25/03/14

Krugman: I salari francesi non sono il problema

Dalle colonne del New York Times, il premio Nobel Paul Krugman torna a correggere un errore molto comune: la crisi europea non è dovuta ai salari in Francia o in Italia, cresciuti senza controllo. Al contrario gli squilibri sono causati dai salari tedeschi, cresciuti troppo poco.
 

Sul Times di ieri, Steven Rattner ammette obtorto collo che una politica monetaria espansiva in Europa potrebbe essere una buona cosa, ma lamenta la mancanza di aggiustamenti, e pubblica questo grafico:

Perciò la Francia, come l’Italia, anche se un po’ meno, ha un problema di insostenibile crescita del costo del lavoro. Giusto?
 

No, no, no.


Dal modo in cui Rattner presenta la situazione, potreste pensare che un costo del lavoro in calo sia sempre una cosa buona. Ma questo non è per niente vero. In generale, è giusto che ci sia un po’ di inflazione nelle economie moderne, sia per facilitare gli aggiustamenti, sia per evitare lo zero lower bound; l’obiettivo di inflazione della Fed è del 2%, quello della BCE è “vicino ma sotto il 2%”, e ci sono buone ragioni per ritenere che entrambi gli obiettivi dovrebbero essere alzati. E se i prezzi si alzano mediamente del 2-3% all’anno, il costo del lavoro unitario dovrebbe aumentare all’incirca allo stesso ritmo. Certamente non è desiderabile che un costo del lavoro in discesa diventi la norma.


Allora, come sono messe le maggiori economie europee? Così:

Quindi, c’è stata un’eccessiva crescita del costo del lavoro nell’eurozona nel suo complesso? No – l’inflazione eventualmente è stata troppo bassa. La Francia ha avuto una crescita eccessiva del costo del lavoro? No – è cresciuto in linea con la media dell’eurozona.

Certo, il costo in Italia è cresciuto troppo, principalmente a causa di un andamento negativo della produttività.  Ma l’altro paese che è molto lontano dall’obiettivo non è la Francia – è la Germania, il cui costo del lavoro è cresciuto davvero troppo poco.

Il problema non è il costo del lavoro in Francia, è il costo del lavoro in Germania. Ed è deprimente, almeno in 2 sensi, che così tante persone non riescano a capirlo.

6 commenti:

  1. 8 settembre 1943
    OT
    "Se i tassi nominali sono uguali per tutti, quelli reali sono inferiori dove l'inflazione e' maggiore, ossia nei paesi che perdono competitivita'. Quindi conviene prestare a chi sta diventando non competitivo: si innesca il meccanismo di boom and bust.
    Passabile?"
    ho trovato qs tiflessione di Malachia Paperoga su Goofynomics e nn sapendo come contattarLo mi permetto di postarla qui per avere una risposta: io nn ho capito il x' e mentre scrivo la domanda leggo una risposta di un lettore:
    Provo a dare una risposta da matematico (avevo anche io questo dubbio, poi ci ho pensato meglio, spero di non aver sbagliato):

    Supponiamo, in un anno qualunque, che Italia ha inflazione 3% e Germania 1%. Banche italiane fissano tasso a 4,5% e Banche tedesche fissano tasso a 4%.
    Dove prestano i soldi i tedeschi? A casa loro o in Italia?

    Manca qualcosa: l'inflazione che conta quando si prestano i soldi è l'inflazione del paese dove torna il prestito con gli interessi. Indovina: CASA PROPRIA. Conti: se Germania presta in casa sua, ottiene 4%-1%=3% di tassi reali; se Germania presta in Italia, ottiene 4,5%-1%=3,5% di 'interessi' ... lo '0,5%' non è poco ...

    Lo so, ti domandi: perché mai tassi italiani dovrebbero essere superiori a tassi tedeschi? La risposta è: se inflazione Sud è più grande di inflazione Nord, banche Sud non possono mettere tasso uguale o inferiore a quello del Nord (ci potrebbero provare, ma banche Nord potrebbero giocare al ribasso e mettere un tasso ancora più basso senza subire troppi danni).

    Spero sai QED questo.

    mi potete aiutare?
    grazie

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  2. Ciao,
    sì quel Malachia Paperoga sono io, provo a darti una spiegazione.
    Allora, in genere quando si fa un mutuo? Quando la banca lo propone? No, quando il cliente lo chiede, ovviamente. E quando è più probabile che lo chieda? Quando il tasso è basso. Il tasso REALE in particolare.
    Quindi, è più probabile che le banche italiane (nel tuo esempio) abbiano tante richieste di mutuo e quelle tedesche poche. Il fatto che poi le banche italiane, per coprire la liquidità, debbano chiederla a quelle tedesche, avviene di conseguenza.
    Ovviamente le banche tedesche, che “vedono” un’inflazione minore a casa loro, ma ricevono la stessa moneta, sono più che soddisfatte di prestare.
    Se ci pensi, è quello che è successo durante i primi 7-8 anni di euro: i tassi nominali erano quasi indistinguibili da paese a paese, mentre le inflazioni avevano scostamenti significativi.
    Il risultato è stato che gli spagnoli (l’esempio per me più chiaro) hanno iniziato a chiedere mutui a rotta di collo, alimentando una bolla immobiliare immensa. E più i mutui venivano concessi, più i capitali si riversavano nell’economia spagnola, surriscaldandola. Ma un’economia surriscaldata aumenta l’inflazione. E se i tassi nominali rimangono fermi, i tassi reali si abbassano ulteriormente. Ma se i tassi reali si abbassano, crescono le richieste di mutui… ecco costruito il circolo vizioso (e la bolla). E l’abbiamo costruito in un paese che, con inflazione relativamente alta, sta perdendo competitività.
    Per quel che riguarda i differenti tassi, non mi pare funzioni come dici tu. Le banche tedesche prestano a un tasso diverso in Italia e in Germania. In Italia si allineano a quello delle banche italiane, per ovvi motivi (se prestassero a un tasso inferiore nessuno farebbe mutui con banche italiane…). Quello che fa la differenza è se ci sono tanti italiani o tanti tedeschi a chiedere mutui. E nel tuo esempio, visto che il tasso reale è minore in Italia, ci saranno tanti italiani e pochi tedeschi.
    Piu' chiaro adesso?

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  3. 8 settembre 1943
    in primis grazie. ora cerco di riflettere con te
    1) "Ovviamente le banche tedesche, che “vedono” un’inflazione minore a casa loro, ma ricevono la stessa moneta, sono più che soddisfatte di prestare. "
    me la spieghi meglio?
    2) oggi che l'italia ha una inflazione minore della Germania cosa accade?
    3) se il tasso nominale è al 4% in tutti i paesi e la germania ha inflazione 1% allora il reale è circa il 3%; se l'inflazione in italia è 2% allora il tasso reale è 2%: a qs punto se nn ho capito male la convenienza sta nel fatto che in italia vi sarebbe maggiore richiesta; se nn ho capito male il problema sta nel fatto che qui si parla di prestiti a privati, mentre se io ho dei soldi da investire e quindi con quella liquidità compro titoli di stato per me investitore è migliore comprare in paesi dove l'inflazione è minore, tipo bund tedeschi in quanto l'interesse in qs caso è maggiore nel paese a + bassa inflazione
    nel caso di chi deve prendere soldi a prestito dalle banche il ragionamento è opposto, o sbaglio?
    ps ma tu hai per caso un tuo blog?
    grazie in anticipo per la tua disponibilità

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  4. Grazie Malachia, è da ierisera che mi arrovellavo (so' de coccio..)

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  5. Allora, con ordine:
    1 per le banche tedesche ricevere euro da un paese a inflazione. 0 o 100% non fa differenza, finche' tornano a casa. Se le italiane hanno bisogno di coperture e il tasso e' buono, le tedesche prestano.
    2 che i mutui in Italia calano. Anche perche' il nominale e' piu'alto che in Germania. Nel tuo esempio e' 4-1 Ger 5-0,5 Ita. La situazione e' capovolta.
    3 bene la parte su mutui, no su acquisto titoli. In realta', a pari moneta, dovresti inseguire i.migliori rendimenti, che quindi dovrebbero allinearsi. Inflazione che conta e' la tua e non cambia. Ma i rendimenti non si allineano perche' c!e' rischio di cambio: se si rompe l'euro chi ha bond ita rivede lire, chi ha bund rivede marchi, sicuramente rivalutati rispetto alle lire.

    No, il "mio" blog e` questo, sono cortesemente ospitato da Carmen.

    PS perdona eventuali errori: scrivo da smartphone!

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