07/07/19

New York Times - Come la Chiesa Cattolica ha ceduto l’Italia alla destra

Un articolo del New York Times spiega come Salvini sia riuscito a imporsi nell’improbabile ruolo di alfiere del Cristianesimo in Italia. Nonostante un “curriculum” non certo da buon cattolico e la sua impreparazione in teologia, Salvini ha riempito efficacemente un vuoto lasciato dalle stesse gerarchie ecclesiastiche. Sotto il pontificato di Papa Francesco, la Chiesa si è allontanata dai suoi temi tradizionali, lasciando molti fedeli disorientati, e si è mossa verso temi politici e controversi. (La Chiesa ha forse tentato di rinnovarsi interpretando la modernità, ma l’ha fraintesa – aggiungiamo noi – allineandosi nei fatti ad alcune istanze del neo-liberalismo.)

 

 

di Mattia Ferraresi, 4 luglio 2019

 

Sulla carta il vicepremier italiano, Matteo Salvini, appare un testimonial abbastanza dubbio per rappresentare il cattolicesimo. Salvini è divorziato. Ha due figli da due donne diverse e ha una relazione con una terza donna. Ma questo non gli ha impedito di reinventarsi “capo cattolico” dell’Italia. “Sono l’ultimo dei buoni cristiani”, ha detto recentemente Salvini, 46 anni, durante un’apparizione al noto programma televisivo “Non è l’Arena”. “Difendo la nostra storia e l’esistenza delle scuole cattoliche”, ha detto in quell’occasione. “Se credo in Dio”, ha domandato in modo retorico, “e chiedo perfino la protezione della Madonna, questo dà fastidio a qualcuno?

 

Be', dà fastidio al papa, per cominciare.

 

Salvini, che ha prestato giuramento anche come Ministro dell’Interno, è il leader della Lega, un movimento ex-secessionista che si è ripresentato come forza nazionalista alimentando, tra le altre tattiche, i timori anti-immigrazione. Il suo motto “prima gli Italiani” è ispirato a quello di Donald Trump: “America first”. Salvini è anche l’ago della bilancia dell’insolita coalizione di governo che la Lega ha formato lo scorso anno con i campioni dell’anti-corruzione del Movimento Cinque Stelle, creando in Italia un esperimento unico di populismo.

 

L’abbraccio della Lega alla cristianità è però una novità. Negli anni ’90, subito dopo la sua fondazione, la Lega era spesso in polemica con la gerarchia vaticana. Aveva una prospettiva libertaria su temi come la famiglia, l’aborto, l’eutanasia e la libertà religiosa, e raramente li metteva al centro del proprio programma politico.

 

Ciononostante, parlando a Milano pochi giorni prima delle elezioni per il Parlamento Europeo che si sono tenute a maggio, Salvini ha invocato i nomi dei santi patroni d’Europa. “Affidiamo a loro il nostro destino, il nostro futuro, la pace e la prosperità dei nostri popoli”, ha proclamato, e poi è sceso su note più intime. “Personalmente, affido l’Italia, la mia e le vostre vite al cuore immacolato della Madonna. Sono sicuro che lei ci porterà alla vittoria”, ha detto, stringendo un rosario nella mano destra. Quando la Lega ha ottenuto oltre il 34 percento dei voti, diventando il partito politico leader in Italia, Salvini ha ringraziato “quello che sta lassù”, e ha baciato il rosario durante una conferenza stampa. Pochi giorni più tardi, durante un’intervista, si è diffuso ulteriormente sulla sua devozione verso la Vergine Maria, e ha annunciato la propria volontà di percorrere da pellegrino, un giorno, il Cammino di Santiago.

 

La Chiesa Cattolica ha reagito furiosamente alla politicizzazione dei simboli religiosi da parte di Salvini. Pietro Parolin, cardinale segretario di stato, ha rimproverato il ministro dicendo che “è sempre pericoloso invocare Dio per se stessi”. Avvenire, il giornale della Conferenza Episcopale italiana, ha descritto Salvini come “alfiere di un cattolicesimo tutto suo, molto distante dal magistero del Papa e della Chiesa”.

 

Una fonte di tensione tra Salvini e la Chiesa risiede nelle politiche e nella retorica aggressivamente anti-immigrazione da parte del ministro. Lo scorso anno Salvini ha ordinato ai porti italiani di bloccare le navi dedite al recupero dei migranti e di non farle sbarcare. È inoltre riuscito a far approvare un disegno di legge che impone nuove restrizioni ai richiedenti asilo in Italia e ha attribuito al proprio incarico poteri praticamente illimitati nel proibire l’entrata di navi nelle acque territoriali italiane. Questi sforzi lo hanno messo in rotta di collisione con Papa Francesco, che ha fatto dell’accoglienza ai migranti un tema centrale del proprio pontificato.

 

Ma se ci sono milioni di cattolici che votano Salvini (i sondaggi mostrano che il 33 percento dei cattolici praticanti votano Lega, facendone il partito principale tra i fedeli) potrebbe essere anche perché lo stesso Salvini riempie un vuoto nella politica italiana. Un vuoto lasciato dalla ritirata della Chiesa dal dibattito politico, avvenuta con Francesco.

 

La foga della Chiesa di Papa Francesco nel castigare i politici che si appellano alla cristianità rappresenta un deciso punto di rottura rispetto alle precedenti politiche di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, che cercavano di mantenere le opinioni della chiesa rilevanti all’interno delle società, compresa quella Italiana, che sono sempre più secolarizzate. Sotto questi papi, i portavoce della chiesa criticavano le unioni civili, i matrimoni tra persone dello stesso sesso in Italia e all’estero, e facevano campagna contro procedure come la fertilizzazione in vitro.

 

Ma Papa Francesco ha abbracciato un nuovo modello. In un discorso alla Chiesa italiana del 2015, ha chiesto la fine dei cosiddetti vescovi-pilota, dei pastori clericali che cercano di dirigere le scelte politiche del proprio gregge. Francesco ha esortato i leader della chiesa a limitare le proprie azioni alla dimensione pastorale. Il messaggio era in linea con l’idea che i vescovi dovrebbero essere “pastori che vivono con l’odore delle pecore”, prendendosi cura dei poveri e degli emarginati, anziché ossessionarsi per le questioni sociali. (Alcuni critici, però, hanno affermato che la Chiesa sotto Francesco non si è affatto ritirata dalla politica, ma piuttosto ha abbracciato un altro tipo di politica – che nonostante le proteste, la Chiesa di Francesco non ha affatto cassato la figura dei vescovi-pilota, ma gli ha invece ordinato di guidare i cattolici in modo diverso, verso posizioni più progressiste.)

 

Il modello di Francesco ha ricevuto sostegno dall’interno della Chiesa – padre Antonio Spadaro, editore della rivista gesuita La Civiltà Cattolica, per esempio, ha lanciato l’idea di un sinodo della Chiesa italiana per ridefinire le relazioni tra la Chiesa e la politica – ma anche polemiche da parte dei critici di Francesco, come il cardinale Gerhard Ludwig Müller, che in un’intervista telefonica ha detto “il processo di de-cristianizzazione delle nostre società richiede il coraggio di affermare la verità. Apprezzo i politici che affermano apertamente di essere cristiani più di quelli che denigrano la cristianità”.

 

Ma per alcuni credenti il modello di Francesco è semplicemente disorientante. Il Vaticano sta mandando messaggi ambigui su temi che fino a pochi anni fa erano considerati cruciali. Molti elettori cattolici lamentano che la Chiesa non si esprime più per condannare l’aborto e i diritti LGBT, o per difendere l’identità cristiana dell’Italia, mentre invece insiste sull’immigrazione, sulla giustizia sociale e i temi ambientali.

 

Salvini punta ai cattolici italiani che rifiutano di seguire il nuovo percorso o si sono persi nel momento in cui la Chiesa ha offerto una guida politica diretta. Nel farlo, ha seguito lo stesso percorso di altri leader europei di destra, come Viktor Orban in Ungheria e Jaroslaw Kaczynski in Polonia, politici di nazioni con un’ampia popolazione cattolica, che si presentano come campioni di una cristianità sotto assedio.

 

Salvini è la parodia di un leader religioso. La sua teologia è praticamente assente. I suoi motivi sono dubbi. Le sue eclatanti appropriazioni degli slogan cristiani sono goffe. Pronunciata da lui, anche la più solenne citazione di Papa Benedetto suona come un aforisma letto sui Baci Perugina. Ma nonostante tutto il suo messaggio è efficace tra i cattolici perché riempie uno spazio che la Chiesa ha lasciato vuoto.

 

La sua inattesa trasfigurazione è la conseguenza di un errore strategico della Chiesa. Papa Francesco può anche aver deciso di ritirarsi dal dibattito politico su temi che un tempo Papa Benedetto definiva “principi non negoziabili” – come la protezione della vita in tutte le sue fasi e la promozione della “struttura naturale della famiglia” – per buoni motivi. Tuttavia la sua scelta ha lasciato molti cattolici confusi. La gerarchia ecclesiastica ha erroneamente creduto che le pecorelle smarrite avrebbero automaticamente trovato il proprio riferimento politico tra i moderati. Invece molte di loro sono state attratte dall’uomo forte che ha promesso di difendere quei valori che la Chiesa di Papa Francesco oggi a malapena menziona.

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