentati allo stadio di Twickenham per la vaccinazione.
Nel programma Today di Radio Four di ieri, la dottoressa Lisa
Spencer, esperta in malattie respiratorie
presso il Liverpool Hospital, ha affermato che i vaccini sono efficaci solo per
l'85% circa e, inoltre, che milioni di persone non potranno averne uno o
rifiuteranno di vaccinarsi. Ciò potrebbe lasciare il 25% della popolazione
adulta senza protezione, circa 12 milioni di persone. Se una percentuale
abbastanza grande di quel gruppo di persone si ammala in modo tale da richiedere il ricovero
ospedaliero, il servizio sanitario nazionale crollerà. Il corollario di questa
tesi è perseguire una politica di Zero Covid.
Boris Johnson ha rifiutato un tale approccio, ma è messo sotto pressione perché incontri i sostenitori di Zero Covid a metà strada, mantenendo molte delle restrizioni che dovrebbero essere revocate in sole tre settimane. Il problema fondamentale, tuttavia, è che anche le misure "lockdown-lite" come il distanziamento obbligatorio, causano danni intollerabili. Questo non viene mai riconosciuto dagli scienziati che favoriscono i controlli perpetui o dalla gente di sinistra che porta avanti lo sciocco argomento dell'"economia al di sopra delle vite", come se le due cose non fossero collegate.
Zero Covid semplicemente non è un obiettivo politico credibile ed è folle, ora che abbiamo un vaccino, indipendentemente dal fatto che milioni di persone rimangano non protette. Eppure, ogni volta che un modellista del comitato di esperti Sage predica cautela perché è in arrivo un'altra ondata, implicitamente propone l'eliminazione totale del virus, perché ci sono sempre picchi annuali di malattie respiratorie endemiche. Zero Covid non è più realizzabile di Zero Flu, eppure non rischiamo, per eliminare l'influenza, di distruggere l'intero settore del turismo, chiudere i teatri o impedire a persone sane e vaccinate di viaggiare all'estero. C'è un vaccino.
I controlli necessari per eliminare il Covid non possono e non devono essere sostenuti. Al 21 giugno li avremo messi e tolti per un periodo di 15 mesi, ed è durato già abbastanza. Invece di puntare sulle leve di controllo ogni volta che emerge una nuova variante, il governo deve espandere la capacità del SSN per far fronte ai sovraccarichi e investire pesantemente nelle terapie rispetto ai test.
I paesi che sono andati nella direzione dell'eradicazione si sono intrappolati nel loro isolamento. Melbourne è tornata in lockdown dopo che sono stati trovati solo pochi casi. Questo perpetuo andirivieni è in serbo per l'Inghilterra, se il 21 giugno il Primo Ministro soccomberà alle pressioni per fare di nuovo un passo indietro. Guardate cosa sta succedendo in Scozia, dove Nicola Sturgeon ha ritardato il ritorno alla normalità. A lungo termine, questa esitazione infliggerà danni maggiori dello stesso Covid, come scopriremo quando arriveremo alla variante Omega.
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