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22/02/19

Bolton lo ammette: fuori Maduro dal Venezuela per far entrare le compagnie petrolifere Usa

La diplomazia Usa è sempre più spudorata nel perseguire con ogni mezzo gli interessi esclusivi delle multinazionali americane. Mentre - riguardo al Venezuela – si dibatte per stabilire se Maduro sia un eroe socialista rivoluzionario da preservare o un dittatore incompetente da abbattere, la Sicurezza Nazionale Usa ammette candidamente che il Presidente va rimosso per consentire alle compagnie petrolifere Usa di mettere la mani sulle vaste riserve venezuelane di petrolio. Un film già visto altre volte, per esempio in Iraq e in Libia, che in genere ha un finale tragico.

 

 

 

Da Zero Hedge, 28 gennaio 2019

 

Possiamo perdonare l’inguaiato presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, di essere convinto dell’esistenza di una cospirazione esterna contro di lui e di avere ripetutamente accusato gli Usa di orchestrare un “colpo di stato” e una “guerra economica” contro il suo governo, specialmente considerando che i consulenti Usa ammettono ormai apertamente che è esattamente quello che sta succedendo. Infatti subito dopo la  contestata rielezione di Maduro e il suo giuramento per un secondo mandato di sei anni, il suo ministro degli esteri Jorge Arreaza ha dichiarato a Democracy Now che “l’opposizione non fa niente senza il permesso o l’autorizzazione del Dipartimento di Stato Usa… dicono: “dobbiamo consultarci con l’ambasciata. Dobbiamo consultarci con il Dipartimento di Stato ”.

 

Anche se quest’ultima affermazione potrebbe essere semplicistica, i funzionari della Casa Bianca non rendono certo la vita facile all'opposizione, nel suo essere dipinta da Maduro come burattini in mano straniera. Come esempio palese, il consulente di Trump per la sicurezza nazionale John Bolton ha recentemente ammesso a Fox Business che gli USA  hanno “molto in gioco” nell’attuale crisi del Venezuela, dato che il paese possiede le più grandi riserve di petrolio note al mondo. Bolton ha dichiarato a Trish Regan:

 

"Economicamente, farebbe una grande differenza per gli Stati Uniti se potessimo avere le compagnie petrolifere americane che investono e sfruttano le capacità petrolifere del Venezuela."

 

Quindi sembra che mentre il governo Usa prevede di aumentare le pressioni economiche e politiche per favorire il leader dell’opposizione nell’Assemblea Nazionale, Juan Guaidó, e mentre “tutte le opzioni sono contemplate” come hanno detto alti funzionari la scorsa settimana, Bolton ci ha fatto dare un'occhiata – in un momento di sincerità largamente ignorato dai media mainstream – alle motivazioni non esattamente innocenti del governo riguardo al Venezuela.

 

“Il Venezuela è uno dei tre paesi che chiamo 'la troika della tirannia' ha continuato Bolton (in precedenza aveva identificato le altre due in Cuba e Nicaragua). Dopo avere sostanzialmente ammesso che la politica degli Usa in Venezuela si concentra sulla conquista da parte delle compagnie petrolifere americane delle vaste riserve petrolifere inutilizzate del paese socialista, ha concluso esprimendo la speranza che possiamo farlo avvenire nel modo giusto”.

 

Nel frattempo, in un’altra apparizione su Fox della scorsa settimana, Bolton ha toccato un argomento simile, benché meno esplicito, dicendo che un cambiamento di regime è l’obiettivo finale degli Usa in Venezuela, come “potenziale passo fondamentale” per l’avanzamento degli “affari” Usa nella regione.

 

Queste ammissioni sono avvenute mentre i funzionari USA stanno cercando di dirottare le ricchezze del Venezuela che sono fuori dal paese verso Guaidó, per contribuire a sostenere le sue possibilità di prendere effettivamente il controllo del governo.

 

Nel fine settimana è stato svelato che il governo in crisi di Maduro, nello sforzo disperato di tenere le mani sul mucchio di contanti che ha all’estero, è stato ostacolato nel suo tentativo di rimpatriare gli 1,2 miliardi di dollari in oro depositati presso la Banca d’Inghilterra. Si tratta di una grossa tranche degli 8 miliardi di dollari di riserve estere detenute dalla banca centrale Venezuelana; tuttavia, il luogo in cui gran parte di esse sono conservate è sconosciuto.

 



Statistiche OPEC a fine 2017: l'81,89% delle riserve di petrolio mondiali sono in mano all'OPEC. Di queste, la quota maggiore (circa un quarto, spicchio arancione) è del Venezuela (NdVdE).

 

La decisione della Banca d’Inghilterra di respingere la richiesta di ritiro dell’oro fatta dai funzionari di Maduro è avvenuta dopo che alte personalità Usa, incluso il segretario di Stato Michael Pompeo e il consigliere per la Sicurezza Nazionale John Bolton, hanno spinto le loro controparti del Regno Unito ad aiutarli a tagliare fuori il governo di Maduro dai suoi beni oltremare, secondo fonti che lo hanno riferito a Bloomberg.

 

Tenendo conto di tutto questo, sembra sempre più chiaro che le crescenti pressioni diplomatiche ed economiche potrebbero presto mettere Washington sulla rotta di un qualche livello di intervento militare a Caracas. Rispetto a questa evoluzione, un rapporto Axios predice che “ci aspettiamo che il governo Trump metterà nel mirino il petrolio e i beni offshore di Nicolas Maduro nelle prossime settimane, e cercherà di indirizzare questa ricchezza verso il leader dell’opposizione, Juan Guaidó…” . Sembra che questo processo sia già iniziato sul serio.

 

13/02/19

L’Italia salva la dignità dell’Europa sulla prepotenza Usa in Venezuela

Mentre in Italia qualche politico autolesionista non perde occasione di schierarsi contro il proprio popolo, il quale ricambia generosamente nelle urne, nel dibattito internazionale il comportamento coraggioso dell’attuale governo in politica estera viene apertamente elogiato. Chi ne esce con le ossa rotte è l’ipocrita Macron, che non tollera l’appoggio di Di Maio al popolo francese in rivolta contro lui stesso, ma riconosce un presidente del Venezuela non eletto da nessuno in aperto spregio alle leggi internazionali.

 

 

 

Editoriale di Strategic Culture, 8 febbraio 2018

 

È comicamente ironico. La Francia ha richiamato l’ambasciatore di Roma a causa delle crescenti tensioni sulla presunta “interferenza” italiana negli affari politici interni francesi. Questo avviene proprio mentre la Francia e altri Stati europei si uniscono a una spudorata campagna degli Stati Uniti per rovesciare il presidente eletto del Venezuela, Nicolas Maduro. Non è facile pensare a qualcosa di più ironico.

 

Il dissidio tra Francia e Italia non è che l’ultimo capitolo di una lunga polemica tra il presidente francese Emmanuel Macron e il neoeletto governo di coalizione a Roma. Il governo italiano è formato da un’improbabile coalizione tra il sinistrorso Movimento 5 Stelle e un partito di destra, la Lega.

 

Entrambi i partiti sono molto critici verso l’establishment Ue e le politiche neoliberali capitalistiche che sono impersonificate dall’ex banchiere di Rothschild – diventato presidente francese – Macron.

 

Roma ha anche criticato la Francia per la sua responsabilità nel fomentare i problemi europei e italiani legati all' immigrazione di massa, in particolare attraverso i criminali interventi militari di Parigi, al fianco degli Usa e di altre potenze Nato, nel Medio Oriente e in Nord Africa.

 

La situazione è arrivata allo scontro aperto questa settimana, quando si è saputo che il vice primo ministro italiano Luigi Di Maio (leader del M5S) ha incontrato alcuni membri del movimento di protesta dei Gilet Gialli in Francia. Il movimento dei Gilet Gialli ha tenuto dimostrazioni in tutta la nazione nelle ultime dodici settimane, protestando contro le politiche economiche di Macron e contro quello che definiscono il suo stile elitista di governo. Di Maio e l’altro vice premier Matteo Salvini (leader della Lega) hanno apertamente appoggiato i contestatori francesi, con cui si identificano, in quanto espressione di una rivolta popolare contro l’austerità neoliberale in tutta Europa.

 

Reagendo a notizie di contatti tra il governo italiano e i contestatori francesi, il ministro francese degli Esteri – Jean-Yves Le Drian – li ha definiti una “oltraggiosa interferenza” negli affari interni del suo Paese. La polemica è aumentata ulteriormente dopo che la Francia ha richiamato il suo ambasciatore a Roma. L’ultima volta che ciò avvenne era stato nel 1940, durante la Seconda Guerra Mondiale. Si tratta di un deterioramento importante nelle relazioni tra due membri fondatori dell’Ue.

 

Questo è il punto in cui l’ironia sconfina nella farsa. La Francia tuona con rabbia contro la presunta interferenza italiana nei suoi affari interni, mentre nello stesso preciso momento il governo francese prende parte a un tentativo internazionale guidato dagli Usa di mettere in atto un cambiamento di governo in Venezuela. L’arroganza ipocrita non ha prezzo.

 

Questa settimana la Francia e diversi altri membri dell'Unione europea, incluse la Germania, l’Inghilterra, la Spagna e l’Olanda, hanno annunciato che “riconoscevano” l’auto-proclamatosi presidente del Venezuela.

 

Juan Guaido – una marginale figura dell’opposizione – si è autodichiarato “presidente a interim” del Paese sudamericano il 23 gennaio. Esistono legami ben documentati tra Guaido, il suo partito di opposizione di estrema destra e la CIA americana. La mossa di delegittimare il presidente eletto, Nicolas Maduro, è stata orchestrata dall’amministrazione Trump. Si tratta di una manovra palesemente illegale di cambio di regime, che viola la Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale. Il governo socialista di Maduro e la ricchezza petrolifera naturale della nazione – parliamo delle più grandi riserve conosciute sul pianeta – sono l'ovvio obiettivo di Washington e delle capitali europee.

 

La Russia, la Cina, l’Iran e la Turchia, così come alcuni paesi dell’America Latina, compresi il Messico, il Nicaragua, la Bolivia e Cuba, hanno giustamente denunciato l’interferenza negli affari sovrani del Venezuela. La richiesta di Washington che Maduro si dimetta sotto la minaccia di un’invasione militare Usa è un preoccupante sfoggio di aggressione imperialista. Ma questo comportamento da gangster internazionali viene sostenuto da alcuni paesi europei, in primis la Francia, che concedono una parvenza di legittimità a questo vergognoso affare.

 

L’Italia è uno dei pochi paesi Ue che si sono rifiutati di seguire la criminale campagna guidata dagli Usa per un cambiamento di regime in Venezuela. Il governo italiano ha impedito alla Ue di emettere un comunicato politico congiunto di riconoscimento di Guaido come “presidente” al posto di Maduro. Le potenze europee che si stanno associando alle violazioni di Washington nei confronti del Venezuela lo stanno facendo di loro iniziativa, non nel nome della Ue.

 

La presa di posizione dell’Italia, insieme alla Russia e alla Cina, in difesa della sovranità del Venezuela è una meritoria adesione al diritto internazionale. Non consentendo alla Ue di associarsi alla prepotenza Usa, ha inferto un colpo vitale alle macchinazioni di Washington.

 

Pertanto, il governo italiano ha evitato che la Ue si screditasse completamente. Già è abbastanza grave che alcuni membri, come la Francia, si stiano associando alle operazioni gangsteristiche degli Usa contro il Venezuela, ma l’azione frenante dell’Italia ha quantomeno impedito all’Ue in blocco di farsi complice.

 

Se il fondamentale principio di non-interferenza negli affari sovrani degli stati-nazione non viene rispettato, l’intero sistema del diritto internazionale collassa. Il principio è stato violato molte volte negli anni più recenti, in particolare con le guerre illegali condotte dagli Usa e dai loro partner della Nato nel Medio Oriente e nel Nord Africa. Ma quest’ultimo episodio di cambio di regime in Venezuela è forse il più audace mai visto. Washington e i suoi lacchè europei  sono impegnati ad abolire il mandato democratico del presidente Maduro e la sentenza della Suprema Corte Venezuelana.

 

Washington e i suoi patetici complici europei stanno aprendo il Vaso di Pandora dell'anarchia globale se riescono a farla franca con il loro bullismo criminale contro il Venezuela.

 

La Russia, la Cina, l’Italia e altre nazioni stanno essenzialmente mantenendo la linea tra un’apparenza di ordine e un caos incontrollato.

 

Potremmo considerare il contatto tra il vice premier italiano e i contestatori francesi come una politica scarsamente accorta. Ma qualsiasi errore possa aver fatto l’Italia a riguardo, è trascurabile se paragonato all’incredibile arroganza e criminalità della Francia e degli altri Stati europei nella loro violazione della sovranità del Venezuela. L’arroganza della reazione francese alla presunta interferenza dell’Italia di questa settimana è uno spettacolo imperdibile.

 

Se proprio dobbiamo dire qualcosa, l’Italia merita applausi e rispetto per avere smascherato l’ipocrisia della Francia e degli altri aspiranti neo-colonialisti europei.

 

Il lato amaro dell’ironia è questo: il presidente francese e gli altri disprezzano la democrazia e il diritto internazionale - non solo in Venezuela - ma nei confronti dei loro stessi popoli.