05/06/20

Si fa strada l'ipotesi che la pandemia COVID-19 abbia origine da una fuga da laboratorio



Nonostante i media mainstream ci abbiano sommerso di ragionamenti improbabili (un gruppo di ricercatori X non è riuscito a dimostrare che A proviene da B, QUINDI A proviene certissimamente da C) per convincerci che il Covid-19 avesse origini naturali, la verità è che non esistono prove certe della sua origine, ma l’ipotesi di gran lunga più probabile è la fuga dal laboratorio di ricerca biologica di Wuhan, come riporta questo articolo di Indipendent Science News.


Di Jonathan Latham, PhD e Allison Wilson, PhD, 2 giugno 2020

Se il pubblico ha imparato una lezione dalla pandemia COVID-19 è che la scienza non genera certezze. Le mascherine fatte in casa funzionano? Qual è il tasso di mortalità del COVID-19? Quanto sono accurati i test? Quante persone malate non hanno sintomi? E così via. In pratica, l’unica affermazione indiscussa fatta finora è che tutti i parenti genetici più vicini della sua causa, il virus Sars-CoV-2, si trovano nei pipistrelli rinolofidi (detti “ferri di cavallo” NdVdE) (Zhou et al., 2020). Pertanto, il probabile serbatoio virale è stato un pipistrello.

Tuttavia, la maggior parte di questi parenti del coronavirus non possono infettare gli esseri umani (Ge et al., 2013). Di conseguenza, fin dall'inizio, una domanda chiave che pende sulla pandemia è stata: come ha fatto un virus a RNA di pipistrello a evolversi in un patogeno umano che è sia virulento che mortale?




La risposta quasi universalmente accettata è che c’è stata una specie intermedia. Un animale, forse un serpente, forse una civetta delle palme, forse un pangolino, avrebbe fatto da ospite temporaneo. Questo animale ponte avrebbe probabilmente avuto un recettore cellulare ACE2 (la molecola che permette l'ingresso cellulare del virus) intermedio nella sequenza proteica (o almeno nella struttura) tra quello del pipistrello e quello umano (Wan et al., 2020).

Nella stampa e nella letteratura scientifica, gli scenari con cui questo trasferimento zoonotico naturale potrebbe essersi verificato sono stati infinitamente ponderati. La maggior parte è stata alimentata dai primi risultati secondo cui molti dei primi casi di COVID-19 sembrano essersi verificati all’interno o intorno al mercato degli animali vivi Huanan di Wuhan. [I dati più recenti indicano che 14 dei primi 41 casi, tra cui il primo, non avevano alcun collegamento con il mercato animale (Huang et al. 2020)].

Poiché le due precedenti pandemie del coronavirus di SARS (2002-3) e MERS (2012) probabilmente provenivano da pipistrelli ed entrambi sono ritenuti (ma senza prove) essere passati agli esseri umani tramite animali intermedi (rispettivamente civette e dromedari), un percorso zoonotico naturale è una prima ipotesi ragionevole (Andersen et al., 2020).

L'idea, applicata all'epidemia SARS originale (2002), è che il virus originale dei pipistrelli abbia infettato una civetta. Il virus si è poi evoluto brevemente in questa specie animale, ma non abbastanza da causare una pandemia tra civette, e poi è passato ad un essere umano prima di estinguersi nelle civette. In questo primo essere umano (il paziente zero) il virus sopravvisse, forse solo a malapena, ma fu trasmesso, segnando il primo caso di trasmissione da uomo a uomo. Mentre veniva successivamente trasmesso nei suoi primi ospiti umani il virus si è rapidamente evoluto, adattandosi per infettare meglio i suoi nuovi ospiti. Dopo alcune trasmissioni transitorie è iniziata la vera pandemia.

Forse è approssimativamente  questo lo scenario nel quale è iniziata l’attuale pandemia di COVID-19. Ma un'altra possibilità preoccupante deve essere presa in considerazione. Essa deriva dal fatto che la città epicentro, Wuhan (pop. 11 milioni), è l'epicentro globale della ricerca sul coronavirus dei pipistrelli (ad esempio Hu et al., 2017).

Spinti da questa vicinanza, vari ricercatori e mezzi di informazione,  il più importante dei quali è il Washington Post, e in maniera molto più documentata il Newsweek, hanno elaborato un’ipotesi presuntiva che l'origine di laboratorio sia una forte possibilità (Zhan et al., 2020; Piplani et al., 2020).

Cioè che uno dei due laboratori di Wuhan che hanno lavorato sui coronavirus abbia accidentalmente lasciato sfuggire un virus naturale; oppure che il laboratorio stava geneticamente progettando (o manipolando in altro modo) un virus Simile al Sars-CoV-2, che poi è sfuggito.

Purtroppo, almeno negli Stati Uniti, la questione dell'origine della pandemia è diventata una materia da tifo da stadio; un'occasione per mostrare sinofobia o per uno "scaricabarile" partigiano.

Ma la possibilità di una catastrofica fuga da laboratorio del virus non è uno scherzo, e problemi sistemici di competenza e opacità non sono certamente limitati alla Cina (Lipsitch, 2018). Il Dipartimento della Sicurezza Interna degli Stati Uniti (DHS) sta attualmente costruendo una nuova ed estesa struttura nazionale  Bio e agrodifesa a Manhattan, Kansas. Il DHS ha stimato che il rischio a 50 anni (definito come il rischio di avere un impatto economico tra i 9 e i 50 miliardi) di una fuga dal suo laboratorio è al 70%.

Quando una commissione del Consiglio Nazionale delle Ricerche ha esaminato queste stime del DHS, ha concluso che "La commissione ritiene che i rischi e i costi potrebbero essere significativamente superiori a quelli indicati".

Una successiva relazione del comitato (NAP, 2012) prosegue:

"la commissione è stata incaricata di giudicare l'adeguatezza e la validità dell'uSSRA [la valutazione aggiornata del rischio specifico del laboratorio]. La commissione ha individuato serie preoccupazioni circa (1) la cattiva applicazione dei metodi utilizzati per valutare il rischio, (2) l'incapacità di chiarire se e come le prove utilizzate per sostenere le ipotesi di valutazione del rischio fossero state accuratamente riviste e valutate adeguatamente, (3) la limitata ampiezza della letteratura citata e l'errata interpretazione di alcune delle importanti pubblicazioni a sostegno, (4) la mancata spiegazione dei criteri utilizzati per selezionare le ipotesi quando la letteratura è contraddittoria, (5) l'incapacità di considerare importanti percorsi di rischio e (6) il trattamento inadeguato delle incertezze. Tali carenze non sono tutte ugualmente problematiche, ma si verificano con sufficiente frequenza da sollevare dubbi circa l'adeguatezza e la validità dei risultati di rischio presentati. Nella maggior parte dei casi (ad esempio, le attività operative presso l'NBAF), i problemi identificati portano a una sottovalutazione del rischio; in altri casi (ad esempio, rischi naturali catastrofici), i rischi possono essere sopravvalutati. Di conseguenza, la commissione conclude che l'uSSRA è tecnicamente inadeguato in aspetti critici ed è una base insufficiente su cui giudicare i rischi associati alla proposta NBAF a Manhattan, Kansas."

La Cina, nel frattempo, dopo aver aperto il primo laboratorio BSL-4 a Wuhan nel 2018, sta progettando di lanciare una rete nazionale di tali laboratori (Zhiming, 2019). Come molti altri paesi, sta investendo in modo significativo nella sorveglianza delle malattie e nella raccolta di virus da popolazioni di animali selvatici e nella ricerca di virus ricombinanti ad alto rischio con Patogeni Pandemici Potenziali (PPP).

Il 4 maggio, le nazioni e i filantropi globali, riuniti a Bruxelles, hanno impegnato 7,4 miliardi di dollari per prepararsi alle future pandemie. Ma la domanda che grava su tutti questi investimenti è questa: lo scopo del laboratorio di Wuhan al centro del possibile rilascio accidentale è proprio la preparazione alla pandemia. Se la pandemia di COVID-19 è iniziata lì, allora dobbiamo ripensare radicalmente le idee attuali per la preparazione pandemica a livello globale.  Già molti ricercatori ritengono che dovremmo farlo, per motivi di sicurezza ed efficacia (Lipsitch e Galvani, 2014; Weiss et al., 2015Lipsitch, 2018).  Il peggior risultato possibile sarebbe che fossero proprio questi miliardi donati ad accelerare l'arrivo della prossima pandemia.

Casi storici di "rilasci da laboratorio": una breve storia

Un rilascio accidentale da laboratorio non è solo una possibilità teorica. Nel 1977 un laboratorio in Russia (o forse in Cina), molto probabilmente durante lo sviluppo di un vaccino antinfluenzale, ha accidentalmente rilasciato il virus dell'influenza H1N1 ormai estinto (Nakajima et al., 1978). H1N1 è diventato poi un virus pandemico globale. Gran parte della popolazione mondiale venne infettata. In questo caso, i decessi furono pochi perché la popolazione di età superiore ai 20 anni aveva immunità storica al virus. Questo episodio non è ampiamente noto perché solo di recente questa conclusione è stata formalmente riconosciuta nella letteratura scientifica e la comunità virologica è stata riluttante a discutere di tali incidenti (Zimmer and Burke, 2009; Wertheim, 2010).  Tuttavia, le fughe di agenti patogeni di laboratorio che portano alla morte umana e animale (ad esempio il vaiolo in Gran Bretagna; l'encefalite equina in Sud America) sono così comuni che dovrebbero essere conosciute molto meglio (riassunte in Furmanski, 2014).  Solo raramente queste hanno dato origine a pandemie reali sulla scala dell’H1N1, che, per inciso, è stata rilasciata nuovamente nel 2009/2010 come "influenza suina", causando in quell'occasione migliaia di morti, stimati tra i 3.000 e i 200.000 (Duggal et al., 2016; Simonsen et al.).

Molti scienziati hanno avvertito che gli esperimenti con i PPP, come il vaiolo e il virus dell'Ebola e dell'influenza, sono intrinsecamente pericolosi e dovrebbero essere soggetti a rigidi limiti e a supervisione (Lipsitch e Galvani, 2014; Klotz e Sylvester, 2014). Anche nel caso limitato di coronavirus simili alla SARS, da quando fu sconfitta l'epidemia originaria della SARS nel 2003, ci sono stati sei focolai documentati di malattia della SARS provenienti da laboratori di ricerca, di cui quattro in Cina. Questi focolai hanno causato 13 infezioni individuali e un decesso (Furmanski, 2014). In risposta a tali preoccupazioni, nel 2014 gli Stati Uniti hanno vietato alcune classi di esperimenti con PPP, chiamati esperimenti a guadagno della funzione (GOF), ma il divieto (in realtà una moratoria di finanziamento ) è stato revocato nel 2017.

Per questi motivi, e anche per garantire l'efficacia dei futuri sforzi di preparazione alla pandemia, è di vitale importanza internazionale stabilire se l'ipotesi della fuga di laboratorio abbia prove credibili a sostegno. Ciò deve essere fatto a prescindere dal problema – negli Stati Uniti – della politica partigiana tossica e del nazionalismo.

La tesi della fuga da laboratorio di Wuhan del COVID-19 

La base della teoria della fuga di laboratorio è che Wuhan è la sede del Wuhan Institute of Virology (WIV), il primo e unico laboratorio cinese con livello 4 di sicurezza biologica (BSL-4). (Il BSL-4 è il più alto livello di sicurezza patogena). Il WIV, che ha aggiunto un laboratorio BSL-4 solo nel 2018, ha raccolto un gran numero di coronavirus da campioni di pipistrello fin dall'epidemia originale della SARS del 2002-2003; raccogliendone ancora di più nel 2016 (Hu, et al., 2017; Zhou et., 2018).

Guidati dal ricercatore Zheng-Li Shi, gli scienziati del WIV hanno anche pubblicato esperimenti in cui sono stati introdotti coronavirus di pipistrelli vivi in cellule umane (Hu et al., 2017). Inoltre, secondo un articolo del 14 aprile sul Washington Post, lo staff dell'Ambasciata degli Stati Uniti visitò la WIV nel 2018 e "sollevò gravi preoccupazioni riguardo la sicurezza biologica". Il WIV si trova a sole otto miglia dal mercato degli animali vivi Huanan che inizialmente è stato considerato il sito di origine della pandemia COVID-19.

Wuhan è anche sede di un laboratorio chiamato Centro di Wuhan per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (WCDPC). Si tratta di un laboratorio BSL-2 che si trova a soli 250 metri dal mercato Huanan. In passato, coronavirus di pipistrelli sono stati detenuti presso il WCDPC.

Pertanto, la teoria della fuga di laboratorio è che i ricercatori di uno o entrambi questi laboratori possano aver contratto un simil-Sars-CoV-2 coronavirus da pipistrello in una delle loro molte spedizioni di raccolta di campioni (detta '"sorveglianza del virus"). Oppure, in alternativa, che un virus che stavano studiando, facendo transitare, ingegnerizzando, o altrimenti manipolando, sia sfuggito.

Valutazione scientifica della teoria della fuga da laboratorio 

Il 17 aprile l'Australian Science Media Centre ha chiesto a quattro virologi australiani: "Il COVID-19 proviene da un laboratorio di Wuhan?"

Tre (Edward Holmes, Nigel McMillan e Hassan Vally) respinsero la suggestione della fuga da laboratorio e Vally la chiamò semplicemente e direttamente una "teoria del complotto".

Il quarto virologo intervistato era Nikolai Petrovsky della Flinders University. Petrovsky ha prima affrontato la questione se il percorso naturale della zoonosi fosse praticabile. Ha detto al Media Centre:

"Nessun virus naturale corrispondente al COVID-19 è stato trovato in natura nonostante un'intensa ricerca per trovare le sue origini."

Vale a dire che l'idea di un animale intermedio è una speculazione. Infatti, nessun intermediario virale o animale credibile, né sotto forma di un ospite animale confermato o di un virus intermedio plausibile, è emerso per spiegare il trasferimento zoonotico naturale del Sars-CoV-2 agli esseri umani (ad esempio, Zhan et al., 2020).

Oltre a quanto sostiene Petrovsky, ci sono altri due criticità nella la tesi del trasferimento zoonotico naturale (a parte la debole associazione epidemiologica tra i primi casi e il mercato "bagnato" Huanan).

La prima è che i ricercatori del laboratorio di Wuhan hanno viaggiato fino alle grotte dello Yunnan (a 1.500 km di distanza) per trovare pipistrelli a ferro di cavallo contenenti coronavirus simili alla SARS. Ad oggi, il parente vivente più vicino del Sars-CoV-2 finora trovato proviene dallo Yunnan (Ge et al., 2016). Perché quindi un'epidemia di virus dei pipistrelli si dovrebbe verificare a Wuhan?

Inoltre, la Cina ha una popolazione di 1,3 miliardi di abitanti. Se la propagazione dal commercio di fauna selvatica fosse la spiegazione corretta, allora, a parità di tutto il resto, la probabilità che una pandemia avesse inizio da Wuhan (pop. 11 milioni) sarebbe stata inferiore all'1%.

Zheng-Li Shi, capo della ricerca sul coronavirus dei pipistrelli presso il WIV, ha detto a Scientific American:  

"Non mi sarei mai aspettato che questo genere di cose accadesse a Wuhan, nella Cina centrale." I suoi studi avevano dimostrato che le province meridionali subtropicali di Guangdong, Guangxi e Yunnan avevano il rischio maggiore di coronavirus che operano il salto di specie verso gli esseri umani dagli animali, in particolare i pipistrelli, un noto serbatoio di virus. Se i coronavirus fossero stati i colpevoli, si ricorda di aver pensato: "Potrebbero essere venuti dal nostro laboratorio?"

Wuhan, in breve, è un epicentro piuttosto improbabile per un trasferimento zoonotico naturale. Al contrario, sospettare che il Sars-CoV-2 potrebbe provenire dal WIV è ragionevole e ovvio.

Il Sars-CoV-2 è stato creato in un laboratorio?

Nella sua dichiarazione, Petrovsky continua descrivendo il tipo di esperimento che, in linea di principio, se fatto in un laboratorio, otterrebbe lo stesso risultato dell'ipotizzato trasferimento zoonotico naturale – un adattamento rapido di un coronavirus da pipistrello ad un ospite umano.

"Si prende un coronavirus di pipistrello che non è infettivo per gli esseri umani, e si forza la sua selezione mettendolo in coltura con cellule che hanno il recettore ACE2 umano, considerando che tali cellule sono state create molti anni fa per mettere in coltura il coronavirus SARS, e si può costringere il virus del pipistrello ad adattarsi ad infettare le cellule umane attraverso mutazioni della sua proteina spike, cosa che avrebbe l'effetto di aumentare la forza del suo legame con l'ACE2 umano e riducendo quella con l’ACE2 del pipistrello.
I virus, in una coltura prolungata, svilupperanno anche altre mutazioni casuali che non influenzano la sua funzione. Il risultato di questi esperimenti è un virus che è altamente virulento negli esseri umani, ma è sufficientemente diverso da non assomigliare più al virus da pipistrello originale. Poiché le mutazioni vengono acquisite casualmente dalla selezione non vi è alcuna traccia di un intervento genetico umano, ma questo è chiaramente un virus creato dall'intervento umano."

In altre parole, Petrovsky ritiene che gli attuali metodi sperimentali potrebbero aver portato a un virus alterato che è fuoriuscito da un laboratorio.

Passaggi, ricerche GOF e fughe da laboratorio 

L'esperimento descritto da Petrovsky rappresenta una classe di esperimenti chiamati “passaggi”. Il “passaggio” è il posizionamento di un virus vivo in una coltura animale o cellulare a cui non è adattato e poi, prima che il virus muoia, lo si trasferisce a un altro animale o cellula dello stesso tipo.
Il “passaggio” è spesso fatto in modo iterativo. La teoria è che il virus si evolverà rapidamente (poiché i virus hanno alti tassi di mutazione) e si adatterà al nuovo tipo di animale o cellula. Fare il “passaggio” di un virus, permettendogli di adattarsi alla sua nuova situazione, crea un nuovo agente patogeno.

Il più famoso esperimento di questo tipo è stato condotto nel laboratorio del ricercatore olandese Ron Fouchier. Fouchier prese un virus dell'influenza aviaria (H5N1) che non infettava i furetti (o altri mammiferi) e lo “passò” serialmente nei furetti. L’obiettivo dell'esperimento era specificamente quello di sviluppare un Patogeno Pandemico Potenziale. Dopo dieci passaggi i ricercatori scoprirono che il virus si era effettivamente evoluto, non solo per infettare i furetti, ma anche per trasmettersi ad altri nelle gabbie vicine (Herfst et al., 2012). Avevano creato un virus del furetto aviotrasportato, un potenziale patogeno pandemico e una tempesta nella comunità scientifica internazionale.

La seconda classe di esperimenti che sono stati spesso oggetto di critiche sono gli esperimenti GOF (Gain-of-Function, NdVdE) . Nella ricerca GOF, un nuovo virus viene deliberatamente creato, sia per mutazione in vitro sia tagliando e incollando insieme due (o più) virus. L'intenzione di tali riconfigurazioni è quella di rendere i virus più contagiosi aggiungendo nuove funzioni come una maggiore infettività o patogenicità. Questi nuovi virus vengono poi sperimentati, sia nelle colture cellulari che in animali. Questi sono gli esperimenti che furono vietati negli Stati Uniti dal 2014 al 2017.

Alcuni ricercatori hanno anche combinato gli esperimenti di GOF e “passaggio” utilizzando virus ricombinanti negli esperimenti di “passaggio” (ad esempio Sheahan et al., 2008).

Tutti questi esperimenti richiedono tecniche di DNA ricombinanti ed esperimenti di coltura cellulare o animale. Ma l'ipotesi più semplice di come Sars-CoV-2 potrebbe essere stato causato dalla ricerca è semplicemente supporre che un ricercatore del WIV o del WCDCP si sia infettato durante una spedizione di raccolta dei campioni e abbia trasmesso il virus dei pipistrelli ai suoi colleghi o ai familiari. Il virus naturale si è poi evoluto, da questi primi casi, nel Sars-CoV-2. Per questo motivo, anche la raccolta dei campioni ha i suoi critici. L'epidemiologo Richard Ebright  li definì "la definizione di follia". Maneggiare animali e campioni espone i raccoglitori a molti agenti patogeni e ritornando ai loro laboratori essi riportano questi patogeni in luoghi densamente affollati.

Il WIV stava facendo esperimenti che avrebbero potuto rilasciare PPP?

Sin dal 2004, poco dopo l'epidemia originaria della SARS, i ricercatori del WIV raccoglievano coronavirus di pipistrello in un'intensa ricerca di patogeni simili alla SARS (Li et al., 2005). Dal viaggio di raccolta originale, molti altri sono stati condotti (Ge et al., 2013; Ge et al., 2016; Hu et al., 2017; Zhou et al., 2018).

Petrovsky non ne parla, ma il gruppo di Zheng-Li Shi al WIV ha già effettuato esperimenti molto simili a quelli che lui descrive, usando quei virus raccolti. Nel 2013 il laboratorio di Shi riferì di aver isolato un clone infettivo di un coronavirus di pipistrello che chiamarono WIV-1 (Ge et al., 2013). Lo WIV-1 fu ottenuto introducendo un coronavirus di pipistrello nelle cellule delle scimmie, “passandolo”, e poi testando la sua infettività nelle linee cellulari umane (HeLa) progettate per esprimere il recettore umano ACE2 (Ge et al., 2013).

Nel 2014, poco prima dell'entrata in vigore del divieto di ricerca GOF negli Stati Uniti, Zheng-Li Shi del WIV fu coautrice di un articolo con il laboratorio di Ralph Baric, in North Carolina, che svolgeva ricerche GOF sui coronavirus dei pipistrelli (Menachery et al., 2015).

In questo particolare insieme di esperimenti i ricercatori combinarono "lo Spike del coronavirus da pipistrello SHC014 in una trama principale di SARS-CoV adattata ai topi" in un singolo virus vivo ingegnerizzato. Lo Spike venne fornito dal laboratorio di Shi. Essi misero questo virus ibrido da pipistrello/topo in cellule di coltura delle vie aeree umane e anche in topi vivi. I ricercatori osservarono "notevole patogenesi" nei topi infetti (Menachery et al. 2015). La parte adattata al topo di questo virus proviene da un esperimento del 2007 in cui il laboratorio di Baric creò un virus chiamato rMA15 attraverso il “passaggio” (Roberts et al., 2007). Questo rMA15 era "altamente virulento e letale" per i topi. Secondo questo articolo, i topi morivano a causa di un’"infezione virale travolgente".

Nel 2017, sempre con l'intento di identificare virus dei pipistrelli con capacità di legame con ACE2, il laboratorio di Shi presso il WIV riferì di aver infettato con successo le linee cellulari umane (HeLa) progettate per esprimere il recettore ACE2 umano con quattro diversi coronavirus da pipistrello. Due di questi erano virus di pipistrelli ricombinanti (chimerici) fatti in laboratorio. Sia i virus selvatici che quelli ricombinanti furono rapidamente “passati” in cellule di scimmie (Hu et al., 2017).

Complessivamente, ciò che questi articoli mostrano è che: 1) Il laboratorio di Shi ha raccolto numerosi campioni di pipistrelli con l’obiettivo di avere ceppi di coronavirus simili alla SARS, 2) hanno coltivato virus vivi e condotto esperimenti di “passaggio” su di essi, 3) membri del laboratorio di Zheng-Li Shi hanno partecipato a esperimenti GOF condotti in North Carolina su coronavirus di pipistrello, 4) il laboratorio di Shi ha prodotto coronavirus di pipistrelli ricombinanti e questi sono stati collocati in cellule umane e di scimmie. Tutti questi esperimenti sono stati condotti in cellule contenenti recettori ACE2 umani o di scimmie.

Lo scopo generale di questo lavoro era quello di vedere se un agente patogeno potenziato poteva emergere dalla natura creandone uno in laboratorio. (Per una sintesi tecnica molto informativa della ricerca del WIV sui coronavirus dei pipistrelli e quella dei loro collaboratori si consiglia questo post, scritto dall'imprenditore biotecnologico Yuri Deigin).

Sembra anche che il laboratorio di Shi presso il WIV intendesse fare ulteriore ricerca in questo senso. Nel 2013 e di nuovo nel 2017 , Zheng-Li Shi (con l’aiuto di un'organizzazione no-profit chiamata EcoHealth Alliance) ottenne una sovvenzione dall’Istituto di Salute Nazionale degli Stati Uniti (NIH). La sovvenzione più recente si proponeva :

"La gamma di ospiti (cioè il  potenziale di emersione) sarà testato sperimentalmente utilizzando la genetica inversa, saggi di legami tra pseudovirus e ricettori, ed esperimenti di infezione da virus su una gamma di colture cellulari di diverse specie animali e di topi umanizzati"(progetto NIH #5R01Al110964-04).

È difficile esagerare dicendo che la logica centrale di questa sovvenzione era quella di testare il potenziale pandemico dei coronavirus da pipistrelli correlati alla SARS creandone alcuni con potenziale pandemico, attraverso l'ingegneria genetica, il “passaggio”, o entrambi.

A parte le descrizioni nelle loro pubblicazioni non sappiamo ancora esattamente quali virus stava sperimentando il WIV, ma è certamente intrigante che numerose pubblicazioni da quando è emerso il Sars-CoV-2 si siano stupite del fatto che la proteina Spike del SARS-CoV-2 si lega con eccezionale affinità al ricettore umano ACE2 "almeno dieci volte più strettamente" rispetto all'originale SARS (Zhou et al., 2020Wrapp et al., 2020; Wan et al., 2020; Walls et al., 2020Letko et al., 2020).

Questa affinità è davvero notevole considerando la relativa mancanza di adattamento negli studi di modellazione dello Spike del SARS-CoV-2 ad altre specie, compresi gli animali intermedi ipotizzati come serpenti, civette e pangolini (Piplani et al., 2020). In questa bozza questi modellatori di dati concludevano "Questo indica che il SARS-CoV-2 è un patogeno umano altamente adattato".

Data la storia di ricerca e di raccolta del laboratorio di Shi presso il WIV è quindi del tutto plausibile che un coronavirus da pipistrello simile alla SARS, antenato del Sars-CoV-2, sia stato adattato al recettore ACE2 umano tramite “passaggio” a cellule che esprimono quel recettore.

Come scappano i virus dai laboratori ad alta sicurezza?

Le fughe da laboratorio dei patogeni assumono varie forme. Secondo l'US Government Accountability Office, un laboratorio del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha in passato "inviato inavvertitamente dei Bacillus anthracis vivi, il batterio che provoca l'antrace, a quasi 200 laboratori in tutto il mondo nel corso di 12 anni. Il laboratorio riteneva che i campioni fossero stati inattivati." Nel 2007, la Gran Bretagna ha sperimentato un focolaio di afta epizootica. La sua origine è stata il malfunzionamento del sistema di smaltimento dei rifiuti di un laboratorio BSL-4 che disperdeva in un torrente da cui bevevano le mucche delle vicinanze. Il sistema di smaltimento non era stato adeguatamente manutenuto (Furmanski, 2014). Nel 2004 è iniziato un focolaio di SARS, causato dall’Istituto Nazionale di Virologia (NIV) a Pechino, in Cina, ancora una volta a causa dell'inadeguata deattivazione di un campione virale che è stato poi distribuito in parti non sicure dell'edificio (Weiss et al., 2015).

Scrivendo per il Bulletin of The Atomic Scientists nel febbraio 2019, Lynn Klotz ha concluso che l'errore umano è alla base della maggior parte degli incidenti di laboratorio che causano esposizioni agli agenti patogeni nei laboratori di alta sicurezza degli Stati Uniti. Anche se i guasti alle apparecchiature è un altro fattore, dei 749 incidenti segnalati al Federal Select Agent Programme tra il 2009 e il 2015, Klotz ha concluso che il 79% è dovuto all'errore umano.

Ma probabilmente la più grande preoccupazione sono gli incidenti che non vengono affatto segnalati perché la fuga dell'agente patogeno non viene rilevata. È veramente allarmante che un numero significativo di eventi di fuga di agenti patogeni siano stati scoperti solo perché gli investigatori stavano esaminando un incidente di tutt'altro genere (Furmanski, 2014). Tali scoperte rappresentano una prova evidente che le fughe di agenti patogeni sono sottostimate e che devono ancora essere apprese importanti lezioni (Weiss et al., 2015).

La storia della sicurezza del WIV 

L'ultimo dato importante è la storia della biosicurezza del WIV. Il WIV è stato costruito nel 2015 ed è diventato un laboratorio BSL-4 nel 2018. Secondo Josh Rogin del Washington Post, i funzionari dell'ambasciata degli Stati Uniti hanno visitato la WIV nel 2018. In seguito hanno messo in guardia i loro superiori a Washington su una "grave carenza di tecnici e investigatori adeguatamente addestrati che sarebbero necessari per gestire in sicurezza questo laboratorio ad alto contenimento".

E secondo VOA News, un anno prima della pandemia, "una revisione di sicurezza condotta da una équipe nazionale cinese ha concluso che il laboratorio non soddisfaceva gli standard nazionali in cinque categorie."

Rapporti credibili provenienti dall'interno della Cina mettono in discussione anche la biosicurezza del laboratorio e la sua gestione. Nel 2019, Yuan Zhiming, specialista di biosicurezza presso il WIV, ha citato le "sfide" poste dalla biosicurezza in Cina. Secondo Zhiming: "diversi BSL di alto livello non dispongono di fondi operativi sufficienti per processi di routine, ma vitali" e "Attualmente, la maggior parte dei laboratori non dispone di gestori e ingegneri specializzati in materia di biosicurezza". Egli raccomandava che "dovremmo rivedere prontamente i regolamenti, le linee guida, le norme e gli standard di biosicurezza esistenti". Tuttavia, egli osservava anche che la Cina intende presto costruire "5-7" altri laboratori BSL-4 (Zhiming, 2019).

E nel febbraio 2020, Scientific American ha intervistato Zheng-Li Shi. Ad accompagnare l'intervista c’era una fotografia di lei che rilasciava un pipistrello catturato. Nella foto indossa un giubbotto rosa con la cerniera aperta, guanti sottili e nessuna maschera per il viso o altra protezione. Eppure costei è la stessa ricercatrice che nelle sue conferenze lancia "agghiaccianti" avvertimenti sui rischi terribili del contatto umano con i pipistrelli.

Tutto ciò tende a confermare la valutazione originale del Dipartimento di Stato. Come ha detto a Rogin un anonimo "alto funzionario dell’amministrazione":

L'ipotesi che sia stato soltanto un evento del tutto naturale è indiziaria. Anche la prova che sia fuggito da un laboratorio è solo indiziaria. In questo momento, gli indizi su una possibile fuoriuscita da un laboratorio sono numerosi, mentre non c'è quasi nulla dall'altra parte”.

L’ipotesi più probabile è una fuoriuscita da un laboratorio 

Per tutti questi motivi, una fuga da laboratorio è di gran lunga l'ipotesi più probabile per spiegare le origini del Sars-CoV-2 e la pandemia COVID-19. La sola vicinanza dei laboratori WIV e WCDCP all'epidemia e la natura del loro lavoro rappresenta un fatto che difficilmente può essere ignorato. La lunga storia internazionale di fughe da laboratorio e le preoccupazioni in materia di biosicurezza da espresse da più parti riguardo i laboratori di Wuhan rafforzano notevolmente questa ipotesi. Anche perché le prove dell'ipotesi alternativa, sotto forma di un collegamento tra l'esposizione di animali selvatici o il commercio di specie selvatiche, rimangono estremamente deboli, essendo basate principalmente sull'analogia con la SARS uno (Bell et al,. 2004; Andersen et al., 2020).

Tuttavia, il 16 aprile Peter Daszak, che è il Presidente della EcoHealth Alliance, ha dichiarato a Democracy Now! in una lunga intervista che la tesi di fuga da laboratorio era "un’autentica sciocchezza". Ha detto agli ascoltatori:

"Non c'era nessun isolamento virale in laboratorio. Non c'era nessun virus di coltura minimamente legato al coronavirus SARS 2. Quindi semplicemente non è possibile."

Daszak ha fatto affermazioni molto simili a Sessanta minuti della CNN: "Non ci sono prove che questo virus sia uscito da un laboratorio in Cina." Al contrario, Daszak ha incoraggiato gli spettatori a dare la colpa "alla caccia e al consumo della fauna selvatica".

La certezza di Daszak è altamente problematica sotto diversi aspetti. I coronavirus noti più vicini al Sars-CoV-2 si trovano al WIV quindi molto dipende da ciò che intende per "legato a". Ma è anche disonesto nel senso che Daszak deve sapere che la coltura in laboratorio non è l'unico modo in cui i ricercatori del WIV potrebbero aver causato un focolaio. In terzo luogo, e non è colpa di Daszak, i media stanno ponendo la domanda giusta alla persona sbagliata.

Come accennato in precedenza, Daszak è il principale ricercatore assegnatario di diverse sovvenzioni statunitensi destinate al laboratorio di Shi presso il WIV. È anche coautore di numerosi articoli con la Zheng-Li Shi, tra cui l’articolo di Nature del 2013 che annunciava l'isolamento del coronavirus WIV-1 attraverso il “passaggio” (Ge et al., 2013). Uno degli articoli di cui è co-autore riguarda i suoi colleghi al WIV che inserirono i quattro coronavirus da pipistrello completamente funzionali in cellule umane contenenti il recettore ACE2 (Hu et al. 2017). In breve, Daszak e Shi insieme sono collaboratori e co-responsabili presso il WIV per la maggior parte delle raccolte e sperimentazioni ad alto rischio ufficialmente pubblicate.

È necessaria un’indagine, ma chi la farà? 

Se il laboratorio di Shi ha qualcosa da nascondere, non è solo il governo cinese che sarà riluttante ad organizzare un'indagine imparziale. Gran parte del lavoro è stato finanziato dai contribuenti statunitensi, i cui soldi sono stati indirizzati lì da Peter Daszak e dalla EcoHealth Alliance.

Praticamente ogni organizzazione internazionale credibile che potrebbe in linea di principio svolgere tale indagine, l'OMSil CDC degli Stati Uniti, la FAO, la US NIH, compresa  la Gates Foundation, sono o consulenti, o partner, dell'EcoHealth Alliance. Se l'epidemia di Sars-CoV-2 ha avuto origine dal lavoro sul coronavirus da pipistrello al WIV, allora quasi tutte le principali istituzioni della comunità globale della sanità pubblica sono implicate.

Ma rispondere a molte di queste domande non richiede necessariamente una costosa indagine. Probabilmente basterebbe ispezionare i laptop di laboratorio dei ricercatori del WIV. Tutti i ricercatori tengono note dettagliate, per la proprietà intellettuale e altri motivi, ma soprattutto nei laboratori BSL-4. Come riportò la rivista Nature in un articolo che segnala l'apertura della struttura a Wuhan: "Noi diciamo loro [il personale]: la cosa più importante è che registrino ciò che hanno o non hanno fatto".

I meticolosi registri di laboratorio, più le cartelle cliniche del personale e le segnalazioni di incidenti e di “near-miss” (incidenti evitati per un pelo, NdVdE) sono tutti componenti essenziali (o dovrebbero esserlo) del lavoro di un BSL. Il loro scopo principale è quello di consentire il monitoraggio degli incidenti reali. Si porrebbe fine a molte speculazioni con la pubblicazione di tali informazioni. Ma il WIV non le ha fornite.

Questo è sconcertante dal momento che il governo cinese ha un forte incentivo a produrre quei record. La completa trasparenza potrebbe potenzialmente dissipare le tempeste di accuse che stanno arrivando; soprattutto sulla questione se il Sars-CoV-2 abbia un'origine ingegnerizzata o “passata”. Se Zheng-Li Shi e Peter Daszak hanno ragione sul fatto che nulla di simile al Sars-CoV-2 è stato lì studiato, allora quei laptop dovrebbero definitivamente scagionare il laboratorio dall'aver consapevolmente creato un Reale Patogeno Pandemico.

Data la semplicità e l'utilità di questo passo, questa mancanza di trasparenza suggerisce che c’è qualcosa da nascondere. Se è così, deve essere qualcosa di importante. Ma allora la domanda è: cosa?
Un'indagine approfondita del WIV e della sua ricerca sul coronavirus da pipistrello è un primo passo importante. Ma le vere domande non sono gli errori e le disgrazie specifici dei dottori Shi o Daszak, né del WIV, e nemmeno del governo cinese.

Piuttosto, la questione più grande riguarda l'attuale filosofia della previsione e della prevenzione pandemica. Dovrebbero essere fatte indagini approfondite sull’opportunità generale di estrarre e contare i virus esistenti in natura e poi svolgere pericolose ricerche ricombinanti del tipo "cosa succederebbe se" in laboratori ad alta tecnologia di biosicurezza, ma fallibili. Si tratta di un approccio riduzionistico, facciamo anche notare, che finora non è riuscito a prevedere le pandemie e potrebbe non riuscirci mai.

Nota a margine: questo articolo è stato aggiornato il 3 giugno per ampliare le stime dei decessi da Influenza suina da “3.000” a “da 3 a 200.000”.

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