20/10/12

Che effetto facciamo all'America Latina: 'Non possiamo più guardare all'Europa'

Un articolo sul Guardian ci rimanda la nostra immagine, vista dal Sud America: non si capacitano di come, noi che eravamo il faro del welfare,  stiamo accettando tutto questo...

Davanti al Palazzo del Governo di Buenos Aires dopo una protesta contro le misure di austerità, dicembre 2001. Fotografia: Walter Astrada / AP


Paesi come l'Argentina sanno tutto sulle crisi finanziarie. Ma i Sudamericani sono scioccati per la dimensione assunta dai problemi dell'Europa.

L'America Latina non è estranea alle crisi finanziarie. Ma ciononostante, il continente è turbato dal calvario dell'Europa. Non solo i disordini, ma le risposte: il fatto che gli europei sembrano accettare che siano i membri più deboli della società a dover portare il peso maggiore della crisi economica.

Uno dei più notevoli critici del predominio dei mercati sulla politica è Roberto Lavagna, ministro dell'economia subito dopo la crisi del debito Argentino dei primi anni 2000. A Lavagna va in gran parte il merito di aver tirato fuori il suo paese dalla grande crisi del 2001. Ora è molto critico nei confronti della politica di Cristina Fernández, ma è d'accordo nell'affermare che il resto dell'Europa sta facendo male a cercar di soddisfare le richieste della Germania e del Fondo Monetario Internazionale.

 

"I tagli che distruggono il potere d'acquisto della gente sono recessivi e non portano risultati in termini di riequilibrio fiscale", dice. "La Germania ha diretto queste politiche, sostenuta peraltro da un governo dell'Unione europea a Bruxelles, che non ha potere né influenza, e dal Fondo Monetario Internazionale che ha sempre sostenuto questo progetto. E' proprio lo stesso progetto che hanno offerto all'Argentina, e che abbiamo respinto nel 2002.

Ha poi aggiunto: "Sono sbalordito dalle enormi somme di denaro che danno alle banche, e mi chiedo: perché non aiutare i consumatori indebitati? perché aiutandoli, rinegoziando i prestiti, riducendo i loro tassi di interesse, ecc., alla fine si aiuterebbero i consumatori a recuperare un po' di fiducia, si sosterrebbe la domanda e si farebbe funzionare l'economia."

Il filosofo Argentino Ricardo Forster, un sostenitore del governo di Cristina Fernández, ricorda che negli anni '90 in Argentina gli economisti ortodossi (alias omodossi, ndt) dominavano il panorama politico - e il pensiero dominante allora era "è inevitabile". Le peggiori misure di austerità sembravano inevitabili. Eppure l'Argentina non viveva la selvaggia svalutazione salariale che è in corso in Spagna.

"Ero in Spagna di recente e alcuni professori amici miei mi hanno raccontato come sono stati privati della tredicesima e della quattordicesima. Cosa che non è mai successa in Argentina, neanche nei giorni peggiori della crisi. "

Per molti di noi Latino-Americani, l'Europa rimane uno specchio in cui osservarci. Ma quello specchio appare sempre più nebuloso e remoto.

"Una crisi finanziaria (o diverse crisi insieme, con i loro rispettivi contesti sociali) non possono cancellare secoli di sviluppo culturale", afferma Dante Trujillo, il fondatore Peruviano della rivista letteraria MalPensante. Ma in considerazione del declino dell'Europa, in contrasto con lo "sviluppo economico e culturale del Sud America", Trujillo riflette: "chi è il buon selvaggio ora?".

Lo scrittore Uruguayano Mauricio Rosencof vede un'Europa esitante "che vuole, ma non può", un'Europa in cui i bidoni della spazzatura, in Spagna, ad esempio, a volte sono chiusi a lucchetto per impedire alla gente di cercare cibo avariato tra i rifiuti. "Questo, in teoria, dovrebbe essere lasciato all'America", dice.

"Per un ristretto gruppo di intellettuali, artisti, accademici e gente con un sacco di soldi, l'Europa resta il continente della cultura. Berlino, per coloro che sanno, è il centro culturale del mondo. E' all'avanguardia nell'arte, nella musica, nel design, nell'architettura ... Ma niente di tutto questo è di una qualche importanza nella vita di tutti i giorni del Peruviano medio. In ogni caso, non ci è sfuggito il numero di europei che vengono a stare nel nostro paese; sappiamo che non stanno andando molto bene laggiù. E sappiamo come ci si sente a non andare bene. "

Questa consapevolezza che l'Europa sta attraversando un periodo molto difficile può anche alimentare la sfiducia degli investitori. Horacio A Losoviz, il presidente Argentino di Indra (società spagnola IT e difesa) a Buenos Aires, ritiene che la crisi ha ridotto "la credibilità sulle possibilità di ricevere investimenti da quei paesi". E la mancanza di credibilità "fa sorgere l'idea che cercheranno di portare più profitti e capitali nella 'madre patria', per coprire le perdite correnti nei loro rispettivi mercati".

Alcuni intellettuali deplorano che lo specchio non solo è diventato remoto e appannato, ma è proprio andato in frantumi. L'avvocato Cileno Carlos Peña, presidente della Diego Portales University di Santiago e giornalista politico per il quotidiano
El Mercurio, ricorda che per molti anni "non di meno che durante la prima metà del 20° secolo", il modello da emulare per l'élite intellettuale e politica del Cile era quello europeo, considerato "uno stato di diritti universali in espansione". Tuttavia, "il crollo della democrazia - il golpe del 1973 - è stato il fallimento finale di questo tentativo di emulazione. La dittatura ha sostituito il sogno Europeo con il sogno Americano."

Ma negli ultimi anni, i Cileni hanno cominciato a lamentarsi delle eccessive privatizzazioni: "E le elite hanno ricominciato a guardare all'Europa."

I Cileni domandavano più diritti nei settori dell'educazione e della sanità. . "Ma in quella fase si sono scontrati col fatto che l'Europa era in crisi e che un'estensione dei diritti per tutti era apparentemente impossibile. Questo è il significato della crisi europea per il Cile: che tutti i sogni sembrano essere stati distrutti" conclude Peña.

Peña non è l'unico a pensare che prima o poi i problemi dell'Europa influenzeranno l'America Latina. "Negli ultimi 20 anni, l'Europa ha raggiunto degli standard di democrazia, trasparenza e pluralismo, di tutela delle minoranze, di cultura e di equità sociale senza rivali in qualsiasi altra parte del mondo", dice il giornalista e scrittore Argentino Jorge Fernández Diaz.

"E' stata un modello e un punto di riferimento per molti paesi. E così, la sua attuale crisi sta avendo un impatto negativo sugli stessi paesi emergenti, dove i nuovi problemi dell'Europa vengono utilizzati come alibi per violare le regole della democrazia.

"Per i conservatori nei nostri paesi, la crisi è da imputare ad un 'eccessivo' welfare state. Per quelli di sinistra, è dovuta alla uniforme attuazione del neoliberismo. A mio modesto parere, è stato sufficientemente dimostrato che lasciare degli avvoltoi impazziti liberi nel mercato e, allo stesso tempo, controllare rigidamente il tasso di cambio, sono state le vere ragioni di questo crollo."

In mezzo a tanta frustrazione, Liniers, uno dei più noti vignettisti Argentini, cerca di trarre una conclusione ottimistica: "Voi Europei non siete abituati ai cicli di 10 anni. Qui, i tempi sono quasi sempre stati così. Nel 2001 hanno rubato i nostri soldi. Come oggi stanno rubando i vostri. Ricordo che negli anni '80, quando ero un ragazzo, un ladro rubò il mio Walkman in una stazione ferroviaria. Il ladro venne da me e mi disse, 'se non me lo dai, ti ammazzo.' Mi sentivo furioso e umiliato. Ma quando arrivai a casa i miei genitori mi consolarono. E ben presto mi resi conto che le persone oneste ci sono sempre. In Europa oggi rubano gli walkman, ma le persone creative sono ancora lì. Non spariscono. Ora, se hanno portato via Cervantes, Velazquez e Caravaggio ... beh, allora ci potrebbero spennare tutti. "


2 commenti:

  1. Ciao voci dall' estero, volevo segnalarti questo link : http://krugman.blogs.nytimes.com/2012/10/21/reinhart-rogoff-and-latvia/?smid=tw-NytimesKrugman&seid=auto

    È un articolo segnalato dal professor Bagni. Se magari hai tempo e voglia una traduzione di qualità come le tue sarebbe fantastica !
    Ps complimenti per il lavoro eccezionale che già fai con i tuoi blog.

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    1. Ok Leo, grazie, segnalare articoli di qualità è per me un risparmio di fatica per cercarli...;)
      arrivooo!

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