08/11/13

Telegraph: L'Italia si unisce al Club della Deflazione?

Dal Blog di Ambrose Evans Pritchard sul Telegraph, alcune considerazioni sulla deflazione che sta colpendo l'Italia, tratte da Variant Perception. Nel finale, ci si attende un cambiamento di rotta dalla BCE, ma anche se Draghi ha abbassato i tassi (cosa che ha sorpreso tutti nonostante la sua "normalità") la decisione, pur buona, non appare sufficiente a ridurre la deflazione...


di Ambrose Evans-Pritchard

Stamattina Jonathan Tepper di Variant Perception ha pubblicato una nota preoccupante sul rischio deflazione in Italia, giusto in tempo per la battaglia campale di oggi della BCE. [...]

Il primo grafico mostra l'inflazione in calo. Dopo gli effetti della tassazione dell'austerità il tasso che ne deriva è ancora peggiore.



Il secondo mostra la traiettoria del debito. Essi sono naturalmente collegati. L'uno è funzione dell'altro . Quando si comprende questo elementare passaggio, si comprende l'essenza della crisi dell'UEM. Berlino finge di non capirlo.


E' l'effetto denominatore. Più basso è il tasso di inflazione in Italia, peggiore è l'andamento tendenziale del debito, ceteris paribus. Sapevamo già che la Grecia e la Spagna erano in pre-deflazione. L'Italia alza la posta.

Eppure, l'Italia non è una "peccatrice" dal punto di vista fiscale. E' stata una “santa fiscale” per anni. Ora ha un avanzo primario del 2.5% del PIL. Il dramma italiano non è una favoletta morale. E' una storia di matematica di deflazione da debito.

Da Variant:

"La diminuzione dei salari perpetua la dinamica deflazionistica, che più a lungo persiste e più diventa radicata e perniciosa.

Il valore reale del debito cresce con la deflazione. L'Italia è entrata nella crisi con un elevato rapporto debito pubblico-PIL, e questo ha continuato solo a crescere a un ritmo allarmante. Non passerà molto tempo prima che gli investitori comincino ad accorgersene e a dedurre il finale di partita, e a quel punto il 4 per cento di rendimento sul debito pubblico italiano apparirà vergognosamente "mispriced".

Con un debito Italiano insostenibilmente elevato; una deflazione che erode la crescita; e un sistema bancario provato e meno disponibile a fornire credito in previsione della verifica della qualità patrimoniale da parte della BCE, l'accesso dell'Italia ai mercati di finanziamento sarà di nuovo messo in dubbio. O questo porta a una ristrutturazione del debito, o a un cambiamento di rotta da parte della BCE - che comporta ampi acquisti di debito italiano - le soluzioni più probabili che saranno tentate.

9 commenti:

  1. Perfetto. Così Monti (ma perché lo chiamano professore?) potrà dire che dopo la Grecia l'Italia sarà il 2° caso di successo dell'euro.... bastardo!!

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    1. .... per poi lamentare, come poco tempo fa riguardo alla Grecia, che in Italia abbiamo un "governo coloniale"......

      http://gondrano.blogspot.it/2013/11/monti-quello-della-troika-in-grecia-e.html?spref=tw

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  2. grazie questa e' una risposta alla mia domanda nell'altro articolo

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  3. Dal blog "il faro sul mondo

    Esplode la rivolta in Bretagna: tutta la regione in piazza e situazione fuori controllo

    di Mauro Indelicato

    I bretoni non ci stanno: dopo anni di celata insofferenza e dopo un diffuso malcontento generalizzato, la regione più a nord della Francia ha detto basta ed è in questi giorni interamente in piazza.

    La goccia che ha fatto traboccare il vaso, ha riguardato l’aumento delle tasse sui prodotti agricoli, sui quali si regge gran parte dell’economia bretone; ma ben presto la protesta di una singola categoria, si è trasformata nell’esplosione di un malcontento dell’intera popolazione della regione, da sempre poco incline ad essere assoggettata al governo centrale di Parigi.

    Si perché in Bretagna il tricolore è quasi assente; chi va a visitare quei luoghi così stupendi che si affacciano sull’Atlantico, non chiami un cittadino del luogo con l’aggettivo francese o non si rivolga a lui in lingua francese, perché tutto ciò potrebbe passare addirittura come un’offesa. Tengono molto i bretoni alle proprie radici culturali e linguistiche, diverse da quelle del resto del paese e se poi Parigi impone scelte che condizionano la vita quotidiana e l’economia della regione, ecco che la bolla esplode e diventa quasi impossibile controllarla.

    Mentre i media tradizionali spacciavano per imponenti le manifestazioni di piccoli gruppi di studenti contro le presunte politiche anti immigrazione del governo Hollande, in sordina in Bretagna i “berretti rossi” davano il via ad una sommossa che coinvolge tutta la regione. I berretti rossi sono il simbolo scelto dagli agricoltori in protesta, i quali indossano per l’appunto dei copricapi rossi come segno distintivo; dalle campagne, i tumulti sono arrivati alle città: Brest, Rennes su tutte, ma anche altri importanti centri, sono paralizzati da quasi una settimana tra scioperi, occupazioni e scontri con le forze dell’ordine.

    Infatti, tutta la popolazione è scesa in piazza a dar manforte ai berretti rossi e la situazione sembra decisamente poco sotto controllo, anzi molte fonti locali affermano che è letteralmente sfuggita di mano a Polizia e Gendarmeria.
    Emblematico ciò che avviene nelle autostrade: gran parte delle nuove accise infatti, vengono riscosse dai caselli autostradali e così, diversi cittadini, dopo aver piazzato delle micro cariche sui caselli, li hanno tirati giù in modo che venga difficile se non impossibile riscuotere i pedaggi.

    Ben presto, una protesta di soli agricoltori, si è trasformata in una maxi mobilitazione di un’intera popolazione che rivendica anni di angherie e soprusi da parte del governo nazionale e che vuole difendere con grinta le proprie radici culturali.

    A preoccupare l’Eliseo è anche un effetto domino che tutto ciò potrebbe avere in Francia e, perché no, in Europa: dopo aver cercato di nascondere la notizia, adesso però i media a seguito di 5 giorni di autentiche battaglie urbane, non possono più celare nulla e in un paese infastidito da governi che pensano più ai matrimoni gay che ad un’economia che non tira più, le immagini bretoni potrebbero dar manforte ad altri movimenti in altre regioni.

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    1. Grazie Gérard, la forte protesta esplosa in Bretagna richiama una delle più grandi rivolte contro l'ancien régime, quella dei bonnets rouges, ne parla qua Jacques Sapir la nostra fonte francese preferita. C'è una forte concorrenza tedesca nel settore, oltre a una ecotassa assurda che penalizza i trasporti interni rispetto alle grandi importazioni internazionali via aerea: una regione alla disperazione...Spero in una prossima traduzione.

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  4. chiedo alla gentile Carmen alcune domande ( da circa 1 anno mi documento nn essendo un addetto ai lavori, ma spesso alcuni concetti sfuggono):
    1) l'inflazione diminuisce in quanto l'austerità fa diminuire il potere di acquisto e quindi per la legge della domanda e della offerta i prezzi nn salgono in quanto i venditori invece li fanno diminuire in quanto nn vendono e quindi il diminuire i prezzi potrebbe essere un volano per intercettare le vendite?
    2) x' se diminuisce l'inflazione il debito aumenta? quale è il ragionamento logico che porta a qs concetto?
    Grazie

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    1. Per quel che posso, volentieri:
      1) il meccanismo è quello lì, sì
      2) Perché il debito pubblico non si misura in valore assoluto, ma in percentuale del PIL. Dato che con la deflazione il Pil diminuisce, diminuemdo il denominatore il rapporto risulta inevitabilmente più alto. Circolo vizioso tremendo, assurdità delle politiche di tagli e tasse che in realtà non servono allo scopo dichiarato.

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    2. Non solo.
      Con la deflazione aumenta il valore reale del numeratore, cioè del debito.
      Con l'inflazione invece il debito reale diminuisce, così come gli interessi reali.

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  5. 8 settembre1943
    grazie, sempre puntuale e perfetta

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