17/01/17

La Germania attacca Trump: "Gli americani pensino a costruire automobili migliori" e "la crisi dei rifugiati l'hanno causata loro"

Zero Hedge commenta la piccata replica del governo tedesco alle recenti affermazioni di Trump nelle interviste al Bild e al Times. È evidente che c'è un'escalation di tensione tra USA e Germania. Alcune affermazioni così esplicite, in particolare sulle responsabilità americane nella crisi dei rifugiati, sono sorprendenti da parte di esponenti del governo tedesco. Trump ha toccato sul vivo il mercantilismo tedesco, e i tedeschi reagiscono, ma non hanno ancora capito che gli Stati Uniti non sono la Grecia.

 

di Zero Hedge, 16 gennaio 2017

Una Berlino infuriata ha risposto con una strenua difesa delle proprie politiche alle critiche mosse dal presidente eletto Donald Trump verso la cancelliera tedesca Angela Merkel in due distinte interviste rilasciate domenica, una al tedesco Bild e l'altra al Sunday Times. Le critiche riguardavano in particolare la crisi dei rifugiati e la minaccia di un dazio al 35% sulle automobili BMW esportate dalla Germania verso gli USA.

Il vicecancelliere tedesco e ministro dell'economia, Sigmar Gabriel, ha detto stamattina [lunedì] che una tassa sulle importazioni dalla Germania comporterebbe un "amaro risveglio" delle case automobilistiche americane, dato che queste si affidano alla catena di approvvigionamento transatlantica. "Credo che le maggiori fabbriche BMW si trovino già negli USA, a Spartanburg [in Sud Carolina]", ha detto Gabriel, leader del partito Socialdemocratico tedesco, al Bild in una video-intervista.

"L'industria automobilistica americana avrebbe un brutto risveglio se le componenti che non sono costruite direttamente negli USA dovessero subire un dazio di importazione al 35%. Credo che questo renderebbe l'industria automobilistica americana più debole, peggiore e, soprattutto, meno conveniente".  Gabriel ha aggiunto che "vuole aspettare di vedere cosa il Congresso americano abbia da dire in proposito, dato che è per lo più composto da gente contraria a Trump"; così ha riportato il Guardian.

Nella sua intervista al Bild e al Times, il presidente eletto ha indicato che intende riallineare un rapporto commerciale "sbilanciato" in fatto di automobili tra la Germania e gli Stati Uniti. "Se scendete nella Fifth Avenue hanno tutti la Mercedes Benz di fronte a casa, non vi pare?" ha detto. "Quante Chevrolets vedete se girate in Germania? Non molte, forse neanche una ... è un rapporto a senso unico".

Quando gli è stato chiesto cosa dovrebbe fare Trump per spingere i consumatori tedeschi a comprare più automobili americane, Gabriel ha dato un semplice consiglio: "Che pensi a costruire automobili migliori."

L'intervista rilasciata da Trump ha avuto un effetto negativo sulle azioni di BMW, Daimler e Volkswagen, che lunedì mattina, dopo i commenti del presidente eletto, sono tutte cadute. Le azioni BMW sono scese dello 0,85%, quelle Daimler dell'1,54% e quelle Volkswagen dell'1,07% sulla Borsa di Francoforte. La ragione dello sfogo di Trump sui giganti automobilistici tedeschi è che tutte e tre queste case automobilistiche hanno investito fortemente nelle fabbriche in Messico, dove i costi di produzione sono inferiori che negli USA, avendo però l'intenzione di esportare gli autoveicoli sul mercato americano. Questa è stata una mossa apertamente disapprovata da Trump.

Nel frattempo una portavoce di BMW ha detto che lo stabilimento del gruppo BMW nella città messicana di San Luis Potosi inizierà a costruire auto BMW Serie 3 a partire dal 2019, con una produzione destinata al mercato mondiale. Lo stabilimento in Messico si aggiungerebbe alle strutture di produzione Serie 3 attualmente già presenti nella stessa Germania e in Cina.

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Rispondendo ai commenti di Trump sul fatto che la Merkel abbia fatto "un errore assolutamente catastrofico nel lasciare che tutti quegli immigrati illegali entrino nel paese", Gabriel ha detto che l'aumento delle persone che fuggono dal Medio Oriente per cercare asilo in Europa è in parte dovuto alle guerre condotte dagli Stati Uniti, che hanno destabilizzato quella regione geografica.

Nella sua critica alla politica estera americana - e con ciò anche all'amministrazione Obama, per non parlare di Hillary Clinton, una cara amica di Angela Merkel - come colpevole della crisi dei rifugiati in Europa, Gabriel ha detto che "c'è un collegamento tra la politica interventista degli Stati Uniti, soprattutto nella guerra in Iraq, e la crisi dei rifugiati, ed è per questo che il mio consiglio è di non stare a criticarsi a vicenda su cosa abbiamo fatto di giusto o sbagliato, ma di sforzarsi di ristabilire la pace in quella regione e fare tutto il possibile perché le persone tornino ad avere una casa in quei luoghi".

"In quell'area la Germania e l'Europa stanno già ottenendo dei risultati enormi - ed è per questo che ritengo anche sbagliato stare a parlare di spese per la difesa, ora che Trump sta dicendo che spendiamo troppo poco per il finanziamento della NATO. Stiamo dando dei contributi finanziari enormi per proteggere i rifugiati in quella regione, per una situazione che è anche il risultato della politica interventista degli Stati Uniti".

Gabriel, che probabilmente sarà il candidato del centro-sinistra che sfiderà la Merkel nelle elezioni federali tedesche di settembre, ha detto che l'elezione di Trump dovrebbe incoraggiare gli europei a badare a se stessi.

"Da un lato Trump è il presidente eletto. Quando sarà in carica dovremo lavorare con lui e il suo governo - lo richiede il rispetto per l'esito di una elezione democratica", ha detto Gabriel. "Dall'altro lato dobbiamo avere più fiducia in noi stessi. Non dico che siamo sottomessi. Dico che riguardo le sue affermazioni sul commercio, sul modo di trattare l'industria automobilistica tedesca, sulla questione della NATO, sulla sua visione dell'Unione Europea - tutto questo richiede da parte nostra una maggiore fiducia in noi stessi, non solo a nome di noi tedeschi, ma di tutti gli europei. Noi non siamo inferiori a lui, anche noi abbiamo qualcosa da portare al tavolo delle trattative.

"Soprattutto in questa fase nella quale l'Europa è piuttosto debole, dobbiamo stringerci assieme e agire con fiducia in noi stessi, per difendere i nostri interessi."

Sebbene la Merkel debba ancora rispondere direttamente alle affermazioni di Trump e durante una conferenza stampa col primo ministro neozelandese Bill English abbia rifiutato di commentare l'intervista, dicendo che aspetterà fino all'inaugurazione di Trump, e solo allora vedrà come programmare il lavoro con lui a tutti i livelli di governo, il suo portavoce, Steffen Seibert, ha detto che la cancelliera ha letto l'intervista di Trump "con interesse", ma ha rifiutato di commentare più in dettaglio fino a che il presidente eletto non avrà prestato giuramento.

"Stiamo aspettando che il presidente Trump inizi il suo mandato e allora lavoreremo con il suo nuovo governo", ha detto Seibert, aggiungendo che "[quelle di Trump] sono affermazioni molto chiare sulla posizione del nuovo presidente americano, ma anche le posizioni della cancelliera tedesca su molte di queste questioni sono altrettanto chiare".

Martin Schäfer, portavoce del ministero degli esteri tedesco, ha rifiutato l'etichetta data da Trump alla UE come "veicolo della Germania". Ha detto: "Per il governo tedesco l'Europa non è mai stata un mezzo, ma un fine, una comunità di destini che, nel momento in cui il vecchio ordine sta crollando, è più che mai importante."

Il ministero degli esteri ha anche rifiutato le critiche di Trump secondo cui la creazione di una "zona di sicurezza" in Siria sarebbe stata molto più conveniente che accettare tutti i rifugiati provenienti da un paese devastato dalla guerra. "Ciò che una tale zona di sicurezza significa esattamente va al di là della mia comprensione, e dovrebbe essere spiegato meglio", ha detto Schäfer, aggiungendo che non c'è comunque abbastanza volontà della comunità internazionale per prestare un supporto militare in Siria finalizzato alla creazione di una "no-fly zone".

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La Germania non è stato l'unico paese scontento delle affermazioni di Trump. Pierre Moscovici, commissario europeo agli affari economici, ha trovato altresì sbagliate le affermazioni di Trump sul fatto che altri paesi europei dovrebbero seguire le orme della Gran Bretagna e uscire dalla UE.

"Non sono preoccupato, penso che l'idea che la Brexit possa essere contagiosa è una fantasia, un fantasma", ha detto Moscovici ai reporter a Parigi. "La Brexit non è una gran cosa", ha detto, ammonendo Trump che i commenti in favore di una disintegrazione della UE non sono un buon inizio per le nuove relazioni transatlantiche.

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Eppure, mentre la Germania e Bruxelles sono così scontente delle critiche di Trump, Mosca è deliziata. Di certo le note di Trump sulla NATO sono state accolte più favorevolmente a Mosca, dove Dmitry Peskov, portavoce del presidente russo Vladimir Putin, si è detto d'accordo col presidente eletto sul fatto che l'alleanza atlantica è "obsoleta".

"Dato che la NATO è stata fatta nell'ottica di uno scontro, tutte le sue strutture sono dedicate a questo ideale di scontro. Non la si può chiamare un'organizzazione moderna orientata alle idee di stabilità, crescita e sicurezza", ha detto.

Ma le considerazioni di Trump sul fatto che gli USA dovrebbero rimuovere le sanzioni alla Russia in cambio di un accordo per ridurre gli arsenali nucleari hanno avuto una reazione più tiepida. Peskov ha detto che la Russia non ha condotto trattative particolari con gli USA per una riduzione degli arsenali nucleari, e che la cancellazione delle sanzioni non è un obiettivo politico per la Russia. "Non è stata la Russia a iniziare a introdurre queste sanzioni, e la Russia, come ha sottolineato il presidente Putin, non ha intenzione di sollevare la questione di queste sanzioni nei suoi contatti con l'estero", ha detto.

Lo scorso mese, in risposta a simili commenti di Trump, Putin ha detto che la Russia deve potenziare le sue forze nucleari strategiche. Leonid Slutsky, un parlamentare russo, ha detto che "non intende mettere in collegamento le due questioni e fare della cancellazione delle sanzioni un punto di trattative per un'area così delicata come quella della sicurezza nucleare". Konstantin Kosachyov, capo della commissione per gli affari esteri del senato russo, ha detto che la cancellazione delle sanzioni "non è assolutamente un fine in sé per la Russia".

"Non è nemmeno un obiettivo strategico per il quale vogliamo sacrificare qualcosa, specialmente nella sfera della sicurezza", ha detto all'agenzia di stampa RIA Novosti. "Pensiamo [che le sanzioni] siano un cattivo lascito del presidente uscente e che debbano solo diventare storia passata."

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