16/10/12

IL COSTO DELLA POLITICA E I PRIVILEGI DELLA CASTA NON SONO IL PROBLEMA DELL’ITALIA

Oggi made in Italy: propongo un estratto in sintesi di un bell'articolo di Piero Valerio su La Tempesta Perfetta, in cui si chiarisce,   dati alla mano,  la sproporzione tra i costi della corruzione, tanto enfatizzati dai media,  e i costi della colonizzazione finanziaria, accuratamente taciuti. Perché l'uno non nasconda l'altro.
 
 
 
In queste ultime settimane l’attenzione mediatica e giudiziaria è tutta puntata sulla famelica casta della politica italiana, che nonostante il clima ostile nei suoi confronti continua sfacciatamente le ruberie, infilandosi in uno scandalo dopo l’altro. Le regioni, dalla Sicilia al Lazio, alla Lombardia, per adesso sono nel mirino della Magistratura e della Guardia di Finanza, ma non è escluso che fra qualche giorno si passerà alle province, ai comuni, alle aree metropolitane, fino a rientrare di nuovo nel parlamento per scovare altri Lusi, BelsitoScilipoti, Razzi. Lavoro da fare ce n’è tanto, perché non ci vuole molto a capire che il migliore della nostra attuale classe politica e dirigente ha la rogna.  Ma lasciarsi trascinare dal clima di caccia alle streghe e credere che tutti i problemi dell’Italia derivino soltanto dai soldi pubblici sottratti dai politici alle casse dello stato è un errore di leggerezza e superficialità colossale, che serve a sviare l’attenzione degli italiani dalle faccende realmente importanti e cruciali per il destino del nostro paese.
 


Le questioni in ballo in questo momento per l’Italia non sono nell’ordine dei milioni di euro rubati a destra e a manca dei faccendieri d’accatto infiltrati nella politica, ma dei miliardi di euro, che giorno dopo giorno vengono sottratti alla gestione ordinaria della spesa pubblica e convogliati sotto silenzio verso altre destinazioni, i cui maggiori beneficiari sono quasi sempre le grandi lobbies finanziarie europee e internazionali. La sproporzione informativa fra i fiumi di parole spesi per denunciare i crimini indegni ma contabilmente irrilevanti dei vari politicanti corrotti e il silenzio che regna intorno alle grandi manovre finanziarie di proporzioni ciclopiche, dal salvataggio pubblico di Banca Monte Paschi di Siena alla chiusura dei contratti derivati con Morgan Stanley, dalle quote di partecipazione al Meccanismo Europeo di Stabilità al Fiscal Compact, è la prova più convincente del fatto che in Italia ormai si è instaurato un possente regime totalitario autoreferenziale, che vive e prospera sul legame stretto fra i centri privati di potere nazionali e internazionali e gli organi di informazione asserviti. Snoccioliamo subito alcuni numeri per capire di quali dimensioni stiamo parlando.


Nei primi sette mesi del 2012 il debito pubblico italiano è aumentato di quasi €70 miliardi:

  •   di cui oltre €27 miliardi sono riferiti alle sole quote di partecipazione versate prima al fondo salvastati EFSF (European Financial Stability Facility) e poi al Meccanismo Europeo di Stabilità MES: quindi quasi il 40% dell’aumento complessivo del debito pubblico è dovuto ad uscite che non c’entrano nulla con la spesa pubblica, gli sprechi, la corruzione (vedi tabella sotto, con le varie scadenze di pagamento). 


Data
Debito pubblico
Prestiti all'EFSF/MES
31/12/2011
1.897,88
3,11
31/01/2012
1.934,82
3,97
31/07/2012
1.967,48
20,19

Fonte: Banca d’Italia, “Finanza pubblica, fabbisogno e debito” n. 47 del 13 settembre 2012.


  • Altri €6 miliardi circa sono causati dal solito meccanismo di aumento della quota interessi da pagare perché mediamente il rimborso e rinnovo dei titoli pubblici in scadenza avviene con l’emissione di nuovi titoli pubblici che hanno un rendimento più alto (quello che comunemente chiamiamo spread). 

  • Solo alla Morgan Stanley sono stati versati a gennaio €2,6 miliardi per la chiusura di contratti derivati, ma non sappiamo se intanto il Ministero del Tesoro abbia provveduto a chiudere altre posizioni in derivati aperte con le maggiori banche d’affari internazionali, come Goldman Sachs o JP Morgan, perché queste operazioni sono strettamente riservate e mantenute fuori bilancio. 


  • Abbiamo poi i €3,9 miliardi stanziati per il salvataggio della Banca Monte Paschi di Siena, attraverso l’acquisto delle sue obbligazioni spazzatura che impediscono di fatto allo stato di nazionalizzare e controllare l’istituto, il cui valore patrimoniale è oggi pari a poco più di €2,6 miliardi. 

  • Abbiamo i buchi di bilancio delle amministrazioni locali, regioni, province e comuni, dovuti spesso ad uso dissennato dell’indebitamento bancario e ad utilizzo troppo superficiale di strumenti derivati, di cui daremo conto nei prossimi articoli. Un fiume straripante di miliardi di euro che dalle casse dello stato, e in ultima istanza dalle tasche dei cittadini, si sposta in massa e a senso unico nei conti di deposito degli oligopoli bancari e finanziari.  



Alla fine, dopo che tutto questo flusso ininterrotto di miliardi di euro ha sfamato e saziato la voracissima Idra della finanza, abbiamo dulcis in fundo, come ciliegina sulla torta di questo quadro agghiacciante, le ruberie, le truffe, i raggiri dei faccendieri prestati alla politica e i costi eccessivi, gli sprechi, i privilegi della casta, risvolto quest’ultimo sicuramente disdicevole e ripugnante, ma pur sempre una briciola di qualche milione di euro se confrontato con le vagonate stracolme di miliardi di euro che nel silenzio più assoluto vengono sottratti alla gestione del bene comune e riservati alla soddisfazione di una ristretta cerchia di interessi privati. Per avere un termine di paragone siamo nell'ordine di grandezza di 1:1000: per ogni milione di euro rubato da Fiorito, ce ne sono 1000 milioni di euro portati via senza colpo ferire e fare rumore alcuno da Unicredit, Monte Paschi e compagnia bella.

Consideriamo ora che lo stato italiano paga ogni anno €90 miliardi circa di interessi sul debito pubblico,  soldi che vanno quindi a rimborsare soltanto le cedole  senza ridurre di un centesimo la quota capitale (che dovrebbe essere intaccata e man mano ridotta imponendo altri tagli draconiani alla spesa dello stato.)

Se guardiamo alla distribuzione del debito pubblico tra i vari creditori nazionali e internazionali, possiamo notare chi intasca i soldi degli interessi e della riduzione del debito, ottenuta tramite questi tagli presenti e futuri.


 
Secondo i dati aggiornati a luglio 2011 della Banca d’Italia:
 
solo il 14% del debito pubblico italiano è posseduto da privati residenti in Italia;
il 26,8% è nelle mani di “istituzioni finanziarie monetarie(banche, fondi comuni);
il 13,5% di assicurazioni e fondi pensione,
il 3,65% direttamente dalla Banca d’Italia 
e il 43% è nelle mani di soggetti non residenti, cioè all’estero, presumibilmente grandi istituzioni finanziarie
 
Dalle analisi ricognitive più recenti di Banca d’Italia sappiamo che la quota di debito pubblico detenuta all’estero è crollata drasticamente al 31,7%, perché grazie agli aiuti LTRO della BCE le banche italiane sono state costrette a ricomprarsi i titoli di stato posseduti dalle società finanziarie straniere, in particolare tedesche e francesi. Tuttavia, a parte questo passaggio di consegne tra banche, la quota di debito in mano ai residenti privati, famiglie e aziende non finanziarie, è rimasta pressoché costante. Questo è il punto. Solo una quota minima di tutti i soldi che vengono rastrellati dal governo per rimborsare il debito pubblico rimangono in Italia, nelle mani di soggetti che poi quei soldi "potrebbero" spenderli e investirli nell’economia reale, mentre tutto il resto va ad ingrossare le riserve delle banche nazionali ed estere, che sappiamo benissimo come  vengono utilizzate: rimborsare i debiti contratti, acquistare titoli finanziari, rinforzare il deposito precauzionale presso la banca centrale, limitare al massimo i prestiti ad aziende e famiglie, soprattutto in questo periodo di recessione e di incertezza diffusa.       


E’ evidente che una tale redistribuzione viziosa dei redditi dal basso verso alto  sia la causa principale del calo generalizzato della domanda aggregata (consumi, investimenti, spesa pubblica) che ha automaticamente fatto diminuire il prodotto interno lordo PIL di circa -2,5% nel 2012, aggravando non poco gli effetti recessivi in corso e fornendo poche prospettive di ripresa per i prossimi anni. Un salto nel buio, che prima o dopo, quando i risparmi degli italiani saranno stati prosciugati, ci condurrà all’instabilità sociale, alle rivolte di piazza, all’ingovernabilità, come sempre è accaduto nella storia quando si è venuta a creare una simile disparità cronica di ricchezze e diritti. Questo è il percorso a cui andiamo incontro perseguendo a testa bassa la lotta cieca ai costi della politica e ai privilegi della casta, senza avere chiaro il quadro generale d’insieme. Il vero problema dell’Italia non sono affatto gli sperperi e gli sprechi della politica, ma come questi soldi eventualmente risparmiati o chiesti ai soliti contribuenti vengono poi utilizzati ad esclusivo vantaggio dei gruppi finanziari internazionali.
Il vero problema dell’Italia quindi,  non sono gli sprechi, gli sperperi, gli abusi, la corruzione della politica (fenomeni questi distorsivi e devianti dell’illegalità diffusa che vanno comunque aspramente combattuti), ma il fatto che la politica non ha più gli indispensabili strumenti fiscali e monetari per agire attivamente nell’economia e invertire il declino in corso, avendo delegato tutte le proprie sovranità ad istituzioni sovranazionali come la BCE e l’Unione Europea che hanno le idee molto chiare su come utilizzare i poteri acquisiti: salvaguardare i privilegi della finanza privata, le rendite di investitori e speculatori, gli interessi di grandi gruppi industriali e multinazionali a costo di affamare i cittadini e distruggere lo stato sociale.

Il vero problema dell’Italia è la costrizione imposta a tutta l’economia di rimanere agganciata ad una moneta unica forte come l’euro che sta annientando la competitività del tessuto produttivo nazionale, salassando i salari dei lavoratori, amplificando gli squilibri interni ed esterni del paese con il resto degli stati europei. 
 
Il vero problema dell’Italia è che continuando su questa strada apriremo le porte ad una progressiva ma inesorabile colonizzazione dei grandi gruppi industriali e finanziari stranieri, rinunciando all’autonomia produttiva e peggiorando anno dopo anno la dipendenza dagli investimenti esteri e il tasso di indebitamento con il resto del mondo. 
 
 

9 commenti:

  1. ma cme fai a sommare mele con pere cioè prestiti dati alla UE con debito...di solito son cose distinte

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    1. Il problema è che i prestiti alla UE sono finanziati con emissione di titoli di debito pubblico, ecco come le mele diventano pere.

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  2. come fai a dire che solo il 37 degli interessi rimane in italia invece del 57%..non sono privati italiani quelli che comandano le banche??

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    1. Eppure mi sembra detto chiaramente:

      rimane in Italia, "nelle mani di soggetti che poi quei soldi "potrebbero" spenderli e investirli nell’economia reale", mentre sappiamo benissimo come vengono utilizzati dalle banche, anche italiane, e cioè non per fare credito alle famiglie e alle imprese, e così reimmetterli nell'economia reale.

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  3. Una non semplice, mi rendo conto soluzione, ma l'unica per uscire da tutto questo è un default totale con uscita dall'euro.
    Conseguenze inenarrabili ma un bel colpo a Bowling contro le grande banche d'affari e non solo. Non uno strike ma di birilli ne dondolerebbero tanti e magari un input agli altri paesi per fare lo stesso e riprendersi la propria sovranità.
    Solo una considerazione, che visto l'articolo, mi spinge a dire che meglio affrontare una grossa crisi con due soldi ancora in tasca che attendere l'inevitabile senza più niente.

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    1. impossibile. ci hanno messo il Giudice fallimentare apposta. Monti non è li a caso. deve badare che noi paghiamo i "nostri" debiti. La vera via sarebbe impugnare il debito come hanno fatto gli Stati Uniti con il debito dell'Irak, debito considerato inesigibile in quanto contratto da un dittatore a nome di una popolazione inerme. Come la nostra. ma anche quello non si farà mai.

      Nibiru.

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  4. Eh si cara Carmen. Tutto è già deciso. La sudamericanizzazione del sud Europa continua imperterrita a beneficio dei bravi staterelli del nord Europa che non vogliono pagare per le nostre inefficienze. Strano però non è vero? A me sembra che le nostre inefficienze gravino più sulle nostre spalle che sulle spalle dei norvegesi o dei finlandesi. O dei tedescazzi. Comunque la cosa non mi spaventa. Basta saperlo e mi regolo di conseguenza. L'importante è capire le regole del gioco. Una volta capite, ci si può sedere al tavolo e partecipare. Mi dispiace per la sofferenza che queste regole nuove causeranno agli inconsapevoli, ma non è colpa mia o tua se il popolo tanto tempo fa ha scelto di non pensare più perchè era maledettamente comodo delegare ad altri il proprio destino. I soldi gratis sono finiti. Ora c'è solo l'Euro. Una moneta a pagamento. Quando verrà capito dal popolo sarà troppo tardi. E già lo è. Siamo al si salvi chi può.

    Cordialmente,

    Nibiru.

    P.S. Una sola cosa mi spaventa perchè sarebbe ingestibile da un singolo. La balcanizzazione dell'Europa. Quello sarebbe un bel casino. Ma in questo caso ci resta solo da sperare che non avvenga.

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    1. Ciao Nibiru, io la penso più o meno così:
      Da un lato c'è la nostra responsabilità individuale, e con questa ognuno deve fare i conti come può: per esempio fare in un modo o nell'altro informazione, o attivare reti di solidarietà, o pensare dove e come spendere, non ultimo come votare, ecc.

      Dall'altra parte, gli eventi comunque procedono nel senso deciso dalla storia, e qui non possiamo fare altro che stare a vedere, mantenendo lo spirito il più elevato possibile al di sopra delle ricadute e avversità, sulle quali non è pensabile di poter avere un controllo...

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  5. La classe politica e' stata eletta da noi e in ultima analisi la responsabilita' del loro operato ricade su ognuno di noi.

    La cattiva gestione della politica reca un danno enorme al paese sia all'interno che dall'esterno, ma questo non dovrebbe meravigliare perche' siamo un paese che non ha il senso civico e dello stato, abbiamo la mentalita' del piu' furbo e qui nessuno e' fesso, fatta la legge fatto l'inganno. La corruzione, evasione fiscale, menefreghismo e quant'altro sono i leit motif prevalenti.

    C'e' una crisi profonda, ma si preferisce guardare altrove fuori della finestra in cerca di capri espiatori perche' all'interno c'e' una parte della popolazione che ha privilegi da difendere.

    Bisogna instaurare una amministrazione sana dove every penny counts. Questa crisi sarebbe un'occasione sprecata se non si modernizza e rende efficiente il paese, ma l'ottimismo sembra un'utopia quando a livello europeo la Grecia e' una spina nel fianco dell'Unione, mentre noi abbiamo la Magna Grecia che e' anche peggio e si continua a sprecare soldi.
    Bisogna avere l'onesta' e il coraggio di guardare in faccia alla realta'.

    Bruno

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