05/12/12

Com'e' la situazione in Argentina?

Vi segnalo un'analisi della situazione Argentina che ho pubblicato sul blog Il CLUB CAPRETTA  (Vi ricordate il bravo Felice Capretta di Informazione Scorretta?) con cui sto iniziando a collaborare. L'analisi prende a riferimento l'articolo di Voxeu qui già tradotto, ma soprattutto il paper di Roberto Frenkel segnalatoci da Goofynomics, in particolare nella parte che riguarda la svolta avvenuta dal 2006. L'argomento riscalda gli animi di quelli che vorrebbero prendere il caso Argentina a modello (o a spauracchio) per il nostro paese...qui si tenta una visione spassionata.



16 commenti:

  1. Capretta? Quello che inneggiava ai tagliagole della NATO "ribelli" libici incitando ad ascoltare le bufale di Al-Jazeera?

    Purtroppo ce lo ricordiamo eccome.

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    1. Anonimo? Sinceramente in quel periodo non ho seguito Informazione Scorretta, ma chiederò direttamente alla capretta sorridente se conferma una cosa del genere.
      A me piangeva il cuore a vedere questo scempio orrendo della NATO nel cortile di casa nostra, e spero proprio che non sia così...

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  2. perché quando si parla dell’argentina si pone l’accento solo sui suoi problemi, evitando, l'appunto è rivolto alla cosiddetta stampa libera italiana e non al suo blog, di informare gli italiani su ciò che fa il governo argentino per opporsi all’ondata speculativa finanziaria?
    1° citazione:
    Si tratta dell’approvazione di una Legge dello stato che il senato della repubblica argentina ha votato in maggioranza (voto trasversale) in data 28 novembre 2012 con 43 voti a favore e 19 contrari, diventando “immediatamente operativa con applicazione retroattiva al 1 settembre”. Hanno tecnicamente 30 giorni per renderla applicabile. E la Legge parla molto chiaro: definisce “illegale e immorale” qualunque forma di speculazione finanziaria sui mercati internazionali basata sui derivati; abolisce la possibilità tecnica delle speculazioni finanziarie in borsa perché sottrae a tutte le banche, a tutte le istituzioni finanziarie operanti nel territorio nazionale, la propria autonomia sul mercato. Dal 30 novembre del 2012, il parlamento e il governo argentino si riappropriano della propria economia che individua “legalmente” nella finanza “il braccio operativo dell’economia di cui deve essere subalterna” e impone alla finanza di essere sottoposta al totale controllo dello stato centrale in ogni sua attività. Così titolava La Naciòn, il più importante quotidiano argentino (moderato conservatore) nel dare la notizia che in Italia non mi pare sia stata né diffusa né diramata.
    2° citazione:
    Ieri, 30 novembre, per tutta la giornata, in Argentina si sono svolti convegni, manifestazioni e discussioni relativi a un’altra legge che va alla votazione alla fine della prossima settimana e che riguarda il secondo pilastro della democrazia e della ripresa economica: la legge sul conflitto di interesse e una nuova legiferazione nel campo della libertà di stampa, dell’informazione e delle comunicazioni. Verranno prese misure specifiche per impedire che possano essere eletti in parlamento soggetti politici legati al mondo dell’informazione, e soprattutto viene impedito a società finanziarie, banche d’affari private e grossi colossi finanziari internazionali di poter aggirare l’ostacolo diventando editori. Chi si occupa di informazione lo fa costituendosi come “editore puro” attraverso il rischio di una impresa privata. Il tutto per impedire che la finanza, in maniera subdola (come avviene in Italia ad es.) usi il proprio gigantesco potere per esercitare pressioni sull’opinione pubblica al fine di salvaguardare interessi finanziari e non il diritto alla libertà dell’informazione.

    Le citazioni vengono dal blog di sergio di cori modigliani, che non sempre mi piace, ma se ha ragione, ce l’ha!
    Il suo blog comunque mi piace.
    franco valdes

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    1. Grazie Franco, notizie interessanti, senza dubbio, dato che la eccessiva finanza e il conflitto di interessi del quarto potere sono dei problemi enormi.
      Può essere che la fuga dei capitali che si sta verificando sia legata anche a questi tentativi di imbrigliare l'attività speculativa...

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  3. premetto che non ho la pazienza di commentare papers economici in tutti i loro aspetti come Carmen o altri che lo fanno di mestiere, ma questo anche nella convinzione maturata negli anni (leggo di queste cose dagli anni '70, le ho studiate per tutti gli anni '80 e le "pratico" anche) che l'economia sia più semplice di quello che sembra leggendo gli economisti

    Quanto esporta l'Argentina di beni e servizi (lasciamo da parte le materie prime agricole soggette a fluttuazioni di prezzi mondiali e dei raccolti) ? sui 30 miliardi di dollari con punta massima di 35 miliardi di $. 30-40 miliardi di dollari su 450 mld di GDP. E importa per 74 mld di $ A questi vanno aggiunti 40-45 mld di export agricolo per cui ha surplus di 10 mld di $. Bene, quanto esporta l'Italia ? per 470 mld di dollari e tutte merci praticamente. E importiamo quasi la stessa cifra.

    Che particolare ragione c'è di confrontare una potenza industriale esportatrice come l'Italia, con la terza ricchezza mediana pro-capite del pianeta dietro Svizzera e Australia con un paese povero che esporta soya e frumento e in cui da sempre i capitali la gente che può li tiene a Miami (cioè la ricchezza è all'estero) ?

    L'Italia va confrontata con la Corea, Taiwan e il resto dell'Asia o con la Svezia o anche la Turchia o al limite persino India ecc... ci sono 20 paesi al mondo più simili all'Italia oggi, non con l'Argentina se si vogliono trarre delle lezioni utili e applicabili.

    Le conclusioni finali "......ma occorre tenere a mente che, se svincolarsi da un cambio capestro è necessario per uscire dalla deflazione, non è tuttavia sufficiente stampare moneta per cavarsi dai guai. Una politica fiscale espansiva deve sempre tener conto del vincolo della bilancia dei pagamenti..." si basano su un esempio estremo e particolare come l'Argentina. L'esperienza di tanti altri paesi mostra che questo problema IN REGIME DI CAMBI FLUTTUANTI non è molto rilevante (cosa sostenuta poi anche dal primo dei due papers...)

    vedi anche quihttp://cobraf.com/forum/coolpost.php?topic_id=2966&reply_id=123500981#123500981
    e qui
    http://cobraf.com/forum/coolpost.php?topic_id=3291&reply_id=123500968#123500968

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  4. e sempre su questo falso problema del cambio estero come vincolo se finanzi i deficit pubblici con moneta invece che con debito che agitano vari economisti tipo bagnai

    1) se tu hai un deficit pubblico dell'8% del PIL (come ad esempio UK) che lo finanzi con debito come adesso o tramite accrediti di banca d'italia perchè mai il cambio deve soffrirne di più ?

    ii) è il contrario perchè se emetti moneta eviti l'accumulo di debito....vedi lo UK che stampa moneta con cui compra Gilt e ha una Sterlina del tutto OK

    iii) è possibile avere deficit commerciali esteri cronici anche per una generazione o due senza problemi, come mostra l'esperienza degli Stati Uniti dal 1820 alla prima guerra mondiale, quando avevano sempre disavanzi esteri, SEMPRE. Mosler non è un pazzo quando dice che le importazioni sono un beneficio, negli USA è stato così per 200 anni ! E nel 1880 gli USA non avevano basi militari in europa e asia .. Dipende come finanzi il disavanzo, se sei un paese ad alta crescita e con buone prospettive di investimento avere deficit cronici può essere in realtà un ottima cosa, se invece copri il deficit solo vendendo debito pubblico meno....

    iv) MA non solo gli USA, vedi l'India, vedi la Turchia che sono sempre in deficit con l'estero e non hanno problemi, anzi sono portate come esempio.

    v) il problema di cui parlate è circoscritto largamente all'esperienza del sudamerica e filippine, il perchè lo trovi spiegato in "Blood Bankers" di John Henry meglio che nei testi di macroeconomia (manipolazione, speculazione, corruzione, furti..)
    http://www.amazon.com/Blood-Bankers-Global-Underground-Economy/dp/1560257156

    Evito di essere polemico poi, ma francamente sarebbe ora di allargare l'orizzonte, mai nessuno di questi economisti nostrani che di segno di sapere qualcosa che non sia USA o Italia o Argentina..., gli esempi da usare sono in Asia per un paese esportatore come l'Italia

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    1. Girovagando per il web a me sembra di aver capito che l'indebitamento estero è condizione necessaria,non sufficiente per saltare.(Mettiamo le cose in chiaro io sono perito elettronico ok,sono sono uno disposto ad ascoltare chi ne sa più di me e sono sempre tutto orecchie).
      A me comunque la Corea sembra ne più ne meno che l'Italia(d'un tempo) d'Asia......Oltre tutto smentisce tutti i pregiudizi dei vari fermatori del declino sull'uscita da come dice lei "un cambio capestro).Svaluta e ha inflazione contenuta oltre a fornire prodotti di qualità,ha una banca centrale "dipendente" e non ha debbitopubbblico alto,non ha materie prime ha pochi terreni agricoli è una penisola il dualismo Sud-Nord(mi permetta sono terrone per una volta che il sud va meglio).....Cazzo(scusa Carmen)è proprio l'italia.Questo lo vorrei aggiungere perchè mi sembra di vivere un un paese di autorazzisti dove qualsiasi cosa odora d'italico secondo gli italianicchi puzza de m........Quegli italioti che ti direbbero "mica noi siamo la Corea siamo mafiosi,corrotti ecc.",che magari sono le stesse e sottolineo le stesse che 15 anni fa consideravano i coreani scimmie del terzo mondo!

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    2. Zibordi ti sbagli, io non commento paper di mestiere e non sono un'economista, diciamo che ho una formazione economica, e non mi ritengo un'esperta.

      In primo luogo, vorrei precisare che ho pubblicato questo studio proprio perché non volevo alimentare la "mistica" in corso sull'Argentina come caso emblematico per il nostro paese, nel bene e nel male, ma rappresentare la situazione qual'è in maniera la più possibile obiettiva, smentendo questa assimilazione Italia-Argentina che è valida solo per il vincolo del cambio a cui sia noi che loro ci siamo sottoposti, con gli effetti negativi che ben conosciamo.

      Come secondo punto, invece, va beh, non vuoi fare il polemico, ma chiedendo agli economisti nostrani dissidenti di "allargare gli orizzonti" mi pare che sei un pochetto supponente, presuntuosetto diciamo (con immutato affetto) - infatti le analisi su cui si basano (Bagnai ad esempio) sono - oltre a tante numerosissime altre che io manco conosco ma loro sì - quelle del ciclo di Frenkel che ad esempio spazia su tutte le crisi finanziarie degli ultimi decenni (non solo America latina, ma anche l'Asia, e ora Europa) identificando elementi comuni e particolarità.

      Se poi parli di paesi che reggono a squilibri persistenti di bilancia dei pagamenti attraverso la semplice fluttuazione del cambio...ma non si tratta di paesi (vedi India) che stanno ricevendo un sacco di capitali dall'estero (addirittura in India stanno pensando di mettere dei vincoli, mi pare).....anche i piigs ne hanno ricevuto tanti, per tanti anni...sarà questo un sano equilibrio?

      boh, io penso che sia saggio tener conto del vincolo della bilancia, tener conto dei capitali in entrata che garantiscono solo un equilibrio apparente, e lo ribadisco, e mi sembrerebbe anche normale riconoscerlo, a meno che non si voglia por fine alla polemica smorzandola piano piano fino a che si spenga come un lumicino...dài, aiò, dicono dalle mie parti, Zibordi caro, a ognuno il suo, e avanti insieme.

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  5. Già, Capretta è il genio che è arrivato a diffondere sul suo blog i dati dell'ambasciatore libico in Italia invitando i suoi lettori ad "andarlo a trovare" perchè questi "rifiutava di dissociarsi da Gheddafi".

    Tutto nero su bianco su Informazione Scorretta se è ancora consultabile.

    Proprio un bell'elemento.

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    1. Senti, anonimo, intanto mettici il nome tu. Per quel che ho avuto modo io di seguire, Capretta ha sempre preso delle posizioni che condividevo. Su questa storia libica non lo so, molta gente, anche molti amici miei, si sono lasciati confondere. Seguirò il nuovo blog e vedrò di che pasta è fatto.

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    2. Allegro Muflone7 dic 2012, 11:21:00

      Non ho fatto altro che citare dei fatti, che sono documentati a meno che non sia stato cancellato il vecchio blog.

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  6. Le conclusioni finali "......ma occorre tenere a mente che, se svincolarsi da un cambio capestro è necessario per uscire dalla deflazione, non è tuttavia sufficiente stampare moneta per cavarsi dai guai. Una politica fiscale espansiva deve sempre tener conto del vincolo della bilancia dei pagamenti..." si basano se tu leggi quasi solo sull'esperienza del Sudamerica. Se non è così citami altri esempi di altri paesi

    L'esperienza di tanti altri paesi (tutta l'est asia, israele, turchia, india, UK, USA) mostra che questo problema IN REGIME DI CAMBI FLUTTUANTI non è molto rilevante.

    Dire che " Frankel nel suo paper analizza tante cose" e che "Bagnai saprà tante cose che io non so" che senso ha ? Devi citare esempi concreti con numeri e grafici come ho fatto decine di volte io ad esempio nei link citati, non dire che "..altri avranno detto meglio.." che è così. O sai di esempi concreti in cui il cambio è stato un vincolo che ha impedito di finanziare i deficit o non lo sai.

    Ed è ovvio che rispetto a dei prof. quando si parla di come reagirà il cambio se si passa alla lira pensi di saperne di più per il semplice fatto che oltre ad aver fatto la tesi sui modelli di previsione dei cambi 25 anni fa e conoscere la letteratura poi per 15 anni ho operato sui cambi cercando di capire in pratica come funzionano. Agli economisti non si da molto retta per i fatti economici allo stesso modo che per fare esperimenti chimici si da retta ad un chimico. Nel mondo reale, governi, banche, mercati finanziari, imprese non si da molto retta ai prof di economia.

    E il motivo è precisamente questo, se gli porti esempi e numeri di casi pratici da spiegare, dato che non li conoscono ti dicono che c'è qualche paper di qualche altro prof con il "ciclo di frankel" invece di rispondere...

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    1. Caro gz, se prendi le mie parole a dimostrazione di come si comportano gli economisti non sei molto corretto, perché io ti ho detto che non lo sono, economista.
      Ho una formazione economica, che ho cominciato ad arricchire solo da un paio d'anni a questa parte, quando la preoccupazione per la situazione dell'Europa si è fatta grave, e ho iniziato a leggere, a tradurre, a condividere e a cercare risposte.

      La grossa balla del debito pubblico, però, l'avevo già capita da molto prima che Barnard la divulgasse col suo Grande Crimine, e infatti, prima di accorgermi delle problematiche diciamo "di democrazia" insite nel suo stile, mi ero anche entusiasmata del fatto che lui ne parlasse.

      Poi però, le cause profonde della crisi dell'euro mi sono state chiarite in tutti i loro aspetti principalmente dall'opera di Bagnai - e non (solo) con richiami a questo o quel paper o a questa o quella teoria, ma con dati grafici e tabelle. Con lo studio preciso e analitico dei fatti reali.

      Ora, in merito alla discussione se sia sufficiente un cambio flessibile per risolvere gli squilibri della bilancia di pagamenti, a me, a logica, mi pare corretta l'affermazione di Brancaccio che una difesa che si basi solo sul cambio flessibile possa esporre un paese a facili acquisizioni da parte dei capitali esteri, e che quindi siano necessarie delle politiche di controllo dei movimenti di merci e di capitali, senza le quali non può bastare la mera flessibilità del cambio. A me pare logico, perché come dici tu stesso l'economia alla fine non è così astrusa, è anche molto semplice (e a volte le discussioni si infiammano più per i modi scorretti che si assumono nel portarle avanti che per divergenze sostanziali). IO (sottolineo io), non ho fatto studi su quei paesi che tu porti a dimostrazione del fatto che basterebbe la flessibilità del cambio (gli USA li abbiamo già scartati per la particolare situazione del dollaro, naturalmente). Se tu ce li hai a disposizione, linkali. Poi se ne parlerà.

      Ma una cosa, però, voglio sottolineare. Ragazzi, qui siamo in pieno fascismo, c'è in atto un attacco tremendo ai diritti del lavoro e ai diritti umani in generale, abbiamo un paese che sta andando in malora - e si discute, con accesa acrimonia..... di quanto possa essere determinante la flessibilità del cambio per rendere sostenibili le politiche di piena occupazione.....boh, francamente a me sembra un delirio. Non ho parole per descrivere questo senso di paradosso e di assurdo che mi assale nel pensare a gente (valida) come te Zibordi che attacca (cos'è, uno strascico di barnardite?)...l'insipienza, o l'incompetenza, o chissà che, degli economisti nostrani - di economisti che gridano a voce alta lo scempio che si sta compiendo!!! Che l'hanno fatto capire nei dettagli a suon di grafici e tabelle, che reggono il confronto coi piddini (categoria da prendersi in senso generale) in maniera forte, battagliera, elegante, sopraffina...- e perché? perché tu capisci meglio come reagirà il cambio avendo alle spalle anni di "traderato"? Sì, va beh, non posso crederci, dimmi che non è vero.
      Dacci il tuo contributo Zibordi, quello che puoi e che sai, e smettila una volta per tutte con le polemiche. Scusa il tono assertivo materno.

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  7. Ciao Carmen,è bello vedere che chi ritiene che Keynes sia sorpassato,se ne viene fuori con gli Stati Unti nel 1820,quando li non si produceva neanche l'acciaio.Poi più in la hanno violato il brevetto del metodo Bessemer(capisco che nn sono un trader ma questa è storia e immagino che la storia non la insegnino i trader),è altresì bello vedere che chi ti accusa di non linkare nulla poi non linka una cippa..........Cara Carmen devi proprio essere intellettualmente disonesta! :) Buon lavoro

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  8. GZ pubblica i tuoi commenti sul blog di Bagnai, quel professorino di provincia che considera Mosler un "poraccio"

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  9. Mi sembra esagerato affermare che con un cambio flessibile ci si possa disinteressare di un eventuale saldo estero negativo. Suggerire questa ricetta per indicare una crescita "sostenibile" mi sembra una pessima idea, anche perchè, mi pare di capire, questo avverebbe attraverso l'abbassamento drastico delle tasse, in maniera tale che gli IDE possano compensare il deprezzamento dovuto al cambio flessibile con maggiori margini di profitto. In ogni caso questo schema è tutt'altro che sostenibile, a meno che con la parola sostenibile non si intenda il punto di vista degli investitori esteri che giudicano "credibile" un paese solo nel momento in cui garantisce ampi margini di profitto da riportare a casa.
    Alessio

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