11/10/13

Intervista a Sapir: "Bisogna unire le forze che hanno capito il pericolo Euro, a destra e a sinistra"

Grazie ad Alessandro Bianchi (l'AntiDiplomatico) per la sua esclusiva intervista al grande Jacques Sapir: la responsabilità della sinistra europea è schiacciante, qusti partiti saranno distrutti e ci sarà una ricomposizione delle forze politiche

 

 

Professore, Lei è stato tra i primi economisti europei ed evidenziare i danni provocati dall'euro ed a chiedere la sua fine. In una delle ultime analisi ha scritto che si tratta di una sorte inevitabile. Secondo Lei, quanto tempo ancora ci vorrà e da quale paese potrà partire l'iniziativa?





 A questo punto bisogna distinguere due problematiche. La prima riguarda l'analisi della situazione economica che l'euro ha creato e delle sue conseguenze. Da ormai quasi tredici anni osserviamo che l'euro non solo non ha prodotto le convergenze macroeconomiche sperate, ma ha invece accentuato le divergenze. L'ho detto a più riprese, e ormai questa mia posizione riscuote consenso tra gli economisti. Constatiamo anche che l'euro rappresenta un enorme freno per la crescita nella maggior parte dei paesi che l'hanno adottato, ad eccezione, ovviamente, della Germania. Per finire, si osserva che l'euro fa aumentare i deficit, tanto interni quanto esteri, e che porta verso un debito sempre più grande dei paesi che sono entrati nell'Unione economica e monetaria. Tutto questo è abbondantemente documentato da numerosi autori. Siccome l'euro può funzionare solo in una spirale di impoverimento per la maggior parte dei paesi, ne deduco che è destinato a fallire.


Ma, qui, abbiamo una seconda problematica: le condizioni che determineranno la fine dell'euro. Tali condizioni possono essere create da una crisi catastrofica generata sul mercato obbligazionario. Al momento, la situazione resta stabile grazie alla Banca Centrale Europea. Ma la credibilità di quest'ultima sta nel fatto che non è stata messa alla prova. Prima o poi i mercati testeranno la risoluzione della Bce, e allora Mario Draghi si ritroverà fortemente in difficoltà. Queste condizioni potranno anche provenire dalle tensioni politiche crescenti che l'Euro genera sia tra i paesi membri dell'UME, sia all'interno degli stessi, dove le forze anti-europeiste prendono sempre più peso. Queste tensioni potranno ad un certo punto mettere gli attori politici di fronte alla necessità di sciogliere la zona euro o di uscire dalla moneta unica.


Per quanto mi riguarda, ho sovrastimato la rapidità delle evoluzioni finanziarie, sulla base di quello che avevamo conosciuto nel 2008-2009. Ma questo non cambia niente all'analisi di fondo. 
 
- Sul suo blog RussEurope, ha ipotizzato un possibile ritorno allo Sme dopo l'eventuale dissoluzione della zona euro. Qual'è secondo Lei la migliore strategia di uscita dall'euro per i paesi dell'Europa meridionale? 
 
Un ritorno allo Sme implica che ogni paese ritorni alla propria valuta nazionale. La questione della strategia è qui centrale. I paesi dell'Europa del Sud possono scegliere tra prendere la decisione di uscita in modo indipendente o chiedere lo scioglimento della zona euro. Se alcuni paesi, come l'Italia, la Francia, la Spagna dicessero durante un Consiglio Ecofin che sono pronti a lasciare l'euro, ma che è preferibile lo scioglimento dell'Unione monetaria, questo, visto l'attaccamento dei tedeschi al Marco, verrebbe rapidamente accettato. Sarebbe di gran lunga la soluzione migliore perché presa in comune e apparirebbe come una decisione «europea».
La fine dell''UEM non implicherebbe la fine dell'Unione Europea, tanto meno quella di una cooperazione sulle questioni monetarie tra i paesi in questione. Questa soluzione rimane comunque ad oggi la meno probabile rispetto a quella di un'uscita indipendente di un paese membro, che provocherà, entro sei mesi da quel momento, il collasso della zona euro, ma in un contesto politico assai più conflittuale. 
 
- Secondo Lei quanta responsabilità hanno i partiti socialisti europei rispetto all'attuale crisi e da quali forze politiche ritiene possibile che arrivi un cambiamento? 
 
La responsabilità dei partiti socialisti europei è schiacciante. E' prima di tutto diretta: questi partiti si sono arresi senza condizione davanti alle esigenze della finanza e del capitale; hanno imposto delle politiche di austerità inaudite alle popolazioni e sono di conseguenza fortemente responsabili della stagnazione economica che viviamo. Ma esiste anche una responsabilità indiretta. Nel pretendere che non esistono altre soluzioni oltre l'austerità, nel proclamare il dogma dell'euro e nell'ipotizzare scenari catastrofici nel caso di un'uscita, tali partiti socialisti hanno costruito un discorso politico che blocca la situazione ed è parte integrante della crisi. Ragion per cui non si potrà uscire dalla crisi se non attraverso la distruzione di questi partiti, la loro implosione, e delle ricomposizioni politiche importanti. E' quello a cui stiamo assistendo in Francia ed in Grecia.


Oggi, bisogna riunire le forze di sinistra e di destra che hanno capito il pericolo che rappresenta l'euro, unirli non in un solo partito ma all'interno di un'alleanza in grado di sostenere una politica di rottura. 

 

- Secondo Lei la Francia è da considerare un paese dell'Europa del sud o del nord? E quali sono i rischi che il suo paese avrà di fronte nel 2014? 

 

Per essere chiari, per me la Francia è un paese d'Europa meridionale. Lo è se si guardano tanto le caratteristiche strutturali quanto congiunturali dell'economia e si paragonano ad esempio a quelle dell'economia italiana. La Francia è anche culturalmente assai più vicina all'Europa del sud che del nord. Per questa ragione è anche più esposta alle conseguenze congiunte delle politiche d'austerità portate avanti in Italia ed in Spagna. Finché questi tre paesi rimarranno nella zona euro saranno condannati a una concorrenza feroce tra di loro. Al contrario, dal momento in cui ritroveranno la propria valuta nazionale potranno ritrovare margini di manovra importanti. 
 


- Per concludere, come giudica le vicende della politica italiana dal novembre 2011, quando Mario Monti ha iniziato ad imporre le misure d'austerità dell'Europa? 

 

La politica di Mario Monti consisteva nel cercare di ottenere dei risultati a breve senza preoccuparsi del dopo. Ha bloccato i pagamenti che lo Stato doveva alle imprese, ha lasciato che il credito crollasse e che gli investimenti si contraessero. Il tutto condanna nel medio periodo l'economia italiana ed è il contrario di una politica da «esperto». La fama da «tecnico» che si costruito è del tutto usurpata. Si è comportato come uno di quei politicanti di basso livello il cui nome è scomparso nelle pattumiere della storia.


Per la versione originale dell'Intervista: http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=6&pg=5593

16 commenti:

  1. Questa intervista susciterà l'orrore nei marxisti dell'Illinois, e immagino Sapir, "chi caxxo sono i marxisti dell'Illinois"?

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    1. Springfield costituirà una sezione differenziata nel CLN, ma ci dovrà entrare..(adesso non usate armi contundenti)

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  2. Non è necessario il ritorno alle valute nazionali. Occorrerebbe creare un euro svalutato dei paesi mediterranei per il periodo necessario. Allora si la Germania verrebbe a più miti consigli.
    Per aggregare una forza critica all'attuale assetto monetario basterebbero le prossime elezioni europee.

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    1. Se si farebbe un Euro del Nord ed uno del Sud, si renderebbe palese il fallimento di tutto l'impianto dell'Euro stesso.
      A quel punto a cosa serve tenerlo in piedi?
      Per mantenere due mega banche BCE e magai pagare due stipendi a due Draghi diversi che a turno fanno a gara per tenere le parti delle banche?
      Poi sarebbe inevitabile che nei paesi Mediterranei la politica Francese si sostituirebbe a quella Tedesca a tutto vantaggio solo dei Francesi.
      Già mi immagino il futuro presidente correre all'Eliseo per omaggiare l'alleanza e offrire fedeltà assoluta, uguale a questi di adesso che ancora non eletti già corrono dalla zia Merkel a prostrarsi.
      Staremmo un pochetto meglio, ma alla lunga ci ritroveremmo al punto di partenza.

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  3. Già che ci siamo, perché fermarsi alla conservazione di mezzo feticcio? Basta euro e ritorno alle valute nazionali! E poi con un sudeuro chi può escludere un massacro del sudcentro a danno della sudperiferia?

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  4. Senza considerare che anche qualora Francia e Italia facessero la "locomotiva dell'€Sud" nelle carrozze ci sarebbe rimasto ben poco da raggranellare...

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    1. Se l'Italia dovrà fare da locomotiva alla Grecia, povera Grecia!
      Non siamo capaci a tenere in piedi la nostra di economia, figurati trainare pure i poveri Greci!
      Già sono stati massacrati dalla troika, non faremmo altro che dargli il colpo di grazia.... per me ognuno dovrebbe farsi i conti di casa sua a casa sua al massimo collaborando col vicino.

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    2. Forse intendiamo in maniera diversa il concetto di locomotivatravirgolette.

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  5. Sapir è un economista intelligente. Ma fatica, come molti, a capire l'evoluzione della situazione.La proposta di una santa alleanza dx-sx antieuro può apparire intrigante, ma è di una ingenuità incredibile. Come ingenuo è non capire il ruolo attuale (potentissimo) delle Banche Centrali e credere che un giorno o l'altro i mercati sfideranno le risoluzioni della Bce e sapranno mettere in difficoltà Mario Draghi. Sapir confonde un suo auspicio con la realtà. Nessun mercato sarà infatti capace di sfidare le Banche Centrali. Basta osservare la storia degli ultimi anni. Ed è ingenuo immaginare l'euro e le sue istituzioni come un Moloch immutabile. Così come si è dimostrato sbagliato credere che la BCE non potesse in nessun modo intervenire per preservare l'euro altrettanto sbagliato è pensare oggi che, ad esempio, gli eurobond non vedranno mai la luce, che la BCE non procederà mai a una progressiva monetizzazione concordata di debito pubblico parallelamente al progressivo dispiegarsi del Fiscal Compact. Fatto che comporterà, via banca centrale, una mutualizzazione "indolore" del debito europeo. La sfida sarà lunga e gli esiti incerti. Sapir, come molti altri, dopo "aver sovrastimato la rapidità delle evoluzioni finanziarie, sulla base di quello che avevamo conosciuto nel 2008-2009", rischia di sovrastimare anche le sue attuali "inossidabili" analisi e relative previsioni.

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    1. Su questo concordo: la sfida sarà lunga, e le istituzioni dell'Eurozona tenteranno ogni trasformazione possibile per mantenere l'euro e il metodo di governo che gli è connesso. Penso, comunque, che lo sappia anche Sapir.
      Nello stesso tempo, non sarei così sicura che non possa nascere una nuova forza politica che si batta contro questo disegno autoritario, pescando da destra e da sinistra. Certo non saranno i partiti esistenti a unirsi in una opposizione comune. Sarà proprio dallo sfacelo e scomparsa dei partiti esistenti, in primo luogo della sinistra (che pagherà il salatissimo conto), che si avrà una ricomposizione trasversale al quadro precedente. Questo mi pare possibile, e ovviamente lo auspico.

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    2. @easter

      Lei da troppa libertà a Draghi, finora l'OMT non ha comprato nulla, e l'ESM è limitato dalle decisioni della corte di Karlsruhe. Poi ridurre la questione dell'euro limitandosi a quella monetaria è un pochino fuorviante

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  6. quando ti si aprono le "porte della conoscenza", allora ti accorgi che tutto diventa automatico, come le mosse per la risoluzione del cubo di Rubik: stavo leggendo su Goofynomics una risposta del prof Bagnai all'onorevole Crosetto, risposta che citava un articolo di oggi di Sapir...il passo successivo è stato quello di andare su Voci dall'Estero sapendo benissimo che avrei trovato l'articolo tradotto, come sempre....ormai è un percorso obbligato entro la rete, da Goofynomics, a Orizzonte48, da Voci dalla Germania, a Sollevazione, da Mainstream di Tringali e Badiale, a Eco della rete....la domanda sorge spontanea: che la rete dei ns parlamentari abbia il blocco per la visione di qs siti? invece che il blocco sui siti xxx hanno messo il blocco sui siti della "disjinformatia":)

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  7. Scusate ma nella chiave di lettura di Euro come ariete vs sovranità nazionale il discorso di Sapir non ha senso.

    Difatti il Metodo Monnet prevede una prossima unione fiscal, bancaria e trasferimenti interni alla EZ, impensabili fino a pochi anni fa PROPRIO A CAUSA DELLA CRISI facilitate dall' Euro stesso.

    Non ha storicamente senso, che le forze dietro all'unificazione Europea facciano passi indietro alla luce di un piano che sta funzionando alla perfezione.

    La crisi del sud Europa sarà fatta protrarre per alcuni altri mesi/anni sinchè la "bad cop" Merkel non potrà che cedere ai trasferimenti.

    Quindi aspettatevi altri mesi di propaganda "Germania laboriosa costretta a pagare per il Sud" con infine I paesi-core accettare di "salvare" I paesi periferici da se stessi.

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  8. aspetterei le prossime elezioni europee prima di sbilanciarmi,qualcuno e' pronto a far saltare il banco.

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  9. Che la Germania accetti il piano di trasferimenti ai pigs mi pare pura fantasia. Nessun tedesco sarebbe disposto a rinunciare ad almeno il 9% del proprio Pil per "aiutaee" i paesi del sud europa brutti sporchi cattivi improduttivi ed evasori..

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    1. Anonimo di prima14 ott 2013, 12:48:00

      Ma se è ormai appurato che I governi italiani, pur quando espressione democratica della volontà popolare, non hanno fatto nè fanno gli interessi degli italiani....

      perchè mai diamo per scontato che ciò non avvenga o avverrà anche in Germania?

      E a chi vuol capire capisca..

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