30/12/13

Sapir: La signora Merkel e i suoi “contratti”

Un agguerrito Jacques Sapir commenta gli esiti del recente vertice europeo (di cui avevamo già letto qualche giorno fa). Vista l'impossibilità di una "Europa federale" (che sarebbe necessaria per la sostenibilità dell'euro, ma che nessuno vuole – tantomeno la Germania) ora il governo tedesco tenta di costruire un sistema parallelo di "contratti" per continuare a trarre vantaggi dalla moneta unica scaricandone i costi sui partner.
(Lo vogliamo ricordare, insieme a Sapir: il governo tedesco sta solo facendo legittimamente i propri interessi. Noi dovremmo solo trarne le legittime conseguenze.)




di Jacques Sapir 25 dicembre 2013

È caratteristico, anzi a dire il vero sintomatico, che la signora Merkel, cancelliera ora alla testa di un governo cosiddetto di "grande coalizione" in Germania, lo scorso 19 dicembre abbia potuto dichiarare, senza provocare particolare scandalo nella stampa che si occupa di euro, che "Presto o tardi, senza la coesione necessaria, la moneta esploderà [1]". Di primo acchito, questa dichiarazione è assolutamente corretta. Senza "coesione", sarebbe a dire senza un sistema di trasferimenti fiscali di notevole peso, l'euro è impraticabile. Lo sappiamo, e il calcolo di quanto si dovrebbe spendere per il funzionamento di un sistema federale è già stato fatto da diversi autori. Per parte mia ho stimato che la Germania dovrebbe fornire una cifra tra l'8 e il 10% del suo PIL [2]. È perfettamente chiaro che la Germania non lo può fare senza distruggere il suo "modello" economico e, da questo punto di vista, pretendere che la Germania dimostri una "solidarietà" verso i paesi dell'Europa del sud per un ammontare tra i 220 e i 232 miliardi di euro all'anno (a prezzi del 2010) equivale a domandarle di suicidarsi [3].

Martin Wolf sul FT: Dobbiamo ancora imparare le vere lezioni della crisi

Martin Wolf sul Financial Times   analizza la situazione del Regno Unito, dove la ripresa stenta perché i politici sono ancora legati ad una narrazione sbagliata della crisi. Invece di preoccuparsi del deficit fiscale,  dovrebbero preoccuparsi di aiutare la ripresa con maggiori investimenti, approfittando dei bassi tassi di interesse.
(Per chi volesse invece trarre qualche chiara lezione dalla crisi dell'eurozona, si raccomanda la lettura di questo fondamentale post di Goofynomics. Dove ormai le voci dall'interno non hanno niente da invidiare alle voci dall'estero, anzi.  Meno male.)


Nel suo articolo sul Financial Times, Martin Wolf paragona il livello del dibattito economico attualmente in corso in UK all'atteggiamento irrazionale  rappresentato in questa storiella:

"un passante vede un uomo che guarda sotto un lampione e gli chiede cosa stia cercando. "Le chiavi", risponde l’altro. Cercano insieme per un po', ma non trovano niente. Il passante allora chiede all'uomo se sia sicuro di aver perso lì le chiavi. "Oh, no," risponde l'uomo. "Ma questo è il punto dove c’è luce."

28/12/13

News di agenzia in Germania: "La Grecia non è adatta per la presidenza europea"

Da Greek Europe Reporter apprendiamo che in Germania ci si interroga sull'opportunità di affidare un incarico così delicato (..che in realtà non conta niente, sia chiaro) a un paese periferico e disastrato come la Grecia. Ma benvenuti nell'Unione europea del diritto di censo: il rapporto tra impero centrale e colonie diventa sempre più chiaro.




Tra pochi giorni, la Grecia assumerà la presidenza semestrale di turno dell'UE e i media tedeschi mettono apertamente in dubbio la capacità della Grecia di gestire in modo efficace le grandi sfide che l'Europa si trova di fronte. Nonostante che il primo ministro greco Antonis Samaras appaia rassicurante sulla ripresa economica della Grecia, molte agenzie di stampa tedesche sono perlomeno scettiche sull'assunzione della presidenza europea da parte di un paese oggetto di un memorandum, che ha evitato il fallimento grazie a prestiti da miliardi di euro. Tra le altre agenzie, Deutsche Welle si chiede come un paese al centro della crisi economica europea possa trovare soluzioni a questioni serie, mentre nello stesso tempo deve lottare per risollevarsi da un debito insostenibile.

27/12/13

Krugman: Bitcoin e Barbarie

Con la sua consueta tagliente ironia, Paul Krugman si prende gioco del "regresso monetario" caldeggiato dai nostalgici del gold standard e dai sostenitori del "moderno" e tecnologico Bitcoin: alla base c'è sempre l'antica ossessione di avere una moneta totalmente svincolata dal controllo politico, ma gli esiti sono piuttosto irrazionali (e antistorici).


Di PAUL KRUGMAN

Pubblicato il 22 dicembre 2013

Questa è la storia di tre voragini del denaro. È anche la storia del regresso monetario — della strana determinazione con cui molti vorrebbero riportare indietro di secoli le lancette dell'orologio del progresso.

La prima voragine del denaro è effettivamente una voragine — il Porgera, una miniera d'oro a cielo aperto in Papua Nuova Guinea, uno dei maggiori produttori al mondo. La miniera ha una reputazione terribile sia per l'abuso dei diritti umani (stupri, pestaggi e uccisioni da parte del personale di sicurezza) sia per i danni ambientali (grandi quantità di residui potenzialmente tossici vengono scaricati nel fiume vicino). Ma i prezzi dell'oro, sebbene siano un po' scesi rispetto al recente picco, sono tuttora tre volte più alti di quanto erano un decennio fa, e quindi bisogna scavare.

26/12/13

Intervista a Paul De Grauwe "In Europa commessi gli stessi errori degli anni '30"

Le Interviste de L'AntiDiplomatico: dopo Sapir, Ambrose Evans Pritchard, e il nostro Claudio Borghi, Alessandro Bianchi intervista il grande Paul De Grauwe, Professore di Politica economica alla London School of Economics e autore di  "Economia dell'Unione Monetaria"




di Alessandro Bianchi



- In un suo studio recente, Design Failures in the Eurozone: Can they be fixed?, ha dimostrato come l'Unione monetaria europea non sia riuscita ad uniformare le cosiddette dinamiche di espansione e arresto – “boom and busts” - anzi la sua presenza ha di fatto amplificato gli effetti negativi per i singoli paesi membri. Ci può spiegare meglio le ragioni?

25/12/13

I sacrifici umani non portano crescita economica

John Aziz su Pieria paragona il fanatismo inglese per l’austerità, con i conseguenti tagli alle spese sociali, ai sacrifici umani di un tempo: oggi si vogliono placare gli dèi del mercato, ma i bond vigilantes non esistono in uno stato a moneta sovrana e una vera ripresa si ottiene solo con politiche fiscali espansive.  


No, Human Sacrifices Do Not Lead To Economic Growth

David Cameron pretende che l'economia britannica sia in ripresa, e naturalmente il suo governo ne rivendica il merito alle sue politiche di austerità. 
 
Sotto molti punti di vista, si tratta di uno scherzo di pessimo gusto. Possiamo paragonarlo a una società primordiale che, fatti sacrifici umani per placare gli dèi ed avere un buon raccolto, ottiene effettivamente un buon raccolto — cosa che, ovviamente, non ha nulla a che fare con i sacrifici umani e molto a che fare con il tempo — e quindi sostiene l’utilità dei sacrifici umani.

24/12/13

La Spagna sull’orlo di una crisi sanitaria?

L’Economist spiega perché, tra i tanti tagli imposti dalla Troika alla Spagna, uno dei più pericolosi è quello alla sanità pubblica. Il crollo degli investimenti e i tagli alla prevenzione potrebbero rivelarsi disastrosi.



All’inizio di quest’anno, in Spagna un immigrato non si è sentito bene ed è andato all’ospedale con i sintomi tipici della tubercolosi. I relativi test gli sono stati rifiutati ed è stato rispedito a casa. Non molto più tardi ha iniziato a sentirsi così male che si è precipitato al pronto soccorso, dove è stato nuovamente respinto. Poco dopo, è morto.

23/12/13

Le Monde: Cronaca di una cena del Consiglio Europeo - Tutti contro Merkel (ma Letta c'era?)

Resoconto straordinario di Le Monde sui colloqui avvenuti durante la cena del Consiglio Europeo di giovedì. A quanto pare, i leaders europei temono di perdere le elezioni e cercano di resistere (per ora) alle pressioni della Germania...




Dalla ricostruzione dei colloqui fatta da Le Monde sulla base di comunicazioni interne, la maggior parte dei capi di Stato e di governo dell'Unione europea si sono alleati contro il progetto avanzato dalla Merkel per affrontare la crisi del debito sovrano: la firma di contratti vincolanti tra ciascuna capitale e la Commissione europea per esercitare uno stretto controllo sulle riforme, in cambio, se del caso, di qualsiasi incentivo finanziario.

21/12/13

Huffington Post: Gli Eroi "Euro Eretici"

Dall'Huff Post un articolo sulla crisi dell'euro, così largamente anticipata dagli economisti americani eppur così pervicacemente negata dagli economisti e politici europei mainstream, in cui si citano anche i firmatari del Manifesto per la solidarietà europea, gli Eretici che mettono in discussione l'incontestabile e irreversibile suprema saggezza e bontà dell'Euro: un giorno saranno visti come degli Eroi...


La crisi dell'Eurozona è stata ampiamente anticipata dagli economisti americani. Per esempio, Martin Feldstein di Harvard scriveva nel 1997 su Foreign Affairs che "gli effetti economici negativi di una moneta unica sulla disoccupazione e l'inflazione sarebbero stati superiori agli eventuali guadagni." Inoltre, egli sentiva che una unione monetaria avrebbe potuto portare a conflitti con gli Stati Uniti, ma anche all'interno dell'Europa: Feldstein avanzò addirittura lo spettro della guerra civile americana.

20/12/13

I Sommi sacerdoti del culto dell’euro

Jacques Sapir smaschera le bugie dei politici francesi: nell’eurozona NON va tutto bene, e se i tassi di interesse sul debito nominali sono stabili, quelli reali sono in rapida salita a causa della disinflazione in atto. Ma ormai i politici al governo si comportano come sommi sacerdoti, incapaci di mettere in discussione il culto dell’euro.
I personaggi che comparivano sulle vecchie banconote europee

I nostri ministri e, in particolare, l'esilarante Pierre Moscovici, non smettono mai di ripeterci che la situazione nell’eurozona è buona, e che i timori non sono ragionevoli. Per fare questo, essi presentano, come per ammaestrarci, la curva dei tassi di interesse sul debito francese a 10 anni. Ah, certo, questi tassi scendono. Ma se guardiamo agli anni recenti, si vedrà che scende anche l'inflazione.

19/12/13

Due, cento, mille voci di sinistra fuori dal coro del liberismo

Due voci fuori dal coro liberista della sinistra. La prima è quella di Mimmo Porcaro, dell'area di Rifondazione (questa volta con base e altezza), di cui Goofynomics ha recentemente pubblicato una lettera in cui Mimmo esorta la sinistra a svegliarsi.  
La seconda è la voce di Ugo Boghetta, che si è espresso con grande chiarezza al Congresso di RC, voce sempre riportata da Goofynomics.
Pubblichiamo qui dei significativi passaggi, sia dell'una che dell'altra, rimandando al Blog del Prof. Bagnai per la lettura integrale, nella speranza che queste voci si moltiplichino e contribuiscano, insieme a quelle di tutti gli altri che sempre più si stanno risvegliando (da destra, dal centro o da coordinate spaziali indefinite), alla messa in sicurezza del nostro paese.



Il post di Mimmo Porcaro parte dal riconoscere che il movimento dei Forconi può essere certamente tacciato di "populismo", nel senso che è segnato  dall’illusione del “tutti a casa”, dall’incapacità di individuare gli avversari, dalla tendenza a prendersela con altri poveracci, dalla fascinazione per un capo ed uno stato autoritari... Certo, ma se questo succede è perché il PD, insieme coi sindacati maggioritari,  ha oramai assunto in pieno le posizioni liberiste

18/12/13

Telegraph: Il Presidente Italiano teme un'insurrezione violenta nel 2014, ma non propone nessun rimedio

Ambrose Evans Pritchard dal Telegraph commenta gli allarmi di Napolitano sui "Forconi" e le minacce non tanto velate di Draghi, che non offrono risposte alle tensioni sociali, ma solo imperativi impossibili. Non si può rimanere in recessione e disoccupazione di massa quando le soluzioni esistono e sono a portata di mano: la protesta sta diventando un movimento anti-Euro.




In Italia gli eventi stanno volgendo al peggio. Il presidente Giorgio Napolitano ha lanciato l'allarme su possibili "tensioni sociali e disordini diffusi" nel 2014, mentre la lunga recessione si trascina.
Coloro che vivono ai margini vengono coinvolti in "atti di protesta indiscriminata e violenta, verso una forma di opposizione totale".

Il suo ultimo discorso è una vera e propria Geremiade. Migliaia di aziende sono "sull'orlo del collasso". Grandi masse di persone prendono il sussidio di disoccupazione o rischiano di perdere il posto di lavoro. L'altissimo tasso di disoccupazione giovanile (41%)  sta portando verso un pericoloso stato di alienazione.

17/12/13

Telegraph: L’Irlanda si libera delle catene della Troika, ma non è ancora al sicuro.

Nonostante sia spesso indicata come modello di ripresa europea, sappiamo che l’Irlanda è tutt’altro che un esempio per i paesi mediterranei in difficoltà. Ce lo ricorda anche Evans-Pritchard, in questo articolo che sottolinea i potenziali rischi del ritorno dell’ex “tigre celtica” sul mercato obbligazionario.

The Crevasse 3D street art by Edgar Mueller, Dun Laoghaire, Ireland

L'Irlanda sta per riconquistare la sua sovranità dopo tre anni sotto il controllo della Troika UE-FMI, il primo degli Stati in crisi dell'eurozona a tornare al libero mercato.

L’ormai paralizzata tigre celtica è stata sottoposta a controlli intrusivi dopo che un collasso bancario, nel novembre 2010, l’ha costretta a cercare un prestito di 78 miliardi di € dall’UE e dal Fondo Monetario Internazionale, che l’hanno costretta a tagliare i salari e a infliggere una stretta fiscale del 19% del PIL.

15/12/13

WSJ: In Ottobre la produzione industriale dell'Eurozona cala bruscamente

Devono essersi raffreddati in fretta gli entusiasmi estivi di chi dava la crisi ormai per superata. Il Wall Street Journal divulga e commenta gli ultimi dati impietosi sulla produzione industriale dell'eurozona, che torna nettamente in calo. Dunque, tanto rumore per nulla, mentre neanche i tassi d'interesse della BCE ai minimi sembrano efficaci.
(Intanto l'Irlanda, modello di successo secondo alcuni, nonostante aiuti internazionali per oltre un terzo del suo PIL, vede la produzione industriale crollare di ben l'11,6% nota il Telegraph.)

Immagine postata dal Telegraph.

di Paul Hannon
12 dicembre 2013

In ottobre la produzione industriale nei 17 paesi che condividono l'euro è caduta bruscamente, e ciò solleva nuovi dubbi sulla sostenibilità di un ritorno alla crescita da parte dell'area della moneta unica.

L'agenzia statistica dell'Unione Europea afferma che la produzione industriale è stata inferiore dell'1,1% rispetto a settembre, il che significa il secondo mese consecutivo di declino e la caduta più brusca dal settembre 2012. Il calo riguarda gran parte dell'area della moneta unica, e solamente Italia ed Estonia hanno registrato aumenti nella produzione.

13/12/13

Il ruolo delle banche tedesche nell'Eurocasino: c'è qualcuno che vuole davvero trovare una soluzione?

Da Naked Keynesianism una approfondita analisi sul ruolo delle banche tedesche, che hanno contribuito a generare questa crisi, hanno ottenuto tutto il tempo necessario a liberarsi del grosso delle loro incaute esposizioni mentre i periferici morivano di austerità, e ora, almeno, non hanno più alcun interesse a tenere in piedi l’eurozona... ma in questo sembra ci sia qualche differenza col governo tedesco...



di Paolo Bortz 
Sono passati più di cinque anni da quando l’Irlanda fu costretta a salvare le sue banche dal fallimento. Quasi quattro anni dall'inizio della crisi in Grecia. Più o meno gli stessi dall'esplosione della bolla immobiliare in Spagna. La Francia è immersa in una recessione persistente, come l'Italia. Uno 0,1% di "crescita" in un trimestre viene celebrato come una prova inconfutabile del "successo" dei programmi di austerità. Nello scenario più realistico, l’eurozona ha di fronte a sè un lungo decennio di stagnazione, alta disoccupazione e tensioni sociali crescenti. Molte delle possibili soluzioni sono scartate, mai considerate, come ad esempio l'unione fiscale o gli Eurobond. Altre vengono sabotate, come l'unione bancaria. Le ristrutturazioni dei debiti sovrani sono rimandate per anni, anche se la loro necessità è facile da vedere. Qualcuno potrebbe chiedersi: perché la crisi dell'Eurozona non è già stata risolta? A questo punto, è difficile non concludere che la crisi non è stata risolta perché non c'è alcuna intenzione di risolverla. Ma chi è che non ne ha intenzione? 

12/12/13

Pissarides: Abbandonate l'euro, parola di Nobel

Come previsto si allunga la schiera di coloro che cambiano idea e adesso lo dicono apertamente: poiché per rendere sostenibile l'euro sarebbero necessarie misure politicamente improponibili, è meglio farlo finire al più presto. Il britannico Daily Mail riporta delle anticipazioni sulla lezione del premio Nobel Christopher Pissarides (inizialmente un acceso sostenitore dell'euro) alla London School of Economics.


In foto, il premio Nobel Christopher Pissarides.


di Hugo Duncan
12 dicembre 2013

Uno dei più importanti economisti del mondo  oggi ammetterà di aver sbagliato a sostenere la creazione dell'euro - e chiederà che  venga smantellato.

Il signor Christopher Pissarides, vincitore del premio Nobel per l'economia nel 2010, un tempo credeva appassionatamente nei benefici della moneta unica.

Ma, in uno straordinario ripensamento, oggi ammonirà sul fatto che l'euro sta creando una "generazione perduta" di giovani disoccupati e sta "dividendo l'Europa".

11/12/13

Sapir: Maidan contro l’Ucraina?

Prof. Sapir chiarisce i dati macroeconomici dell'Ucraina e ci conferma quanto già possiamo immaginare:  se i manifestanti dovessero prevalere, gli toccherebbe prepararsi a un futuro di grande delusione



Le manifestazioni di Kiev minacciano di prendere una piega insurrezionale. Per quanto i manifestanti siano numerosi, essi non rappresentano che una parte dell'Ucraina. La mappa delle elezioni presidenziali del 2010, vinte da Victor Yanukovich, conferma una divisione dell'Ucraina, non in 2, ma in 3 parti. La questione importante è capire da che parte starà l'Ucraina centrale. Al governo ucraino non rimane altro che poter contare su una maggioranza della popolazione che non sostiene, qualunque cosa se ne dica, i manifestanti.

Accordo di minima: l'unione bancaria completa è rimandata almeno al 2025

La maratona notturna dei ministri Ecofin procede a grandi passi verso l'unione bancaria, così necessaria per la sostenibilità dell'euro.... prof. Alberto Montero su Twitter lo conferma: nel 2025 (quando l'euro sarà morto) da Expansion.com

Il raggiungimento di una "unione bancaria" significa che non esistono più le "banche spagnole", le "banche tedesche" o le "banche italiane".  Significa che ci sono solo "le banche europee" e che ogni entità sia trattata dagli investitori, dalle autorità di regolamentazione e di vigilanza in base ai suoi coefficienti di solvibilità, liquidità e redditività, indipendentemente da dove abbia la sua sede. E per questo c'è bisogno di una mutualizzazione del rischio completa, il che significa che le banche (e i contribuenti, se del caso) di un paese dovrebbero finanziare le ricapitalizzazioni e ristrutturazioni bancarie degli altri paesi. Invece l'accordo di minima raggiunto nella notte di martedì dai ministri dell'Economia e delle Finanze dell'Unione europea  ritarda questa mutualizzazione totale almeno fino al 2025, come riportato in un documento di lavoro a cui ha avuto accesso Expansion.com.

09/12/13

Intervista a Matteo Salvini: Disobbedienza contro il cartello criminale “Roma-Bruxelles”

Da  Scenarieconomici.it l’intervista esclusiva a Matteo Salvini, nuovo segretario federale della Lega Nord:  l'euro sta distruggendo la nostra economia e bisogna uscirne subito, Letta è solo il curatore fallimentare dei poteri finanziari



D – Quali saranno le sue chiavi di rilancio della Lega Nord quale Segretario Federale?
Disobbedienza e indipendenza sono le mie parole d’ordine. Disobbedienza contro il cartello criminale “Roma-Bruxelles” che ci sta massacrando giorno dopo giorno. L’Indipendenza da entrambi è l’unica via di salvezza.

07/12/13

NYT: L'americanizzazione delle politiche del lavoro si diffonde in Europa

Un articolo del New York Times spiega il metodo e la finalità della perversa trasformazione economica e sociale che si sta imponendo ad un'Europa intrappolata nel vincolo del cambio fisso: la distruzione delle tutele dei lavoratori e un ulteriore aumento delle disuguaglianze sociali.
(Sorpresi? Ovviamente no. Che non potendo svalutare la moneta si svaluti il lavoro ve l'hanno detto perfino i rappresentanti del PD: ricordate Fassina? e poche settimane fa anche Cuperlo - sentitelo al minuto 7.45!)

Proteste sindacali a Lisbona lo scorso mese con dei cartelli con su scritto “Governo vattene”.
Francisco Seco / Associated Press.

di Eduardo Porter 3 dicembre 2013

Nel 2008, 1,9 milioni di lavoratori portoghesi nel settore privato erano coperti da contratti di lavoro collettivi. Lo scorso anno il numero era sceso a trecentomila.

La Spagna ha allentato le restrizioni sui licenziamenti collettivi e sui licenziamenti ingiusti, ed ha ridotto i limiti all’estensione del lavoro interinale, permettendo che i lavoratori vengano tenuti con contratti a termine fino a quattro anni. L’Irlanda e il Portogallo hanno congelato il salario minimo, mentre la Grecia lo ha tagliato di quasi un quarto. Tutto ciò è noto in Europa come “svalutazione interna”.

Vincolati all’euro e perciò impossibilitati a svalutare la moneta per rendere i propri prodotti meno costosi sui mercati esteri, molti paesi europei – soprattutto quelli della costa meridionale del Continente, che sono stati martellati dalla crisi finanziaria – hanno cominciato un furioso smantellamento delle tutele lavorative nel tentativo di ridurre il costo del lavoro.

06/12/13

Intervista a Claudio Borghi: "La Storia Farà Giustizia"

Le Interviste de L'AntiDiplomatico: dopo Sapir e Ambrose Evans Pritchard, una bella intervista al nostro Claudio Borghi.

"Il modo in cui i nostri governi ci hanno svenduto ad interessi economici esteri è vergognoso e la storia farà giustizia"

 


di Alessandro Bianchi

Claudio Borghi Aquilini. Professore di Economia degli Intermediari Finanziari all'Università Sacro Cuore di Milano. Editorialista de il Giornale ed Autore di Investire nell'arte, Sperling & Kupfer (2013).  

- Professore, Lei ha avuto il merito di essere tra i primi economisti italiani a focalizzare la crisi sul suo problema principale: l'insostenibilità della moneta unica per un paese come l'Italia. Oggi anche i più ferventi sostenitori del "sogno" federale degli "Stati Uniti d'Europa" hanno iniziato ad ammettere che c'è un problema. Perché, secondo Lei, l'uscita dalla zona euro è l'unica soluzione possibile e come risponde a coloro che prima di un tale passo chiedono la formazione di un cartello dei paesi dell'Europa del sud per forzare Bruxelles, Berlino e Francoforte a cambiare le loro politiche?


05/12/13

In Grecia un fenomeno nuovo: le offerte di lavoro cercano personale su 'base volontaria' -

Da KeepTalkingGreece: La nuova regolamentazione del lavoro raccomandata dalla Trojka  in Grecia produce i suoi frutti...che si cominciano a vedere anche da noi.



Nella Grecia della recessione e dei nuovi accordi di finanziamento col FMI la realtà del mercato del lavoro si è trasformata nel nostro peggiore incubo. I datori di lavoro non solo pagano i propri dipendenti con fino a sei mesi di ritardo. Un nuovo fenomeno si è presentato recentemente nel mercato del lavoro greco. Offerte di posti di lavoro su base volontaria. In tempi di debiti, disoccupazione e disperazione, i cittadini europei sono costretti non solo a lavorare per un pezzo di pane in un paese onerato dai debiti con i prezzi al consumo che restano spudoratamente alti. Ora, i dipendenti sono anche invitati a lavorare senza stipendio, a lavorare per niente. Per nessuno stipendio affatto, su base volontaria. L'unico premio per il dipendente disperato è la brillante prospettiva di essere scelto come volontario dell'anno.

04/12/13

Decodificando il messaggio di Michael Noonan, ovvero: L' OMT è solo per l'Italia?

Il Brussels Blog del Financial Times coglie alcune dichiarazione del ministro delle finanze irlandese su quanto si dice nelle segrete stanze a proposito di OMT:   solo l'Italia farebbe scattare le stampanti della banca centrale. (ma non c'è da rallegrarsene)



Dato che per più di un anno la crisi della zona euro è rimasta in sordina sui mercati finanziari, quelli di noi che ancora sono preoccupati per le sue conseguenze e per come sta cambiando l'Europa, a volte si sentono come una piccola banda di maniaci che offre i suoi pronunciamenti talmudici ad un ristretta compagnia di drogati dalla crisi.

03/12/13

Cesaratto: Il capitalismo fra la pentola delle bolle e la brace della stagnazione

L'intervento di Larry Summers al FMI sulla stagnazione del capitalismo - ripreso da Paul Krugman sul New York Times (ripubblicato da noi su La Repubblica) - tendono a farci rassegnare al fatto che la depressione di lunga durata dell'economia sia la "nuova normalità", dovuta a fattori demografici al di fuori del nostro controllo...Inspiegabilmente non si accorgono del problema della distribuzione del reddito! Lo sottolinea Sergio Cesaratto  sul suo blog


di Sergio Cesaratto
Il presagio di una tendenziale stagnazione del capitalismo è stato avanzato in un intervento al FMI dall’eminente economista di Harvard ed ex segretario al Tesoro americano Larry Summers. Il funesto vaticinio ha scatenato molti commenti nella blogsfera internazionale ed è stato prontamente sottoscritto da Paul Krugman nel suo popolare blog sul New York Times e da Simon Wren-Lewis, un altro influente blogger e macroeconomista a Oxford. In sintesi Summers ha argomentato che il capitalismo può evitare una stagnazione secolare solo se riesce a riprodurre bolle borsistiche o immobiliari simili a quelle che l’hanno sostenuto nel recente passato, sfociate tuttavia nella crisi finanziaria. Come in altre occasioni durante la crisi gli economisti mainstream si accorgono tardi e maldestramente di ciò che gli economisti critici da sempre denunciano.

01/12/13

Varoufakis: Il Finto Successo del "Salvataggio" Irlandese

Yanis Varoufakis commenta lo scandaloso trionfalismo sul presunto successo del "salvataggio" a cui è stata costretta l'Irlanda, smontando i due miti su cui è costruito: le eccezionali esportazioni e il crollo dei rendimenti.



di Yanis Varoufakis - Contrariamente al senso comune, l'Irlanda non è mai stata "salvata" e, per di più, non è neanche lontanamente sfuggita alla prigione del debito in cui era stata confinata dal suo, presunto, "salvataggio".

Dopo lo scoppio della bolla del mercato immobiliare, a seguito della crisi creditizia post-2008, la Banca Centrale Europea ha richiesto al governo di spostare le perdite delle cinque banche irlandesi, del valore di € 60 miliardi, sulle spalle dei contribuenti. Di cittadini che non avevano né il dovere morale né l'obbligo giuridico di portare questo carico. Perché? Al fine di proteggere il fragile sistema bancario tedesco dalle ripercussioni delle grosse perdite che avrebbe subito. Gli Irlandese se la sono presa con il loro governo e ne hanno eletto un altro che, tuttavia, ha considerato come sua priorità la piena attuazione del programma di austerità selvaggia conseguente agli enormi prestiti che il governo aveva accettato al fine di rimborsare le perdite delle banche. Il risultato è stata una spirale catastrofica per l'economia sociale dell'Irlanda e per la sua gente.

30/11/13

La Lettera segreta della BCE all'Irlanda, che ancora non è stata resa pubblica

Forbes in un articolo di agosto 2012 pubblica delle testimonianze su una lettera della BCE in cui si fanno forti pressioni all'Irlanda perché entri nel programma di "salvataggio", minacciando di tagliarle l'accesso al sistema dei pagamenti. Ma la BCE pretende di mantenere il segreto... Grazie a Giorgio D.M. per la segnalazione




Annunciando di essere disposta ad acquistare titoli di Stato spagnoli e italiani, solo se questi governi fanno richiesta di finanziamento al fondo di salvataggio EFSF, la BCE sta ora esercitando delle pressioni su questi paesi perché firmino degli accordi di salvataggio. Ufficialmente , la posizione di Mario Draghi su come la BCE si relaziona con i governi (come spiegato nella sua conferenza stampa di giugno) è la seguente:


29/11/13

El Paìs: Salta fuori anche la lettera della BCE a Zapatero

Il giornale spagnolo El Paìs riporta che nel libro di recente pubblicazione dell'ex presidente Zapatero si racconta delle ripetute richieste da lui subite di aderire ai "salvataggi", e spunta fuori anche la lettera della BCE - del tipo di quella inviata al governo italiano - inclusa nel libro come allegato e di cui riportiamo sotto la parte relativa al mercato del lavoro,  che si può direttamente scaricare in PDF dal sito di El Paìs.



El Paìs - Jose Luis Rodríguez Zapatero, primo ministro tra il marzo 2004 e novembre 2011, ha resistito a tutte le pressioni internazionali che si sono scatenate sulla Spagna, a partire dal 2010, perché chiedesse degli aiuti per le enormi difficoltà finanziarie in cui si trovava il paese. O almeno così dice l'ex capo dell'esecutivo nel suo libro El Dilema: 600 días de vértigo, ove racconta le varie fasi della gestione della peggiore crisi economica della storia spagnola e come i vari leader internazionali, dall'allora direttore del FMI Dominique Strauss-Kahn al cancelliere tedesco Angela Merkel, gli suggerirono che la Spagna avrebbe dovuto chiedere un aiuto finanziario internazionale. 

28/11/13

La gestione della crisi dell'euro della Große Koalition

Voci dalla Germania  riporta una sintesi di Der Spiegel sui punti essenziali del programma del nuovo governo tedesco. Ecco quello che viene detto sulla crisi dell'euro: grandi novità che cambieranno sicuramente il corso della crisi nei prossimi anni... ma non avevamo alzato il ditino?


Der Spiegel - Gestione della crisi Euro
La Cancelliera ha plasmato la gestione della crisi Euro su 3 concetti: i paesi in crisi devono risparmiare, gli aiuti ci sono solo a credito, e per i problemi delle proprie banche ogni paese deve fare da sé. Il contratto di coalizione non si allontata da questi punti.


27/11/13

Evans-Pritchard: Si sentono voci di rivoluzione nell'aria

Evans-Pritchard sul Telegraph ci parla di uno dei più inquietanti fenomeni degli ultimi quasi tre decenni: l'inesorabile caduta della quota salari e l'impennata della disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza in tutto il mondo. Questa situazione ha generato una crescita squilibrata e infine insostenibile. Per uscirne è necessario un deciso e coraggioso intervento dello Stato.
E non c'è bisogno di inventare niente: il passato ci insegna già cosa fare.

L'attore Russell Brand ha suscitato dibattito parlando di rivoluzione e del fallimento della democrazia e del voto.
20 Nov 2013, 11:00

Russell Brand ha più ragione che torto. Tensioni pre-rivoluzionarie stanno covando in mezzo mondo: più apertamente in Francia e in Italia, meno apertamente in Russia e Cina.

Il coefficiente di Gini, un indice della disuguaglianza nella distribuzione dei redditi, è in aumento da 25 anni quasi ovunque, grazie alla struttura deformata della globalizzazione.

Conferenza del FMI: Olivier Blanchard sui regimi di cambio

In una conferenza organizzata dal FMI con i maggiori economisti internazionali per dibattere sulla crisi, Olivier Blanchard, presidente del FMI,  si richiama a Krugman per affermare  l'importanza del cambio flessibile insieme al controllo sui movimenti di capitale (Segnalato da prof. Bagnai nella sua intervista al TGCOM 24)



di Olivier Blanchard

[...] Parlando di flussi di capitale.  Nei mercati emergenti (e, più in generale, nelle piccole economie avanzate, anche se queste non sono state esplicitamente menzionate), i dati suggeriscono che il modo migliore per affrontare i volatili flussi di capitale è di lasciare che il tasso di cambio assorba la maggior parte — ma non necessariamente tutto — l'aggiustamento necessario.