03/11/12

AUSTERITA' AUTOLESIONISTA?



 
di Dawn Holland e Jonathan Portes, 1 Novembre 2012 - I governi dell'UE hanno ciascuno singolarmente adottato severi programmi di austerità, nel tentativo di evitare di diventare il prossimo Portogallo. Questo articolo presenta i risultati del National Institute Global Econometric Model, i quali suggeriscono che le politiche, pur razionali se considerate singolarmente, stanno portando alla follia collettiva. Il ''paradosso della parsimonia" di Keynes è in pieno svolgimento, in quanto le nazioni dell'UE continuano a comportarsi come piccole economie aperte, mentre in realtà sono una grande economia chiusa.



L'austerità - in particolare i programmi di risanamento di bilancio in corso nella maggior parte dei paesi dell'UE   - è autolesionista? DeLong e Summers (2012) hanno sostenuto che, nelle attuali circostanze economiche, l'impatto negativo del risanamento di bilancio sulla crescita può essere così forte che gli effetti sul rapporto debito/PIL diventano perversi, provocandone un aumento invece che una diminuzione. Questa domanda è stata bruscamente messa in luce dalla tardiva rivalutazione da parte del FMI della grandezza del "moltiplicatore fiscale" nei principali paesi industrializzati durante la Grande Recessione (IMF 2012), anche se il loro metodo, che chiaramente non è definitivo, è stato contestato da Giles (2012).

In una recente ricerca, abbiamo fatto il primo tentativo – a quanto ci risulta - di costruire un modello sull'impatto quantitativo del consolidamento fiscale coordinato in tutta l'UE, usando il National Institute Global Econometric Model, e tenendo conto della congiuntura economica attuale (Holland e Portes 2012).

La conclusione principale è:

Mentre in 'tempi normali', il consolidamento fiscale porterebbe a una diminuzione del rapporto debito/PIL, nelle circostanze attuali il consolidamento fiscale rischia in realtà di essere 'controproducente' per l'UE presa nel suo insieme.
Il piano di risanamento dei conti pubblici attualmente in corso determinerà un aumento - non una diminuzione - degli indici di indebitamento dell'UE nel suo complesso nel 2013.
Questo si verificherà in quasi tutti i paesi membri dell'Unione europea, tra cui il Regno Unito
L'Irlanda è un'eccezione.
 
L'austerità coordinata durante una depressione è davvero controproducente.

Tattica giusta, strategia sbagliata

La conseguenza è che l'attuale strategia perseguita dai singoli Stati membri, così come dall'UE nel suo insieme, è fondamentalmente errata e sta facendo peggiorare le cose.
Iniziamo con una stima dei moltiplicatori fiscali in tempi "normali". Secondo gran parte della letteratura precedente, i moltiplicatori sono generalmente inferiori a uno, e tanto più piccoli quanto più le economie sono aperte. Tuttavia, con la maggior parte delle economie attualmente in depressione, e con i tassi di interesse a zero, o vicini allo zero, ci sono molte ragioni per cui è possibile aspettarsi che l'impatto negativo del consolidamento fiscale sulla crescita sia maggiore ora che in tempi "normali".

In primo luogo, in circostanze normali, ci si può aspettare che un inasprimento della politica fiscale venga compensato da un allentamento della politica monetaria. Come la politica monetaria si allenta, i tassi di interesse a lungo termine scendono, stimolando gli investimenti e compensando in parte la stretta fiscale. Tuttavia, con i tassi di interesse già a livelli eccezionalmente bassi, un ulteriore inasprimento della politica fiscale è improbabile che provochi una reazione di compensazione nella politica monetaria. Benché siano state attuate delle misure di quantitative easing / allentamento del credito, gli effetti di tali misure sono anche limitati dai bassi tassi di interesse sugli asset 'risk-free', e non è chiaro se abbiano un impatto significativo sui rendimenti collegati agli asset che scontano un maggior rischio default.
In secondo luogo, durante una recessione, quando la disoccupazione è alta e la sicurezza del posto di lavoro è bassa, una maggior percentuale di famiglie e imprese si trovano in una situazione di scarsa liquidità. In presenza di mercati dei capitali perfetti e consumatori lungimiranti con perfetta capacità di previsione, le famiglie moduleranno la loro curva dei consumi nel tempo e la spesa dei consumatori resterà in gran parte indipendente dallo stato dell'economia o da novità fiscali temporanee . Tuttavia, in un periodo prolungato di depressione dell'attività economica, è improbabile che sia così.

Infine, con tutti i paesi che risanano i conti contemporaneamente, la produzione di ciascun paese si ridurrà non solo in conseguenza del consolidamento fiscale interno, ma che del consolidamento fiscale degli altri paesi (attraverso i rapporti commerciali). Nell'Unione Europea, questi effetti di ricaduta rischiano di essere di grandi dimensioni.

L'impatto del consolidamento fiscale 2011-2013

Consideriamo ora l'impatto dei programmi di bilancio annunciati e messi in atto per il 2011-13 nella UE. Nel 2011 la politica di bilancio è diventata restrittiva in tutti i paesi del nostro campione, con le misure di consolidamento più profonde introdotte in Portogallo, Irlanda e Grecia - i tre paesi entrati nei programmi di bail-out. Le misure cumulate nei tre anni ammontano a quasi il 10 per cento del PIL in Grecia e in Portogallo e all'8% del PIL in Irlanda. Delle misure di risanamento del 5-6% del PIL sono previste in Francia, Italia, Spagna e Regno Unito, mentre in Germania e Austria è previsto solo un modesto aggiustamento.

Al fine di valutare l'impatto di questi previsti pacchetti di risanamento sul PIL, sul deficit e sullo stock di debito pubblico, consideriamo due scenari alternativi. Nel primo scenario, valutiamo l'impatto dei programmi per paese nella tabella 1, nell'ipotesi che l'economia si muova come in tempi "normali", ad esempio con tassi di interesse flessibili e non fissi, e con dei vincoli di liquidità in linea con la media di lungo periodo. Nel secondo scenario, esaminiamo l'ipotesi di un corridoio ridotto dei tassi di interesse e di maggiori vincoli di liquidità; ipotesi che consideriamo più realistica nelle condizioni attuali.
La tabella 1 riporta la stima dell'impatto dei programmi di risanamento programmati in Europa sul PIL secondo i due scenari, mentre la tabella 2 riporta l'impatto sul rapporto debito/PIL. Questi scenari sono stati valutati con tutti i paesi che consolidano i conti contemporaneamente, in modo da cogliere gli effetti di ricaduta delle politiche tra i paesi.

Tabella 1 - Impatto dei programmi di consolidamento sul PIL



Nota: Lo scenario 1 riflette l' impatto previsto con le economie che operano vicino all'equilibrio. Lo scenario 2 prevede dei maggiori vincoli di liquidità e un aggiustamento del tasso di interesse alterato.  

Figura 1. Impatto dei programmi di consolidamento sull'indice del debito pubblico, 2013



L'impatto negativo del consolidamento sulla crescita nel secondo scenario è molto più forte che in tempi "normali". Inoltre, la conseguenza di ciò a sua volta è che il consolidamento fiscale aumenta piuttosto che ridurre il rapporto debito-PIL in tutti i paesi, ad eccezione dell'Irlanda. Questo risultato apparentemente perverso riflette l'adeguamento relativamente modesto dello stock di debito al numeratore di questo rapporto rispetto alla forte contrazione attesa nel livello del PIL al denominatore del rapporto. Mentre il livello del debito dovrebbe diminuire nella maggior parte dei paesi, il tasso del suo declino non può tenere il passo con il calo della produzione, portando ad un aumento del debito in rapporto al PIL.

E' particolarmente significativo che questo non si verifica solo in casi estremi come la Grecia; il risanamento dei conti pubblici in tutta l'UE ha l'effetto di aumentare piuttosto che ridurre il rapporto debito/PIL, anche in Germania e nel Regno Unito. Sia nel Regno Unito che nella zona euro nel suo insieme, il risultato di un consolidamento fiscale coordinato è un aumento del rapporto debito-PIL di circa cinque punti percentuali.

Naturalmente, un argomento avanzato spesso a sostegno dei programmi di risanamento del bilancio è che ridurranno i premi al rischio del debito pubblico nei paesi con alto debito e deficit. Ma queste simulazioni mostrano che in realtà può verificarsi proprio il contrario: se dovessimo prevedere un feedback endogeno dall'indice del debito pubblico ai premi al rischio del debito pubblico, in realtà questo farebbe aumentare i tassi di interesse, amplificherebbe gli effetti negativi sulla produzione, e, a sua volta, renderebbe il rapporto debito/PIL ancora peggiore; una vera e propria "spirale della morte".

Conclusioni

Si è sostenuto che la scarsa crescita della maggior parte dei paesi dell'UE (tra cui il Regno Unito e i paesi della zona euro) negli ultimi due anni non può essere principalmente attribuita al risanamento dei conti pubblici, data l'evidenza storica dei suoi effetti. Questo documento suggerisce il contrario: se si tiene conto dell'impatto amplificato del consolidamento dei conti pubblici in una economia depressa, e degli effetti di ricaduta del consolidamento fiscale coordinato tra quasi tutti i paesi dell'Unione europea, i moltiplicatori fiscali risultano davvero molto elevati, e di conseguenza l'impatto sulla crescita ancora più forte.

La conseguenza diretta è che le politiche perseguite dai paesi dell'UE nel recente passato hanno avuto effetti perversi e dannosi. Le nostre simulazioni suggeriscono che il consolidamento fiscale coordinato non solo ha avuto effetti negativi sulla crescita sostanzialmente più grandi del previsto, ma in realtà ha avuto l'effetto di aumentare, anziché ridurre il rapporto debito/PIL, proprio come alcuni critici sostenevano. Non solo la crescita sarebbe stata superiore se tali politiche non fossero state applicate, ma il rapporto debito/PIL sarebbe stato inferiore.

È motivo di particolare ironia il fatto che, dato che l'Unione europea è stato istituita in parte proprio per evitare problemi del tipo 'dilemma del prigioniero' nel coordinamento delle politiche economiche, attualmente starebbe provocando l'esatto contrario. La politica attuale sembra non tanto un coordinamento ottimale – quanto piuttosto un patto suicida.

Bibliografia

Barrell, R, T Fic and I Liadze (2009), "Fiscal policy effectiveness in the banking crisis", National Institute Economic Review, 207.
Barrell, R, D Holland and A I Hurst (2012), "Fiscal consolidation Part 2: fiscal multipliers and fiscal consolidations", OECD Economics Department Working Paper No. 933
DeLong, J B and L H  Summers (2012), ‘Fiscal policy in a depressed economy’, Brookings Papers on Economic Activity 2012.
Fatas, A (2012), "Underestimating fiscal policy multipliers", blogpost, October.
Giles, C (October 2012), Financial Times.
Holland, D and J Portes (2012), "Self-defeating austerity?", National Institute Economic Review 222.
IMF (October 2012), World Economic Outlook.


8 commenti:

  1. La questione, a mio modesto avviso è che ai "mercati" cioè a chi detiene o può vendere e comprare il debito pubblico dei paesi sottoposti a consolidamento, o a chi può far affluire o defluire capitali nelle loro banche non interessa il rapporto debito pil o deficit pil o il tasso di sviluppo o le prospettive dell'economia reale, e probabilmente neanche la possibilità che possa venir onorato il debito a lunga scadenza (titoli a 10 anni su cui si misura lo spread).

    Questi sono tutti falsi parametri, l'unica cosa che veramente interessa ai "mercati" è la possibilità di guadagno a breve termine con atteggiamento predatorio. Adesso per esempio i "mercati" hanno in mano la promessa della bce che i debiti degli stati saranno in qualche modo onorati (se lo stato si comporta in modo gradito alla bce medesima) e quindi acquistano debito e riportano capitali.

    Il successo di un governo ormai si misura solo con la capacità di compiacere i mercati, e l'unità di misura sono i punti di spread, non
    la bontà e razionalità dei provvedimenti presi.

    Il disegno che sottende tutto ciò è che gli stati dismettano sempre maggiori quote di controllo sul loro patrimonio pubblico e che sia sempre più compresso il fastidioso controllo democratico sul compimento di buoni affari (meglio se a breve termine perché i "mercati" hanno poca pazienza).

    Quindi il fatto che l'austerità non sia in grado di risolvere i problemi di uno stato in crisi, come brillantemente l'articolo dimostra, non influenza minimamente il giudizio dei "mercati", tanto la bce ha promesso che ci pensa lei, and belive me it will be enough.
    Basta che gli stati facciano i bravi (austerità e cessione di sovranità).
    non serve che si comportino in modo razionale (perseguire la crescita con politiche espansive)

    È Solo questione di belive me risparmiatevi la fatica di pensare, tanto la sovranità l'avete già persa da un pezzo, non ve ne eravate accorti?


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    1. Hai ragione, ma tanto più le politiche di austerità mostreranno il loro vero volto gettando i paesi in depressione e peggiorando il debito, tanto più i popoli cercheranno di riprendersi il controllo democratico, e gli spread ricominceranno a salire. Bisogna vedere quanto tempo ci mettiamo a capire il gioco, se ci riusciamo prima di venire completamente depredati...

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    2. Il problema, cara Carmen, è che si sta svolgendo uno scontro di interessi tra parti contrapposte: Istituzioni Europee e Stati, Stati del nord e stati del sud, classi economiche di cittadini all'interno degli stati, banche dei vari stati, detentori di capitali, forza lavoro,eccetera eccetera.

      Ora alcune di queste parti contrapposte hanno ben chiaro quale sia il loro interesse e lo perseguono con una strategia precisa, usando tutte le armi a loro disposizione,mentre altre parti non solo si muovono prive di strategia, ma non hanno chiaro quale sia il loro interesse e non si rendono conto di quali armi dispongono.

      Perchè i popoli, come auspichi tu, possano cercare di riprendere il controllo democratico occorre che chi ne dovrebbe difendere gli interessi (governanti,sindacalisti,segretari di partito e aspiranti premier) fosse in grado di riconoscere gli effetti dell'austerità, senza confondere svalutazione (perdita di valore di una moneta rispetto ad un'altra) con inflazione (perdita di potere di acquisto di una moneta rispetto a beni e servizi) o debito pubblico con debito estero.

      Basta un solo cane per condurre un gregge di pecore,ma il cane fa gli interessi del pastore, non delle pecore, che di solito non lo eleggono ma se lo trovano imposto dal pastore.....con la scusa di difenderle dai lupi.....venite pecorelle, lasciatevi tosare.....mungere.....e gli agnellini a pasqua.....teneri!

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    3. Purtroppo, ancora, hai ragione.
      Basta guardarci come siamo messi noi, anche tra quelli che sanno comprendere l'essenziale della trasformazione economica e sociale in atto, non ci sono mezzi e strumenti per una strategia comune - bastano piccole differenze di visione e spesso è dibattito e polemica. Non siamo granché capaci di dialogare.
      Le cose andranno nell'unico modo possibile per questa umanità, facciamo la nostra parte come meglio possiamo.

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    4. Io comunque apprezzo molto il lavoro appassionato e disinteressato e soprattutto onesto che tu ed altri bloggers vi sobbarcate per permettere a chi vi legge di pensare un po' di più con la propria testa.

      Ho constatato in chi ha, ha avuto e ambisce avere posizioni di responsabilità politica nel nostro e in altri paesi europei molta ignoranza e/o molta malafede
      (tertium non datur).

      Contro tutto ciò solo il vostro lavoro lentamente ma costantemente può aprire gli occhi alla gente e io credo che neanche una delle parole che saranno dette e scritte per questo andranno sprecate.

      Grazie, coraggio e buon lavoro
      Franco

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  2. Questo articolo, a quanto pare stimola riflessioni di rilievo (certo, secondo me). Anacleto si rifà a J.M.Keynes e Carmen ci mette il carico da undici («Bisogna vedere quanto tempo ci mettiamo a capire il gioco, se ci riusciamo prima di venire completamente depredati...»)
    Se posso portare una pietruzza vorrei citare una considerazione svolta in Cina quasi 2500 anni fa :

    «La Via del cielo toglie il sovrappiù e aggiunge ciò che manca.
    La Via degli uomini non è così : essi tolgono dove c'è mancanza e portano dove c'è sovrappiù»

    ps non bisogna pensare a qualche tipo di religione. La via del cielo indica, ad esempio, tutti quei fenomeni naturali in cui una differenza di potenziale mobilita un flusso di materia (e si ritorna quindi all'economia : non si è fuori tema ...)

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  3. "anacleto03/nov/2012 15:46:00

    Ora alcune di queste parti contrapposte hanno ben chiaro quale sia il loro interesse e lo perseguono con una strategia precisa, usando tutte le armi a loro disposizione..."

    Questo è il punto centrale del conflitto di classe che si è svolto negli ultimi decenni, soprattutto a partire dagli anni 70 quando l'oligarchia dell'1% ha violentemente reagito contro le trasformazioni politiche progressive necessarie per gestire il capitalismo allo stadio di sviluppo a cui era giunto.
    E decise di ritornare a un modello para-ottocentesco che includa il robusto impoverimento della maggioranza della popolazione, la riduzione dei governi a loro comitati d'affari e politici a dipendenti, e la soppressione della democrazia trasformata in verniciatura esterna.

    Con una sorprendente facilità sono riusciti a imporre una agenda e paradigma a livello scolastico e mediatico strettamente funzionali ai loro interessi e contro gli interessi del resto della popolazione, senza venire minimamente contrastati, grazie a efficaci quanto rudimentali tecniche del lavaggio del cervello.
    In campo economico sono riusciti a imporre una visione unica pseudometafisica antiscientifica e irrazionale con valore di mero propagandismo e occultamento dei fatti. È probabile che neanche nel medioevo si sia raggiunto un simile livello di oscurantismo. Il loro successo è pure fortemente dipeso dal doppio gioco esercitato dai cosiddetti "progressisti" e "sinistri" che per abissale ignoranza, opportunismo e interesse di portafoglio hanno promosso l'agenda unica dell'1%.
    (Si pensi anche a alcuni scandalosi quotidiani nazionali che sono andati per la maggiore e che dovrebbero essere citati solo come esempio di ignoranza e mistificazione. Ma anche la chiesa ha dato involontariamente un contributo per la tradizionale ignoranza del capitalismo che la contraddistingue e soprattutto per un papa come Giovanni Paolo II intellettualmente non all'altezza del magistero).

    Quanto è avvenuto negli ultimi anni (di "crisi") è una semplice continuazione dell'andazzo con il serramento di alcune fila per imporre il trasferimento di tutti i costi alla massa della popolazione per salvare il capitale fittizio bruciato.
    Le consuete e logore parole pseudotecniche come austerità, fiscal compact, governi tecnici divulgate per inebetire e stordire il popolino non rappresentano altro che una truffa e armamentario della lotta di classe vincente dell'1% contro gli altri.
    Enrico

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  4. Quasi tutto quello che avviene di importante al mondo è il frutto di "complotti", cioè accordi, trame e piani tra poche persone che non sono visibili alla maggioranza, ma possono essere documentati dopo decenni quando si aprono gli archivi ed è passato abbastanza tempo per cui i protagonisti sono ormai morti
    segue una vesta serie di esempi, dall'Iran di oggi alla seconda guerra mondiale alla rivoluzione russa alla rivoluzione francese.
    E' un bel post di Zibordi, con cui concordo.
    Questa piega degli eventi di cui stiamo parlando è una strategia nella quale si utilizzano elementi della realtà (vedi la crisi, oggettiva, della rappresentanza democratica) per manipolarli ai propri fini. Come sempre è successo.

    Il punto, grave, che si pone, è come possiamo sventare questa strategia ed essere altrettanto o più incisivi ed efficaci. E' vero che la rete sinora non c'era mai stata.

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