19/12/13

Due, cento, mille voci di sinistra fuori dal coro del liberismo

Due voci fuori dal coro liberista della sinistra. La prima è quella di Mimmo Porcaro, dell'area di Rifondazione (questa volta con base e altezza), di cui Goofynomics ha recentemente pubblicato una lettera in cui Mimmo esorta la sinistra a svegliarsi.  
La seconda è la voce di Ugo Boghetta, che si è espresso con grande chiarezza al Congresso di RC, voce sempre riportata da Goofynomics.
Pubblichiamo qui dei significativi passaggi, sia dell'una che dell'altra, rimandando al Blog del Prof. Bagnai per la lettura integrale, nella speranza che queste voci si moltiplichino e contribuiscano, insieme a quelle di tutti gli altri che sempre più si stanno risvegliando (da destra, dal centro o da coordinate spaziali indefinite), alla messa in sicurezza del nostro paese.



Il post di Mimmo Porcaro parte dal riconoscere che il movimento dei Forconi può essere certamente tacciato di "populismo", nel senso che è segnato  dall’illusione del “tutti a casa”, dall’incapacità di individuare gli avversari, dalla tendenza a prendersela con altri poveracci, dalla fascinazione per un capo ed uno stato autoritari... Certo, ma se questo succede è perché il PD, insieme coi sindacati maggioritari,  ha oramai assunto in pieno le posizioni liberiste


Ecco le parole di Porcaro: 
 
"Se la sinistra vuol tornare ad essere sinistra e a contare qualcosa deve allontanarsi dall’atteggiamento che oggi sembra prevalere al suo interno. Se vuole essere una soluzione per il Paese deve prima riconoscere di essere, essa stessa, una parte del problema. Perché la sua componente maggioritaria è da tempo passata al nemico ed è corresponsabile della distruzione neoliberista della democrazia e dello stato sociale (altro che “pericolo di destra”… la destra più pericolosa c’è già ed è già al potere, si chiama “larghe intese”, si chiama “Grosse Koalition”, si chiama PD e sedicente “socialismo europeo”…)...

...Bisogna smetterla con esitazioni ed illusioni. Bisogna svegliarsi. E cominciare magari a porre una buona volta il problema dei problemi: che è quello di rompere l’alleanza tra le frazioni sindacalizzate (e qualificate) del lavoro ed capitalismo europeista, e l’alleanza tra le frazioni più deboli del lavoro ed il capitalismo protezionista, per costruire una vera unità del lavoro subalterno (dipendente o no). Come si può fare? Si può fare concentrando gli sforzi sulla rottura dell’oligopolio dei sindacati maggioritari, senza quindi accodarsi sempre alla Fiom e senza sperare sempre nel rinsavimento della CGIL. Si può fare costruendo comitati popolari contro la crisi (e quel “partito sociale” di cui spesso ci limitiamo a parlare) capaci di muoversi nel magma dei conflitti attuali. Si può fare elaborando idee forti, certo (nuovo socialismo, nazionalismo costituzionale e democratico…), ma anche idee apparentemente più prosaiche. Comprendendo, ad esempio, che la questione fiscale ha cambiato forma, perché se il piccolo evasore degli anni passati difendeva la propria ricchezza sottraendola allo stato sociale, quello di oggi – vista la durezza della crisi e visto il crescente dirottamento del denaro pubblico verso il pagamento del debito – si difende dalla miseria sottraendo denaro alla speculazione. Non dobbiamo certo fare l’elogio dell’evasione, ma riconoscere che chiedere oggi la normalizzazione fiscale è condannare la gente alla fame.  
Riconoscere che la durezza delle sanzioni sui “piccoli” è effetto della scelta di non chiedere denaro ai “grandi”. E riconoscere che se i lavoratori sindacalizzati proponessero, invece della generica lotta all’evasione, una riduzione del carico e delle multe per i “piccoli” ed un deciso aumento della tassazione delle rendite e delle plusvalenze, riuscirebbero finalmente ad attrarre a sé sia le “partite IVA per forza”, ossia gli strati dequalificati del lavoro, sia i lavoratori autonomi di seconda generazione e di alta qualificazione. E soprattutto incrinerebbero quella loro nefasta alleanza col grande capitale che, riflessa nelle incapacità e nelle colpe della sinistra attuale è, ad oggi, il principale ostacolo ad una soluzione democratica della crisi italiana.

E qui alcuni passi significativi dell'intervento di Boghetta: 

"L’unica proposta innovativa è la centralità dell’euro, l’uscita dall’euro.

Questa proposta è la coerente conseguenza del documento 1 che afferma che abbiamo sbagliato sulla moneta unica e che l’Europa può saltare. In effetti è l’euro ed il suo cane da guardia BCE a far saltare l’Europa. Una moneta unica per economie tanto diverse non è stata in effetti la scelta migliore come afferma un premio nobel per l’economia.

Le economie forti, la Germania in primis, hanno una moneta sottovalutata. Per le deboli è il contrario. Rigida la moneta, inevitabile è la riduzione di salari, pensioni, occupazione. La recessione che ne segue avvita i bilanci su se stessi e prepara tagli continui al welfare. Nell’incertezza la Finanza imperversa.

La causa della crisi dell’Europa sta anche nell’aver ritenuto gli Stati un limite. Ciò per favorire una sovranazionalità tecnocratica, mentre le decisioni che contano sono comunque prese sempre più dalla sola Germania.

Per questi errori l’ideale europeista è stato travolto. L’Europa divide popoli e proletariati. L’euro funziona come gli Orazi e i Curiazi. Le destre vanno a nozze in nome di beceri e mai sopiti nazionalismi. Per questo pensare a movimenti sincronici di contestazione su tutto il continente è tanto idealistico quanto irrealistico.

Ma la politica va veloce. Le larghe intese fra Merkel e SPD tolgono qualsiasi speranza per cambiare questa Europa, e l’utilità di disobbedire o rompere i trattati. L’Europa è irriformabile. Si è detto che non si può rimettere il dentifricio nel tubetto, ma la storia più volte, dall’impero di Alessandro Magno in poi, ha cambiato dentifricio e tubetto. Accadrà anche questa volta.

L’Europa va dunque ripensata....

...Si dice che si deve ancora approfondire. Certo c’è tanto da approfondire,...  ma l’essenziale è noto. A breve ci sono le europee. Penso che il nostro slogan debba essere grosso modo: l’Europa non cambia, fuori dall’euro per un’altra Italia un’altra Europa.

Non ci sono più alibi. Nemmeno per noi. Avanziamo dunque con determinazione questa proposta. Solo cosi possiamo tentare di parlare alla testa ed alla pancia dei lavoratori, delle classi popolari, dei democratici, ad un paese esausto e di mobilitare un partito altrettanto esausto."
Due, cento, mille, centinaia di migliaia di queste voci da qui alle elezioni europee...


14 commenti:

  1. Aggiungo un passo non inserito nell'estratto di Boghetta:
    "Allora un partito comunista responsabile si attrezza per un exit strategy. Prepara a questo evento i lavoratori, le classi popolari, i sinceri democratici che difendono la Costituzione. Solo dentro a questa rottura storica le nostre proposte potranno entrare in connessione con i conflitti sempre più duri che stanno nascendo e nasceranno. E la presenza nei conflitti, il radicamento, il partito sociale stanno in una prospettiva generale."

    Richiamo questo passaggio perchè è eloquente: ancora una volta, la Costituzione viene vista come un "argomento tra tanti", una possibile ragione di convergenza su un programma di regolazione del conflitto sociale che viene autoattribuito all'idea marxista.
    Ma che invece, in ogni aspetto richiamato nel complesso del discorso, è già risolto dai principi fondamentali e dagli obblighi posti a carico delle istituzioni repubblicane dalla stessa Costituzione.

    Insomma un punto di riferimento necessario e sufficiente viene derubricato a mero potenziale elemento concorrente ed eventuale: cioè in quanto "i sinceri democratici che difendono la Costituzione" sono disposti a gravitare intorno al perno della centralità comunista.

    Tu dirai: come evidenzia Alberto, almeno il dibattito è aperto sull'euro e sulla sua connessione all'(ordo)liberismo ed alla repressione del conflitto con le classi lavoratrici.
    Sì, ma è un dibattito sfalsato in partenza, incapace di attrarre concettualmente e praticamente un allargamento del fronte democratico. E quindi inguaribilmente "egemone".
    Con non trascurabili conseguenze pratiche: l'idea che la redistribuzione (anche solo dell'esistente) sia in sè fattore necessario e sufficiente per tutelare l'occupazione, laddove la Costituzione lo connette al flusso di una crescita complessiva dell'intera società, riconoscendola nella sua complessità di attori coordinati da un vincolo solidaristico (che è ciò che l'€uropa tende di più a minare).
    Tanto più che, pur dicendo delle verità (peraltro legate a dati incontestabili), sarà persino stato considerato pericolosamente allusivo all'alleanza, tattica o strategica (è da vedere), con forze non "proletarie" sula cui stessa rilevanza e identità non si riesce a cambiare il pre-giudizio schematico.
    E comunque sia è una mozione "di minoranza".
    Che rimarrà tale.

    Questioni di sopravvivenza: il marketing di "nicchia" assegna un ruolo che consente di vivacchiare come pennacchio di una residualità, alla fine dei giochi legittimante il valoroso "alleato" della sinistra internazionalista ordoliberista. Tutandosi il naso senza grandi difficoltà (e salvo ripensamenti, in corso d'opera, ma sempre di marketing).

    Coerenza vorrebbe che, se veramente la rivendicazione identitaria di sinistra è fatta in nome della verità negata, l'ambiguo ricompattarsi sulla tattica della potenziale alleanza con altre forze di "sinistra", rivelatesi ormai "immaginarie" e nominalistiche, venga vista come menzogna (cioè il contrario della verità).
    Allontanandosi senza esitazioni da una formazione politica che ha ostinatamente perso la sostanza di ciò che ormai richiama solo strumentalmente.

    RispondiElimina
  2. sei offensivo e ingeneroso, tenendo conto della distanza che separa in termini di CHIAREZZA la mozione di minoranza di prc dal partito della truffa e della (voluta!) CONFUSIONE politica di casaleggio. i dirigenti dell'azienda pentastellata non hanno mai pronunciato (e mai lo faranno!) parole chiare contro l'euro come quelle di Boghetta.ma casaleggio e grillo non sono "marxisti" e neppure "comunisti", ma lo erano kalecki, sraffa e kaldor.., quindi con loro si può "civettare", come fai tu nel tuo blog, o addirittura linkare il trittico della menzogna politico-culturale (grillo, movimento, bioblu, a proposito di messora, nessun disgusto sulle sue recenti bufale sul web salvifico?) come fa carmen nel suo blog. la damnatio memoriae riguarda sempre i ROSSI.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il fatto è che la posizione dei "rossi" lascia l'amaro in bocca molto più della zuppa grillina. Nella mia piccola città di provincia ho conferma, quasi quotidiana, della loro cecità, e accade che mi ci arrabbi molto più che con i ragazzotti pentastellati; i quali, almeno, hanno l'alibi dell'inesperienza. Ci vuole pazienza, tanta pazienza. Ma ce ne vorrà ancor più il giorno dopo la fine ingloriosa dell'euro, perché c'è il rischio che, alla festa per la ritrovata sovranità monetaria, noi non saremo neanche invitati. Loro, sia i "rossi" che i grillini, diranno che l'avevano sempre detto... (vedrai tu se non andrà così, a dispetto della "memoria del web").

      Elimina
    2. "la damnatio memoriae riguarda sempre i ROSSI" non mi riferivo ai miserabili politicanti rifondaroli (e sellini) pronti a vendersi per uno strapuntino parlamentare,ma a quegli intellettuali, economisti, da marx a cesaratto, che SMASCHERANO con lucidità le contraddizioni del SISTEMA ECONOMICO CAPITALISTICO.persino keynes, col suo obbiettivo della piena occupazione va contro tale sistema che per riprodursi deve generare sovrappiù e divaricazione nella distribuzione della ricchezza. come dire per i capitalisti la domanda aggregata e quindi l'allargamento dei consumi è un'optional, a squinzi non interessa il cuneo fiscale pro-irpef, ma quello pro-costo del lavoro.e se la distruzione del mercato interno produce fallimenti aziendali, beh, è la concorrenza bellezza!

      Elimina
    3. I pentastellati in parlanento un qualche accenno alla sovranita' monetaria lo hanno comunque fatto. Non sarà molto, ma almeno loro si informano, checché se ne dica di Crillo e taleggio che nella stessa aula non siedono!

      Elimina
    4. Ma, caro Salvatore, se non ti riferivi ai "rifondaroli", dove sarebbe il disaccordo?

      Nella risposta a Ecodellarete dici esattamente quello che ho espresso. Forse non si comprende (capita). O forse non hai letto con attenzione. E in ogni modo, "persino" Keynes mi pare offensivo e ingeneroso: specialmente Keynes piuttosto.
      Tanto più che con Sergio mi trovo d'accordo al 95% (il 5% riguarda la attualità di denunciare, ora e apertamente, la contrarietà a Costituzione della "costruzione europea").

      Con Kaldor e Kalecky non flirto affatto: condivido e diffondo il loro pensiero, ritenendo che la nostra Costituzione sia la più prossima realizzazione normativa e istituzionale del loro stesso modello di Stato interventista.
      E solo su questo punto rimane la mia perplessità dell'impostazione di Boghetta: ma è un male comune a molti (economisti e non) non soppesare la rilevanza della legalità costituzionale come rivendicazione immediata e in sè sufficiente.
      Se non altro perchè pone negli interlocutori "euro-ambigui" (o "eurofili" tout-court) una scelta immediata: sul piano della legalità più importante di tutti: "voi" da che parte state?
      Beh, se rispondono "non ci importa della legalità costituzionale" e non ci vogliamo neppure porre seriamente il problema, cambierei compagnie.
      Ma sono certo che se non ci si preoccupasse dell'ortodossia ad ideologie vissute in forme ormai confuse(perdendo per strada Gramsci), si riuscirebbe a guardare alla necessità dell'unità dei democratici "nella Costituzione". Cosa che ritengo sempre possibile con persone che dimostrano la consapevolezza di Boghetta.

      Quanto al m5s, mi pare di non aver mai risparmiato, proprio sul punto, critiche articolate e anche molto più dure di queste: ma per saperlo bisognerebbe leggersi svariati recenti post con relativi commenti. Almeno prima di muovere accuse e insinuazioni

      Elimina
  3. Dichiarazioni che hanno del miracolo! Qualcuno di sinistra che si dichiara contro questo sistema eurocratico e già, fatto altrettanto eccezionale, vien giù la neve a Gerusalemme e Il Cairo! Non oso pensare cosa accadrebbe se si dichiarasse contrario perfino Bersani.... come minimo verrebbe un metro di neve in Amazzonia!!

    RispondiElimina
  4. In questo lungo inverno del nostro scontento, in cui ho preso sempre maggiore consapevolezza di cosa stia realmente accadendo al nostro paese, prima grazie alla traduzione di economisti stranieri, e poi grazie all'opera di divulgazione degli italiani che hanno avuto il coraggio di parlare e prendere posizione, sinceramente mi trovo davanti a un panorama politico che, senza rilevanti distinzioni, è tutto in colpevolissimo e vergognosissimo ritardo nell'accertamento della realtà, non si parli poi nella proposta di soluzioni.

    E di fronte a tanta squallida e generale desolazione, più che dar retta alle accuse o alle rivendicazioni - su chi stia esprimendo, più o meno chiaramente, o con quanti minuti di anticipo, i concetti che avrebbero dovuto essere loro chiari, in quanto professionisti della politica, già da molto tempo prima che a noi umili divulgatori - preferisco starmene a sorvegliare con (ansiosa) sollecitudine (anche con un occhio al blogroll qui affianco) se qualcuno di nuovo si viene svegliando, e far loro festa, e gioire, perché più concittadini rialzano la testa e più speranza ho per me stessa, per i miei figli, per la mia famiglia, gli amci, i conoscenti, gli antenati e in definitiva quella che nonostante tutto è la patria che amo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La patria che ami? Ecco, lo sapevo io che eri una fascista!! :-) Scherzo ovviamente!

      Elimina
  5. E comunque, nel loro piccolo, i commenti a questo post sono molto eloquenti di quanto sia insufficiente per costituire un fronte alleato, la pura e semplice uscita dall'euro, quante differenze si possano annidare all'interno di questo fronte comune, e come una franca discussione vada incoraggiata, mentre la mia impressione.è che ci sia una ritrosia a discutere apertamente, come se ciò automaticamente debba comportare la frammentazioone del fronte antieuro, potrebbe al contrario ancora più compattarlo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "i pentastellati in parlanento un qualche accenno alla sovranita' monetaria lo hanno comunque fatto. Non sarà molto, ma almeno loro si informano, checché se ne dica di Crillo e taleggio che nella stessa aula non siedono!"

      chi scrive non è un promoter m5s lobotomizzato come te, informati meglio su chi DETTA LA LINEA dalle parti dell'azienda a 5stelle, linea che viene dettata a colpi di spot sparati dalla centrale operativa di grillo, e mai frutto di discussione programmatica collettiva e preventiva.noi che non siamo decerebrati come te, dei tuoi "accenni" ecc. ce ne facciamo una s.e.g.a., esiste un programma economico SERIO e coerente che riguardi ANCHE una euro-exit strategy? no che non esiste, (e non esisterà mai, sveglia ragazzi!) e stiamo parlando di un partito ha il 20% ecc.

      ma passiamo a cose più serie, Luciano, tu scrivi del dibattito nel prc "pericolosamente allusivo all'alleanza, tattica o strategica (è da vedere), con forze non "proletarie" sula cui stessa rilevanza e identità non si riesce a cambiare il pre-giudizio schematico." e aggiungi che si tratta di "marketing di "nicchia" assegna un ruolo che consente di vivacchiare come pennacchio di una residualità, alla fine dei giochi legittimante il valoroso "alleato" della sinistra internazionalista ordoliberista." cosicchè la questione dell'apertura del dibattito sell'euro dalle parti "comuniste sinistrate" e già morta e sepolta..in partenza.inutile persino voltarsi e dare una sbirciatina.non sarai offensivo e ingeneroso, ma forse solo tendenzioso e malizioso.per quanto pesino elettoralemente i compagneros rifondaroli, perchè mortificare invece di incoraggiare la suddetta apertura critica del loro dibattito?
      e poi insisti troppo sulla difesa della costituzione tal qual'è, ebbene la costituzione del 48 dopo la sua promulgazione diede il via libera alla feroce politica deflazionista degasperi-pella-einaudi che tanto costernò lo staff "comunista" di truman del piano marshall.

      Elimina
    2. Ooh Salvatore! Statti calmo e non offendere! Neppure mi conosci! Dalle tue parti ce lo avete in programma SERIO sulla strategia di uscita? Oppure siete bravi solo a filosofeggiare intanto che il paese va affondo e quasi 5milioni di concittadini fanno perfino fatica a comprare da mangiare? Sempre ammesso che ve ne freghi realmente qualcosa....

      Elimina
  6. Poi questa benedetta Costituzione sarebbe meglio che non la toccasse più nessuno almeno fino all'istaurazione di una vera democrazia che faccia gli interessi del popolo! Era forse la cosa migliore che avevamo e la stanno distruggendo!

    RispondiElimina
  7. Insomma, Porcaro si alliena a molti altri intellettuali di sinistra affermando che il movimento dei forconi, pur essendo "ambiguo, rozzo, largamente influenzato dalla destra estrema" non può esser "giudicato “prima”, senza parteciparvi o senza aver tentato di farlo, senza attraversarlo e senza averne separato il buono ed il cattivo: senza aver proposto dall’interno un’altra definizione dei fini e dei mezzi".

    Quello che poi conta, appunto, è cosa si va a proporre a questa gente.
    Ricapitoliamo allora le parole d'ordine di Porcaro:

    - trasformare i rapporti di proprietà

    - emanciparsi dalla trappola dell’europeismo (e dell’euro)

    - proporre fin da oggi soluzioni neosocialiste in grado di traghettare il Paese fuori dalla subalternità al capitalismo atlantico,

    - costruire un discorso “nazionaldemocratico” capace anche di prevenire il diffondersi del nazionalismo di destra

    - rompere l’alleanza tra le frazioni sindacalizzate (e qualificate) del lavoro ed capitalismo europeista e costruire una vera unità del lavoro subalterno (dipendente o no)

    In fondo, quando Porcaro dice che i movimenti sono pervasi dall’illusione del “tutti a casa” , dall’incapacità di individuare gli avversari, dalla tendenza a prendersela con altri poveracci, dalla fascinazione per un capo ed uno stato autoritari ... non si rende conto che il primo ad esserne vittima è proprio lui.

    Ecco l'apoteosi del cortocircuito che ha fulminato la sinistra:

    "... comprendo il piccolo evasore degli anni passati difendeva la propria ricchezza sottraendola allo stato sociale, quello di oggi – vista la durezza della crisi e visto il crescente dirottamento del denaro pubblico verso il pagamento del debito – si difende dalla miseria sottraendo denaro alla speculazione"

    Verrebbe da dire "povero il lavoratore dipendente": ha sempre dovuto pagare le tasse, non ha mai avuto una ricchezza da occultare al fisco, e adesso si sente anche accusato da Porcaro di appartenere alle frazioni sindacalizzate del lavoro alleate al grande capitale europeista ...

    Un cordiale saluto.
    Emilio L.

    RispondiElimina