17/04/13

Ma i tedeschi sono davvero meno ricchi di Spagnoli, Italiani e Greci?

Sempre a proposito dei "poveri tedeschi" che adesso dovrebbero pagare i salvataggi dei ricchi periferici, un importante articolo di De Grauwe e Yumei Ji su Voxeu rimette i puntini sulle "i" al fine di riportare il dibattito su binari meno assurdi e strumentali.

Copertina di Der Spiegel:

“Parlate tanto di chi si toglie la vita ma siete più ricchi di noi”

di Paul De Grauwe, Yuemei Ji, 16 Aprile 2013
 Traduzione di Alex

Una recente indagine della BCE sulla ricchezza delle  famiglie è stata ripresa dai media a riprova del fatto che i poveri  tedeschi non dovrebbero farsi carico dei debiti dell'Europa  meridionale. In questo articolo intendiamo dare un’occhiata ai dati.  Se da un lato  è vero che, stando ai valori della mediana,  le famiglie tedesche risultano meno abbienti rispetto a quelle dell'Europa meridionale, dall’altro la Germania di per sè, è  ricca. È importante sottolineare che questa ricchezza è distribuita in modo molto diseguale, ma ciò sembra non filtrare molto  attraverso la  stampa. La qualità del dibattito  in Germania tende a diffondere tra le classi meno abbienti una scorretta percezione di iniquità a riguardo  di eventuali trasferimenti. 



Raramente in passato si è assistito ad una manipolazione dei dati statistici per  fini politici, come viceversa è successo recentemente   in occasione della pubblicazione del sondaggio della BCE sulla  ricchezza delle famiglie nei paesi dell'Eurozona (2013a). 1

Da questa indagine risulta che il valore della mediana della ricchezza  familiare tedesca è  il più basso tra quelli dei paesi  dell’Eurozona. La figura 1 riassume i principali risultati dei paesi più significativi dell'Eurozona. 

Figura 1. Distribuzione della  MEDIANA della ricchezza netta delle famiglie (1000 €)




Fonte: Banca centrale europea (2013).
 

Dalla figura 1 non solo risulta che la famiglia tedesca mediana ha il più basso livello di ricchezza, ma anche che le differenze all'interno dell’Eurozona sono enormi. In paesi come il Belgio, la Spagna e l'Italia la mediana sembra essere da tre a quattro volte maggiore  a quella Tedesca. Persino  in Grecia sembrerebbe il doppio di quella Tedesca. 


La pubblicazione di dati di questo genere da parte della BCE  ha immediatamente indotto  molti osservatori a concludere quanto sia inaccettabile il fatto che  i “poveri tedeschi” debbano pagare  per il salvataggio dei molto più abbienti  greci, spagnoli e portoghesi (vedi, ad esempio, Wall Street Journal 2013, Financial Times 2013 , Frankfurter Allgemeine 2013). 

Ma le cose stanno proprio così? 
 

Una prima cosa da far notare è che la BCE ha pubblicato anche i valori  medi sulla ricchezza netta delle famiglie della zona euro. Valori a cui, sorprendentemente, non è stato dato molto risalto sui  media, nonostante il fatto (N.d.t. ovvero,  proprio per il fatto)  che, se incrociati con i rispettivi valori delle  mediane, forniscono  importanti informazioni sullo squilibrio nella  distribuzione della ricchezza nei diversi paesi membri. Mostriamo qui, nella Figura 2, la distribuzione  del valore  medio di benessere. E con sorpresa  si scopre  che la ricchezza media della famiglia tedesca  (circa € 200.000) non è la più bassa dell’Eurozona.  


Figura 2. Distribuzione della  MEDIA della ricchezza netta delle famiglie (1000 €)




Fonte: Banca Centrale Europea (2013).
 

La comparazione tra media e mediana  la dice lunga sulla distribuzione della ricchezza nei singoli  paesi. Tanto maggiore è la differenza  tra valore medio e valore mediano,  tanto maggiore risulterà lo squilibrio  nella distribuzione della ricchezza. 


Ora dai dati risulta che gli squilibri risultino  più alti proprio in  Germania, come mostra  in figura 3 l’andamento del  rapporto media/mediana nei vari paesi. In Germania il valore  medio della ricchezza familiare  è quasi quattro volte maggiore  del valore mediano. In molti altri paesi tale rapporto sta  tra 1,5 e 2.  Si evidenzia che la ricchezza in Germania è concentrata nelle mani delle famiglie più ricche in misura maggiore  che negli altri paesi della zona euro. In altre parole, la notevole  ricchezza familiare tedesca  è squilibrata verso l’alto (N.d.t. In poche parole, nei grafici di cui alle figura  3 e successive si esprime il fatto che “Pochi detengono molto e molti detengono poco”).
 

Questo  squilibrio nella  distribuzione della ricchezza si rende ancora più manifesto,  confrontando, in Figura 4,  la ricchezza detenuta dai contribuenti della fascia più alta (il primo 20% a partire dall’alto)   con quella detenuta dai contribuenti di fascia più bassa (il primo 20% a partire dal basso).  Ne risulta   che, in  Germania, le famiglie appartenenti al  20% superiore sono 149 volte più ricche  rispetto  a quelle appartenenti al  20% inferiore.  Alla luce di questo criterio se ne conclude che in  Germania esiste  il maggiore squilibrio nella distribuzione  della ricchezza di tutti i paesi dell’Eurozona. 
 

Figura 3. Distribuzione del rapporto Media / Mediana




Fonte: elaborazioni proprie basate sulla Banca centrale europea (2013).


Figura 4. Distribuzione del rapporto Top Ricchezza 20% / 20% inferiore ricchezza 






Fonte: Banca Centrale Europea (2013b).

Ricchezza delle famiglie e ricchezza nazionale 


Ora la successiva domanda da porsi è:  l’indice di ricchezza delle famiglie è anche un buon indicatore della ricchezza di una nazione? Una parte significativa della ricchezza di una nazione può essere detenuta tanto dallo stato quanto dal  settore aziendale e non dalle famiglie. Se il punto è capire di quanta capacità dispone la Germania per i  trasferimenti verso gli altri paesi, allora si dovrebbe utilizzare un parametro di  misura più esaustivo [che non la ricchezza delle famiglie]. E tale parametro esiste: è il capitale sociale totale  nazionale. Questa parametro fornisce la  misura della capacità di una nazione di generare (insieme con il capitale umano) un flusso di reddito.

Abbiamo utilizzato le informazioni disponibili sul  capitale sociale  nei paesi OCSE  aggiornato al 2012 (vedi Appendice per maggiori informazioni). Abbiamo poi calcolato il capitale sociale netto pro capite  nei paesi membri della zona euro. Usiamo due definizioni.  


Ø  La prima si riferisce al  capitale sociale nazionale pro-capite (Figura 5). 


Ø  La seconda si riferisce alla somma del capitale sociale nazionale con la  posizione patrimoniale netta nei confronti del resto del mondo. Noi chiamiamo questo parametro  capitale sociale  totale pro capite (Figura 6). 


Così facendo si ottengono  risultati marcatamente  diversi se comparati con quelli ottenuti  con i soli dati sulla  ricchezza delle famiglie. 2
 

Figura 5. capitale sociale nazionale pro-capite (euro) 



Fonte: calcoli degli autori, Eurostat e Banca dati sugli stock di capitali in paesi OCSE , Kiel Institute per l'economia mondiale.

 

Figura 6. capitale sociale  totale pro capite (euro) 




Fonte: calcoli degli autori, Eurostat e Banca dati sugli stock di capitali in paesi OCSE , Kiel Institute per l'economia mondiale.
 

La differenza più importante è che questa volta  i paesi del NORD Eurozona  risultano  più ricchi di quelli del SUD Eurozona. A ciò si può arrivare  riferendosi  alle  due distribuzioni dei  capitali sociali, nazionali e totali (figure 5 e 6). In particolare concentrandosi sul capitale sociale totale (Figura 6), risulta che la Germania sia tra i  primi due paesi in termini di ricchezza pro-capite. Per contro,  i paesi del SUD Eurozona possiedono il  più basso tenore di ricchezza. La ricchezza pro capite nei paesi del NORD Eurozona  è più del doppio di quella dei paesi del SUD  Eurozona  come Grecia e Portogallo. 

Conclusione 


Da questa analisi appare fuori luogo concludere, sulla base dello studio della BCE,  che la Germania è povera  rispetto ad alcuni paesi del SUD  Eurozona e che  quindi che non è ragionevole chiedere ai contribuenti tedeschi di  sostenere finanziariamente i paesi del sud apparentemente  'più ricchi' (si veda ad esempio Wall Street Journal 2013). Per contro i fatti ci dicono  che la Germania è decisamente più ricca dei paesi del SUD  Eurozona, come  Spagna, Grecia  Portogallo. 

Effettivamente sembra proprio esserci  un problema di asimmetria nella distribuzione della ricchezza in Germania: 


·        In primo luogo, la ricchezza in Germania è fortemente concentrata nella fascia di reddito alta.

·        In secondo luogo, gran parte della ricchezza tedesca non è detenuta dalle famiglie e quindi  di converso deve risiedere  nel settore aziendale e  statale.


Se quindi da un lato  potrebbe essere effettivamente irragionevole il chiedere alla “mediana povera” delle famiglie    tedesche  di sostenere trasferimenti di  risorse ai paesi dell'Europa meridionale, molto più ragionevole  potrebbe  essere fare tali richieste alla parte più ricca delle famiglie tedesche nonché alle Corporate. In altre parole, l'opposizione Tedesca  ai trasferimenti verso il SUD Eurozona, se basata sulla  “povertà”  del paese,  non ha alcun fondamento;  infatti le cifre ci  dicono  che la Germania è uno dei paesi più ricchi della Eurozona. Il punto  è che questa ricchezza risulta distribuita in modo  diseguale, creando così la  percezione tra i tedeschi meno abbienti che questi trasferimenti siano iniqui. 

(N.d.t. e qui, naturalmente, non ci vuole un  Einstein per sospettare che questa “percezione” venga artatamente gonfiata proprio da quelle classi più avvantaggiate cui, dopo avere sfruttato i vantaggi della mal costruita Eurozona, ora non passa nemmeno per l’anticamera del cervello di affrontare il rovescio della medaglia e pagare il relativo e congruo Dazio. Ma da questo articolo traspare, a mio modo di vedere chiaramente,  come  i dati disponibili vengano utilizzati tanto  in modo tecnicamente scorretto quanto fortemente ideologico,  al fine di trarne conclusioni di comodo  diametralmente opposte a quelle cui si giungerebbe considerandoli in modo tecnicamente più completo e corretto, conclusioni  nondimeno utili per raggiungere i relativi fini “di bottega”, siano essi  personali o di lobby!  Naturalmente presumo che salterà fuori  il solito Piddino,  in senso ampio,  che “Ecco vedi gli economisti nemmeno sono d’accordo sul come leggere i dati!”. Imbecille! Non esiste un modo differente di leggere i dati! Esiste un modo solo, ho il fondato sospetto sia quello di De Grauwe,  e chi fa diversamente o è un incompetente o è in mala fede!).  


Riferimenti

European Central Bank, (2013a), “The Eurosystem Household Finance and Consumption Survey, Results from the First Wave”, Statistics Paper Series 2, April.
European Central Bank (2013b), “Statistical Tables to the Eurosystem Household Finance and Consumption Survey”.
Christophe Kamps (2005), “New Estimates of Government Net Capital Stocks in 22 OECD Countries 1960–2001”, IMF Staff Papers.
Financial Times (2013), “Poor Germans tire of bailing out Eurozone”.
Frankfurter Allgemeine (2013), “Reiche Zyprer”, arme Deutsche, 10 April.
The Wall Street Journal (2013), “Europe’s Poorest”, Look North, 10 April.


6 commenti:

  1. queste considerazioni, molto importanti, vanno messe in relazione con il piano del Boston Consulting Group, descritto in questo articolo del settembre 2011 (Back to Mesopotamia) : http://www.bcg.com/documents/file87307.pdf

    il debito totale (che risulta dalla somma fra quello pubblico, delle famiglie e delle aziende) supera il 180% del PIL in quasi tutti i paesi occidentali. E' oggettivamente troppo elevato per poter pensare che possa essere ripagato.

    La soluzione proposta è quella di cancellare la parte di debito la cui somma superi il 180% del PIL.

    la cosa, naturalmente, affonderebbe il sistema finanziario - che è privato, internazionale, e potente (e da da vivere al Boston Consulting Group..).

    Quindi, per evitarlo, si propone candidamente di prelevare con generosità quanto serve dagli investimenti finanziari delle famiglie per coprire le perdite del settore finanziario.... agghiacciante. Qualcosina pure dal settore immobiliare.

    L'articolo ipotizza l'applicazione di questa proposta in tutti i paesi... ma ho l'impressione che si sia preferita la soluzione di iniziare da quelli meno capaci di difendersi (Grecia, Cipro... è già successo).

    E' evidente che la falsa rappresentazione della distribuzione della ricchezza delle famiglie è molto funzionale a far "ritenere accettabile alla comunità internazionale" l'applicazione della proposta proprio in quei paesi dove (si dice) la ricchezza privata sia maggiore, a fronte di debiti pubblici più problematici.

    Siamo nel mirino....

    e dobbiamo almeno capire cosa ci aspetta, per poterci difendere.

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  2. In confronto Goebbels era un dilettante.

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  3. sono veramente sempre più numerose le analogie fra questo periodo e quello che ha fatto nascere il nazismo.

    Cambia soltanto il presunto responsabile da dare in pasto a coloro che restano fuori dal circuito del guadagno e della ricchezza: ieri gli ebrei, oggi i PIGS.

    Se avremo qualche possibilità in più di allora per evitare il peggio, lo dovremo al web ed a persone come Carmen, Alberto Bagnai, Claudio Borghi, Barra Caracciolo, Fiorenzo Fraioli, per aver diffuso la verità ed a tutti coloro che hanno saputo ascoltare le loro grida di allarme e che la verità l'hanno cercata.

    speriamo di farcela, senza dover abbandonare le città, per cercare rifugio in campagna ed in collina, come è accaduto nel secolo scorso.

    Grazie veramente, di cuore.

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  4. non ho ancora letto il pezzo, lo farò qs sera, ma mi unisco al post di romano rubbi, che ha il merito di scrivere nero su bianco i nomi di chi ha contribuito e contribuisce a squarciare il velo italico sulla non sostenibilità dell'euro, tramite analisi che hanno il merito di essere supportate dai numeri . La Verità fa male, ed il teatrino sulla elezione del Presidente è la degna fine di questa politica: almeno si fosse chiesto ai candidati presidenti cosa pensassero dell'euro zona e degli scritti dei nomi di cui sopra:il Nulla, encefalogramma piatto sull'eurozona.....e cosa ci si puo' aspettare da chi nn conosce la differenza tra debito pubblico e privato? appunto, il nulla + totale, per dirla alla latina siamo all'ablativo assoluto

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  5. Guido la tua analisi si adatta perfettamente alla situazione. Tu dici "almeno capire cosa ci aspetta, per poterci difendere..." sì, è questa consapevolezza che si sta cercando di diffondere, non solo qui sulla rete, ma anche tra la gente là fuori nel mondo reale... I tempi sono purtroppo spietati.

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  6. Ho letto questo pezzo. Molto interessante. Come mai quando andiamo a verificare i valori del GINI Index l'income inequality tedesco sembra meno marcato di quello dell'Europa meridionale?

    Siamo sicuri dei dati riportati?

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