07/11/13

Martin Wolf: La Germania è un peso per il mondo

Nel suo editoriale sul Financial Times Martin Wolf riprende le lamentele espresse dagli USA sulle politiche mercantiliste tedesche, osservando che la risposta stizzita di Berlino sta  a significare che gli USA hanno colpito nel segno: le critiche che ti fanno male sono quelle che in fondo sai essere giuste!...e svela i falsi miti su cui si basa la risposta tedesca.


In realtà, continua Wolf, il Tesoro Americano, seguito poi anche dal FMI, ha espresso  soltanto quello che i partner della Germania sanno benissimo ma non osano dire, e cioè che la Germania con la sua aggressiva politica orientata sulle esportazioni ha ostacolato il riequilibrio nei conti con l'estero dei paesi periferici, creando una grave deflazione nell’area euro, e anche in tutta l’economia mondiale. 


La risposta tedesca è che il surplus nei conti con l'estero indica solo che la Germania contribuisce significativamente alla crescita globale, non solo attraverso le esportazioni, ma anche attraverso le importazioni delle componenti dei prodotti finiti. 

Ma ecco i punti salienti del commento di Martin Wolf:

"I surplus di esportazioni non testimoniano solamente la competitività tedesca, ma anche un eccesso di produzione rispetto alla spesa.  I paesi in surplus importano la domanda che non generano internamente.


Quando la domanda globale è sostenuta, questo non è necessariamente un problema, a patto che il denaro preso in prestito dai paesi in deficit venga investito in attività che possano poi servire il debito contratto. A dire il vero, questo non si verifica spesso, in parte perché i paesi in deficit vengono spinti dalla disponibilità di prodotti a basso prezzo dai paesi in surplus verso investimenti in attività non commerciabili, cosa che non contribuisce a ripagare i debiti internazionali. 
Ma nelle condizioni attuali, con i tassi di interesse ufficiali di breve termine vicini allo zero e una cronica carenza di domanda in tutto il mondo, l’importazione di domanda da parte dei paesi in surplus è una politica di “beggar-my-neighbour" (frega il tuo vicino, ndt): non fa che esasperare la debolezza dell’economia globale.

Non può quindi sorprendere che nel secondo trimestre del 2013 il PIL dell’eurozona fosse inferiore del 3,1% al suo precedente picco pre-crisi e inferiore dell’1,1% a quello di 2 anni prima. L’economia tedesca, così virtuosa e credibile, sta sottraendo domanda globale, non la sta sostenendo. Non sorprende nemmeno che l’eurozona stia scivolando in deflazione: l’ultima misurazione dell’inflazione annuale “core” (depurata dei prodotti volatili come gli energetici, ndt) era dello 0,8%. Poiché la domanda è così debole, l’inflazione potrebbe benissimo scendere ancora. Questo non solo rischia di trascinare l’eurozona in una trappola deflattiva in stile giapponese, ma impedisce i necessari riallineamenti di competitività  all’interno dell’eurozona. I paesi colpiti dalla crisi vengono costretti ad accettare una brutale deflazione. Questo rende inevitabile un livello di disoccupazione stratosferico. Inoltre, fa aumentare il peso reale del debito (vedere i grafici).



Le politiche attuate nell’eurozona sotto dettatura tedesca dovevano certamente portare a questi risultati, a causa dell’austerità applicata a tappeto che ha causato un’enorme distruzione della domanda. In un recente paper scritto per la Commissione Europea, Jan In ‘t Veld sostiene che la politica fiscale restrittiva ha imposto perdite di produzione cumulate equivalenti al 18% del PIL annuale in Grecia, 9,7% in Spagna, 9,1% in Francia, 8,4% in Irlanda e perfino dell’8,1% in Germania, tra il 2011 e il 2013. Inevitabilmente, è impossibile per la politica monetaria, espansiva quanto si voglia, compensare una cosa del genere. Prima della crisi, il meccanismo poteva funzionare aumentando il credito a quelli che poi sono divenuti i paesi colpiti dalla crisi – prima di tutti, la Spagna. Oggi, questa situazione si verifica nel contesto di un settore bancario debole, livelli di debito eccessivi nei paesi colpiti dalla crisi e un’avversione al prestito da parte dei paesi creditori.

Il modo più probabile in cui una politica monetaria aggressiva potrebbe essere efficace sarebbe di deprezzare il tasso di cambio dell’euro. Se, per esempio, la BCE iniziasse un programma su larga scala di quantitative easing, comprando i bond dei paesi membri in proporzione alla loro partecipazione alla banca centrale, verosimilmente causerebbe un ribasso delle quotazioni dell’euro. Ma un passo del genere non farebbe che esacerbare la tendenza dell’eurozona, pilotata dall’influenza tedesca, a
imporre un riaggiustamento a spese del resto del mondo.


Con i paesi vulnerabili che abbattono i loro deficit esteri, mentre i principali paesi creditori rimangono in surplus, l’eurozona sta generando enormi surplus esteri: il salto da deficit a surplus viene stimato dall’FMI nel 3,3% del PIL dell’eurozona tra il 2008 e il 2015. Considerata la mancanza di domanda nell’eurozona, il salto dovrebbe necessariamente essere ancora maggiore, se per lo meno si vuol dare la possibilità ai paesi vulnerabili di ridurre la disoccupazione. Ciò si traduce in una politica di “beggar-my-neighbour” nei confronti del resto del mondo. Gli americani hanno tutti i diritti di lamentarsene, proprio come altri, in passato, hanno avuto il diritto di lamentarsi della mancanza di regolamentazione negli USA.

Comunque, sarà impossibile per l’eurozona raggiungere la prosperità sulla base di una crescita trainata solo dalle esportazioni: è una zona economicamente troppo grande per poterlo fare. Un contemporaneo riequilibrio interno è necessario.

Finora, come dimostra il World Economic Outlook di ottobre dell’FMI, è stata la disoccupazione di massa che ha generato la competitività ed è stato il collasso della domanda interna a ridurre il deficit estero nei paesi colpiti dalla crisi. Perciò il successo dei riaggiustamenti non è che l’altra faccia della medaglia di un crollo dell'economia e di una disoccupazione dilagante.

 
Eppure, anche così, il FMI non prevede significative riduzioni nella posizione debitrice di questi paesi. La loro vulnerabilità proseguirà.

Perciò, cosa sta succedendo, in poche parole? Le risposte sono: segnali striscianti di deflazione; disoccupazione di massa; insuccesso del riequilibrio interno ed eccessiva dipendenza dalla domanda estera. E tutto questo è considerato come accettabile, desiderabile, perfino eticamente giusto – anzi, un successo. Perché? La spiegazione consiste in una serie di falsi miti


  • la crisi sarebbe stata causata dall’irresponsabilità fiscale, non da un irresponsabile flusso di crediti tra paesi dell’eurozona; 

  • la politica fiscale non avrebbe alcuna influenza sulla domanda; 

  • gli acquisti di bond governativi da parte della banca centrale sarebbero un passo decisivo verso l’iperinflazione; 

  • i surplus esteri sarebbero causati dalla competitività di un paese, non dall'equilibrio tra l'offerta e una domanda insufficiente.

Questi miti non sono innocui – sia per l’eurozona che per il mondo intero. Al contrario, essi rischiano di intrappolare i paesi più deboli in una depressione semi-permanente o di portare, alla fine, a un crollo doloroso
dell’unione monetaria stessa. In ogni caso, il progetto europeo sarebbe stato foriero non di prosperità, ma di povertà; non di collaborazione, ma di dolore. Questa, quindi, è una storia tragica."

16 commenti:

  1. A me pare che la morale delle morali sia che i tedeschi sono antropologicamente, in primis tedeschi poi sono tedeschi e anche alla fine sono tedeschi. Con loro non è possibile fare un' unione come quella dell'euro e della UE. Non sono geneticamente pronti a considerare i loro simili alla pari. Alla fine devono sempre prevalere e se non prevalgono "fanno la guerra". E' meglio che se ne stiano in "solitudine produttiva". Anche perché ormai è strachiaro: loro le "riforme strutturali" necessarie a stare da pari a pari in un consesso internazionale, NON SONO IN GRADO DI FARLE. Sono geneticamente a-voluti.

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    1. come isoli in un sistema capitalista il maggior possessore di capitale del continente? anche volendo, è dura.

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    2. Nel '45 ci riuscirono. Ma quelli erano altri tempi

      Luigi

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    3. @ TEMPESTA Sono stati geneticamente anche sottoposti, non dimentichiamolo, ad un programma di purezza della razza che ha acuito fortemente le caratteristiche sia positive, che certamente ci saranno, che negative che sono quelle che hai indicato tu.

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    4. Dal 2010 io la chiamo la Germania del IV Reich in quanto ritengo che la politica economica ed il controllo della BCE,con l'influenza della Bundesbank,sono un mezzo indiretto per fare una guerra distruttiva per tutti i paesi UE che guardano il mediterraneo ed in particolare con l'Italia che era ed è forse ancora un paese che normalmente crea problemi alla politica industriale tedesca. Vorrei ricordare che la somma dei debiti pubblici e privati ci vede sicuramente tra i primi due paesi messi meglio.......perchè nessuno si batte per il riconoscimento di una tale importantissima realtà economica???
      I.G.

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    5. Mah...io vorrei ricordare che i tedeschi saranno quello che sono, ma siamo noi in primo luogo che abbiamo infilato la testa nel cappio. Basta dunque levarla...le loro politiche così aggressive sarebbero rese impossibili dal mercato stesso se fosse possibile la fluttuazione del cambio.

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    6. Hai ragione Carmen se uno si fa prender la mano con i tedeschi non si finisce più e poi considerarsi la vittima della situazione serve solo per piangersi addosso. La colpa è la nostra che non sbattiamo la porta e ce ne anciamo definitivamente mandando in quel paese, il deficit al 3%, l'austerità, il fiscal compact e tutte le stronzate che si tirano appresso.

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  2. Mi pare che non ci sia soluzione, a meno che gli Americani non intervengano con le loro "esportazioni di Democrazia" . Lo dicevo io che i tedeschi dovevano essere smembrati e annientati come popolo e cultura dopo la seconda guerra mondiale (n.b. non intendo sterminati, ci mancherebbe). Sono pericolosi per la stabilità e la pace; incompatibili con le culture dei popoli Europei. Attendiamo la fine di questo scempio...

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    1. Ci sono sempre soluzioni, sul resto son daccordo.
      bastava che dopo il 45 gli alleati adotassero le misure che adopera adesso Merkel con la grecia e il sudeuropa in generale.

      ho sempre pensato che morgenthau fosse un pazzo, adesso lo capisco e gli do ragione al 100%

      http://it.wikipedia.org/wiki/Piano_Morgenthau

      paolo

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    2. Scusate se mi ripeto: bastava non entrare nella trappola...

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  3. Tutto vero, ma io rimango dell'opinione che gli americani fanno troppo i furbetti sul complesso della vicenda. La furbizia sta nel guardare il film dal secondo tempo, tralasciando del tutto il primo.
    La causa scatenante della crisi nasce negli USA per una questione di debito privato irresponsabilmente non contrastata dal tesoro USA e dalla FED. Il contagio a debiti pubblici rimasti ai quegli stessi livelli per decenni senza innescare alcuna crisi è stato il secondo e fondamentale passo di questa crisi. Ora, trovo discutibile dire che la soluzione sta nel chi stampa più moneta come attualmente si pratica negli USA ed in Giappone.

    In sostanza, come è un gioco a "fotticompagno" esportare tenendo basso il costo unitario di produzione senza stimolare nel contempo la domanda, mi pare che sia altrettanto da "fotticompagno" creare liquidità perchè nei mecati globalizzati, essa finisce per spandersi in tutto il mondo, aggravando la stessa causa prima della crisi (eccesso di liquidità e conseguente stampa di cartaccia inesigibile).

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    1. che la soluzione diversa dal beggar-thy-neighbor sia la creazione della domanda, cioe' creazione di liquidita' per l'industra e i cittadini anziche' per la finanza? Tutta la paranoia contro la stampa della moneta in fin dei conti e' funzionale alla conservazione dello status quo, te ne rendi conto?

      E anche la metafora del primo/secondo tempo non va', come spieghi che il PIL totale dei paesi EU extra-€ e' tornata al picco pre crisi sub-prime e la disoccupazione creata dalla crisi e' stata riassorbita, mentre il PIL totale della zona € non solo e' ampiamente sotto il livello pre-crisi ma ora e' stagnante, mentre ci ritroviamo 7,5 milioni di disoccupati in piu'? Se la crisi sub-prime fosse la causa piuttosto che la goccia che fa' traboccare il vaso, anche i paesi EU extra-€ ne dovrebbero risentire ancora, o no?

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    2. Ti leggo solo ora, scusami del ritardo.
      Intendiamoci sulle parole. Essere costretti a stampare 85 miliardi dollari ogni mese, secondo te non significa risentire della crisi?
      Se sapessi che un medico curasse gli eroinomani dandogli ogni giorno la loro dose di droga, penseresti che egli abbia salvato i suoi pazienti?
      E' inevitabile che i provvedimenti economici abbiano effetti immediati ed effetti ritardati. Il problema è che quando questa liquidità uscirà di colpo dai circuiti bancari ed andrà a cercare merci da acquistare, la politica economica UE non ci salverà, crollerà sia chi ha immesso la liquidità, sia chi c'ha costretto ad una mosochistica austerità.
      Capiamoci, io non dico che vada bene la politica ecomnomica UE di ispirazione tedesca, ne dico peste e corna da anni, ma al contrario di quelli come te, escludo nella maniera piùà assoluta che le ricette USA e giapponese sia no quelle giuste.
      Per queste ragioni, esprimo una posizione antiglobalizzazione, dobbiamo far fallire le banche, costruire un sistema bancario pubblico, e ripartire impedendo tutte quelle acrobazia finanziarie che c'hanno portato a questa situazione: a cosa servirebbe rimuovere quanto accaduto, non farne tesoro?

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    3. Credo che non ci sia una reale divergenza. Abbiamo sostenuto qui più volte che il QE americano è meglio dell'austerity europea ma sicuramente non è la soluzione. Siamo perfettamente d'accordo che il sistema bancario deve essere pubblico e le banche riportate alla loro funzione di credito a famiglie e imprese. E che l'unico QE che funziona è il QE per il popolo, ossia il deficit spending di keynesiana memoria. Non c'è problema di inflazione in giro...mi pare!

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    4. Sì, siamo abbastanza d'accordo. Soltanto, avrei qualche preoccupazione in più per l'inflazione.
      E' indubbiamente vero che non v'è oggi alcun problema d'inflazione. Tuttavia, ciò ha una specifica ragione che non credo si possa considerare positiva, e consiste nel sequestro della quasi totalità della liquidità da parte del sistema bancario per garantire i rimborsi delle scadenze della montagna di titoli che hanno stampato, e cioè nell'evitare il fallimento immediato, perchè più che ritardarlo queste misure non possono fare.
      Quando dovessero crearsi le condizioni di questo big bang finanziario, converrai con me che prima di essere distrutta questa liquidità tenderebbe in tempi rapidissimi a trasformarsi in merce, e sarebbero settimane terribili per l'economia di tutto il mondo, senza potere escludere eventi bellici collegati agli inevitabili contrasti che a quel punto sorgerebbero.
      Anche per l'effetto serra si pensava che il pericolo fosse scongiurato. Oggi, come mostrato dal tifone sulle filippine, assistiamo al fatto che semplicemente gli oceani hanno assorbito questo calore tramite un aumento della temperatura delle loro acque e la restituiscono mediante questi eventi meteorologici disastrosi. Non sempre una calma apparente corrisponde a una situazione positiva.

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  4. Scusate non capisco: ma solo per la zona euro svalutare e' aggressivo? tutti stanno facendo quantitative easing, almeno per l'Italia potrebbe essere una piccola boccata d'aria.

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