02/02/14

Non è l'Argentina un pericolo per il mondo, ma l'Eurozona!

Jeremy Warner sul Telegraph cerca di rimettere le cose nella giusta prospettiva: mentre si fa un gran rumore per le difficoltà dei paesi emergenti (e specialmente, negli ultimi tempi, dell'Argentina) ora che gli USA cominciano a "normalizzare" la loro politica monetaria, la vera colossale minaccia per l'economia globale continua ad essere l'Eurozona, con il suo irrazionale sistema di cambi fissi e il conseguente austero autolesionismo.


di Jeremy Warner, 31 gennaio 2014

I paesi emergenti fanno notizia perchè tirano su i tassi d'interesse cercando di difendere le loro valute, ma è ancora l'eurozona che se la passa decisamente  male.

Per l'economia globale c'è sempre qualche disgraziato guastafeste. Proprio quando i paesi sviluppati stavano iniziando a mettersi la crisi finanziaria dietro le spalle, ecco che spunta un'altra grana nei mercati emergenti, la cui causa immediata è, per ironia della sorte, il tentativo della Federal Reserve statunitense di ristabilire condizioni di politica monetaria più "normali". Il mondo non riesce a sbarazzarsi tanto facilmente della sua dipendenza dalla continua emissione di moneta.

Nel momento in cui la Fed fa retromarcia sull'espansione monetaria che serviva ad aiutare la sua economia, svariati paesi, come Sud Africa, Argentina e India, sono costretti ad alzare i tassi d'interesse per difendere le proprie valute da fughe di capitali. Per i paesi che hanno avuto una crescita gonfiata dalla sovrabbondanza di denaro a basso costo degli ultimi anni, si profila all'orizzonte una catastrofe economica, o quantomeno un forte rallentamento.

Ciononostante c'è un'area che a quanto pare trae dei perversi benefici dall'ultima piega presa dagli eventi - l'eurozona. Ai sommi sacerdoti della moneta unica le nuove tribolazioni dell'Argentina e della Turchia sembrano giustificare tutto ciò che loro hanno cercato di fare. I paesi che non s'impegnano in adeguate riforme dal lato dell'offerta e invece
tentano continuamente di svalutare e inflazionare per tirarsi fuori dai guai, non fanno che condannarsi a ripetuti fallimenti economici. Fate il confronto con l'eurozona, dicono, dove una moneta unica costringe i paesi membri ad affrontare le vere cause che stanno alla base dei loro problemi. La facile scelta della svalutazione è impedita.

Ci può essere un fondo di verità in questa linea di pensiero. Gli apologeti dell'euro vedono la crisi come un modo per costringere una riluttante classe politica a fare le riforme. Paesi che si legano assieme con la camicia di forza di un'unione monetaria, cedono la propria sovranità economica all'economia dominante, come ha spiegato questa settimana Mark Carney, Governatore della Banca d'Inghilterra, entrando nel dibattito sull'indipendenza della Scozia. La Scozia non può avere sia la sterlina inglese che la sovranità economica; è una contraddizione in termini.

Comunque, l'idea che per portare avanti dolorose ma necessarie riforme economiche i paesi debbano per forza cedere la loro sovranità e inchiodarsi al palo di un regime valutario inflessibile, è un argomento alquanto diverso – nonché una palese sciocchezza. I problemi dell'Argentina non hanno niente a che fare con gli alti e soprattutto i bassi del peso. Sono invece il risultato di decenni di cattivi governi e corruzione, portati a nuovi estremi dall'incompetenza e dal cinico populismo dell'attuale presidente, Cristina Kirchner.

Forse la Corea del Sud ha avuto bisogno di entrare in un'unione monetaria per realizzare la sua formidabile ripresa economica subito dopo la crisi asiatica della fine degli anni '90? No, ha fatto le riforme, e aiutata dal vento favorevole di un tasso di cambio più competitivo, è tuttora in forte espansione, in un modo che i tormentati paesi dell'eurozona, da cinque lunghi anni dentro il peggior collasso economico dell'età moderna, possono solo sognare.

L'Europa non propone niente che vada nella direzione di trovare una soluzione, solo una tetra e distruttiva austerità, che sta infliggendo danni presumibilmente permanenti a nazioni un tempo fiere e orgogliose. Solo una crescente emigrazione dei lavoratori riesce a evitare la forma più grave di ciò che gli economisti chiamano isteresi – la perdita di competenze, e perciò di potenziale economico, che si associa a prolungati periodi di elevata disoccupazione.
Di fronte all'autolesionismo dell'Eurozona, la Turchia e l'Argentina sono come delle lucciole in mezzo ai lampi di un temporale. Su una scala globale, esse non contano, e di per sé difficilmente potranno influenzare il più ampio quadro di quel che sta succedendo nel mondo. La minaccia più grande è ancora l'Europa, la quale, come ha fatto notare il Tesoro degli Stati Uniti, sta esercitando una pressione deflazionistica permanente sull'economia globale. Le riforme strutturali che l'Europa appassionatamente immagina che  la sua disciplina riucirà ad imporre, sono solo superficiali. In ogni caso avranno un impatto limitato in economie in cui la domanda interna è stata prosciugata. Da quando si è assoggettata ai diktat della troika, l'Irlanda è caduta ancora più in basso nella classifica internazionale della "facilità di fare impresa", mentre l'Italia non riesce nemmeno a liberalizzare il servizio dei taxi senza che il paese si blocchi in un'ondata di proteste. 
Una cosa in cui la crisi ha avuto successo, tuttavia, è stato di tagliare drammaticamente i salari nei paesi in difficoltà. Se abbattere gli standard di vita delle persone si conta come successo di politica economica, allora l'Europa sta stabilendo dei nuovi standard, e non importa che la riduzione dei salari nominali possa solo aumentare il peso del debito, mettendo i paesi ulteriormente a rischio di future crisi finanziarie.

Non potendosi ormai più permettere di comprare i beni e servizi che essa stessa produce, l'Europa allora scarica il suo eccesso produttivo sul resto del mondo, e lo chiama progresso. Difficilmente potrebbe esserci un approccio di politica economica più controproducente di questo.  Non essendo in grado né di tornare indietro verso la sovranità e indipendenza del passato, né di andare avanti verso quella condivisione del debito che necessariamente sostiene qualsiasi unione monetaria funzionante, l'eurolandia si trova bloccata in una stagnazione distruttiva che essa stessa si è creata.

Tutti i grandi doni che l'Europa può dare al mondo – la sua creatività, l'industria, l'arte, la musica, le forme di governo, il suo stesso senso d'identità – derivano dalla sua diversità culturale, economica e nazionale.  Distruggere questa infinita varietà per perseguire una qualche visione corporativa della competitività internazionale basata sull'abbattimento dei costi sembra essere diventato un obiettivo in se stesso. Persino l'assurda Kirchner pare una spanna al di sopra di una tirannia di questo genere. 
Ammirate le mie opere, o Potenti, e disperate! (quest'ultima esclamazione è una citazione del sonetto Ozymandias di Shelley, che esprime la transitorietà del potere e degli imperi, ndt).

8 commenti:

  1. La Corea del sud "ha fatto le riforme, e aiutata dal vento favorevole di un tasso di cambio più competitivo, è tuttora in forte espansione"
    Quindi il cambio è stato un elemento secondario, un aiuto non necessario?
    La Corea del sud ha svalutato la sua moneta del 125% nel 1997, e ancora del 78% nel 2008. E questo sarebbe un "vento favorevole"? Queste sono scelte politiche ben precise. E sappiamo a cosa portano.
    http://scenarieconomici.it/corea-del-sud-parte-prima-una-vita-da-mediano-tra-svalutazione-e-successiva-rivalutazione-monetaria/
    http://scenarieconomici.it/corea-del-sud-parte-seconda-moneta-sovrana-e-svalutazione-come-rimettere-in-moto-leconomia/

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    1. Mamma mia, nell'articolo non si sostiene che il cambio sia un elemento secondario, mi pare!
      Il cambio è importante, come sono anche importanti le politiche economiche interne, non bisogna neanche dire che il cambio da solo risolve tutto!

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    2. Dunque. La svalutazione del 1997 della moneta coreana è stata completamente riassorbita in 4 anni. Il cambio contro euro passa da 1040 dell'aprile 97 a 1750 del gennaio 98 per tornare a 980 nell'ottobre del 2000. Anche la svalutazione del 2008 da 1300 a 1959 è in gran parte rientrata (oggi siamo a 1465). Interessante vedere che dal 1992 ad oggi la svalutazione cumulata complessiva della moneta coreana rispetto all'euro italiano (prima lira e poi moneta comune) è stata pari al 25% circa. A fronte di un'inflazione cumulata che in Corea è stata pari al 43% in più che in Italia. Ergo, da un punto di vista dei costi e dei prezzi, la Corea è oggi, rispetto all'Italia, meno competitiva di 22 anni fa. Forse qualcos'altro è senz'altro accaduto...

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  2. IMHO io credo che un prezzo per le diseconomie, la corruzione, le mancate riforme, la cattiva amministrazione e i debiti del passato bisogna comunque pagarlo. La strada del QE o della svalutazione non si puo' dire che sia migliore dell'Austerity scelta dalla Troika. Il gioco riesce agli Imperiali perche' sfruttano l'inerzia del dollaro ma non riuscirebbe a noi Europei. Credo invece che "qualcuno" ci invidi e voglia portarci sulla cattiva strada vedendoci come non deboli competitori. Una uscita indolore dalla crisi comunque non esiste e vedo l'Austerity come il minore dei mali che tra l'altro torna utile in una ottica "post-crescita". Li state vedendo i temi "ecologici"? Credo bisogna aggiornare i propri saperi. Saluti.

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    1. Guarda, in questo blog ed in altri amici sono stati postati decine di articoli in cui si spiega che l'austerity come l'hanno intesa (e la mancanza di una propria autonomia sovrana) ha aggravato la crisi in tema di debiti, perdita di competitivita', calo dei salari e degli occupati. Se austerity per te (per lei) vuol dire lasciare le fabbriche, i posti di lavoro agli altri e diventare ancor di piu' una sub-colonia della Germania, qui non penso che trovi(non trova) terreno fertile.

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    2. si, si puo dire, guardi qua.

      PIL 2013

      http://www.jjahnke.net/index_files/18173.gif

      La situatione sudeuropea e paragonabile a quella degli USA anno 1930-32, allora cera un certo Hoover anche lui rigido sostenitore del'austerità, anche lui ogni 3 mesi veniva fuori con la sparata, la crise e finita, siamo fuori dall tunnel, mentra la situatione economica peggiorava mese dopo mese visibilmente, finchè un giorna lo mandarano al Diavolo. e la crisi si fermò subito.

      la lira sarebbe una manna per i disocupati italiani.




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    3. Anonimo 14:03, Feb. 2

      Ma lei ha idea cosa vuol dire una disocupazione al 26% e una disocupazione giovanile al 60%, un PIL in picchiata da 9 semestri di fila ?

      In paesi come Germania, Francia, Hollanda, GB, svizzera con questi Dati il systema sociale salterebbe, e la pace sociale sarebbe in serio pericolo. metterebbero in moto tutto per sbloccare la situazione.

      In italia invece quella massa di deficienti al governo non combinano niente, tranne littigare, littigare, littigare, littigare tutta la giornata e a fine giorno si e combinato un cazzo.
      ci vuole cia un ignoranze demenziale a pensare che un vincolo esterno o una troika possa risolvere i problemi italiani. e come se un padre di familia affidasse le sue finanze a una gang di New York.







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  3. E' proprio vero che bisogna aggiornare i saperi. Non sapevo per esempio che ci invidiano la povertà crescente, la diminuzione dei salari, la mancanza di democrazia, la perdita di sovranità. Accidenti! Bisogna che mi aggiorni anche perchè siamo qui per imparare mica per perdere tampo. Adesso faccio un elenco dove indico i motivi per i quali ci INVIDIANO:
    - Le piccole e medie imprese tedesche stanno diventando le acquirenti straniere di imprese italiane più attive in Europa.
    - Il numero degli occupati in Italia è diminuito di 424 mila nel corso dell’ultimo anno.
    - La disoccupazione giovanile a Napoli e in gran parte del Mezzogiorno è a livelli greci e spagnoli – sopra il 50% .
    - Il rapporto debito/PIL va verso il 140%
    - Siamo governati dai burocrati europei che a loro volta prendono ordini dalla Germania
    - Imprese, chiudono 43 al giorno: 4.218 da gennaio 2013
    Si potrebbe continuare, ma basta altrimenti l'invidia potrebbe crescere a dismisura e l'invidiato potrebbe subire oltretutto anche dei nefasti effetti da parte dell'invidioso! Insomma che c...o vivere in Europa in questo periodo, abbiamo 'sta fortuna, viviamo nell'austerity e ci lamentiamo pure. Che ingrati.IMHO

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