26/05/13

Bagnai Borghi e Sapir: manifesto di solidarietà europea per avviare la ricostruzione

Un gruppo di economisti europei di alto livello -  tra cui i nostri Alberto Bagnai, Claudio Borghi e Jacques Sapir (anche lui ormai ben noto ai frequentatori del blog) - hanno firmato un manifesto col quale si intende avviare una soluzione praticabile degli squilibri dell'eurozona, secondo un principio di solidarietà e quindi di condivisione dei costi. Tutti i partecipanti, pur con visioni anche differenti,  riconoscono che la premessa necessaria è lo smantellamento della moneta unica.  Da qui si parte per ricostruire un'Europa della solidarietà (e la nostra Costituzione). La presentazione del manifesto si terrà a Parigi il 15 di giugno. 


La segmentazione controllata dell’Eurozona per preservare le conquiste più preziose dell’integrazione europea.


La crisi dell’Eurozona mette a rischio l’esistenza dell’Unione Europea e del Mercato Comune Europeo.


La creazione dell’Unione Europea e del Mercato Comune Europeo si colloca fra le maggiori conquiste dell’Europa post-bellica in campo politico ed economico. Il notevole successo dell’integrazione europea è scaturito da un modello di cooperazione che beneficiava tutti gli stati membri, senza minacciarne alcuno.


 
Si era ritenuto che l’euro potesse essere un altro importante passo avanti sulla strada di una maggiore prosperità in Europa. Invece l’Eurozona, nella sua forma attuale, è diventata una seria minaccia al progetto di integrazione europea.

I paesi meridionali dell’Eurozona sono intrappolati nella recessione e non possono ristabilire la propria competitività svalutando le proprie valute. D’altra parte, ai paesi settentrionali si chiede di mettere a rischio i benefici delle proprie politiche finanziarie prudenziali, e ci siaspetta che in quanto “benestanti” finanzino i paesi del Sud attraverso infiniti salvataggi. Questa situazione rischia di portare allo scoppio di gravi disordini sociali nell’Europa meridionale, e di compromettere profondamente il sostegno dei cittadini all’integrazione europea nell’Europa settentrionale. L’euro, invece di rafforzare l’Europa, produce divisioni e tensioni che minano le fondamenta stesse dell’Unione Europea e del Mercato Comune Europeo.

Una strategia nel segno della solidarietà europea


Riteniamo che la strategia che offre le migliori possibilità di salvare l’Unione Europea, la conquista più preziosa dell’integrazione europea, sia una segmentazione controllata dell’Eurozona attraverso l’uscita, decisa di comune accordo, dei paesi più competitivi. L’euro potrebbe rimanere – per qualche tempo – la moneta comune dei paesi meno competitivi. Ciò potrebbe comportare in definitiva il ritorno alle valute nazionali, o a differenti valute adottate da gruppi di paesi omogenei. Questa soluzione sarebbe un’espressione di vera solidarietà europea. Un euro più debole migliorerebbe la competitività dei paesi dell’Europa meridionale e li aiuterebbe a uscire dalla recessione e tornare alla crescita. Ridurrebbe anche il rischio di panico bancario e il collasso del sistema bancario nei paesi dell’Europa meridionale, che potrebbe verificarsi se questi fossero costretti ad abbandonare l’Eurozona o decidessero di farlo per pressioni dell’opinione pubblica nazionale, prima di un abbandono dell’Eurozona da parte dei paesi più competitivi.



La solidarietà europea sarebbe ulteriormente sostenuta trovando un accordo su un nuovo sistema di coordinamento delle valute europee, volto alla prevenzione di guerre valutarie e di eccessive fluttuazioni dei cambi fra i paesi Europei.



Naturalmente sarebbe necessario, in almeno alcuni dei paesi meridionali, un abbuono (haircut) dei debiti. La dimensione di questi tagli e il loro costo per i creditori, tuttavia, sarebbero inferiori rispetto al caso in cui questi paesi restassero nell’Eurozona, e le loro economie continuassero a crescere al di sotto del proprio potenziale, soffrendo una elevata disoccupazione. Posta in questi termini, l’uscita dall’Eurozona non implicherebbe che le economie più competitive non debbano sopportare un costo per la diminuzione dell’onere del debito dei paesi in crisi. Tuttavia, ciò accadrebbe in circostanze nelle quali il loro contributo aiuterebbe quelle economie a tornare a crescere, al contrario di quanto accade con gli attuali salvataggi, che non ci stanno portando da nessuna parte.

Perché questa strategia è così importante?


Non occorre dire che è nostro comune interesse che l’Unione Europea torni alla crescita economica – la migliore garanzia per la stabilità e la prosperità dell’Europa. La strategia di segmentazione controllata dell’Eurozona faciliterà il conseguimento di questo risultato nei tempi più rapidi.


I firmatari


Alberto Bagnai (@AlbertoBagnai) – Professore associato di politica economica presso il Dipartimentodi Economia dell’Università Gabriele d’Annunzio a Pescara (Italia), e ricercatore associato al CREAM (Centro diricerca in economia applicata alla globalizzazione, Università di Rouen). I suoi interessi di ricerca si concentrano sulla sostenibilità del debito pubblico ed estero nelle economie emergenti; ha lavorato come consulente per l’UNECA (Commissione Economica per l’Africa delle Nazioni Unite) su progetti relativi alla convergenza macroeconomica delle unioni monetarie in Africa. Per contribuire alla divulgazione dei temi economici ha aperto nel novembre del2011 il blog goofynomics.blogspot.it e contribuisce a “Il Fatto Quotidiano” come opinionista e blogger. Il suo ultimo libro “Il tramonto dell’euro”, pubblicato nel 2012, ha riacceso in Italia il dibattito su costi e benefici dell’Eurozona. Alberto Bagnai è cittadino italiano.



Claudio Borghi Aquilini (@borghi_claudio)– Professore incaricato di Economia degli Intermediari Finanziari presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. La sua esperienza lavorativa lo ha portato a occupare posizioni manageriali di spicco nel settore finanziario in Italia. Ha lavorato per Deutsche Bank Italia a Milano (2001-2008) e prima per Merril Lynch. Attualmente collabora con “Il Giornale” come opinionista. Claudio Borghi Aquilini è cittadino italiano.



Brigitte Granville – Professore di Economia Internazionale e Politica Economica alla School of Business and Management dell’Università Queen Mary di Londra, dove dirige il Centro di Ricerca sulla Globalizzazione (CGR). In diverse occasioni è stata consulente su temi economici – in particolare, politica monetaria – per vari paesi emergenti o in via di sviluppo, fra i quali la Russia, il Kazakistan, l’Ucraina, l’Uzbekistan e la Costa d’Avorio, per conto dei rispettivi governi, o di organizzazioni pubbliche quali la Commissione Europea o la Banca Mondiale. Nel triennio 1992-1994 Brigitte è stata membro del team di consulenti economici del Ministero delle Finanze russo, diretto dal professor Jeffrey Sachs. In quel periodo ha svolto un ruolo guida nel motivare la necessità di uno smantellamento dell’area del rublo, che comprendeva diverse repubbliche sovietiche, in seguito al collasso dell’Unione Sovietica. Il suo ultimo libro, “Remembering inflation”,è stato pubblicato dalla Princeton University Press. Cittadina francese, Brigitte Granville ha ricevuto nel 2007 l’onorificenza di Chevalier des Palmes Académiques – accordata dal governo francese per onorare contributi significativi allo sviluppo della cultura.



Hans-Olaf Henkel (@HansOlafHenkel)– Professore di Management Internazionale all’Università di Mannheim, già presidente della Confindustria tedesca – BDI (1995-2000). Ha lavorato in IBM dal 1962, ha diretto IBM Germania (1987-1992), poi è stato amministratore delegato di IBM Europa (1993-94). Dal 2001 al 2005 è stato presidente dell’associazione Leibniz. Commendatore della Legion d’onore nel 2002. Hans-Olaf Henkel è cittadino tedesco.



Stefan Kawalec – Amministratore delegato di Capital Strategy, una società polacca di consulenza strategica. Dal 1989 al 1994 ha svolto un ruolo significativo nella preparazione e nell’implementazione del piano di stabilizzazione e trasformazione dell’economia polacca come capo dei consulenti del Vice primo ministro e Ministro delle Finanze Leszek Balcerowicz,e successivamente come sottosegretario alle Finanze. È stato membro attivo dell’opposizione democratica e del movimento Solidarność sotto il regime comunista in Polonia. È co-autore dell’articolo “Smantellamento controllato dell’Eurozona: una strategia per salvare l’Unione Europea e il Mercato Comune Europeo”, German Economic Review, Febbraio 2013. Stefan Kawalec è cittadino polacco.



Jens Nordvig – Amministratore delegato di Nomura, la banca di investimento globale, dove dirige la Fixed Income Research, ed è capo delle strategie valutarie globali. In precedenza ha lavorato come Senior Currency Strategist alla Bridgewater Associates, e come Senior Global Markets Economist presso Goldman Sachs. Nel 2012 si è classificato primo nella categoria “ricerca sui mercati valutari” nella rassegna Institutional Investor. Jens Nordvig è cittadino danese.



Ernest Pytlarczyk – Economista capo alla Banca BRE (sussidiaria della Commerzbank, e terza banca commerciale della Polonia), dove dirige il dipartimento ricerca. Ha cominciato la propria carriera come analista finanziario alla BRE nel 2002, ès tato assistente all’Università di Amburgo (Istituto per il Ciclo Economico) e ricercatore presso la Deutsche Bundesbank. Coautore dell’articolo “Smantellamento controllato dell’Eurozona: una strategia per salvare l’Unione Europea e il Mercato Comune Europeo”, German Economic Review, Febbraio 2013. Ernest Pytlarczyk è cittadino polacco.



Jean-Jacques Rosa – Professore Emerito di Economia e Finanza all’Institut d’Etudes Politiques (Parigi). Coordinatore e fondatore del dottorato in economia di Sciences Po a Parigi dal 1978 al 2004. Curatore della rubrica economica “Cheminement du Futur” su Le Figaro dal 1987 al 2001. Ha ottenuto nel 1995 il premio “Economista dell’anno” dal Nouvel Economiste.Jean-Jaques Rosa è cittadino francese.



Jacques Sapir (@russeurope) –Professore di economia presso la Scuola di Alti Studi in Scienze Sociali (EHESS) e professore visitatore presso la MSE di Mosca. Ha studiato scienze politiche e economia all’IEP di Parigi e ha scritto la sua tesi sulle politiche del lavoro nell’Unione Sovietica nel periodo fra le due guerre mondiali, e la tesi di dottorato sul ciclo degli investimenti nell’Unione Sovietica nel periodo postbellico. Ha lavorato all’università di Nanterre prima di entrare all’EHESS dove è diventato direttore del Centro di Studi sui Modi di Industrializzazione (CEMI) nel 1997. È stato fra i pochissimi economisti a prevedere il crac russo del 1998. Da allora si è specializzato sul modello economico russo e sulle conseguenze macroeconomiche dell’Unione Economica e Monetaria. Conduce un blog piuttosto frequentato http://russeurope.hypotheses.org. I suoi ultimi libri: “Faut-il sortir de l’euro?”, Parigi: Le Seuil, 2012 (tradotto in italiano); “La transition vingt ans après” (con Ivanter, Kuvalin andNekipelov), Parigi-Ginevra, Les Syrtes, 2012 (in corso di traduzione in russo). Jacques Sapir è cittadino francese.



Juan Francisco Martín Seco – Docente universitario di Introduzione all’economia, Teoria della Popolazione, e Finanza pubblica. Appartiene all’ordine dei Revisori dei conti (Ministero delle Finanze spagnolo) e al servizio di vigilanza delle cooperative di credito del Banco de España. Ha prestato servizio come Revisore dei conti dell’Amministrazione centrale e del Ministero delle Finanze. Opinionista per diversi giornali e riviste: “El Pais”,“Cinco Dias”, “Gaceta de los nogocios”, “Diario 16”. Ha fatto parte del comitato di redazione di “El Mundo” e di “Publico”. Attualmente è editorialista per “República”. Autore di numerosi libri, fra i quali: “La trastienda de la crisis” (2010), “¿Para qué servimos los economistas? (2010), “Economía.Mentiras y trampas” (2012), “Contra el euro” (2013). Juan Francisco MartínSeco è un cittadino spagnolo.



Alfred Steinherr – Professore presso la facoltà di Economia e Management della Libera Università di Bolzano, della quale è stato fondatore (1998-2003). In precedenza, economista e direttore generale del dipartimento per l’economia e l’informazione della Banca Europea degli Investimenti, Lussemburgo (1995-2001). Ha fatto parte del Dipartimento di ricerca del Fondo Monetario Internazionale a Washington, e consulente economico della Commissione Europea.  Alfred Steinherr è cittadino tedesco.




27 commenti:

  1. Massimo Ponchia26 mag 2013, 14:35:00

    Premetto che io non sono un illustre professore o accademico come quelli che hanno sottoscritto il documento qui sopra: desidero comunque nei miei limiti esprimere la mia opinione, l'opinione di uno che la crisi come piccolo imprenditore la vive tutti i giorni sulla propria pelle.
    Io credo che una soluzione di "mezza uscita" dall'euro possa portare più confusione che vantaggi. In situazioni drammatiche come quella che stiamo vivendo bisogna avere il coraggio di dare un taglio netto a ciò che ha originato tanto male, altrimenti c'è il concreto pericolo che i vantaggi prospettati dagli accademici di una soluzione di "mezza uscita" che potrebbero essere anche reali, non vengano capiti dal popolo (da persone come me)e quindi che i suddetti vantaggi ammesso che ci siano, diano una risposta non immediatamente percepibile dalla gente comune come me. E oggi più che mai la gente ha bisogno di risposte chiare e IMMEDIATE. Invito pertanto i signori studiosi e accademici a stare con i piedi per terra evitando proposte troppo sofisticate e proponendo cose più semplici e efficaci possibile.
    Forse e' molto più efficace e apprezzata dalla gente un'uscita netta dall'euro pur trovando, e qui entrano in ballo gli studiosi e gli accademici, le soluzioni operative meno cruente possibile, avendo però sempre chiaro che la strada maestra e' il "taglio netto" e non la "mezza uscita" dall'euro.

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  2. Massimo, quella del manifesto e' una posizione "mediata". Sebbene siano tutti concordi sulle cause, le soluzioni proposte sono diverse e comunque in divenire e saranno oggetto di discussione.
    Ti consiglio di andare a leggere il blog di Bagnai in quanto, tra quegli studiosi, assieme a Borghi, e' uno di quelli che sostiene la tua stessa posizione.

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    1. Infatti. Massimo se ti leggi il commento di Bagnai sotto il suo post, e poi anche gli altri, forse puoi trovare una risposta ai tuoi dubbi.

      Anche io, e molti di noi, preferirebbero un'uscita netta e immediata, ma proprio partendo dalla realtà: con questa moneta unica ci siamo infilati in un vespaio difficile da gestire, si rischia un conflitto che contrappone tutti contro tutti.

      Il vantaggio di questo manifesto, che come vedi è sostenuto da italiani, francesi, tedeschi, polacchi, inglesi - e pare che greci e portoghesi e altri periferici a breve seguiranno - è proprio che tenta di gestire un percorso di uscita condiviso da tutti, centro e nord.

      E bada bene che il fatto che si parta dalla necessità dello smantellamento - come gestirlo poi sarà oggetto di trattative - è comunque un bell'inizio, perché significa che si rifiuta la strada della svalutazione "interna" (leggi depressione in periferia) e si accetta il principio che i costi dell'aggiustamento vanno condivisi.

      Non vedo altre proposte percorribili all'orizzonte. Bisogna vedere se ce la faranno a coinvolgere i governi, ma in ogni caso già formulare un programma condiviso è un passo avanti verso un piano B, che potrebbe improvvisamente tornare utile nel precipitare degli eventi.

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    2. @Vocidallestero

      Non vedo altre proposte percorribili all'orizzonte.

      Insofferenze tante ma proposte praticabili no.
      C'è però qualcuno che da una spiegazione diversa degli avvenimenti in corso nei confronti dei quali il Manifesto dell'articolo sarebbe come minimo tardivo e pure ingenuo.
      La trovate qui:
      http://www.keinpfusch.net/2013/05/transiction-management.html

      Non sostengo che ciò che vi è scritto sia vangelo ma se l'Agenda che lui ipotizza sia già stata fissata nella tempistica e negli obiettivi?

      Non sottovalutate i tedeschi nella loro determinazione nel conseguire gli obiettivi che si sono preposti.
      L'Oca teutonica rimane oca ma essendo tedesca non si piegherà mai.

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    3. L'analisi macro sottostante a tutto il lungo argomentare sul transition management mi pare un pochino carente, a dire il vero.
      Forse a Keinpfusch gli manca un pochino di ciclo di Frenkel, eh?

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  3. Penso che il manifesto sia un documento non completamente condivisibile ma di grande saggezza e pragmatismo, intanto si dice che il mantenimento dell' euro per i paesi periferici è situazione transitoria verso il ritorno alle valute nazionali, poi che su questo euro "periferico" è necessario fare politiche espansive e di svalutazione, infine immagino che fare ucire per primi i paesi core e mantenere l' euro per i PIIGS sia dettato dall' esigenza di non creare traumi in paesi che temendo la svalutazione della propria valuta vedrebbero clamorosi fenomeni di corse agli sportelli, con la necessità di limitare i flussi di capitali, mentre facendo uscire paesi che sicuramente rivaluteranno ci dovrebbe mettere al riparo da questi fenomeni.
    In parole povere per i paesi periferici è più facile svalutare una moneta che si chiama euro, che una nuova valuta nazionale, dal punto di vista psicologico la gente comune dovrebbe sentirsi più al sicuro e gli aspetti psicologici in queste transizioni vanno valutate attentamente.

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    1. usciamo di corsa dall'euro, e facciamo una nuova moneta del valore di 1 a 1/2 € cioè del valore di 1000 lire. Oppure 1 a 1 pari all'euro, ma gestito da noi come moneta sovrana. Come fece la Germania all'entrata dell'euro, lo fece di 1 a 1 , con il ,marco che valeva 900 lire.

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  4. Quello che la Germania non vorra' rinunciare e' la supremazia e l'egemonia sui paesi piu' deboli, specie il sud Europa, altrimenti si sarebbe comportata in maniera differente, anche con le proposte sopra accennate si avranno i soliti comportamenti favorevoli a loro.
    Va tenuto presente che che la crisi per la Germania e' stata una lotteria, e poi storicamente ha attraversato tempi di crisi dure, per cui il sud Europa in difficolta' a loro interessa poco o niente.
    Tutti sono concordi nel dire che l'Unione e' in pericolo a causa della crisi, ma i tedeschi sembrano indifferenti a questo.

    Per l'Italia sarebbe auspicabile l'uscita dall'euro, prendere controllo sulla propria moneta, invece di contare sull'euro ci si puo' appoggiare sul dollaro. L'Italia deve portare avanti le riforme e modernizzazione del paese, altrimenti sara' tutto invano.

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    1. La Germania in sè non esiste in maniera univoca. Ogni paese è un insieme di interessi diversi (vedi Sapir), per cui questi argomenti a mio modo di vedere non significano molto.
      Caso mai, ci sarà una forte resistenza di un certo ambiente oligarchico trasversale o un tentativo di pilotaggio. Questa, credo, sia la lotta che ci troviamo davanti.

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  5. Mi piacerebbe un chiarimento sui rapporti, se esistono, tra i firmatari italiani del manifesto e il movimento, in fieri, autodenominatosi " riconquistare la sovranità" ARS, che, se non sbaglio, dovrebbe partire a breve con il primo incontro ufficiale a Pescara.

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  6. Posso rispondere io, dall'interno di ARS (sono nel direttivo). I rapporti politici sono nulli, quelli personali in difficoltà.

    Consentitemi di aggiungere una excusatio non petita. Sono entrato in ARS non solo perché pone al centro l'uscita dall'UE (oltre che dall'euro), e quindi la riconquista della completa sovranità nazionale, ma anche perché è un movimento dal basso. I movimenti dal basso costituiscono, per usare una perifrasi, la componente "endogena" del conflitto sociale. Non ho nulla contro i contributi dall'alto ("esogeni"), purché non ostili agli interessi della mia classe sociale. Io faccio parte del popolo, ed è il popolo che deve esprimere la sua classe dirigente. Quello che viene dall'alto mi limito a studiarlo. Un cordiale saluto e un sentito ringraziamento per il prezioso lavoro svolto dai gestori del blog.

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  7. Caro Fiorenzo, inutile dire che sono dispiaciuta per questi distinguo, e mi limito qui a dire che non li capisco.
    Un insegnante di scuola superiore è endogeno al popolo e un insegnante di università è esogeno? Che dire dei fornai? Che dire dei giudici? Che dire allora poi di quel diavolo di un Keynes?
    Aiò, Fiorenzo...badiamo alle cose vere e reali, por favor, che il tempo stringe, il paese è in svendita, la casa brucia...si è aperto un varco, forse da lì si può passare, che famo, ci mettiamo a discutere?
    Grazie comunque dei ringraziamenti, e ricambio.

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  8. Ma cosa vuol dire "dal basso" o "dall'alto"?
    Io che faccio il dirigente d'azienda non posso militare nell'ARS?
    Ancora dovemo comincià e giassemo divisi?

    Concentriamoci sui passi da fare, uno alla volta.

    Il primo è smontare l'euro-delirio e l'ingerenza della troika ( ed il manifesto mi pare ne faccia la sua base operativa ).

    Comincia a portare a casa moneta e Banca Centrale poi ne riparliamo.

    E poi scusate, il manifesto è il primo serio tentativo di dialogo europeo.

    Quello che la sinistra "dei lavoratori" non è mai riuscita a fare in anni di blablabla.

    Non commento infine le diatribe personali tra i personaggi in questione. Spero solo che queste non obnubilino le menti di persone che ho imparato a stimare sui blog.

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  9. è quanto di meglio si potesse chiedere da sottoscrivere a studiosi di diverse nazionalità. tra il detto il non detto, il grigio, si può anche fare una sorta di analisi sulla tattica e strategia che sottende. ma non è quello che interessa ora, è la prima sollecitazione del genere da 20 anni a questa parte ... è comunque un inizio, anche se nel merito delle analisi e delle opzioni penso nessuno di noi è daccordo, neanche lo stesso alberto.

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  10. è quanto di meglio si potesse chiedere da sottoscrivere a studiosi di diverse nazionalità. tra il detto il non detto, il grigio, si può anche fare una sorta di analisi sulla tattica e strategia che sottende. ma non è quello che interessa ora, è la prima sollecitazione del genere da 20 anni a questa parte ... è comunque un inizio, anche se nel merito delle analisi e delle opzioni penso nessuno di noi è daccordo, neanche lo stesso alberto.

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  11. FYI


    http://www.spiegel.de/international/europe/german-press-says-extended-eu-recession-shows-austerity-ineffective-a-900252.html

    World from Berlin: 'Austerity Is Making European Economy Sicker'

    The European common currency zone has now been in recession for six straight quarters, with three of the bloc's four largest economies now suffering persistent negative growth. Could the Continent's pursuit of austerity be backfiring?....


    .....When it comes to linking European protest movements and coordinating salary demands ... the unions are hopelessly behind. And European, and particularly German, Social Democrats (and the Greens in Germany) have not emerged as credible opponents to austerity. On the contrary."

    "But if the neo-liberal and post-democratic restructuring of Europe is to be stopped, only frontal opposition will prove effective. The existence of Europe is at stake."

    -- Charles Hawley



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  12. farei notare quanto segue:
    l'analisi dei critici dell'euro mi sembra trovare 2 elementi comuni:
    a)ipotesi di uscita dall'euro e riconquista della sovranità monetaria
    b) che l'euro non reggerà a lungo. Anzi da qualcuno ( es Brancaccio a quanto capisco) è gia considerato un morto che cammina.
    Su questA base si trovano insiame, lasciando perdere le etichette: forza nuova,casa pound, il blog di sollevazione, l'ARS, e altri. Per cui o si nega l'ipotesi b) oppure sembrerebbe necassaria una caratterizzazione precisa degli anti euristi. Chi sta con chi?

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  13. informazione... informazione...... informazione solo di questo c'è bisogno ognuno faccia ciò che è in suo potere.
    il manifesto è un primo passo per portare il probl€ma all'ordine del giorno(o perlomeno si spera).
    mentre chi da più di un anno incomincia a trovare modo di dividersi,porre i soliti distinguo, qualcuno con ancora un briciolo di potere salterà sul carro per salvarsi il c....
    Ps
    lin -piao : non mi importa se il gatto è nero o bianco l'importante è che mangi i topi

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  14. oramai c'è una guerra aperta tra Sollevazione e Bagnai, i due si prendono a bastonate senza ritegno e non capisco dove sta l'inghippo di questa guerra fratricida, ognuno accusa l'altro spocchiosamente ,ma che cosa c'è sotto?

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    1. ma che cosa c'è sotto?

      Una smodata ambizione di apparire. In sostanza mera vanità

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    2. Ma tipo come nel caso di Donald guardare la cronologia? E magari anche guardare chi ha più seguito, e quindi, di converso, chi ha più paura di vedersi sottratti spazi politici? E magari chiedersi chi ha ambizioni politiche (perché ha sempre fatto quello) e chi non ce le ha? Sono semplici parametri quantitativi che aiutano a capire. Il primo indecoroso attacco dei sollevatori è arrivato PRIMA che io annunciassi di aver aderito al Manifesto e solo perché avevo accennato a una mia iniziativa. Questo la dice lunga. Se poi non siete in grado di soppesare gli argomenti, tolgo il disturbo...

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    3. In genere sto attenta ai commenti, ma questa volta mi sono dilagati oltre il livello minimo di decenza senza che io me ne accorgessi, complici gli esami e un daffare un po' sopra gli standard. Me ne scuso.
      Su questa triste vicenda avevo finora taciuto, ma colgo l'occasione per esprimere il disgusto che mi ha provocato il constatare ancora una volta i difetti purtroppo cronici di una certa sinistra così traboccante di ottimismo della volontà da perdere completamente ogni capacità di ragionare sulla base di semplici dati della realtà... Questo per tacere dei danni causati dalla frustrazione che necessariamente consegue a cotanto stolto idealismo: si sa che la frustrazione provoca invidia, e aggressività...velo pietoso. Se non fosse per i danni causati da questi atteggiamenti che ci tirano indietro tutti, ci sarebbe solo compassione, invece c'è tanta amarezza, oltre a un certo senso di inutilità...ma se puta caso vincessero questi, ma dove si va a cascare, nella brace? . '

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  15. mi son duvuto costringere a scrivere queste poche righe, perchè il blog mi piace. ci vien detto che il "manifesto" è la più beeella cosa che ci potesse capitare per impadronirci nuovamente del nostro futuro. ma la classe lavoratrice italiana dovrebbe seguire : HANS-HOLAF HENKEL, ERNST PYTLARCZYK, JENS NORDVIG e STEFAN KAWALEC? siamo pazzi? avete idea quali interessi servono quei quattr? informatevi meglio, prego. e auguri alla classe lavoratrice italiana, se questi avranno successo!
    franco valdes piccolo proletario di provincia

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    1. La classe lavoratrice italiana ha tanto filo da torcere con il PUDE da non aver bisogno di preoccuparsi della purezza marxista leninista di chi propone un'uscita dalla moneta unica e un processo di ritorno alla sovranità monetaria. Pregasi mettere i piedi per terra e guardare con occhio vigile tutto intorno.

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  16. Buonasera,
    la svalutazione dovrebbe dunque favorire la competitività delle nostre industrie.
    Perchè i diretti interessati, Confindustria & Co, hanno sempre respinto una tale propospettiva?
    Un cordiale saluto
    http://marionetteallariscossa.blogspot.it/

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    Risposte
    1. Considerati i record di fallimenti di imprese registrati, proprio a partire dall'entrata in vigore delle misure "pro europa" in cui Lei crede tanto (qui una notizia esemplificativa):

      http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2013/05/29/Record-fallimenti-imprese-primo-trimestre-12-_8783020.html

      Appare chiaro che Confindustria & Co., stiano tutelando in maniera piuttosto maldestra gli interessi dei loro associati.......

      Inoltre, ragionando al contrario, verrebbe da chiedersi come mai Marchionne voglia spostare la sede della FIAT negli Stati Uniti, così contagiati dalla malattia di stampare moneta, abbandonando il meraviglioso mondo dell'Eurozona: se proprio se ne voleva andare dall'Italia, poteva scegliere la più competitiva Germania!

      LARS

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