22/04/22

John Bellamy Foster - La guerra per procura degli Stati Uniti in Ucraina

Olga Chernysheva (Russia), Kind People, 2004


Una relazione importante tenuta da John Bellamy Foster, professore di sociologia all'Università dell'Oregon e direttore della storica rivista americana Monthly Review, fa chiarezza su un aspetto finora poco esplorato della guerra per procura che si sta svolgendo in Ucraina, quello relativo al rischio nucleare. Questo aspetto della guerra in corso si inquadra nella 'strategia della controforza' e del 'First Strike' pericolosamente esplorata dagli Usa fin dagli anni '60 e poi abbandonata, anche grazie a movimenti pacifisti di massa. Ripescata dopo il crollo dell'Urss e la fine della guerra fredda nell'ambito della strategia del grande impero americano, oggi si sta giocando una partita del cui possibile finale - il grande inverno nucleare e l'omnicidio - bisognerebbe essere tutti consapevoli. Come dice Foster, 'c'è molto da capire, in poco tempo.' (preziosa segnalazione di Vladimiro Giacché)


John Bellamy Foster, 9 Aprile 2022

Quello che segue è il testo di una presentazione di John Bellamy Foster all'Advisory Board del Tricontinental Institute for Social Research del 31 marzo 2022

Grazie per avermi invitato a fare questa presentazione. Parlando della guerra in Ucraina, la cosa essenziale da riconoscere in primo luogo è che questa è una guerra per procura. A questo proposito, nientemeno che Leon Panetta, che è stato direttore della CIA e poi segretario alla difesa sotto l'amministrazione Obama, ha recentemente riconosciuto che la guerra in Ucraina è una "guerra per procura" degli Stati Uniti, sebbene la cosa venga raramente ammessa. Per essere espliciti, gli Stati Uniti (appoggiati dall'intera NATO) sono impegnati da lungo tempo in una guerra per procura contro la Russia, con l'Ucraina come campo di battaglia. Secondo questa visione il ruolo degli Stati Uniti, come ha insistito Panetta, è quello di fornire sempre più armi e sempre più velocemente, con l'Ucraina che combatte, sostenuta da mercenari stranieri.

Allora come è nata questa guerra per procura? Per capirlo dobbiamo guardare alla grande strategia imperiale degli Stati Uniti risalendo al 1991, quando l'Unione Sovietica si sciolse, o addirittura agli anni '80.  In questa grande strategia imperiale ci sono due fronti, uno è l’espansione e il posizionamento geopolitico, incluso l'allargamento della NATO, l'altro è la spinta degli Stati Uniti per il primato nucleare. Un terzo fronte riguarda l'economia, ma non sarà qui considerato.

 

Il primo fronte: l’espansione geopolitica

Il primo fronte è enunciato nelle “Linee guida per la politica di difesa degli Stati Uniti” di Paul Wolfowitz del febbraio 1992, pochi mesi dopo lo scioglimento dell'Unione Sovietica. La grande strategia imperiale adottata all'epoca e da allora perseguita aveva a che fare con l'avanzata geopolitica degli Stati Uniti nel terreno dell'ex Unione Sovietica e di quella che era stata la sfera di influenza sovietica. L'idea era quella di impedire alla Russia di riemergere come grande potenza. Questo processo di espansione geopolitica USA/NATO è iniziato immediatamente, ed è visibile in tutte le guerre USA/NATO in Asia, Africa ed Europa che hanno avuto luogo negli ultimi tre decenni. Particolarmente importante a questo riguardo è stata la guerra della NATO in Jugoslavia negli anni '90.  Già mentre era in corso lo smembramento della Jugoslavia, gli Stati Uniti hanno iniziato il processo di ampliamento della NATO, spostandola sempre più a est per comprendere tutti i paesi dell'ex Patto di Varsavia e parti dell'ex URSS.  Bill Clinton nella sua campagna elettorale del 1996 fece dell'allargamento della NATO una parte della sua piattaforma. Washington ha iniziato a implementare questo piano nel 1997, per poi giungere infine ad ammettere nella NATO 15 paesi, raddoppiandone le dimensioni e creando un'Alleanza Atlantica contro la Russia composta di 30 nazioni, anche dando alla NATO un ruolo interventista più globale, come in Jugoslavia, Siria e Libia.

Ma l'obiettivo era l'Ucraina.  Zbigniew Brzezinski, che è stato il più importante stratega di tutto questo disegno ed era stato consigliere per la sicurezza nazionale di Jimmy Carter, ha affermato nella sua Grande Scacchiera del 1997 che, in particolare in Occidente,  l'Ucraina era il "perno geopolitico” e che se fosse stata inserita nella NATO sotto il controllo occidentale, questo avrebbe indebolito così tanto la Russia da bloccarla totalmente, se non provocarne lo smembramento. Questo è stato l'obiettivo da sempre e i pianificatori strategici statunitensi, insieme con i funzionari di Washington e gli alleati della NATO, hanno ripetutamente affermato di voler portare l'Ucraina dentro la NATO. La NATO ha ufficializzato questo obiettivo nel 2008. Solo pochi mesi fa, nel novembre 2021 nella nuova Carta strategica tra l'amministrazione Biden a Washington e il governo Zelensky a Kiev, si è convenuto che l'obiettivo immediato fosse portare l'Ucraina nella NATO. Del resto questa era la politica della NATO ormai da molto tempo. Gli Stati Uniti negli ultimi mesi del 2021 e all'inizio del 2022 si stavano muovendo molto velocemente per militarizzare l'Ucraina e realizzare il loro obiettivo come un fatto compiuto.

L'idea, articolata da Brzezinski e altri, era che una volta che l'Ucraina fosse stata assicurata dentro la NATO, la Russia sarebbe finita. La vicinanza di Mosca con un'Ucraina trentunesima nazione dell'alleanza avrebbe consentito alla NATO un confine di 1200 miglia con la Russia, lo stesso percorso attraverso il quale gli eserciti di Hitler avevano invaso l'Unione Sovietica, ma in questo caso la Russia si sarebbe trovata di fronte alla più grande alleanza nucleare del mondo. Ciò avrebbe cambiato l'intera mappa geopolitica, dando all'Occidente il controllo dell'Eurasia a ovest della Cina.

Il modo in cui questo progetto è stato effettivamente sviluppato è importante. La guerra per procura è iniziata nel 2014, quando in Ucraina ha avuto luogo il colpo di stato di Maidan, ideato dagli Stati Uniti, che ha rimosso il presidente democraticamente eletto e messo al potere in gran parte gli ultranazionalisti. Il risultato immediato è stato però che l'Ucraina ha iniziato a dividersi. La Crimea era stata uno stato indipendente e autonomo dal 1991 al 1995. Nel 1995 l'Ucraina ha strappato illegalmente la Costituzione della Crimea e l'ha annessa contro la sua volontà. Il popolo della Crimea non si considerava parte dell'Ucraina ed era in gran parte di lingua russa, con profondi legami culturali con la Russia. Quando si verificò il colpo di stato con il controllo degli ultranazionalisti ucraini, la popolazione della Crimea si è voluta separare. La Russia ha dato loro l'opportunità, con un referendum, di scegliere se rimanere in Ucraina o unirsi alla Russia e hanno scelto la Russia. Tuttavia, nell'Ucraina orientale la popolazione principalmente russa è stata sottoposta a repressione da parte delle forze ultranazionaliste e neonaziste di Kiev. La russofobia e l'estrema repressione delle popolazioni di lingua russa nell'est sono iniziate con il famigerato caso delle quaranta persone fatte saltare in aria in un edificio pubblico dai neonazisti associati al battaglione Azov. In origine c'erano un certo numero di repubbliche separatiste. Due sono sopravvissute nella regione del Donbass, con popolazione prevalente di lingua russa: le repubbliche di Luhansk e Donetsk.

In questo modo in Ucraina è nata una guerra civile tra Kiev a ovest e Donbass a est. Ma è stata anche una guerra per procura con gli Stati Uniti/NATO a sostegno di Kiev e la Russia a sostegno del Donbass. La guerra civile è iniziata subito dopo il colpo di stato, quando la lingua russa è stata praticamente bandita, tanto che le persone potevano essere multate per aver parlato russo in un negozio. È stato un attacco alla lingua e alla cultura russa e una violenta repressione delle popolazioni della parte orientale dell'Ucraina.

Inizialmente, nella guerra civile ci sono state circa 14.000 vittime nella parte orientale del paese, con qualcosa come 2,5 milioni di profughi che si sono rifugiati in Russia. Gli accordi di Minsk del 2014 e del 2015 hanno portato a un cessate il fuoco, mediato da Francia e Germania e sostenuto dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Secondo questi accordi le Repubbliche di Luhansk e Donetsk ricevevano uno status autonomo all'interno dell'Ucraina. Ma Kiev ha continuato sempre a infrangere gli accordi di Minsk, continuando ad attaccare le repubbliche separatiste del Donbass, anche se su scala ridotta, e gli Stati Uniti hanno continuato a fornire addestramento militare e armi.

Tra il 1991 e il 2021 Washington ha fornito un'enorme sostegno militare a Kiev. Dal 1991 al 2014 l'aiuto militare diretto a Kiev dagli Stati Uniti è stato di 3,8 miliardi di dollari. Dal 2014 al 2021 è stato di 2,4 miliardi di dollari, in aumento, e infine è salito alle stelle una volta che Joe Biden è entrato in carica a Washington. Gli Stati Uniti stavano militarizzando l'Ucraina molto velocemente. Il Regno Unito e il Canada hanno addestrato circa 50.000 soldati ucraini, senza contare quelli addestrati dagli Stati Uniti. La CIA in realtà ha addestrato il battaglione Azov e i paramilitari di destra. Tutto questo aveva come obiettivo la Russia.

I russi erano particolarmente preoccupati per l'aspetto nucleare, dal momento che la NATO è un'alleanza nucleare, e se l'Ucraina fosse entrata nella NATO e i missili fossero stati collocati in Ucraina, avrebbe potuto verificarsi un attacco nucleare prima che il Cremlino avesse il tempo di rispondere. In Polonia e Romania ci sono già strutture di difesa anti-missili balistici, cruciali come armi di contrasto in un primo attacco della NATO. Inoltre, è importante capire che i sistemi di difesa missilistica Aegis collocati lì sono anche in grado di lanciare missili nucleari offensivi. Tutto ciò ha influito sull'ingresso della Russia nella guerra civile ucraina. Nel febbraio 2022 Kiev stava preparando un'importante offensiva, con 130.000 soldati ai confini del Donbass a est e sud, con il continuo supporto USA/NATO. Questo superava le linee rosse chiaramente articolate di Mosca. In risposta, la Russia ha prima dichiarato che gli accordi di Minsk erano falliti e che le repubbliche del Donbass dovevano essere considerate stati indipendenti e autonomi. È poi intervenuta nella guerra civile ucraina al fianco del Donbass, in linea con quella che considerava la propria difesa nazionale.

Il risultato è una guerra per procura tra Stati Uniti/NATO e Russia combattuta in Ucraina, sviluppatasi a seguito di una guerra civile nella stessa Ucraina, iniziata con un colpo di stato progettato dagli Stati Uniti. Ma a differenza di altre guerre per procura tra stati capitalisti, questa si sta verificando ai confini di una delle grandi potenze nucleari ed è provocata dalla prolungata strategia del grande impero di Washington, volta a catturare l'Ucraina per conto della NATO al fine di distruggere la Russia come grande potenza e stabilire, come affermava Brzezinski, la supremazia degli Stati Uniti sull'intero globo. Ovviamente, questa particolare guerra per procura comporta gravissimi pericoli, a un livello mai visto dalla crisi dei missili cubani. In seguito all'offensiva russa, la Francia ha dichiarato che la NATO era una potenza nucleare e subito dopo, il 27 febbraio, i russi hanno messo in massima allerta le loro forze nucleari.

Un'altra cosa da capire sulla guerra per procura è che i russi hanno cercato con notevole successo di evitare vittime civili. Le popolazioni di Russia e Ucraina sono strettamente interconnesse e Mosca ha tentato di contenere le vittime civili. I dati delle forze armate statunitensi ed europee indicano che le vittime civili sono notevolmente più basse rispetto allo standard delle guerre statunitensi. Un'indicazione di ciò è che le vittime militari delle truppe russe sono maggiori delle vittime civili degli ucraini, che è l'opposto di come funziona la guerra degli Stati Uniti. Se si guarda a come gli Stati Uniti combattono una guerra, ad esempio in Iraq, si nota che attaccano gli impianti elettrici e idrici e l'intera infrastruttura civile, con la motivazione che ciò creerà dissenso nella popolazione e una rivolta contro il governo. Ma prendere di mira le infrastrutture civili aumenta naturalmente le vittime civili, come in Iraq, dove le vittime civili dell'invasione statunitense sono state nell'ordine di centinaia di migliaia. La Russia, al contrario, non ha cercato di distruggere le infrastrutture civili, cosa che per loro sarebbe stato facile. Anche nel bel mezzo della guerra, stanno ancora vendendo gas naturale a Kiev, rispettando i loro contratti, e non hanno distrutto Internet in Ucraina.

La Russia è intervenuta principalmente con l'obiettivo di liberare il Donbass, gran parte del quale era occupato dalle forze di Kiev. Una priorità era ottenere il controllo di Mariupol, il porto principale, per rendere praticabile il Donbass. Mariupol è stata occupata dal battaglione neonazista Azov. Il battaglione Azov ora controlla meno del 20% della città. Si stanno nascondendo nei vecchi bunker sovietici in una parte della città. La milizia popolare di Donetsk e i russi controllano il resto. Ci sono circa 100.000 forze paramilitari in Ucraina. La maggior parte dei paramilitari all'interno delle forze ucraine, che costituivano la maggior parte delle 130.000 truppe che circondavano il Donbass, sono state ora tagliate fuori dall'esercito russo. Oltre a prendere il controllo del Donbass insieme alle milizie popolari, Mosca cerca di costringere l'Ucraina a smilitarizzarsi e ad accettare uno status neutrale, rimanendo fuori dalla NATO.

Se si osserva la situazione dal punto di vista degli accordi di pace - e il Global Times ne ha riportato un buon resoconto il 31 marzo – si può vedere su cosa si svolge la guerra. Kiev ha provvisoriamente accettato la neutralità, che dovrà essere controllata da alcuni garanti occidentali, come il Canada. Ma il punto critico dei negoziati è ciò che Kiev chiama "sovranità". Riguardo il Donbass e la guerra civile, l'Ucraina insiste sul fatto che il Donbass fa parte del territorio sovrano, indipendentemente dai desideri della popolazione nelle repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk. La gente nelle repubbliche del Donbass e i russi non possono accettare questo. In effetti, le milizie popolari e i russi stanno ancora lavorando per liberare parti del Donbass occupate da queste forze paramilitari. È questo il principale punto critico dei negoziati, che risale alla realtà della guerra civile in Ucraina. Il ruolo degli Stati Uniti in questo è stato quello di fungere da disturbo nei negoziati.

 

Il secondo fronte: la spinta al primato nucleare

Qui è necessario passare al secondo obiettivo della 'Strategia Imperiale' degli Stati Uniti. Finora ho discusso la grande strategia imperiale in termini di geopolitica, di espansione nel territorio dell'ex Unione Sovietica e della sfera di influenza sovietica, che è stata articolata nel modo più efficace da Brzezinski. Ma c'è un altro fronte della grande strategia imperiale statunitense che deve essere discusso in questo contesto, ed è la spinta verso un nuovo primato nucleare. Se si legge il Grande Scacchiere di Brzezinski, il suo libro sulla strategia geopolitica degli Stati Uniti, non si troverà una sola parola sulle armi nucleari. Il termine nucleare non compare affatto nel suo libro, mi pare. Eppure questo è ovviamente un punto cruciale della strategia generale degli Stati Uniti rispetto alla Russia. Nel 1979, sotto Jimmy Carter, quando Brzezinski era il suo consigliere per la sicurezza nazionale, fu deciso di andare oltre la Mutual Assured Destruction (MAD) e per gli Stati Uniti di perseguire una ‘strategia di controforza’ del primato nucleare. Ciò comportava il posizionamento di missili nucleari in Europa. Nella sua ‘A Letter to America’, che appare in Protest and Survive pubblicato dalla Monthly Review Press nel 1981, lo storico marxista e attivista anti-nucleare E.P. Thompson cita Brzezinski, il quale ammette che la strategia degli Stati Uniti si era spostata su una ‘guerra di controforza’.

Per spiegarlo, è necessario tornare un po' indietro. Negli anni '60 l'Unione Sovietica aveva raggiunto la parità nucleare con gli Stati Uniti. C'è stato un grande dibattito all'interno del Pentagono e dell'establishment della sicurezza su questo, perché la parità nucleare significava MAD. Significava ‘Mutua Distruzione Assicurata’. E qualunque nazione, non importava quale, avesse attaccato l'altra, entrambe sarebbero state completamente distrutte. Robert McNamara, il segretario alla difesa di John F. Kennedy, iniziò a promuovere la nozione di controforza per aggirare la MAD. Essenzialmente, ci sono due tipi di attacchi nucleari. Uno è la 'guerra di controvalore' (forza equivalente da entrambe le parti, ndt) che prende di mira le città, la popolazione e l'economia dell'avversario. Questo è ciò su cui si basa la MAD. L'altro tipo di attacco è una 'guerra di controforza' mirata a distruggere le forze nucleari nemiche prima che possano essere lanciate. E, naturalmente, una strategia di controforza è la stessa cosa di una strategia di ‘First Strike’ (colpire per primi, ndt). Gli Stati Uniti sotto McNamara iniziarono a esplorare la controforza. McNamara poi decise che un simile approccio era folle e decise di utilizzare la MAD come politica di deterrenza degli Stati Uniti. Questa situazione è andata avnti per la maggior parte degli anni '60 e '70. Ma nel 1979, nell'amministrazione Carter, quando Brzezinski era il consigliere per la sicurezza nazionale, decisero di attuare una strategia di controforza. Gli Stati Uniti a quel tempo decisero di localizzare i missili Pershing II e i missili da crociera con armi nucleari in Europa. Ciò ha portato alla nascita del movimento europeo per il disarmo nucleare, il grande movimento europeo per la pace.

Washington inizialmente ha messo i missili nucleari intermedi Pershing II, così come i missili da crociera, in Europa. Questo è diventato un grosso problema per il movimento per la pace sia in Europa che negli Stati Uniti. I pericoli di una guerra nucleare erano enormemente aumentati. L'amministrazione Reagan promosse pesantemente la strategia della controforza e aggiunse la sua ‘Iniziativa di Difesa Strategica’ ispirata alla fantascienza (meglio conosciuta con il soprannome di Star Wars), che prevedeva un sistema in grado di abbattere contemporaneamente tutti i missili nemici. Questa era in gran parte una fantasia. Alla fine, la corsa agli armamenti nucleari in questo periodo è stata interrotta di movimenti di massa per la pace in Europa su entrambi i lati del muro di Berlino e dal movimento per il congelamento nucleare negli Stati Uniti, nonché dell'ascesa di Gorbaciov in Unione Sovietica. Ma dopo lo scioglimento dell'URSS, Washington ha deciso di portare avanti la strategia della controforza e la sua spinta verso il primato nucleare.

Nel corso dei successivi tre decenni, Washington ha continuato a sviluppare armi e strategie di controforza, potenziando le capacità statunitensi in tal senso, al punto che nel 2006 è stato dichiarato che gli Stati Uniti erano vicini al primato nucleare, come spiegato all'epoca in Foreign Affairs, pubblicato dal Council on Foreign Relations, il principale centro della grande strategia statunitense. L'articolo su Foreign Affairs dichiarava che la Cina non aveva un deterrente nucleare contro un primo attacco degli Stati Uniti, visti i miglioramenti nella tecnologia di puntamento e rilevamento degli Stati Uniti, e che nemmeno i russi potevano più contare sulla sopravvivenza del loro deterrente nucleare. Washington stava premendo per raggiungere il primato nucleare completo. Tutto questo è andato di pari passo con l'allargamento della NATO in Europa, perché parte della strategia della controforza consisteva nell'avvicinare sempre più le armi della controforza alla Russia per ridurre il tempo di risposta da parte di Mosca.

La Russia era l'obiettivo principale della strategia. Mentre la Cina era chiaramente destinata a essere l'obiettivo successivo. Poi Trump ha deciso di perseguire la distensione con la Russia e concentrarsi sulla Cina. Ciò ha scombussolato le cose per un po', destabilizzando la grande strategia USA/NATO, poiché l'allargamento della NATO era una parte essenziale della strategia del primato nucleare. Una volta che l'amministrazione Biden è entrata in carica, si è cercato di recuperare il tempo perduto stringendo il cappio dell'Ucraina intorno alla Russia.

In tutto questo i russi - ormai uno stato capitalista che sta riguadagnando uno status di grande potenza - non si sono fatti ingannare. Lo hanno visto arrivare. Nel 2007 Vladimir Putin dichiarò che il mondo unipolare era impossibile, che gli Stati Uniti non sarebbero stati in grado di raggiungere il primato nucleare. Sia la Russia che la Cina hanno iniziato a sviluppare armi che avrebbero aggirato la strategia degli Stati Uniti della controforza,. L'idea di un primo attacco è che l'attaccante - e solo gli Stati Uniti hanno qualcosa di simile a questa capacità - colpisce i missili terrestri, sia in silos temprati che mobili, e tracciando i sottomarini è in grado di eliminare anche quelli.  Il ruolo dei sistemi missilistici antibalistici è quindi quello di eliminare qualsiasi attacco di rappresaglia rimasto. Naturalmente l'altra parte, ovvero Russia e Cina che sono anch’esse tra le grandi potenze nucleari, sanno tutto questo, quindi fanno tutto il possibile per proteggere la loro capacità di deterrenza nucleare o di attacco di rappresaglia. Negli ultimi anni Russia e Cina hanno sviluppato missili ipersonici. Questi missili si muovono straordinariamente veloci, al di sopra di Mach 5 e allo stesso tempo sono manovrabili, quindi non possono essere fermati da sistemi missilistici antibalistici, indebolendo la capacità di controforza degli Stati Uniti. Gli stessi Stati Uniti non hanno ancora sviluppato tecnologie missilistiche ipersoniche di questo tipo. Questo tipo di arma è ciò che la Cina chiama "colpire l’assassino", il che significa che può essere utilizzata da una potenza inferiore per contrastare un avversario con un potere militare schiacciante. Ciò aumenta quindi il deterrente fondamentale di Russia e Cina, proteggendo le loro capacità di ritorsione in caso di primo attacco contro di loro. È uno dei principali fattori che sta contrastando le capacità di primo attacco degli Stati Uniti.

Un altro aspetto in questo braccio di ferro nucleare è il predominio USA/NATO nei satelliti. È in gran parte per questo che la precisione nel colpire il bersaglio del Pentagono ora è così accurata da poter concepire la possibilità di distruggere i silos missilistici temprati con testate più piccole, a causa dell'assoluta precisione del loro puntamento, e  prendere di mira anche i sottomarini. Tutto questo ha a che fare con i sistemi satellitari.  E’ opinione diffusa che questo dia agli Stati Uniti la capacità di distruggere silos missilistici rinforzati o almeno centri di comando e controllo con armi che non sono nucleari, o con testate nucleari più piccole, a causa della maggiore precisione. Gli eserciti russo e cinese si sono quindi concentrati molto sulle armi anti-satellite per eliminare questo vantaggio.

 

Inverno nucleare e Omnicidio

Tutto ciò può suonare già abbastanza brutto, ma è necessario dire qualcosa sull'inverno nucleare. L'esercito americano, e immagino che sia vero anche per l'esercito russo, a leggere i loro documenti declassificati, risulta che si siano completamente allontanati dalla scienza sulla guerra nucleare. Nel documento declassificato sugli armamenti nucleari e la guerra nucleare non si fa alcuna menzione delle tempeste di fuoco nella guerra nucleare. Ma in un attacco nucleare le tempeste di fuoco sono in realtà ciò che provoca il maggior numero di morti. Le tempeste di fuoco in un attacco termonucleare possono diffondersi su una città per 150 miglia quadrate. Le istituzioni militari, che sono tutte concentrate sul combattere e prevalere in una guerra nucleare, nelle loro analisi e anche nei calcoli della MAD non tengono conto delle tempeste di fuoco. Ma c'è anche un'altra ragione per questo, poiché le tempeste di fuoco sono ciò che genera l'inverno nucleare.

Nel 1983, quando le armi di contrasto venivano piazzate in Europa, scienziati atmosferici sovietici e americani, lavorando insieme, crearono i primi modelli di inverno nucleare. Un certo numero di scienziati chiave, sia nell'Unione Sovietica che negli Stati Uniti, sono stati coinvolti nella ricerca sui cambiamenti climatici, che è essenzialmente l'inverso dell'inverno nucleare, anche se non così brusco. Questi scienziati hanno scoperto che in una guerra nucleare con tempeste di fuoco in 100 città, l'effetto sarebbe stato un calo della temperatura media globale di una misura che Carl Sagan all'epoca disse arrivare fino a "diverse decine di gradi" Celsius. Successivamente hanno fatto marcia indietro con ulteriori studi e hanno affermato che il calo sarebbe arrivato fino a venti gradi Celsius. Possiamo immaginare cosa significhi. Le tempeste di fuoco porterebbero la fuliggine e il fumo nella stratosfera, bloccando fino al 70% dell'energia solare che raggiunge la terra, il che significherebbe la fine di tutti i raccolti sulla Terra. Ciò distruggerebbe quasi tutta la vita vegetativa, così che gli effetti nucleari diretti nell'emisfero settentrionale sarebbero accompagnati dalla morte di quasi tutti anche nell'emisfero meridionale. Solo poche persone sul pianeta potrebbero sopravvivere.

Gli studi sull'inverno nucleare sono stati criticati dai militari e dall'establishment negli Stati Uniti, in quanto esagerati. Ma nel 21° secolo, a partire dal 2007, gli studi sull'inverno nucleare sono stati ampliati, replicati e convalidati numerose volte. Hanno dimostrato che anche in una guerra tra India e Pakistan, utilizzando bombe atomiche a livello di Hiroshima, il risultato sarebbe un inverno nucleare non così rigido, ma capace di ridurre l'energia solare che raggiunge il pianeta in misura tale da uccidere miliardi di persone. Al contrario, in una guerra termonucleare globale, come hanno dimostrato i nuovi studi, l'inverno nucleare potrebbe essere anche peggiore di quanto avevano determinato gli studi originali negli anni '80. E questa è la scienza, accettata nelle principali pubblicazioni scientifiche sottoposte a revisione paritaria e i cui risultati sono stati ripetutamente convalidati. È molto chiaro in termini scientifici che se ci sarà uno scontro termonucleare globale, questo ucciderà l'intera popolazione della terra, con forse alcuni resti della specie umana che potranno sopravvivere da qualche parte nell'emisfero meridionale. Il risultato sarà un omnicidio planetario.

All'inizio McNamara pensava che la controforza fosse una buona idea, perché era vista come una strategia No-Cities. Gli Stati Uniti avrebbero potuto semplicemente distruggere le armi nucleari dell'altra parte e lasciare intatte le città. Ma questa idea è rapidamente sfumata, e nessuno ci crede più, perché la maggior parte dei centri di comando e controllo si trovano dentro o vicino alle città. Non c'è modo che questi possano essere tutti distrutti in un primo attacco senza attaccare le città. Inoltre per quanto riguarda le maggiori potenze nucleari, non c'è modo che il deterrente nucleare dell'altra parte possa essere completamente distrutto, e anche una parte relativamente piccola degli arsenali nucleari delle grandi potenze può distruggere tutte le grandi città dell'altra parte. Pensare diversamente significa perseguire una fantasia pericolosa che aumenta le possibilità di una guerra termonucleare globale capace di distruggere l'umanità. Ciò significa che i maggiori analisti nucleari, ora profondamente impegnati nelle teorie della controforza, stanno promuovendo la follia totale. I pianificatori della guerra nucleare fingono di poter prevalere in una guerra nucleare. Eppure, ora sappiamo che la MAD, la distruzione reciproca assicurata, come era originariamente immaginata, è meno estrema di ciò che oggi comporta una guerra termonucleare globale. La distruzione reciproca assicurata significava che entrambe le parti sarebbero state distrutte, a centinaia di milioni. Ma l'inverno nucleare significa che praticamente l'intera popolazione del pianeta viene eliminata.

La strategia di controforza, la spinta verso la capacità di primo attacco o primato nucleare, significa che la corsa agli armamenti nucleari continua ad aumentare, nella speranza di eludere la MAD, mentre in realtà minaccia l'estinzione umana. Anche se il numero delle armi nucleari è limitato, la cosiddetta "modernizzazione" dell'arsenale nucleare, in particolare da parte degli Stati Uniti, è progettata per rendere pensabile una controforza e quindi un primo attacco. Ecco perché Washington si è ritirata dai trattati nucleari come il Trattato ABM e il Trattato sui missili nucleari a raggio intermedio, visti come un blocco alle armi di controforza che interferiva con la spinta del Pentagono verso il primato nucleare. Washington ha abbandonato tutti quei trattati, mentre è stata disposta ad accettare un limite al numero totale di armi nucleari, perché il gioco veniva giocato in un modo diverso. La strategia degli Stati Uniti è ora focalizzata sulla controforza, non sul controvalore.

C’è molto da comprendere, in poco tempo. Ma penso che sia importante conoscere i due fronti della grande strategia imperiale USA/NATO per capire perché il Cremlino si considera minacciato, e perché ha agito come ha fatto, e perché questa guerra per procura è così pericolosa per tutto il mondo. Quello che dovremmo tenere a mente in questo momento è che tutte queste manovre per la supremazia mondiale assoluta ci hanno portato sull'orlo di una guerra termonucleare globale e di un omnicidio globale. L'unica risposta è creare un movimento di massa mondiale per la pace, l'ecologia e il socialismo.

 

17/04/22

Jacques Baud - In che modo sono state prese le decisioni sulla crisi Ucraina?


Riportiamo qui le conclusioni di un lungo articolo di Jacques Baud, analista strategico svizzero che ha lavorato ad alti livelli per l'intelligence e conosce in particolar modo la situazione della Russia, dell'Ucraina e della Nato. Dopo una approfondita analisi sulle origini e lo svolgimento di questa guerra, nelle sue conclusioni Baud denuncia la sopraffazione dei servizi di intelligence e dell'informazione da parte della politica e il modo assolutamente ideologico di prendere le decisioni da parte dei leader occidentali, che hanno reso questa crisi pericolosamente irrazionale sin dal principio.  L'articolo completo è tradotto in italiano sul sito nogeoingegneria.com   


Parte terza: Conclusioni

In quanto ex professionista dell'intelligence, la prima cosa che mi colpisce è la totale assenza dei servizi di intelligence occidentali nel rappresentare la situazione dell'ultimo anno con accuratezza. In Svizzera, i servizi segreti sono stati rimproverati di non aver saputo fornire un'immagine corretta della situazione. In effetti, sembra che in tutto il mondo occidentale i servizi di intelligence siano stati sopraffatti dai politici. Il problema è che sono i politici a decidere: il miglior servizio di intelligence del mondo è inutile se colui che deve prendere le decisioni non lo ascolta. Questo è ciò che è successo durante questa crisi.

Detto questo, mentre alcuni servizi di intelligence avevano un quadro molto accurato e razionale della situazione, altri chiaramente avevano lo stesso quadro propagandato dai nostri media. In questa crisi, i servizi dei paesi della "nuova Europa" hanno giocato un ruolo importante. Il problema è che, sulla base della mia esperienza, li ho trovati veramente pessimi a livello analitico: dottrinari, mancanti dell'indipendenza intellettuale e politica necessaria per valutare una situazione a un livello di "qualità" militare. Meglio averli come nemici che come amici.

In secondo luogo, sembra che in alcuni paesi europei i politici abbiano deliberatamente risposto alla situazione in maniera ideologica. Ecco perché questa crisi è stata irrazionale fin dall'inizio. Va notato che tutti i documenti che sono stati presentati al pubblico durante questa crisi sono stati presentati da politici sulla base di fonti di informazione commerciale...

Alcuni politici occidentali volevano chiaramente che ci fosse un conflitto. Negli Stati Uniti, gli scenari di attacco presentati da Anthony Blinken al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite erano solo il prodotto dell'immaginazione di un Tiger Team che lavorava per lui: e lui ha fatto esattamente quello che fece Donald Rumsfeld nel 2002, che ignorò la CIA e altri servizi di intelligence che erano molto meno assertivi sulle armi chimiche irachene.

Gli sviluppi drammatici a cui stiamo assistendo oggi hanno delle cause che già conoscevamo, ma che ci rifiutavamo di vedere:

sul piano strategico, l'allargamento della NATO (di cui non ci siamo occupati qui); 

sul piano politico, il rifiuto occidentale di attuare gli Accordi di Minsk; 

e, sul piano operativo, i continui e ripetuti attacchi alla popolazione civile del Donbass negli ultimi anni con un drammatico incremento a fine febbraio 2022.

In altre parole, possiamo naturalmente deplorare e condannare l'attacco russo. Ma NOI (ovvero: Stati Uniti, Francia e Unione europea in testa) abbiamo creato le condizioni per lo scoppio di un conflitto. Mostriamo compassione per il popolo ucraino e per i due milioni di rifugiati. Questo va bene. Ma se avessimo avuto un minimo di compassione per lo stesso numero di profughi delle popolazioni ucraine del Donbass massacrate dal loro stesso governo e che hanno cercato rifugio in Russia per un periodo di otto anni, probabilmente niente di tutto ciò sarebbe accaduto.


Se il termine "genocidio" possa essere applicato agli abusi subiti dalla gente del Donbass è una questione aperta. Il termine è generalmente riservato a casi di maggiore entità (Olocausto, ecc.). Ma la definizione data dalla Convenzione sul genocidio è probabilmente abbastanza ampia da poter essere applicata a questo caso. Lo decideranno i giuristi.

Chiaramente, questo conflitto ci ha portato all'isteria. Le sanzioni sembrano essere diventate lo strumento privilegiato della nostra politica estera. Se avessimo insistito affinché l'Ucraina rispettasse gli Accordi di Minsk, che avevamo negoziato e approvato, nulla di tutto ciò sarebbe accaduto. La condanna di Vladimir Putin è anche la nostra. Ma non ha senso lamentarsi dopo: avremmo dovuto agire prima. Invece, né Emmanuel Macron (in quanto garante e membro del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite), né Olaf Scholz, né Volodymyr Zelensky hanno rispettato i loro impegni. Alla fine, la vera sconfitta è quella di quelli che non hanno voce.

L'Unione europea non è stata in grado di promuovere l'attuazione degli Accordi di Minsk, al contrario, non ha reagito quando l'Ucraina bombardava la propria popolazione nel Donbass. Se l'avesse fatto, Vladimir Putin non avrebbe avuto bisogno di reagire. Assente nella fase diplomatica, l'Ue si è distinta per aver alimentato il conflitto. Il 27 febbraio il governo ucraino ha accettato di avviare negoziati con la Russia. Ma poche ore dopo l'Unione europea ha approvato un budget di 450 milioni di euro per la fornitura di armi all'Ucraina, gettando benzina sul fuoco. Da quel momento in poi, gli ucraini hanno sentito che non c’era bisogno di raggiungere un accordo. La resistenza della milizia Azov a Mariupol ha portato addirittura ad altri 500 milioni di euro per le armi.

In Ucraina, con la benedizione dei Paesi occidentali, sono stati eliminati coloro che erano favorevoli a un negoziato. È il caso di Denis Kireyev, uno dei negoziatori ucraini, assassinato il 5 marzo dai servizi segreti ucraini (Sbu) perché troppo favorevole alla Russia e considerato traditore. La stessa sorte è toccata a Dmitry Demyanenko, ex vice capo della direzione principale della SBU per Kiev e la sua regione, che è stato assassinato il 10 marzo perché troppo favorevole a un accordo con la Russia: è stato fucilato dalla milizia Mirotvorets ("Peacemaker") . Questa milizia è associata al sito web di Mirotvorets, che pubblica un elenco dei "nemici dell'Ucraina", con i loro dati personali, indirizzi e numeri di telefono, in modo che possano essere molestati o addirittura eliminati; una pratica punibile in molti paesi, ma non in Ucraina. L'ONU e alcuni paesi europei hanno chiesto la chiusura di questo sito, ma tale richiesta è stata rifiutata dalla Rada [parlamento ucraino].

Alla fine, il prezzo da pagare sarà alto, ma Vladimir Putin probabilmente raggiungerà gli obiettivi che si era prefissato. Lo abbiamo spinto tra le braccia della Cina. I suoi legami con Pechino si sono consolidati. La Cina sta emergendo come mediatore nel conflitto. Gli americani devono chiedere al Venezuela e all'Iran il petrolio per uscire dall'impasse energetica in cui si sono cacciati - e gli Stati Uniti devono mestamente tornare sui propri passi a proposito delle sanzioni imposte ai loro nemici.

I ministri occidentali che cercano di far crollare l'economia russa e di far soffrire il popolo russo, o addirittura chiedono l'assassinio di Putin, mostrano (anche se hanno parzialmente cambiato la forma delle parole, ma non la sostanza!) che i nostri leader non sono meglio di quelli che odiamo: sanzionare gli atleti russi ai Giochi Paraolimpici o gli artisti russi non ha nulla a che fare con la lotta contro Putin.

Allora riconosciamo che la Russia è una democrazia,  se riteniamo che il popolo russo sia responsabile della guerra. Se no, allora perché cerchiamo di punire un'intera popolazione per la colpa di uno solo? Le punizioni collettive sono vietate dalle Convenzioni di Ginevra... 

La lezione che traiamo da questo conflitto riguarda il nostro senso di umanità a geometria variabile. Se eravamo così appassionati di pace e così affezionati all’Ucraina, perché non l’abbiamo incoraggiata di più a rispettare gli accordi che aveva firmato, quelli che anche i membri del Consiglio di Sicurezza avevano approvato?

L’integrità dei media si misura dalla loro volontà di lavorare secondo i termini della Carta di Monaco. Erano riusciti a diffondere l’odio per i cinesi durante la crisi del Covid e i loro messaggi polarizzati portano agli stessi effetti contro i russi. Il giornalismo si sta sempre più spogliando della professionalità per diventare attivista e militante…

Come disse Goethe, “Maggiore è la luce, più scura è l’ombra”. Più sproporzionate sono le sanzioni contro la Russia, e più  numerosi sono i casi in cui non abbiamo fatto nulla, più si evidenziano il nostro razzismo e il nostro servilismo. Perché nessun politico occidentale ha reagito agli attacchi contro la popolazione civile del Donbass per otto anni?

Cosa rende il conflitto in Ucraina più riprovevole delle nostre guerre in Iraq, Afghanistan o Libia? Quali sanzioni abbiamo adottato contro coloro che hanno deliberatamente mentito alla comunità internazionale per condurre guerre ingiuste, ingiustificate e assassine? Abbiamo forse adottato una singola sanzione contro i paesi, le aziende o i politici che stanno fornendo armi al conflitto in Yemen, considerato il "peggiore disastro umanitario del mondo?"

Farsi la domanda è rispondersi... e la risposta non ci fa onore.