30/12/10

In Italia i costi del debito si avvicinano alla zona rossa

Con questa bella foto sulla munnezza del Napoletano, oggi il Telegraph pubblica un articolo di Ambrose Evans Pritchard in cui si comincia a gufare sul debito italiano...i rendimenti sono saliti, potrebbe essere un effetto temporaneo delle aste di fine anno, o protrarsi nel 2011...
http://www.telegraph.co.uk/finance/financetopics/financialcrisis/8230413/Italys-debt-costs-approach-red-zone.html

Buona lettura:
In Italia i costi del debito sono saliti al livello più alto dalla crisi finanziaria di due anni fa, destando preoccupazioni sul più grande debitore d'Europa, che potrebbe slittare dal nucleo stabile della zona euro verso il gruppo ad alto rischio della periferia.

I rendimenti delle obbligazioni a 10 anni sono aumentati di 10 punti base, al 4.86 pc dopo una misera asta sui titoli decennali a Roma. Il Tesoro italiano ha dovuto pagare 1.7 pc per vendere 8.5 miliardi di € di titoli a sei mesi in un mercato post-natalizio molto fiacco, in aumento rispetto al 1.48 pc di un mese fa.

L'impennata dei tassi è avvenuta dopo che la Banca europea ha pubblicato i dati sull'offerta di moneta, dove l'aggregato M1 sui depositi è crollato del 2.8 pc negli ultimi sei mesi nel blocco UEM di Italia, Spagna, Grecia, Irlanda e Portogallo, mentre è in aumento nell'Europa settentrionale.

"Questo è paragonabile al calo che si è avuto all'inizio del 2008 poco prima dell'inizio della recessione", ha detto Simon Ward di Henderson Global Investors. "La periferia della zona euro è bloccata in un 'double dip' (doppia recessione) che mina il riequilibrio fiscale".

La contrazione di M1 in Italia è iniziata più tardi che altrove nell' Europa meridionale, ma ora sta accelerando. M1 rappresenta di solito un preavviso di mutamenti economici di là da venire dai sei ai nove mesi.

Mr. Ward ha detto che i segnali di ripresa nei dati della BCE sull'aggregato monetario più ampio M3 sono meno rassicuranti di quanto sembrino, in quanto questo indicatore era trainato temporaneamente dall'espansione delle disponibilità liquide fondata sui timori per il debito UEM.

A proposito dell'aggregato M1, vale la pena guardare questo grafico (relativo agli USA) riportato da Pierluigi Paolettti sul suo sito Centrofondi.it, in cui si vede chiaramente come la massa monetaria (linea blu) condiziona la produzione industriale e dunque ne anticipa l'andamento. 




     

28/12/10

L'austerità fallisce in Eurolandia: E' tempo per un "allentamento del deficit"?

Articolo di Ellen Brown, 22 dicembre 2010

Ellen è avvocato e autrice di undici libri. In Web of Debt: The Shocking Truth About Our Money System and How We Can Break Free , mostra come la Federal Reserve e la "moneta fiduciaria", hanno usurpato il potere di creare denaro dal popolo sovrano, e come ce lo si potrebbe riprendere. I suoi siti web sono webofdebt.com, ellenbrown.com, and public-banking.com.

Ellen propone qui anche per l'Europa una via d'uscita di "quantitative easing"   all'americana, ma fa una correzione: quantitative deficit, e non quantitative easing, cioè a dire, i soldi direttamente al budget del governo, e non alle banche...

Buona lettura:
Il salvataggio della Grecia doveva essere un caso isolato, un test sulla capacità dell'UE di mettere in quarantena un membro infetto, e impedire la propagazione del "contagio del debito".

Ma questo accadeva prima che l'Irlanda fallisse. L'Irlanda è stato il classico esempio del modo di condurre con successo un programma di austerità. A differenza dei greci, considerati spendaccioni e dissoluti, gli irlandese hanno fatto tutto quanto è stato loro chiesto dai creditori. La gente si è sacrificata per pagare gli eccessi delle banche, ma nonostante ciò il tentativo è fallito. L'Irlanda è stata il secondo domino a cadere, con salvataggio del FMI /UE. Il 17 dicembre, Moody's li ha premiati per aver votato a favore del pacchetto di "salvataggio" con un downgrade di credito di cinque punti, da AA2 a BAA1, con l'avvertimento che potrebbero seguire ulteriori downgrades.

La Spagna si dice sarà il prossimo domino a cadere. Se cade, potrebbe trascinar giù l'Unione europea.

Un difetto di progettazione nel regime dell'Euro?

26/12/10

Alternative all'austerità


Articolo di Joseph Stiglitz - 6 dicembre 2010

Joseph E. Stiglitz è professore universitario alla Columbia University e premio Nobel in Economia. Il suo ultimo libro,
Freefall: Free Markets and the Sinking of the Global Economy , è disponibile in francese, tedesco, giapponese e spagnolo.

Stiglitz ci propone qui una soluzione ragionevole e tecnicamente corretta, ma a suo stesso dire impossibile politicamente...a quelli come lui gli danno il Nobel ma non certo le chiavi in mano...!

Buona lettura:

NEW YORK - All'indomani della Grande Recessione, gli stati si sono ritrovati con dei deficit senza precedenti in tempo di pace, e con uno stato d'ansia diffusa sui debiti sovrani in crescita. In molti paesi, tutto ciò sta portando ad una nuova ondata di austerità - politiche che quasi sicuramente si tradurranno in un indebolimento delle economie nazionali e globali e in un marcato rallentamento nel ritmo della ripresa. Coloro che sperano in riduzioni del disavanzo di grandi dimensioni saranno estremamente delusi, in quanto la crisi economica porterà a un calo delle entrate fiscali e farà aumentare i sussidi di disoccupazione e le altre prestazioni sociali.
Il tentativo di frenare la crescita del debito serve a concentrare la mente - obbliga i paesi a mettere a fuoco le priorità. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, è improbabile che nel breve termine vengano adottati dei massicci tagli di bilancio, come nel Regno Unito. Ma la prognosi a lungo termine - a causa soprattutto dell'incapacità della riforma sanitaria di incidere se non in minima parte sull'aumento dei costi della sanità - è abbastanza desolante. Il presidente Barack Obama ha nominato una commissione bipartisan per la riduzione del disavanzo, i cui presidenti ci hanno recentemente fornito un assaggio di quello che potrebbe essere la loro relazione.

24/12/10

Una strategia di sopravvivenza per l’ eurozona

Articolo di Nouriel Roubini – Dec 17, 2010

Roubini è
Presidente del Roubini Global Economics (www.roubini.com), professore di economia presso la Stern School of Business, New York University, e co-autore di "Crisis Economics".


Nouriel prospetta una strategia con eurobonds ma anche ristrutturazioni dei debiti sovrani - e fallimento delle banche insolventi! Inoltre propone una politica monetaria più "allentata" da parte della BCE per far scendere l'euro e rilanciare la competitività dei PIIGS....con buona pace della Germania...!

Buona lettura:

NEW YORK – Dopo la crisi greca e irlandese e la diffusione del contagio finanziario al Portogallo, alla Spagna, e forse anche all’Italia, la zona euro è ora in una grave crisi.
Si prospettano tre scenari possibili:
- “tirare a campare”, scenario basato sull’approccio attuale di “prestare e pregare che Dio ce la mandi buona”
- “il tracollo”, con ristrutturazioni disordinate del debito e possibile uscita dei membri più deboli;
- “maggiore integrazione”, che implica una qualche forma di unione fiscale.
Lo scenario del “tirare a campare” – con il finanziamento concesso agli Stati membri in difficoltà (subordinato al risanamento dei conti pubblici e a riforme strutturali), nella speranza che essi siano illiquidi ma solventi – poggia su un equilibrio instabile. Infatti, potrebbe portare dritti al secondo scenario del tracollo disordinato, se le riforme istituzionali e le altre politiche volte al risanamento nella periferia della zona euro non dessero risultati al più presto.
La crisi è iniziata a causa del troppo debito privato ad effetto leva, che si è poi trasformato in deficit e debito pubblico man mano che crisi e recessione innescavano un deterioramento del bilancio, e che le perdite del settore privato venivano per lo più socializzate attraverso i salvataggi degli istituti finanziari. Quindi, i debiti sovrani in difficoltà che avevano già perso l’accesso al mercato – Grecia e Irlanda – sono a loro volta stati salvati dal Fondo monetario internazionale e dall’Unione europea.