03/08/13

Eurobills: Una finta soluzione progressista per la crisi di debito europea

Da Corporate Europe Observatory un'analisi della proposta di mutualizzazione del debito... che passa per essere progressista (il federalismo europeo!), ma in realtà è perfettamente in linea con l'espropriazione della sovranità nazionale a vantaggio dell'euro-élite

 

19 Luglio 2013
Il nuovo gruppo di esperti della Commissione


La Commissione sta preparando una serie di proposte per la mutualizzazione del debito e la creazione di eurobills per allentare la pressione nell’eurozona colpita dalla crisi. Queste possono sembrare proposte controverse all’interno del Consiglio – dove alcuni elementi le vedono come pericolosamente progressiste – ma, di fatto, i popoli dei paesi europei fortemente indebitati non ne avrebbero alcun reale sollievo. Ciò è reso chiaro dalle condizionalità neoliberiste incluse nella bozza della Commissione, così come da quanto trapela sul gruppo di esperti che si occuperanno dei dettagli della proposta.



La Commissione Europea ha creato un gruppo di lavoro al fine di contrastare l’eurocrisi: il “Gruppo di Esperti sul debt redemption fund e gli eurobills”. Entrambe le idee – il debt redention fund e gli eurobills – sono un passo nella direzione della mutualizzazione del debito, vale a dire spalmare il peso del debito e i costi dei finanziamenti dalle economie europee più colpite dalla crisi alle economie più forti.

Si potrebbe perciò concludere che la creazione di questo Gruppo sia un segnale che la Commissione stia prendendo le distanze dalla passata insistenza sulle dolorose politiche di austerità imposte a Portogallo, Grecia e Spagna e stia in realtà adottando una posizione più morbida, avversata dalla Germania, ma sostenuta da alcuni federalisti europei progressisti. La speranza che accomuna questi progressisti federalisti è che gli strumenti di mutualizzazione del debito all’interno dell’eurozona alleggeriranno la pressione degli alti tassi di interesse sui paesi più colpiti dalla crisi. Al contrario, la Germania e gli altri paesi che al momento sono in condizioni di ottenere credito a buon mercato dovranno pagare un po’ di più.

Ma se si guarda più attentamente a chi siano gli “esperti” del gruppo, e si combina questa informazione con le bozze di proposta già in discussione, diventa subito chiaro che il redemption fund e gli eurobills sono in effetti un altro passo verso un’unione monetaria ed economica dell’Europa sempre più profonda, che a sua volta è la responsabile dell’arretramento della democrazia nel nome dell’imposizione dei dogmi neoliberisti – non importa quale sia il costo in termini di benessere dei popoli europei.

La proposta della Commissione

Sia il redemption fund che gli eurobills sono stati sommariamente illustrati lo scorso novembre in quanto passi da implementare nel medio periodo nel “Programma per una profonda e genuina unione economica e monetaria” della Commissione. In ogni caso, perché la Commissione possa realizzare queste idee nel medio-termine, è richiesto l'adempimento di certe precondizioni. La prima precondizione è l’implementazione del lo “Strumento di Competitività e Convergenza” [1] che comporta l’aumento del potere delle istituzioni europee, che possono di fatto mettere un veto ai bilanci pubblici nazionali se non sono in linea con la strategia economica della Commissione stessa. Perciò, prima di implementare misure teoricamente progressiste, vengono richieste ulteriori riforme neoliberiste.

E anche allora, le 2 proposte della Commissione prevedono delle limitazioni. L’idea del fondo di redenzione è che gli stati membri dell’eurozona possano trasferire la quota del debito pubblico superiore al 60% del PIL in questo fondo e pertanto abbassare il costo del denaro in prestito e far andare avanti la propria economia. Ma la Commissione è al lavoro per imporre una stretta condizionalità a tutti i paesi che tentino di accedere a tale fondo:

(1) condizionalità stretta, simile alle regole fissate per i programmi EFSF/ESM (Strumento di stabilità finanziaria europea / Meccanismo di stabilità europeo);
(2) pagamento immediato di penali in caso di inottemperanza delle regole;
(3) stretto monitoraggio a cura di una speciale istituzione (per esempio la Corte di Giustizia UE);
(4) uno stop immediato al trasferimento del debito al fondo in caso di inottemperanza delle regole
(5) utilizzo delle riserve del paese (valuta estera e riserve d’oro) come garanzia a fronte dei loro debiti e/o imposizione di tasse (anche di nuova introduzione) per coprire il servizio del debito (per esempio l’IVA) per limitare il rischio di insolvenza [2]”

Ciò, in pratica, significa 2 cose. In primo luogo, estende le tipiche misure neoliberiste e di austerità della Troika,, a un numero maggiore di paesi (vedere il punto 1), misure che ad oggi hanno comportato l’indebolimento delle leggi di tutela del lavoro, diffuse privatizzazioni degli asset e dei servizi pubblici, tagli alla spesa sociale e altre politiche similmente distruttive. In secondo luogo, la condizionalità della Commissione di fatto esproprierà i paesi coinvolti delle loro riserve di valuta estera e di oro (punto 5), spostando ulteriormente il potere dagli stati sovrani e democratici. Queste condizionalità rivelano che il fondo di redenzione del debito è tutt’altro che una misura progressista.

In maniera analoga, la proposta di eurobills – simili agli Eurobond – è tutt’altro che progressista. In apparenza, la proposta significherebbe che l’eurozona nella sua totalità emette bond per i paesi che ne hanno bisogno, giovandosi quindi dei migliori rating dei paesi con economie più forti, per permettere ai più deboli di ottenere tassi più convenienti. La Commissione vuole però che gli eurobills abbiano breve durata (1 o 2 anni), il che significa che, al contrario di quel che avverrebbe con bond di lungo periodo, sarebbe facile per la Commissione (o per qualunque istituzione incaricata allo scopo) escludere uno stato dall’accesso agli eurobills se esso non viene considerato fiscalmente disciplinato, aumentando ancora il controllo dell’istituzione europea sulla politica economica degli stati membri.

Come indicato nel piano della Commissione, non solo essa vuole aumentare il controllo sul bilancio degli stati membri come condizione preliminare a queste due proposte, ma vuole anche introdurre un “Tesoro EMU”. Anche se non è stato comunicato alcun dettaglio, questa sarebbe una nuova e potente istituzione europea che rinforzerebbe ulteriormente le dottrine neoliberiste della Commissione. Alla luce della tendenza attuale delle politiche economiche della Commissione, cedere ulteriore potere o creare una nuova entità del genere significherebbe solo rinforzare l’agenda neoliberista di una istituzione non eletta che il Corporate Europe Observatory ha continuamente mostrato essere in balìa degli interessi delle grandi multinazionali.

Un Gruppo di Esperti di interessi corporativi
Si potrebbe sperare che il nuovo Gruppo di Esperti ora istituito dalla Commissione per esaminare le questioni della redenzione del debito e degli eurobills potrebbe elaborare qualche pensiero critico sulla questione ed essere in grado di influenzare l’agenda in una direzione più progressista. Ma una rapida occhiata alla composizione del gruppo mostra che questo scenario è davvero improbabile, dal momento che quasi tutti i membri della commissione hanno un background neoliberista (vedere il box sotto).

Il coordinatore, Gertrude Tumpel-Gugerell, è nel Board of Directors della Commerzbank, mentre altri due vengono dal Board della banca svizzera UBS. Tra gli altri “esperti” ci sono CEO di grandi corporation, delegati di associazioni imprenditoriali ed ex advisor dell’ultra neoliberista vice presidente della Commissione Olli Rehn. Purtroppo non c’è alcun “esperto” nel gruppo che possa contrastare le idee neoliberiste della commissione, e in particolare nessuno che possa portare la prospettiva dei milioni di cittadini che vivono nei paesi periferici europei.

Un membro merita particolare attenzione: Mr. Graham Bishop, un consulente ben inserito a Bruxelles che offre i suoi servizi per lo più all’industria finanziaria. Mr. Bishop – un ammiratore di Margaret Thatcher e dell’ex Primo Ministro italiano non eletto Mario Monti – considera come principale problema dell’eurozona la mancanza di competitività in paesi come Spagna e Grecia. In altre parole, egli condivide la stessa prospettiva alterata sull’uscita dall’eurocrisi della Commissione stessa, ossia che i paesi periferici devono solo aumentare il proprio vantaggio competitivo – nonostante queste stesse dinamiche siano una delle ragioni principali che stanno dietro l’eurocrisi.

Per lungo tempo Bishop è stato un importante mediatore finanziario. Nei primi anni '90 ha fatto parte del Maas Committee che ha preparato il passaggio all’euro, e più tardi ha fatto parte del Gruppo di Servizi di Strategia Finanziaria che ha avuto un ruolo importante nella liberalizzazione dei mercati finanziari in Europa. E proprio recentemente – agli inizi del 2012 – se ne è uscito con una proposta, insieme alla “European League for Economic Co-operation”, per i T-Bills – predecessori dell’attuale proposta di eurobills – che ha presentato al presidente del Council Herman Van Rompuy, cosa che sembra la ragione per cui fa parte del gruppo di esperti [3].

Prima di discutere ulteriormente di T-Bills e eurobills, è interessante notare che questo gruppo distrugge molti dei recenti progressi fatti tra il Parlamento e la Commissione per assicurare un gruppo di esperti giusto ed equilibrato. Dopo che il Parlamento europeo ha deciso il congelamento del budget del gruppo di esperti nel 2011 e ancora nel 2012 per mancanza di progressi, è stato raggiunto un accordo che prevede:

  • Nessun interesse singolo dovrebbe dominare il gruppo – e questo non è chiaramente vero in questo gruppo di esperti;
  • Nessun individuo che rappresenti un interesse dovrebbe essere parte del gruppo – non sappiamo se sia vero poiché il gruppo non si è ancora ufficialmente registrato;
  • Per far parte di ciascun gruppo ci dovrebbe essere un concorso pubblico – e questo non è avvenuto, i componenti sono stati invece selezionati dalla Commissione e dal Vice-Presidente Rehn, da qui il forte peso delle corporazioni ora presente
  • Piena trasparenza su tutti i gruppi, inclusi i membri, le riunioni, i verbali e le agende – attualmente questo non si è verificato visto che il gruppo è stato annunciato con un comunicato stampa e al momento in cui questo articolo viene scritto non esiste nessun mandato pubblico per il gruppo e lo status dei membri non è chiaro, dal momento che il gruppo non è nel Registro del Gruppo di Esperti.

Queste 4 condizioni erano state stabilite proprio per evitare questo tipo di eventualità, e il gruppo mostra quanto importante sia per il Consiglio ECOFIN rispettare l’accordo tra i Parlamentari e la Commissione.

Membri del gruppo di esperti della Commissione
Gertrude Tumpel-Gugerell
Ex banchiera centrale austriaca (in carica nel periodo di introduzione dell’euro). Ora si trova nel Board of Directors di Commerzbank. E’ stata aspramente criticata per il suo ruolo alla banca nazionale Austriaca nel 2007 quando tale compagnia posseduta dai sindacati è andata quasi in bancarotta a causa di operazioni altamente speculative sul mercato delle valute. E’ stata accusata di aver coperto, nel suo ruolo di supervisore, la gravità del debito della banca.

Agnès Bénassy-Quéré
Studiosa all’istituto economico francese CEPII.

Vitor Bento
Un economista ed ex banchiere centrale vicino alle posizioni del partito conservatore portoghese “Social Democratici”.

Graham Bishop
(vedere il testo)

Claudia Buch
Un’economista tedesca e membro del Wirtschaftsweisen (gruppo di advisor del governo tedesco). Si è specializzata in mercati finanziari al Centro di Ricerca Economico Europeo (ZEW), che è in parte finanziato da interessi corporativi e il cui Borad rappresenta conservatori e corporazioni (come BASF, Initiative Marktwirtschafts e Ernest & Young)

Belén Romana
Ex direttore generale del Tesoro spagnolo. In seguito è diventata CEO dell’Associazione degli Uomini (e donne) d’affari, in servizio presso diversi Board of Directors e poi CEO della compagnia di telecomunicazioni spagnola ONO. Al momento è CEO della “bad bank” spagnola Sareb dove sono stati concentrati asset tossici immobiliari.

Ingrida Šimonytė
Un ex ministro delle finanze Lituano e ora professore all’università di Vilnus.

Vesa Vihriälä
Un ex advisor di Olli Rehn (economia e finanza), economista e membro dell’Associazione Industriale Finlandese.

Beatrice Weder di Mauro,
Economista che ha lavorato per un certo periodo all’FMI. Era inoltre membro del Wirtschaftsweisen tedesco, ma lasciò per conflitto di interessi nel momento in cui si unì al Board of Directors della UBS (è stata rimpiazzata da Claudia Buch). A quanto sembra però per lei non c’è alcun conflitto di interessi nel far parte del gruppo di esperti della Commissione. E’ inoltre un membro del Board of Directors della Thyssen-Kruppe e del Governing Board di Hoffmann-La Roche.

Gli eurobills di Bishop
Gli eurobills che vengono ora discussi dal Gruppo di Esperti sono in pratica la stessa cosa dei T-bills, che secondo un paper di ELEC significano che: “le nazioni più forti supporteranno quelle più deboli in cambio di riforme che in futuro le rinforzeranno.” [4]

In realtà, le riforme immaginate da Bishop e ELEC sono in realtà le stesse riforme neoliberiste proposte dalla Commissione. In altre parole, invece di una vera solidarietà che porterebbe a un rafforzamento delle economie più deboli dell’eurozona, i T-Bills sarebbero strumenti per forzare ulteriori riforme strutturali neoliberiste negli stati membri.

Per garantire l’aderenza alle politiche neoliberiste, una volta che i bills vengono emessi, la proposta offre due meccanismi. Prima di tutto e più importante, lo stato membro dell’eurozona può partecipare al fondo T-Bill solo se la sua politica economica è stata accettata dall’ECOFIN. Mentre le attuali proposte di eurobills della Commissione sono piuttosto vaghe, i T-Bills sono molto chiari nel voler espropriare la politica economica dai parlamenti nazionali democraticamente eletti, a vantaggio di Bruxelles attraverso il Semestre Europeo [5]: un serie di step recentemente introdotta per monitorare le questioni economiche e di bilancio degli stati membri.

Inoltre, ELEC vuole che qualunque stato membro che si finanzi tramite i T-Bills debba pagare un extra nel caso in cui stia eccedendo i criteri di debito e deficit del Patto di Stabilità e di Crescita [6]. Secondo ELEC, aggiungere questo extra agli attuali costi di finanziamento “dovrebbe essere sufficiente a disciplinare i policymakers” [7]. In breve, ELEC e Bishop vogliono usare i T-Bills per imporre ulteriori misure di austerità forzando i paesi che aderiscono a uniformarsi al patto di Stabilità e Crescita.

Nessuna concessione reale
E’ molto preoccupante che la Commissione abbia scelto un gruppo così ristretto di punti di vista neoliberisti e interessi particolari per implementare le proposte attraverso il gruppo di esperti, specialmente dal momento che, teoricamente, essi dovrebbero aiutare i paesi europei più deboli. Tale decisione di certo rivela la determinazione della Commissione di proseguire nel solco neoliberista, così come la sua tendenza a basare i criteri di expertise sugli interessi delle corporazioni.

I progressisti non devono farsi illusioni riguardo a questi strumenti. L’attuale equilibrio di potere, in particolare a livello UE, assicura che qualsiasi nuovo passo verso l’integrazione europea approfondisca la sua missione neoliberista. Mentre qualche stato potrebbe avere un sollievo temporaneo sui propri costi di finanziamento, i cittadini presto sentiranno in pieno l’impatto delle nuove riforme neoliberiste.


4 commenti:

  1. Quindi riassumendo:
    1) prima abbiamo ceduto parte della sovranità monetaria (I) con il "divorzio" del 1971 bankit/Tesiro
    2) poi abbiamo perso la leva della spesa pubblica (G) adottando i vincoli deficit- pil e debito-pil
    3) poi abbiamo rinunciato alla sovranità valutaria (X e M) adottando l'€
    4) adesso, praticamente in cambio nel nulla e del ricatto (bellissima l'idea di pensare a titoli lunghi massimo uno i due anni!!! Questa e' delinquenza x tenerci sotto scacco all'infinito!!), dobbiamo rinunciare alla sovranità impositiva, l'ultima leva!! Che è' in grado di influire su C, su I, sul tasso di imprendiyorialita' di un paese r persino sui flussi netti di capitale.

    Per questa gente proporrei il nobel x l'economia o alternativamente un Bignami di economia x i nostri parlamentari.

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  2. Esatto, tranne che il divorzio è del 1981, almeno gli anni '70 lasciamoceli...;)

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    1. Errore di battitura! 1981 in effetti! Grazie al buon Andreatta!!!

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  3. poi chi la chiama l'europa delle banche è un complottista...e la gente crede che siano portatrici dei diritti civili...incredibile.

    chi dice che sta gente non lavora ma vive di rendita sbaglia.

    questi lavorano come pazzi. ogni giorno, alacremente per distruggere la democrazia e riportarci nel 1800.

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