Da Politica&EconomiaBlog di Sergio Cesaratto un articolo sulla grave situazione con proposte che cercano di far luce andando alla radice dei problemi, aldilà della solita retorica
Senza
dubbio la situazione è molto seria. Le agenzie di rating giudicano
assai negativamente l’assenza di un governo autorevole e di prospettive
di crescita per l’Italia. Naturalmente il paese da solo non può farcela,
e servirebbe un contesto europeo diverso da quello che individua nei
soli tagli di bilancio la via d’uscita. Come dimostra il caso greco, e
ormai anche quello italiano, i tagli si traducono in minore crescita, e
questa in minori entrate fiscali, in una inutile fatica di Sisifo. I
costi sociali si fanno inoltre insopportabili. Ma come si fa a chiedere
alla Grecia di licenziare 30 mila dipendenti pubblici e a operare
ulteriori tagli a stipendi e pensioni in cambio della prossima tranche
di aiuti? La reazione dettata dalla disperazione non potrà che essere
violenta, mentre quel disgraziato paese già vede un raddoppio del suo tasso di suicidi (in aumento peraltro ovunque). De te fabula narratur. Ma cosa dovrebbe fare l’Europa?
Il ruolo della BCE
I
fondi sinora stanziati dall’Europa a sostegno dei titoli dei paesi
periferici sono stati viziati da un difetto di fondo: a mettere una
quota cospicua dei fondi erano i medesimi paesi indebitati. Questo
difetto si potrebbe ripercuotere anche sui famosi Eurobonds
in quanto la minore affidabilità dei debiti della periferia potrebbe
più che compensare quella dei paesi centrali. Solo un intervento forte e
risoluto della BCE può tamponare la situazione e tranquillizzare i
mercati, almeno nei riguardi di Italia, Spagna e Belgio. Questo
significa che la BCE deve garantire in maniera assoluta i titoli del
debito – dire: “acquistate tranquilli i titoli italiani, se ve ne
vorrete sbarazzare troverete sempre in noi un compratore di ultima
istanza”. Questo è quello che una vera banca sovrana europea sarebbe
tenuta a fare. Invece a causa dell’opposizione tedesca la BCE è
intervenuta tardi e senza risolutezza. Così i famosi spread
non sono esplosi rimanendo, tuttavia, a livelli insostenibili per la
tenuta dei conti. In più, essendosi la BCE riempita la pancia di titoli,
ora i politici tedeschi mugugnano temendo che la BCE incorra in
perdite. Ma questo ha poco senso in quanto essa può illimitatamente
stampare moneta. Se un falsario stampa 100mila euro e li perde al gioco,
ne può tranquillamente stampare altri 100mila.
Si
paventa il pericolo d’inflazione, ma ciò è difficile in una recessione e
la BCE quando crea liquidità acquistando titoli, altrettanta ne ritira
offrendo alle banche un tasso remunerativo se esse depositano liquidità
presso di essa. Inoltre un po’ d’inflazione, specie nei paesi forti, non
farebbe che bene. Infine, se essa intervenisse risolutamente,
probabilmente neppure dovrebbe acquistare titoli, basta dichiari di
essere pronta a farlo in maniera illimitata. Facciamo pure gli Eurobonds, ma solo con la garanzia della BCE avrebbero successo.
Ma,
si sostiene, se la BCE interviene non c’è il pericolo che i paesi
periferici se ne approfittino per non riaggiustare i conti? Gli
economisti chiamano questo moral hazard,
ma di moralismo si muore. Senza dimenticare che la crisi del debito
pubblico in Spagna e Irlanda nasce dalla necessità di coprire i debiti
del settore privato e che tali debiti sono stati foraggiati dalle banche
tedesche. Anche il governo greco era un protetto della Germania. Il
debito italiano ha origini più antiche e non ha comunque a che fare con
un eccesso della spesa sociale. Comunque in questo momento non ha senso
prescrivere tagli di bilancio pubblico, anzi! Se con l’intervento della
BCE i tassi si abbassassero, i debiti tornerebbero sostenibili e si
potrebbe pensare alla crescita.
Il rigore è nemico della crescita
La
crescita è la questione più complicata. La moneta unica ha messo
insieme paesi forti e paesi deboli cancellando quel tradizionale
strumento di aggiustamento della competitività che è il tasso di cambio.
La ricetta europea è quella della cosiddetta “svalutazione interna”, i
paesi deboli dovrebbero cioè tagliare i loro pezzi e salari, ma questa è
una strada impraticabile e persino controproducente, come Keynes ci ha
insegnato. Meglio sarebbe l’opposto, far crescere prezzi e salari nei
paesi forti. Si rammenti peraltro che in Germania la distribuzione del
reddito è assai sfavorevole ai salari e c’è povertà diffusa. Purtroppo
c’è molta ignoranza fra politici ed economisti tedeschi e, soprattutto,
la Germania non vuole dismettere il suo modello mercantilista basato
sulle esportazioni e diventare, da vagone a rimorchio della spesa altrui
(foraggiata dalle proprie banche), a locomotiva che espande la propria
domanda interna. E’ una vecchia questione. Che il PD e SEL si diano da
fare per interrogare la SPD sulle sue intenzioni una volta al governo. E
nel frattempo l’Italia cosa dovrebbe fare?
Le
manovre approvate non sono state solo inique, ma soprattutto inutili.
Si ha purtroppo l’impressione che le mai specificate famose “dieci cose
da fare” di un governo del dopo-Berlusconi invocate dai vari Casini, Di
Pietro e, ahimè, Bersani, non siano che misure iper-liberiste di tagli e
privatizzazioni affidate alla conduzione del Mario Monti di turno.
Quello che farebbe un governo che avesse veramente a cuore i destini del
nostro paese sarebbe invece: (a) di contrattare a muso duro una
politica europea più espansiva e un risoluto intervento della BCE,
impegnandosi (b) a stabilizzare il rapporto/debito Pil (cosa diversa
dalla riduzione); e (c) a combattere l’evasione fiscale, imporre una
imposta sui grandi patrimoni e tagliare gli sprechi , inclusi a quelli
della politica, destinando i proventi alla riduzione del carico
contributivo sul lavoro dipendente, a sollievo di salari e imprese, e
all’istruzione che va massicciamente sostenuta. Se l’Europa dice di no,
beh, sarà bene attrezzarci a Piani B, ma è una eventualità drammatica.
Speriamo che la manifestazione del 15 ottobre degli “indignados” faccia
propri questi obiettivi. Noi cercheremo di esserci.
E' tutto inutile ! Finchè comanderà "l'economia del casinò" non ci sarà soluzione alla crisi dei debiti sovrani. Anche questo che sta accadendo è fascismo !
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