15/10/18

Bloomberg: i populisti italiani combattono Bruxelles per mettere fine all’austerità

Il governo italiano sta tentando di sfidare l’imposizione dell’austerity da parte della UE, pur proponendo una manovra solo moderatamente espansiva, che prevede surplus primario di bilancio e deficit complessivo inferiore a quanto dichiarato dalla Francia. A questa manovra l’UE ha risposto duramente, ma difficilmente potrà opporsi con successo: l’attuale governo gode di ampio consenso popolare, diversamente da quanto avvenne nel 2011, e ogni scontro con Bruxelles per rispettare le promesse elettorali accresce anziché diminuire la popolarità del governo gialloverde. Con le elezioni europee alle porte, la UE sta giocando una pericolosa partita, che rischia di poter solo perdere.

 

 

Di John Follain, 10 ottobre 2018

 

 

I populisti italiani si stanno preparando a stappare il prosecco. Dopo aver preso il potere solo quattro mesi fa, gli strani alleati Luigi Di Maio del partito anti-establishment M5S e Matteo Salvini della Lega anti-immigrati, hanno ingaggiato una battaglia contro Bruxelles che potrebbero tranquillamente vincere.

 

L’Italia e gli altri 18 paesi che usano l’euro come moneta hanno tempo fino al 15 ottobre per presentare la loro manovra finanziaria alla Commissione Europea perché venga approvata. La “manovra del popolo” che DI Maio e Salvini stanno costruendo tenta di soddisfare le costose promesse elettorali, a discapito delle regole dell’Unione Europea che mettono limiti ai deficit e al debito pubblico. Se la BCE dovesse cedere, Roma porterebbe a casa uno stimolo di stampo neo-Keynesiano, sfuggendo all’austerità dominante. Se invece dovesse ricevere un semaforo rosso, gli italiani verrebbero redarguiti, cosa che il governo può sfruttare per consolidare le proprie posizioni sfruttando la rabbia della base elettorale e rinfocolando l'offensiva contro l’élite di Bruxelles. “Il governo populista non può perdere” dice Giovanni Orsina, direttore dell’Università degli studi sociali Luiss-Guido Carli di Roma. “Se l’UE dice di no alla manovra, è manna dal cielo – imposterebbero su questo la loro campagna per le elezioni europee del prossimo maggio”.

 

Sulla carta, la disputa è sui soldi per cominciare a onorare le promesse elettorali. Il Movimento 5 Stelle ha promesso un reddito di base per i poveri di 780€ al mese, mentre la Lega ha promesso di tagliare le tasse e di abbassare l’età di pensionamento. I piani fiscali del governo prevedono un deficit del 2,4% del PIL per il 2019, tre volte rispetto a quanto avrebbe voluto la precedente amministrazione. Nonostante le pressioni della UE e degli investitori, che hanno ripetutamente spinto al rialzo gli interessi sui bond italiani fino ai massimi da diversi anni, la coalizione al potere non ha ceduto su questo punto, accettando però di abbassare gli obiettivi di deficit per gli anni seguenti.

 

L’Italia si sta ribellando all’austerità, seguendo le orme del governo socialista portoghese, che ha alzato i minimi salariali e aumentato i salari del settore pubblico, facendosi beffe dello spirito del pacchetto di salvataggio da 78 miliardi ottenuto dalla UE e dal Fondo Monetario Internazionale nel 2011. Anche la Francia e la Spagna hanno giocato al tira e molla con le regole fiscali UE, senza per questo incorrere nelle sanzioni fino allo 0,2 percento del PIL che Bruxelles può richiedere ai paesi che eccedono i limiti in maniera reiterata.

 

Guntram Wolff, direttore del think-tank Bruegel di Bruxelles, dice che si tratta della più grande prova di forza riguardo a una manovra di un paese UE sin dalla crisi debitoria dell’eurozona che iniziò in Grecia, e poi si diffuse in Spagna e Portogallo. “La Francia ha sempre cooperato con Bruxelles, e anche il Portogallo, il dialogo c’era” ha detto. “La cosa più importante è che l’Italia ha un debito più alto e una crescita della produttività minore rispetto alla Francia” – il che significa che la sua situazione è più “fragile”.

 

Attestandosi sopra il 130%, il rapporto debito/PIL italiano è il secondo più alto dell’eurozona dopo quello della Grecia. “Dobbiamo fare di tutto per evitare un’altra crisi greca – questa volta in Italia”, ha detto il Presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker, il primo di ottobre.

 

Per i populisti italiani, la battaglia sulla manovra è il simbolo del loro tentativo di strappare il controllo a Juncker e al suo esercito di eurocrati e restituirlo ai governi delle capitali europee, un tema destinato a risuonare in tutto il continente mentre ci si avvicina alle elezioni per il Parlamento Europeo del prossimo anno. “Abbiamo consegnato troppo potere a Bruxelles. Dobbiamo essere un paese leader, non un paese che si fa guidare” ha detto Michele Geraci, sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico. “Vogliamo assicurarci che le regole europee sul commercio, l’immigrazione e altre questioni rispondano agli interessi italiani”.

 

I Cinque Stelle e la Lega sono saliti al potere sull’onda del malcontento degli elettori, che hanno sopportato una serie di primi ministri impopolari messi al comando dopo negoziazioni politiche – incluso l’economista Mario Monti, che è stato in carica dal 2011 al 2013 per guidare il paese quando la crisi del debito era più acuta. “Gli elettori si ribellano contro la cessione di sovranità a poteri che hanno imposto l'austerità e hanno raccontato che non si poteva fare niente per limitare l’immigrazione”  ha detto Orsina. “Ecco perché la classe dirigente tradizionale sta pagando un prezzo più salato che in altri paesi.” La frustrazione è aumentata in anni di politiche recessive e ha prodotto quello che sembrava politicamente impossibile: unire la Lega di destra, la cui base elettorale è il ricco nord industriale, con i Cinque Stelle, un movimento nato sul web che ottiene la sua forza dal depresso sud.

 

I membri dell’establishment italiano stanno organizzando una resistenza silenziosa. Il Presidente Sergio Mattarella, un 77enne già giudice della corte costituzionale, ha formato un’alleanza con il Ministro delle Finanze Giovanni Tria nel tentativo di imporre limiti di spesa al governo [e qui vediamo i danni dell’informazione nazionale all’opera: che Tria sia mai stato contro i partiti di governo è tutto da dimostrare NdVdE]. Se la moral suasion non fosse sufficiente, Mattarella potrebbe esercitare i poteri a lui accordati dalla Costituzione del 1948 e rifiutarsi di firmare la legge finanziaria – anche se potrebbe rimandarla al parlamento una volta sola.

 

Più che Bruxelles, sono i mercati finanziari che hanno il potere di deludere le ambizioni dei populisti italiani, specialmente in un momento in cui la Banca Centrale Europea sta riducendo i suoi acquisti di obbligazioni. Salvini si diverte regolarmente a sfidare gli investitori “mi mangerò lo spread a colazione” ha detto, con la sua consueta retorica, lo scorso 30 settembre – riferendosi allo spread tra le obbligazioni a 10 anni italiane e tedesche, termometro della situazione del mercato.

 

Nonostante tutte le prese di posizione e le parole dure, Carsten Brzeski, ex funzionario della Commissione Europea, si aspetta che l’impasse tra Roma e Bruxelles venga risolto in maniera amichevole. “Ci sarà un dare-avere e alla fine troveranno un compromesso, un accordo” dice Brzeski, che ora è il capo economista di ING-DiBa AG, la filiale tedesca del gruppo bancario olandese ING.

 

Nel frattempo, aspettiamoci altri scontri verbali pirotecnici. Seduto di fianco alla nazionalista francese Marine Le Pen a un evento di Roma l’8 ottobre, Salvini ha lanciato una bordata contro Juncker e Moscovici, il capo della politica economica UE. “Siamo contro i nemici dell’Europa – Juncker e Moscovici – chiusi dentro i loro bunker di Bruxelles” ha detto.

 

CONCLUSIONE – l’imminente scontro tra Roma e Bruxelles riguardo la manovra italiana, può fornire munizioni ai nazionalisti mentre ci avviciniamo alle elezioni per il Parlamento Europeo.

 

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