20/04/13

Perché il FMI non può affrontare la verità sul fallimento dell'euro?

Sul Telegraph ci si interroga sul perché  il  FMI, invece di inchiodare i leader UE alle loro responsabilità,  continui a rassettare il ponte del Titanic mentre la nave affonda...

 

di Jeremy Warner - Sono stato a Washington questa settimana per la riunione di primavera del Fondo Monetario Internazionale. Vorrei poter dire che si è vista la luce in fondo al tunnel, ma la realtà oggettiva è che siamo ancora in una depressione profonda. Mi dispiace usare luoghi comuni, ma mi vengono alla mente due espressioni: giocherellare mentre Roma brucia, e risistemare le sedie sul ponte del Titanic.

In "Le conseguenze economiche della pace", l'economista britannico John Maynard Keynes ha scritto che la sua scelta in qualsiasi negoziato o arbitrato era "dire la verità violenta e spietata", ma nelle discussioni di questa settimana non c'è stata nessuna dimostrazione in questo senso. Invece di affrontare le cause alla base del disastro economico attuale - il fallimento dell'euro - il dibattito si è incentrato su questioni marginali di bilancio e monetarie, come il ritmo troppo veloce del consolidamento fiscale nel Regno Unito e negli Stati Uniti.
 

Che il chief economist del FMI, Olivier Blanchard, e il suo direttore generale, Christine Lagarde, possano pensare che qualche allentamento dei cordoni della borsa fiscale nel Regno Unito siano misure adeguate e in grado di riportare alla crescita, quando in Europa è in corso una crisi così profonda, non è solo strano, è patetico. Ho già scritto sulle gravi carenze del FMI nell'affrontare la peggiore crisi economica dalla seconda guerra mondiale nell'edizione cartacea odierna del Daily Telegraph , ma c'è ancora molto da dire in proposito.

Invece di costringere i leader della zona euro ad affrontare la verità - che il loro progetto nella sua forma attuale sta facendo fallire non solo loro, ma l'intera economia mondiale - lo stesso FMI si affanna su questioni irrilevanti, come quella se nel Regno Unito ci sia lo spazio fiscale per un po' più di indebitamento al fine di alimentare la domanda. Peggio ancora, va avanti nel tentativo di sostenere ciò che chiaramente, nella sua forma attuale, rappresenta uno sforzo insostenibile.

Uno dei grande "puzzle" in discussione questa settimana al FMI è il motivo per cui il massiccio stimolo monetario applicato alle economie avanzate nel corso degli ultimi quattro anni ha avuto così poco effetto. Avrei pensato che la risposta fosse ovvia. Si può avere gestione della domanda quanto si vuole, ma finché i sottostanti squilibri nell'economia mondiale non sono affrontati e restano irrisolti, imprese e famiglie non avranno la fiducia necessaria per spendere e investire.

Il più grande esempio di questi problemi è nella zona euro. E' evidente da lungo tempo che ci sono solo due soluzioni definitive al malessere della moneta unica. O si rompe, consentendo alla magia delle valute fluttuanti di ripristinare l'equilibrio economico dell'Europa, oppure si deve rapidamente passare ad un'unione di trasferimento su larga scala, con le nazioni surplus che sovvenzionano le economie deficitarie. Invece di costringere i leader della zona euro ad affrontare questa scelta, il FMI acconsente a soluzioni tampone che non riescono ad affrontare i problemi di fondo.

Se si impedisce ai prezzi relativi di muoversi per ristabilire l'equilibrio nell'economia europea, che è ciò che in effetti fa la moneta unica, allora l'intero processo di aggiustamento economico diventa praticamente impossibile. Perché al FMI queste cose non vengono dette, apertamente e onestamente? Perché si permette ai leader politici della zona euro di sfuggire a un problema che provoca miseria e povertà non solo all'interno dei suoi confini, ma in tutto il mondo industrializzato?

Nel corso di una conferenza stampa tenuta questo venerdì, Olli Rehn, vice presidente della Commissione europea, ha detto che la strategia dell'austerità fiscale stava funzionando, che il deficit della zona euro si sarebbe dimezzato dal 6 al 3 per cento quest'anno, consentendo al ritmo del consolidamento fiscale di rallentare dal 1,5 per cento dello scorso anno allo 0,75 per cento del prossimo anno. Questo ritmo è più lento che negli Stati Uniti, e lui non accetta di prendere lezioni da nessuno sulla inutile asprezza della medicina fiscale che viene dispensata.

Purtroppo, è proprio questo il problema. Questi sono dei dati aggregati, sostanzialmente influenzati dal fatto che la Germania, di nuovo tornata a qualcosa di simile a un bilancio in pareggio, quest'anno sta terminando il consolidamento fiscale. Lo stesso non vale per le nazioni più deboli della zona euro, dove c'è ben poca tregua. La zona euro è ancora un insieme di 17 nazioni sovrane, alcune in surplus e alcune in deficit, ma Rehn parla come se si trattasse di un solo paese. La sua analisi è quindi ridicola. Se si dovesse aggregare l'intera economia mondiale, ci troveremmo in uno stato di perfetto equilibrio. Eppure, come sappiamo, al suo interno ci sono enormi surplus ed enormi deficit.

La situazione attuale è senza speranza. C'è troppo capitale politico, troppi ego e troppe carriere che cavalcano la continuazione dell'unione monetaria per poter ammettere il fallimento. Il FMI è stato istituito per affrontare le crisi economiche internazionali proprio di questo genere. Eppure trovandosi di fronte alla più grande crisi dalla seconda guerra mondiale, il fondo si è dimostrato inadeguato al compito.

La crisi, temo, diventerà molto più grave prima che la volontà collettiva si risolva ad affrontarne le cause più profonde. Come è triste che per farsi ricoverare in ospedale occorra prima spararsi su un piede!



12 commenti:

  1. I padri e i difensori dell'EuroFollia, dopo l'eurexit andrebbero perseguitati e condannati come i Nazisti!

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  2. L'unica speranza di savare il giochino è che ad un certo punto l'austerità fiscale dei periferici possa essere accompagnata dall'assunzione di quote crescenti del loro debito pubblico da parte della BCE.
    Il nodo sembra tutto politico.

    Un cordiale saluto.
    Emilio L.

    http://marionetteallariscossa.blogspot.it/

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    1. Emilio, il problema non e' il debito pubblico, quindi la soluzione non e' quella.

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    2. Sono d'accordo. I problemi sono su partite correnti e debito con l'estero.

      La stretta fiscale dovrebbe servire a ridurre le importazioni, aumentare il risparmio nazionale, rafreddare l'inflazione, garantire moderazione salariale ...

      ... ma è un approccio che da solo non basta.

      http://marionetteallariscossa.blogspot.it

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    3. Mi sembra un po' difficile risparmiare quando la stretta fiscale ed il taglio dei salari imperano "in nome dell'Euro".

      LARS

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    4. La questione è impostata in modo non del tutto condivisibile, in quanto l'intervento della BCE per calmierare i tassi di interesse sui titoli di Stato dei paesi periferici risolverebbe il problema solo "a valle", lasciando intatti gli squilibri macroeconomici che rappresentano il problema "a monte", e che potrebbero essere risolti con una politica di rilancio dei consumi interni tedeschi.

      Per quanto riguarda il "nodo politico", esso effettivamente esiste, ed è rappresentato dalla strenua opposizione tedesca a qualsiasi soluzione del problema, tanto "a valle" (contrarietà agli eurobond ed ai trasferimenti fiscali, ed a qualsiasi forma di sostegno al debito dei paesi in crisi), quanto "a monte" (contrarietà a qualsiasi reflazione interna e all'abbandono delle proprie dottrine mercantilistiche). Essendo decisamente di tipo "gordiano", con una controparte che rifiuta "a priori" qualsiasi soluzione cooperativa, purtroppo l'unica soluzione sembrerebbe quella adottata da Alessandro Magno: ossia un taglio netto......

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    5. Nell'attesa di una svolta in senso cooperativo dell'UEM, oppure della rottura definitiva (che comunque non è dietro l'angolo) ... proverei comunque a fare qualcosa di buono a casa nostra.

      Proprio se queste tematiche tempo fa mi ha espresso delle considerazioni alle quali non ho avuto la possibilità di replicare ... l'ho fatto qui:

      http://marionetteallariscossa.blogspot.it/2013/04/uscire-dalleuro-una-possibilita-sullo.html

      Un cordiale saluto

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  3. La FED ha continuato ad immettere forte liquidità nel sistema,per incentivare i consumi e permettere all’economia reale di girare.Esattamente il contrario di quanto deciso dall’eurocrazia,fedele alle pratiche di rigore e di austerità riduttrici di benessere sociale.E’ un fatto che la creazione di ulteriore debito e maggiore liquidità riesca a pilotare la svalutazione del dollaro rispetto alle altre monete, e dell’euro in particolare;una politica che ha l’evidente intento di rendere i prodotti americani più competitivi, strappando fette di mercato europeo a beneficio dei produttori USA.Poiché la politica monetaria degli USA è più che palese,ci appare chiaro che i nostri NON ELETTI manovratori della BCE,non stanno certo operando per il bene comune dei popoli europei.Tenendo stretta l’economia europea,non immettendo liquidità,tenendo alto il valore dell’euro,evidentemente fanno gli interessi degli USA,provocando recessione,stagnazione e disoccupazione diffusa ovunque.Loro però affermano imperterriti e spocchiosi di agire per il bene europeo..

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    1. Su quest'ultima osservazione non sono d'accordo. Gli USA non hanno interesse a una recessione così ampia che coinvolge tutta l'europa. Recessione in Europa vuol dire anche meno commercio globale. Senza considerare gli effetti finanziari. I nostri NON ELETTI stanno facendo gli interessi dell'elite finanziaria europea che ha accumulato crediti enormi che vuole ripianare al più presto a spese dei contribuenti e ora anche dei correntisti. Comunque c'è anche una grande ignoranza e chiusura mentale da parte degli esponenti della politica...

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    2. cui prodest?

      E' innegabile che dalla crisi europea gli USA ci stiano guadagnando; noi oltre che partner siamo competitor sulla produzione.

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    3. no gli USA non ci guadagnano perchè la nostra domanda, fino ad ora ancora il maggior traino per l'industria USA, sta venendo demolita.

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    4. "Innegabile"? Ma quando mai l'economia americana ha tratto benefici dalla crisi di quella europea? (E viceversa, ovviamente). Da noi il QE non si può fare perché non è previsto dai trattati e ovviamente farebbe venire meno il manganello dello spread; la svalutazione del dollaro rispetto all'euro non è una diabolica manovra della FED ma riflette semplicemente il peggioramento della bilancia commerciale americana rispetto all'Europa e in particolare alla Germania (http://www.census.gov/foreign-trade/data/index.html); identico il senso della manovra giapponese (http://vocidallagermania.blogspot.it/2012/12/italia-germania-0-0.html). Ovvero gli amerikani e i giapponesi vogliono evitare che la Germania faccia il free rider, cioè approfitti della ripresa altrui, finanziata con tasse altrui, per dirottarvi le sue esportazioni mantenendo tirati i cordoni della borsa. Direi che hanno pure ragione.

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