Di John Steppling, 26 ottobre 2017
"…una nazione nella quale l’87% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni (secondo un sondaggio del 2002) non è capace di identificare sulla cartina del mondo l’Iraq o l’Iran, e l’11% non riesce nemmeno a indicare gli Stati Uniti (!) non è semplicemente “intellettualmente pigra”. Sarebbe più corretto chiamarla idiota, pronta a essere ingannata e portata a credere qualunque cosa…”
Morris Berman
Non riesco a ricordare alcun momento storico in cui la cultura USA sia stata così compromessa come oggi dal controllo della classe dominante. Hollywood sforna un film razzista o sciovinista o guerrafondaio dopo l’altro. I notiziari sono completamente controllati dalle stesse forze che dirigono Hollywood. La classe liberale ha completamente capitolato di fronte agli interessi di una élite USA sempre più fascista. Tutto questo non è iniziato con Donald Trump. Quantomeno bisogna risalire a Bill Clinton, e in realtà bisogna andare indietro alla fine della Seconda guerra mondiale. La traiettoria ideologica si è formata sotto i fratelli Dulles (uno ex segretario di stato degli USA e l'altro direttore civile della CIA a partire dagli anni ’50, NdVdE) e il complesso industriale militare – che rappresenta gli interessi degli affaristi USA ed esprime l’esigenza di egemonia globale. Ma una volta collassata l’Unione Sovietica, il progetto ha accelerato e si è intensificato.
Un’altra origine può essere identificata con l’operazione fallimentare della Baia dei Porci del 1960, o con l’assassinio di Patrice Lumumba da parte della CIA (e del MI6) nel 1961. Oppure con il discorso di Kennedy del 1962 all’Università Americana che chiedeva la fine della “Pax americana”. Sappiamo cosa è successo a Kennedy subito dopo. Scegliete pure uno di questi incidenti. Ma è stata la caduta dell’URSS a indicare alla classe dominante, la classe dei proprietari, che l’ultimo vero ostacolo alla dominazione globale era stato rimosso. Nell’intermezzo, possiamo trovare l’affare Iran/Contras e l’invasione dell’Iraq. Penso che il significato vero e simbolico dell’Unione Sovietica oggi sia stato dimenticato. Specialmente il suo ruolo per i paesi in via di sviluppo.
Il successivo esperimento è stato l’attacco di Clinton all’ex Jugoslavia. Si è trattato di una prova generale dell’espansione della NATO. E ha funzionato. La macchina della propaganda non è mai stata così efficace come quando ha demonizzato i Serbi e Milosevic. Poi è arrivato l’11 settembre. E la macchina ben rodata della propaganda ha vomitato un fuoco di sbarramento di retorica ultra-patriottica e di disinformazione. Il fatto che gli Stati Uniti rappresentino un’eccezione nel mondo ha assunto piena credibilità. E ricordate Colin Powell e i suoi fumetti visual-didattici esposti alle Nazioni Unite? Nessuno ha osato discutere. Certamente non la classe liberale bianca. E Hollywood ha alzato la posta nello sfornare fantasie militari. O nello sfornare fandonie in generale. Un genere che si è prestato a fantasie neo-coloniali. Entro il 2007, quando Barack Obama ha annunciato che si candidava per la carica di Presidente, la narrazione dominante americana era saldamente radicata. Il più grande successo di Hollywood di quel periodo era Avatar (2009), una fiaba neo-coloniale che si adattava perfettamente alla riconquista di Obama dell’Africa.
Dan Glazebrook ha scritto recentemente:
Il 2009, due anni prima dell’assassinio di Gheddafi, è stato fondamentale per le relazioni USA-Africa. Prima di tutto, perché la Cina ha sorpassato gli USA nel ruolo di principale partner commerciale del continente; e poi perché Gheddafi è stato eletto presidente dell’Unione Africana. L’importanza di questi fatti per il declino dell’influenza USA sul continente non potrebbe essere più chiara. Mentre Gheddafi portava avanti tentativi per unire politicamente l’Africa, impegnando ingenti quantità di petrolio libico per rendere realtà questo sogno, la Cina stava tranquillamente distruggendo il monopolio dell’occidente sui mercati dell’export e degli investimenti finanziari. L’Africa non era più costretta a presentarsi col cappello in mano davanti al Fondo Monetario Internazionale per chiedere prestiti, accettando ogni genere di condizioni a lei sfavorevoli che le venissero imposte, ma poteva rivolgersi alla Cina – o in realtà alla Libia – per gli investimenti. E se gli USA la minacciavano di tagliarla fuori dai suoi mercati, la Cina avrebbe volentieri accettato di acquistare qualunque cosa venisse offerta. La dominazione economica occidentale dell’Africa era in pericolo come mai prima di allora.
La risposta USA è stata di aumentare la costruzione di basi militari, incrementare l’AFRICOM, e poi uccidere Gheddafi. I film di punta di Hollywood in questo periodo includono “The Hurt Locker” e “Il Cavaliere Oscuro”. Nel frattempo, in politica interna, Obama acconsentiva a militarizzare i dipartimenti di polizia in tutto il Paese. D’altra parte, come scrive Danny Haiphong:
Quello che non viene sottolineato a sufficienza è come Obama ha lavorato senza pause per proteggere e servire gli interessi delle multinazionali della sanità. Nel 2009 ha collaborato con l’industria monopolistica delle assicurazioni sanitarie e con le controparti della farmaceutica per reprimere la richiesta di un sistema sanitario a “pagatore unico” (ossia un sistema sanitario pubblico, pagato dal solo Stato per tutti i cittadini NdVdE). In quel momento le condizioni sembravano ottime per approvare un sistema del genere. Il malcontento popolare nei confronti del Partito Repubblicano era al suo culmine. Un movimento relativamente organizzato in favore del sistema a “pagatore unico” era rappresentato da organizzazioni come “Healthcare Now”. Il Partito Democratico aveva la maggioranza necessaria in entrambi i rami del Parlamento.
Obama era arrivato al potere mentre Wall Street implodeva, nel 2008. Ma invece di portare speranza e cambiamento, abbiamo avuto 5mila miliardi di dollari diretti al top 1% dell’élite finanziaria. La povertà è aumentata ogni singolo anno sotto la presidenza Obama, e lo stesso ha fatto la disuguaglianza. Il film ”The Social Network” è uscito nel 2010 e ”Wolf of Wall Street” nel 2013. Entrambi hanno avuto un grande successo. Il messaggio proveniente da Hollywood non è mai cambiato. E una parte di quel messaggio è che la ricchezza giustifica se stessa ed è un simbolo di virtù. Hollywood, e i liberali USA gravitano naturalmente intorno ai ricchi.
Obama ha attaccato l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia, il Sudan, la Somalia e lo Yemen (e l’Ucraina, è il caso di aggiungere NdVdE). Forse proprio lo Yemen è l’esempio che si rivelerà più significativo. Armare, addestrare e coordinare l’aggressione Saudita (e adesso siamo arrivati a soldati con i piedi sul territorio Yemenita) contro l’indifeso Yemen ha causato la più grande catastrofe umanitaria degli ultimi 50 anni.
Gli USA sono a un passo dal criminalizzare il dissenso, specialmente se il dissenso è rivolto verso Israele.
Niente di tutto questo significa che ci sia un legame diretto tra l’azione politica e i prodotti cinematografici. Ma il messaggio principale di Hollywood sia al cinema che in tv serve a validare l’eccezionalità americana. E a confinare le critiche a insignificanti e deboli proteste. Ma il problema non è solo Hollywood, ma anche il teatro, la letteratura e tutte le altre arti. L’eliminazione della classe lavoratrice è la verità più evidente nella cultura americana attuale.
Non esistono più i Clifford Odets (uno studente che ha abbandonato le scuole superiori); sono stati rimpiazzati da un flusso incessante di accondiscendenti post-laureati. Per lo più provenienti dalle élite e da scuole molto costose. Hemingway e James Baldwin non avevano finito il college, né Tennessee Williams, figlio di un venditore ambulante di scarpe. Perfino autori più recenti, come Thomas Pynchon, avevano abbandonato il college (per entrare in Marina), ma la cosa importante è che oggi la cultura di massa viene controllata molto attentamente. Dreisler aveva abbandonato il College e Twain era un apprendista correttore di bozze. Altri come Faulkner sono andati all’università, ma intanto lavoravano. Faulkaner in particolare era un postino. La stessa professione di Henry Miller e Charles Bukowski. Stephen Crane e Hemingway lavoravano come giornalisti, quando quella era una professione ancora onorevole.
I burattinai della cultura di massa sono fermamente ancorati nell’ethos del Partito Democratico (considerate cose come House of Cards, Madame Secretary, o Veep). Se qualcuno si informa attraverso canali come MSNBC o FOX o CNN allora attingerà praticamente alla sola propaganda. Rachel Maddow ha costruito una carriera basata sul ripetere a pappagallo spunti di discussione e conclusioni del Comitato Nazionale Democratico. Bill Maher, il cui show è in onda su HBO, recentemente ammicca alla guerra. I talk show della domenica non invitano mai voci di sinistra, neanche una volta. Non ci sono Michael Parenti o Ajamu Baraka o Glen Ford Mike Whitney o Ed Curtin o Dan Glazebrook o Stephen Gowans. No, ci sono invece un sacco di generali in pensione e politici. Questi sono media che esercitano un controllo assoluto dei messaggi che passano al pubblico.
La scomparsa della classe lavoratrice, della diversità di classe, è stata di gran lunga il colpo più duro alla salute della nostra cultura. Si potrebbe sostenere che la cultura sia sempre stata, durante l’era moderna, un’emanazione della borghesia. Ma ora si è verificato un cambiamento importante. Gli americani vengono scoraggiati a pensare in termini di classi. Ragionano in termini di individualismo e identità. Datemi più donne dirigenti, invocano… il che ci darebbe altre versioni di Zero Dark Thirty, credo.
L’uguaglianza di genere è importante, lo ripete ogni paese socialista della storia. Una cosa che Chavez ha pensato di scrivere nella costituzione boliviana fin dal primo giorno. Chavez, un uomo che il liberale-avatar Bernie Sanders ha liquidato come un “dittatore comunista morto”. Chavez, che la femminista-avatar Hillary Clinton ha combattuto incessantemente, per toglierlo dal potere.
Le persone sono scioccate… veramente scioccate, di sapere che soldati USA sono stati uccisi in Niger. Maledetto Donald Trump. Quando si fa notare che è stato Obama a mandare là le truppe per presidiare l’Africa, ti guardano con occhi persi nel vuoto. La preoccupazione per i soldati americani che muoiono è semplicemente incredibile nella sua ipocrisia e nel suo cieco eccezionalismo. Voglio dire: basterebbe contare il numero di civili morti a causa degli attacchi di droni USA in appena un anno. Scegliete pure l’anno che volete.
Sotto Obama, il Commando Africano USA (AFRICOM) è penetrato in TUTTI gli stati africani eccetto Zimbabwe e Eritrea. L’AFRICOM ha costretto le nazioni africane all’asservimento militare. Nel 2014, gli USA hanno condotto in Africa 674 operazioni militari. Secondo un recente atto di libertà di informazione richiesto da Intercept, gli USA hanno attualmente forze speciali impiegate in più di venti Nazioni africane.
Danny Haiphong
Tutti oggi sono terrorizzati dalla prospettiva di essere accusati di complottismo. Nessun singolo termine dispregiativo ha mai esercitato un potere così sproporzionato. Esiste anche una posizione nascosta associata a questo termine. Un’identità mascolina, legata all’immagine di chi accetta la versione ufficiale dei fatti. Si tratta di un atteggiamento del tipo “niente stravaganze, sono una persona matura, un tipo duro”. Solo i deboli e i confusi (gli effemminati, è chiaro) mettono in discussione la narrativa ufficiale di... bè, di qualsiasi cosa. È davvero incredibile constatare come siano pochi coloro che chiedono come mai è giusto assassinare le persone senza un processo. Perché coloro che denunciano, che dicono la verità, vengono emarginati e umiliati? Perché ci sono più di 900 basi militari USA in giro per il mondo? Perché, alla luce della crescente povertà negli USA, abbiamo bisogno di un arsenale nucleare aggiornato che ci costerà migliaia di miliardi? Perché abbiamo bisogno di un budget per la difesa di più di 4 miliardi al giorno? La classe istruita e liberale non sembra interessarsi a queste domande. Non parliamo poi di chiedersi se gli USA stanno armando i jihadisti takfiri in Siria. La maggior parte di quello che la gente chiama complotto è soltanto uno scetticismo perfettamente razionale, considerando anche una storia che include COINTELPRO, Operation Northwoods, Gladio, MKUltra, e Operation AJAX. Tutto questo è importante anche alla luce della guerra che sta nascendo contro le “fake news”. Un’idea portata avanti da Obama e ora, in un’entusiasmante operazione Orwelliana, da Facebook, Youtube e Google. Nel Regno Unito, Theresa May ha annunciato con orgoglio che il governo DOVREBBE controllare quello che la gente può vedere su internet. La censura viene presentata come protezione.
E arriviamo alla NATO e all’Europa. Ci si potrebbe anzitutto chiedere perché esiste la NATO. Voglio dire, ormai l’URSS non esiste più. A dire il vero ci si sta cercando di inventare un buon motivo da alcuni anni ormai, e la risposta è la straordinaria propaganda anti-Putin degli USA. La “Minaccia Russa” è ormai un argomento accettato nel dibattito pubblico. O la disinformazione anti-iraniana. In effetti, l’Iran è molto più democratico e molto meno pericoloso (in realtà non rappresenta ALCUN pericolo globale) di alleati degli USA come Israele e l’Arabia Saudita. Il che ci riporta allo Yemen. La brutale distruzione dello Yemen: il paese arabo più povero del mondo, e ormai il paese con la più grande epidemia di colera della storia, non era un pericolo per NESSUNO. Certamente non per gli Stati Uniti. Dobbiamo veramente credere che la Casa dei sovrani Sauditi debba essere sostenuta? Decapitano omosessuali e streghe, in Arabia Saudita. Il leader del Regno dell’Arabia Saudita è un trentaduenne psicopatico chiamato Mohammed Bin Salman. Qualcuno mi può spiegare perché gli USA sostengono questo paese?
Oppure, il Venezuela. Gli USA hanno sostenuto varie campagne contro le nazioni sovrane per più di dieci anni ormai. Una democrazia. Ma disobbediente. Dovè l’indignazione?Mentre intanto la gente continua a parlare di Harvey Weinstein, un produttore di film troglodita di cui letteralmente tutti sapevano che era un abusatore seriale, immagino che invece le donne del Venezuela non contino. O quelle della Libia, o di Haiti, o di Porto Rico, o – diamine – le donne di Houston proprio in questo momento. Donne povere. Ah, ma questa è ancora una questione di classe. Ora, forse tutta la questione sorta intorno a Weinstein avrà delle conseguenze positive, e ne risulterà una certa protezione collettiva per le donne e forse anche una unione di tipo sindacale per limitare il potere dei ricchi uomini. Ne dubito, ma non si sa mai. Tuttavia, considerando che oggi la classe liberale applaude l’idea di rendere accettabile che una donna possa bombardare villaggi indifesi in Afghanistan o in Iraq o in Yemen, proprio come fanno gli uomini, e considerando che molti di coloro che sono disgustati da Weinstein erano e tuttora sono grandi sostenitori di Hillary Clinton e del partito democratico, e profferiscono vibranti adulazioni di personaggi come Maddie Albright, è difficile immaginarselo.
Come dice David Rosen:
"Gli abusi sessuali e la violenza negli USA sono vecchi come lo stesso paese. La cultura patriarcale americana ha a lungo legittimato l’abuso sessuale e la violenza nei confronti delle donne – e dei bambini – sia che fossero perpetrati al lavoro, a casa, in un nightclub o in una strada deserta. Durante i primissimi giorni della nazione, l’abitudine agli abusi sessuali e alla violenza era legittimata attraverso il concetto di “castigo”. Si trattava di una caratteristica della common law anglo-americana che riconosceva il marito come capo della “sua” famiglia e, pertanto, gli era concesso di sottoporre la “sua” moglie a punizioni corporali, incluso lo stupro, fintanto che non le infliggeva danni permanenti. L’abuso sessuale era istituzionalizzato nello stupro delle schiave africane e più tardi afro-americane. Come ci fa notare la professoressa legale Adrienne Davis, “la schiavitù USA costringeva le donne nere schiave a lavorare in tre mercati: produttivo, riproduttivo e schiavista – cruciali per l’economia politica”.
Vale appena la pena di notare la violenza sessuale che ha luogo nell’esercito USA (leggere a riguardo La Guerra Invisibile di Kirby Dick). Ma non è questo il volto dell’esercito che ci viene mostrato nei serial televisivi come SEAL Team o Valor o The Brave. L’ultimo film di Tom Cruise, American Made, è una specie di commedia riguardo a Barry Seal che lavorava come pilota per la CIA, e per vari cartelli malavitosi del Sud America. Ma certo, non c’è niente di più divertente che distruggere un governo socialista come quello del Nicaragua. Nel film non c'è un singolo personaggio che parla spagnolo che non sia o ubriaco, o un sadico, o almeno incompetente. Questo revisionismo incredibilmente razzista viene definito “vibrante e vigoroso” dall’Hollywood Reporter.
La classe liberale prenderà sempre le parti dello status quo. Sempre. Non le importa se lo status quo è fascista. E sarà sempre felice di sparare veleno sugli abusi dei maschi sulle donne, fintanto che questo non significa doversi districare nella complessità della condizione delle donne in nazioni non turistiche come lo Yemen o la Libia o l’Honduras. Proprio come il fatto che i dipartimenti di polizia interna hanno ucciso più di un migliaio di uomini neri nel 2015. E continuano a farlo, incluso un numero crescente di donne nere. Soltanto che questa non è una storia “vibrante e vigorosa”, credo. Obama non si è mai sentito a suo agio nel parlare dei neri o ai neri. Recentemente però è riuscito a rimproverare Colin Kaepernick (un giocatore di football americano che ha recentemente fatto causa a tutti i proprietari delle squadre della NFL, NdVdE), per il dolore che lui, ovvero Kaepernick, potrebbe causare. Il dolore dei miliardari bianchi che possiedono squadre sportive, suppongo. Il vizio di comportarsi come lo “Zio Tom” di quella che Glen Ford ha definito la “cattiva guida” nera non è mai stato più evidente. E questo è un altro crimine che possiamo attribuire, in larga parte, a Barack Obama.
Il parlamento USA ha votato all’unanimità a favore di sanzioni contro l’Iran e la Corea del Nord, un’assurdità e un crimine, che tuttavia non è stato nemmeno menzionato sui media. Cosa avranno mai fatto l’Iran e la Corea del Nord per fare del male a qualcuno negli Stati Uniti? Sono l’Arabia Saudita e Israele che temono uno stato democratico come l’Iran e la sua influenza nella regione. L’Iran è accusato di fomentare l’instabilità, ma non ne viene mai portata alcuna prova. La Russia viene accusata di controllare l’opinione pubblica USA, ma non ne viene mai portata alcuna prova. Gli USA non provano nemmeno a incolpare di qualcosa il Venezuela, perché è già parte della saggezza tramandata che i venezuelani siano *cattivi*. Così come Castro era cattivo, o Gheddafi, o Aristide, come chiunque altro si dimostri indipendente. Secondo i nostri media, il mondo è fatto di uomini buoni e uomini cattivi. Mike Pompeo, capo della CIA, ha recentemente dichiarato che la sua agenzia gradirebbe una “CIA molto più cattiva” nel combattere i suoi nemici. È davvero difficile immaginare come potrebbe apparire una Cia più cattiva, vista la sua storia. Peggiore delle uccisioni coi droni e delle torture ai neri? Ricordiamo che sono stati gli USA e la loro Scuola d’America che hanno addestrato gli squadroni della morte in America Centrale. Hollywood ci fa sopra film comici.
In ogni caso nessuno si lamenta a Hollywood. Così come nessuna delle attrici molestate da Weinstein (e moltissimi altri) aveva detto nulla per paura di perdere opportunità di carriera. Così come nessuno si lamenta del razzismo nella demonizzazione dei musulmani o dei serbi o dei nordcoreani o dei russi, per paura di perdere il lavoro. La coercizione silenziosa è data per scontata. Ed è assoluta. La maggior parte degli attori e dei registi non ci fa nemmeno caso, e molti non sanno nulla al di fuori di quello che sentono nei notiziari mainstream o che leggono sul New York Times. Ma lo capisco. La gente deve pur mangiare, deve pur mantenere la propria famiglia. Il vero problema è che il potere si consolida. La distribuzione dei film è un monopolio. E per la maggior parte degli americani, la politica estera è semplicemente un grosso buco nero del quale sanno pochissimo. Di' a qualcuno che Milosevic era in verità un brav’uomo e ti rideranno dietro (queste cose accadono ancora anche a sinistra, in maniera molto deprimente). Digli che la Russia non è un pericolo per gli USA o per l’Europa, e ti rideranno dietro. Prova a spiegargli cos’è e cosa significa l’imperialismo, e vedrai sempre quello stesso sguardo stanco e irritato. Una buona regola approssimativa è che se gli USA mettono nel mirino un paese o un leader, allora conviene mettere in dubbio tutto quello che dicono i media occidentali mainstream con la loro propaganda riguardo a quel paese o leader (pensate alla Siria, a Gheddafi, Aristide, Milosevic, l’Iran, la Corea del Nord). Ma gli USA non mettono nel mirino i paesi che danno il benvenuto ai capitali occidentali.
Una delle cose che ho notato dei film di Hollywood è il livello straordinario di autocommiserazione di molti personaggi. Autocommiserazione, prepotenza e sarcasmo. Le persone che producono o fanno film e tv oggi, per larga parte, si autocensurano. Alcuni non hanno bisogno di farlo, naturalmente. Ma c’è al lavoro una coscienza di gruppo. E influenza il modo in cui sono scritte le trame. Il modello sono i problemi dei bianchi ricchi. Pochi esaminano il mondo intero, e per lo più quando lo fanno lo vedono come un mondo di pericolo e minaccia. Un posto non civilizzato, che ha bisogno di guida da parte dell’occidente civilizzato (viene in mente The Lost City of Z, che ha infilato tutte le note anti-coloniali pur riuscendo a produrre comunque una narrazione coloniale). Ma il problema è ancora più sottile. Tutto sembra uno studio televisivo; le discussioni politiche, anche se vengono tenute all’aperto, sembrano dirigenti degli studi televisivi che discutono dei profitti del week end o dello share di Neilson. E siccome la stessa Hollywood assomiglia sempre di più a Wall Street, o a una qualche sede di multinazionale, ecco che il mondo prende sempre di più questo aspetto. C'è una profonda perdita di immaginazione. Gli occidentali sembrano sempre più simili ai melodrammi girati a Santa Monica o a New York. I mondi fantastici sembrano sempre di più le sedi delle multinazionali o i loro week-end motivazionali. È un mondo creato da scrittori sotto i trenta, per la maggior parte, e sicuramente sotto i quarant’anni. Sono mondi creati da persone che non sanno granché del mondo stesso. E ne sanno ancora meno di dover lavorare per vivere. L’intero universo dei film è completamente privo di coscienza di classe. La storia viene semplificata il più possibile per attirare un pubblico più vasto. Tutto sembra e suona simile. Ed è mortificante. Ci sono film che vengono dall’Europa, e perfino dal Regno Unito, che sono validi, presentano sensibilità diverse, al contrario di quello che esce da Hollywood. Come durante le conferenze stampa della Casa Bianca, l’idea è di non cambiare il messaggio. I personaggi neri sembrano bianchi (o gli viene dato un dialetto e un dialogo caricaturale *nero*), i latinoamericani sembrano bianchi (o gli vengono attribuiti dialetti caricaturali), e i musulmani sembrano pericolosi e devianti. Gli asiatici sembrano presi dai serial Fu Manchu o Charlie Chan. È strano sentire la gente che prende in giro i vecchi cliché etnici degli anni ’40, perché oggi non è cambiato nulla (basta controllare la recente incarnazione televisiva della venerabile saga di Star Trek dove i cattivi Klingoniani sono molto scuri, vivono in astronavi scure, e usano un linguaggio gutturale di fantasia, il tutto suggerisce un che di razzista, che assomiglia a un ritratto di selvaggi che vengono dalle zone più nere e inesplorate dell’Africa).
La fissazione per i crimini di Trump ci distrae da un sistema del quale il crimine è parte integrante. Clinton, Bush, Obama e Trump. Sono solo figuranti che portano acqua al sistema. E il sistema è governato dalla classe dominate. La gente vota come se la cosa contasse, e votano per chi gli piace. Non in base alle politiche proposte, perché la maggior parte non hanno idea di quali siano queste politiche. Trump è un bersaglio facile, ma questo in un certo senso è un problema. L’America non è diventata razzista e violenta da un giorno all’altro. Le spinte all’instabilità sociale si sono accumulate per decenni. Trump era inevitabile. La sua carenza di cultura di base riflette la nazione che formalmente governa, e la sua volgarità riflette quella dell’America, così come la sua misoginia e il suo razzismo. Nel frattempo i consulenti della presidenza non sono cambiati e, se Hillary avesse vinto, gli stessi teppisti apertamente fascisti che applaudono Trump starebbero commettendo crimini di odio. Trump ha dato loro potere? Fino a un certo punto sì. Ma una vittoria di Hillary avrebbe dato loro sufficienti motivazioni di diverso genere e si sarebbe manifestata la stessa violenza. Un livello come il nostro di disuguaglianza non è sostenibile per un paese. E mentre su di noi si abbattono altri super-uragani, mentre la bio-sfera collassa, tutto questo potrebbe non essere nemmeno importante. C’è qualcosa di preoccupante, in effetti, in tutti questi continui attacchi a Trump. È un po’ come prendersela con un ragazzino che ha bisogno dell’insegnante di sostegno. Dov’erano tutta questa costernazione e questo sdegno, prima? Voglio dire che l’”America di Trump”, una definizione che continuo a sentire, è semplicemente l’America. Negli USA ci sono più di due milioni di persone in galera. Siamo i primatisti mondiali, e con un bel distacco. Mentre la mortalità infantile vede gli USA tra il 26mo e il 51mo posto al mondo, a seconda dei rilevamenti. Non esiste una sanità universale gratuita, non ci sono tutele sindacali per i lavoratori, nessun congedo per la maternità, l’istruzione non è gratuita. Perché, esattamente, dovremmo sentirci così speciali, quindi?
Trump era molto popolare nel suo programma tv di reality idiota. Mi viene da pensare che parecchi tra quelli che ora sono scandalizzati dalla sua buffoneria reazionaria guardassero quel programma. Insomma, è durato 15 anni, credo. Chi pensavano che fosse? Non c’è niente di sbagliato nell’identificare i crimini dell’amministrazione Trump. Ma sarebbe enormemente sbagliato non riconoscere che si tratta di una continuazione delle politiche precedenti. Certo, in molte cose siamo peggiorati. Per esempio nelle politiche per l’ambiente. Ma giova ripetere che il 47% dell’inquinamento mondiale è causato delle armi. E gli USA hanno un esercito più grande delle altre dieci nazioni più militarizzate al mondo. Tutti i presidenti, a partire dal primo Bush, hanno aumentato il budget militare. L’incubo non è iniziato con il giuramento di Donald Trump. Ma a nessuno piace Trump. Mentre a molti piaceva Obama. E questo è il motivo per cui Obama è riuscito a combinare tanti danni. Trump è pericoloso non per quello che pensa (sostanzialmente spesso non pensa), ma per la sua ignoranza e debolezza (e paura). E questa debolezza lo ha reso così accogliente nei confronti del Pentagono. La politica estera è realmente nelle mani di un uomo soprannominato “Cane Pazzo”. Non si può dare la colpa di questa situazione catastrofica a un solo uomo. Si tratta della creazione della storia americana.
Nessun commento:
Posta un commento