05/06/21

The Guardian - Se si conferma l'ipotesi del virus artificiale, sarà un terremoto morale

 


Dal Guardian , Thomas Frank invita a riflettere sulle conseguenze potenzialmente devastanti di una conferma sull'origine artificiale del virus. Dopo aver elevato gli scienziati ai più alti posti di responsabilità per la gestione della pandemia, e dopo aver bollato come falsa e complottista l'ipotesi di una fuga dal laboratorio di Wuhan,  con tanto di fact-checking e di censura sui social, improvvisamente la narrazione si capovolge. Quale sarà l'effetto sull'atteggiamento di fiducia sinora mantenuto da milioni di persone che hanno pagato un altissimo prezzo? 


di Thomas Frank, 1 Giugno 2021

C’è stato un momento in cui la pandemia di Covid sembrava confermare tante delle nostre ipotesi. Ha gettato il discredito su quelli che consideravamo i cattivi. Ha elevato quelli che pensavamo fossero eroi. Ha fatto prosperare le persone che potevano facilmente lavorare da casa e riempito di problemi le vite di quegli elettori di Trump che vivono nella vecchia economia.

Come tutte le piaghe, il Covid è stato percepito spesso come la mano di Dio sulla terra, che flagellava le persone per i loro peccati contro l'istruzione superiore e separava visibilmente i giusti dai malvagi privi di mascherina. Venivamo ammoniti a "rispettare la scienza". Ed ecco! è arrivato il Covid e ci ha costretto a farlo, elevando i nostri scienziati alle più alte sedi istituzionali, dalle quali hanno vietato assembramenti, attività commerciali e tutto il resto.

Abbiamo attribuito le colpe in modo così ingenuo in quei giorni. Abbiamo rimproverato gli altri senza alcuna remora. Sapevamo chi aveva ragione e scuotevamo la testa nel vedere quelli che a torto continuavano a nuotare nelle loro piscine e a godersi la spiaggia. Per noi aveva perfettamente senso che Donald Trump, un politico che disprezzavamo, non potesse comprendere la situazione, che suggerisse alle persone di iniettarsi candeggina e che fosse personalmente responsabile di diversi focolai di contagio. La realtà stessa puniva i leader come lui, che si rifiutavano di piegarsi agli esperti. I prestigiosi media hanno persino trovato il modo di gettare la colpa per i peggior picchi di mortalità su quel sistema di ignoranza organizzata che essi chiamavano "populismo".

Ma in questi giorni il consenso non è più come prima. Ora i media sono pieni di storie inquietanti che suggeriscono che il Covid potrebbe essere arrivato, non affatto dal "populismo", ma da un disastro avvenuto nel laboratorio di Wuhan, in Cina. Si possono percepire le convulsioni morali che partono quando si pone la domanda: e se la stessa scienza fosse in qualche modo colpevole di tutto questo?

Non sono un esperto di epidemie. Come tutti gli altri che conosco, ho trascorso la pandemia facendo come mi era stato detto. Qualche mese fa ho persino provato a convincere un telespettatore di Fox News a non credere nella teoria della fuga da laboratorio sulle origini del Covid. Il motivo per cui l'ho fatto è perché i giornali che leggevo e le trasmissioni televisive che guardavo in molte occasioni mi avevano assicurato che la teoria della fuga non era vera, che era una teoria complottista, che solo i Trumpisti illusi ci credevano, che erano stati fatti infiniti controlli e valutazioni da parte dei fact-checker, e perché (nonostante tutto il mio cinismo) io sono un tipo che si è sempre fidato dei media mainstream.

La mia sicurezza sull'argomento è stata fatta saltare in aria dall'articolo sulla fuga da laboratorio apparso nel Bulletin of the Atomic Scientists all'inizio di questo mese; a distanza di qualche settimana tutti, dal dottor Fauci al presidente Biden, riconoscono che l'ipotesi dell'incidente di laboratorio potrebbe essere fondata. Non conosciamo ancora la vera risposta, e probabilmente non la sapremo mai, ma questo è il momento di pensare cosa potrebbe significare, alla fine, una tale scoperta. E se questa pazza storia si rivelasse vera?

La risposta è che questo è il tipo di avvenimento che potrebbe cancellare la fiducia di milioni di persone. L'ultimo disastro globale, la crisi finanziaria del 2008, ha distrutto la fiducia della gente nelle istituzioni del capitalismo, nel mito del libero scambio e della New Economy, e infine anche nelle élite alla guida di entrambi i partiti politici americani.

Negli anni successivi (e per ragioni complicate), i leader liberali hanno lavorato per trasformarsi in difensori della rettitudine professionale e della legittimità consolidata in quasi ogni campo. In reazione al folle Trump, il liberalismo ha trasformato la scienza, la competenza, il sistema universitario, le "regole" dell’esecutivo, la "comunità dell'intelligence", il Dipartimento di Stato, le ONG, i mezzi di informazione e la meritocrazia in generale, in una sorta di culto da venerare.

Ed eccoci ora negli ultimi giorni della Disastrous Global Crisis #2. La Covid è ovviamente peggiore per molti ordini di grandezza del crollo dei mutui: ha ucciso milioni di persone, rovinato vite e sconvolto l'economia mondiale in modo molto più esteso. Se dovesse risultare che gli scienziati, gli esperti e le ONG, ecc., sono i cattivi piuttosto che gli eroi di questa storia, potremmo benissimo vedere il culto degli esperti, valore del  liberalismo moderno, incenerirsi al fuoco della rabbia dell’opinione pubblica.

Consideriamo i dettagli della storia, così come li abbiamo appresi nelle ultime settimane:

Si verificano fughe di laboratorio. Non sono la conseguenza di cospirazioni: "un incidente di laboratorio è un incidente", come sottolinea Nathan Robinson; accadono continuamente, in questo paese e in altri, e le persone muoiono per questo.

Ci sono prove che il laboratorio in questione, che studia i coronavirus dei pipistrelli, potrebbe aver condotto quelle che vengono chiamate ricerche "gain of function", delle pericolose innovazioni in cui le malattie sono deliberatamente rese più virulente. A proposito, non è la destra che si è sognata il "gain of function": sono stati i valenti virologi (in questo paese e in altri), benché venissero messi in guardia da anni.

Ci sono forti indizi che alcune delle ricerche sui virus dei pipistrelli presso il laboratorio di Wuhan siano state in parte finanziate dall'establishment medico nazionale americano, vale a dire che l'ipotesi  della fuga dal laboratorio non coinvolge solo la Cina.

Sembra che ci siano stati sorprendenti conflitti di interesse tra le persone incaricate di andare a fondo di tutto, e (come sappiamo da Enron e dalla bolla immobiliare) i conflitti di interesse sono da sempre ciò che fa cadere in fallo i professionisti ben accreditati che i liberal insistono dobbiamo tutti ascoltare, onorare e obbedire.

I media, nel loro zelante controllo sui confini del lecito, hanno insistito sul fatto che il Russiagate fosse assolutamente vero, ma che l'ipotesi della fuga dal laboratorio fosse falsa, assolutamente falsa, e guai a chiunque osasse non essere d'accordo. I giornalisti hanno trangugiato qualunque spiegazione che potesse essere più lusinghiera per gli esperti da loro continuamente citati,  insistendo sul fatto che fosse giusta al 100% e assolutamente incontrovertibile - che qualsiasi altra idea era solo una sconclusionata follia trumpista, che quando i miscredenti prendono la parola è la fine della democrazia, e così via.

I monopoli dei social media hanno effettivamente censurato gli articoli sull'ipotesi della fuga da laboratorio. Certo che lo hanno fatto! Perché siamo in guerra con la disinformazione, e le persone devono essere riportate alla fede vera e corretta, quella concordata dagli esperti.

“Preghiamo, ora, per la scienza”, intonava un editorialista del New York Times all'inizio della pandemia di Covid. Il titolo del suo articolo stabilisce la fede fondamentale del liberalismo dell'era Trump: "Il coronavirus è ciò che ti capita quando ignori la scienza".

Dieci mesi dopo, alla fine di uno spaventoso articolo sulla storia della ricerca “gain of function” e sul suo possibile ruolo nella pandemia Covid ancora in corso, Nicholson Baker ha scritto quanto segue: “Questo potrebbe essere il grande meta-esperimento scientifico del 21° secolo. Gli scienziati nel mondo potrebbero fare per tanti anni ogni tipo di spericolati esperimenti ricombinanti con malattie virali e riuscire ad evitare con successo un grave focolaio? L'ipotesi era che, sì, la cosa fosse fattibile. Valeva la pena correre il rischio. Non ci sarebbe stata una pandemia".

Invece c’è stata. Se si scopre che l'ipotesi del virus uscito dal laboratorio è davvero la corretta spiegazione sulle origini di questa pandemia - che la gente comune di tutto il mondo è stata costretta nella vita reale ad essere oggetto di un esperimento di laboratorio, pagando un prezzo tremendo - abbiamo un terremoto morale in arrivo.

Perché se l'ipotesi è giusta, presto la gente comincerà a rendersi conto che il nostro errore non è stato la poca riverenza verso gli scienziati, o un inadeguato rispetto per le competenze, o una censura insufficiente su Facebook. L’errore è stato di non aver pensato in modo critico a tutto questo, non aver capito che la competenza assoluta non esiste. Pensiamo a tutti i disastri degli ultimi anni: il neoliberismo economico, le politiche commerciali distruttive, la guerra in Iraq, la bolla immobiliare, le banche "troppo grandi per fallire", le cartolarizzazioni dei mutui ipotecari, la campagna di Hillary Clinton del 2016 - tutti questi disastri ci sono stati procurati, con assoluta sicurezza e all’unanimità, da persone altamente istruite che si suppone sappiano cosa stanno facendo, oltre che dalla totale compiacenza delle persone altamente istruite che dovrebbero supervisionarli.

Ripensandoci, forse mi sbaglio a lanciare tutte queste speculazioni. Forse l'ipotesi della fuga da laboratorio sarà smentita in modo convincente. Lo spero proprio.

Ma anche se soltanto si avvicina ad essere confermata, possiamo indovinare quale sarà la prossima svolta della narrazione. È stata una “tempesta perfetta”, diranno gli esperti. Chi poteva saperlo? E poi (diranno), le origini della pandemia ormai non contano. Tornate a dormire.

 

Thomas Frank è un editorialista del Guardian USA. È autore di "The People, No: A Brief History of Anti-Populism"

 

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