30/04/21

Coincidenze tra vaccinazioni e picchi di decessi da Covid. Quante ancora dobbiamo vederne?



Su Twitter un significativo Thread senza commenti ma pieno di grafici tratti da Ourworldindata.org. I grafici, relativi a tantissimi paesi,  mostrano costantemente un picco di decessi che fa seguito all'inizio di ogni campagna vaccinale. L'interpretazione di questi dati in termini di pura coincidenza lascia spazio a molti dubbi, anche perché sono molti gli scienziati che hanno fortemente sottolineato la pericolosità di vaccinazioni di massa durante una pandemia, in quanto favoriscono la selezione e diffusione di nuove varianti creando un circolo vizioso di vaccinazioni, ondate di contagi e decessi, quindi nuove vaccinazioni, e magari continue chiusure. Rischiamo forse di rendere reale un bel film di fantascienza  distopica...? Auspichiamo quindi che possa avere spazio nelle opportune sedi, ma anche sui grandi media, un confronto aperto e un vero dibattito tra esperti, liberi da conflitti di interesse. 


(Qui solo una selezione dei grafici, ma nel thread ne trovate ancora tanti altri)


Coincidenze tra vaccinazioni e decessi. Quante ancora dobbiamo vederne?

Ci sono dozzine di paesi che mostrano un enorme picco di decessi subito dopo l'introduzione di un programma di vaccinazioni per il Covid19.

UK

India


Israele



Sud America - Confronto tra Cile e Venezuela (rispettivamente tasso di vaccinazione 41% e 1%)




Mongolia 



Ungheria




Irlanda



Portogallo


Repubblica Ceca



Slovacchia 



Monaco


Brasile 



Giappone



Grecia



Bulgaria



28/04/21

In Italia l’opposizione all’austerità supera il sostegno all’euro

 


Sul Blog European Politics and Policy della London School of Economics and Political Science è pubblicata una interessante analisi condotta da tre ricercatori del Max Planck Institute for the Study of Societies di Colonia, in Germania, secondo la quale se l'Italia, come già altri paesi del sud dell'eurozona, dovesse essere spinta in una crisi finanziaria e trovarsi a dover gestire una richiesta di salvataggio alle istituzioni UE, con i noti conseguenti programmi di austerità, la volontà popolare con molta probabilità si mostrerebbe favorevole a un'uscita dall'euro, compromettendo la sopravvivenza stessa dell'eurozona in maniera definitiva.   


di Lucio Baccaro, Björn Bremer, Erik Neimanns, 26 Aprile 2021 

(Traduzione dal Blog Giubbe Rosse) 


Il Covid-19 ha aumentato il rischio di una nuova crisi finanziaria nell’Eurozona. Questa volta l’epicentro sarebbe molto probabilmente l’Italia, dove il debito pubblico, già molto alto prima della pandemia, nel 2020 ha sfiorato il 160% del PIL, con una crescita che negli ultimi 25 anni è rimasta ferma . Se i mercati finanziari iniziassero ad avere dubbi sulla sostenibilità del debito italiano, spingerebbero al rialzo lo spread del tasso di interesse e costringerebbero il governo italiano a chiedere un piano di salvataggio europeo o a uscire dall’euro.

In base alle regole introdotte nella prima fase della crisi dell’euro, un paese che richiede un prestito dal Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) deve firmare un memorandum d’intesa che lo impegni all’austerità e a riforme strutturali. Un programma MES è una condizione preliminare necessaria per le transazioni monetarie definitive (OMT) da parte della Banca centrale europea (BCE), ovvero acquisti potenzialmente illimitati di titoli di Stato da parte della banca centrale.

Uno dei problemi di questa strategia di risoluzione delle crisi è che le misure di austerità imposte ai paesi in crisi sono altamente impopolari e portano a instabilità elettorale, a pubbliche proteste e all’emergere di forze anti-sistema. Tuttavia, la ricerca esistente mostra che nella maggior parte dei paesi in crisi gli elettori non sono disposti a uscire dall’euro, nonostante gli elevati costi sociali dell’austerità. Nel luglio 2015 in un referendum popolare gli elettori greci hanno respinto il pacchetto di salvataggio dell’Unione europea, tuttavia la ricerca mostra che i greci volevano rimanere nella moneta comune. Questa riluttanza all’uscita, nonostante i costi dell’austerità, ha rafforzato la posizione dei paesi “creditori” e durante la crisi dell’euro ha consentito loro di spostare il peso dell’aggiustamento suipaesi “debitori”.

Una crisi finanziaria in Italia, la terza più grande economia dell’Eurozona, avrebbe conseguenze pesanti per l’euro. Molti commentatori ritengono che la sopravvivenza o la fine dell’euro dipendano dall’Italia e che la possibilità di un’uscita sia tutt’altro che un’ipotesi puramente accademica. All’indomani della crisi dell’euro, il Movimento Cinque Stelle (M5S) aveva incluso nel suo programma elettorale del 2014 la promessa di un referendum sull’euro, mentre la Lega nel suo programma elettorale del 2018 e del 2019 proponeva un’uscita negoziata dall’eurozona. Inoltre, il sostegno all’euro, prima e dopo l’epidemia di Covid-19, è stato significativamente più basso in Italia che in quasi tutti gli altri Paesi. Tuttavia, poco sappiamo di come gli italiani valuterebbero i costi e i benefici di una permanenza nell’euro in caso di crisi finanziaria e come reagirebbero se un salvataggio finanziario fosse condizionato all’austerità e a riforme strutturali.

Un'indagine sperimentale

In un recente studio, abbiamo presentato a un ampio campione di italiani (n = 4.200) un ipotetico scenario di crisi finanziaria in stile greco. Abbiamo condotto la nostra indagine sperimentale nell’ottobre 2019, sulla scia di una situazione di stallo tra il governo italiano e la Commissione europea sul deficit pubblico del Paese. Abbiamo utilizzato un campionamento per quote al fine di garantire un campione rappresentativo basato su età, sesso e settore economico e un’indagine ponderata per correggere ulteriormente le deviazioni del nostro campione dalla popolazione reale su altre dimensioni. Tuttavia, i nostri risultati sono abbastanza robusti per l’uso di diversi tipi di pesi o di nessun peso.

A tutti gli intervistati viene sottoposto uno scenario in cui l’Italia si trova nel mezzo di una crisi finanziaria con congelamento delle immissioni di liquidità da parte della BCE, corse agli sportelli e fuga di capitali, un rapido aumento del premio di rischio sui titoli di Stato e l’incapacità del governo di adempiere ai propri impegni finanziari. Agli intervistati è stato quindi detto che il governo, prima di accettare un pacchetto di salvataggio europeo, voleva consultare i suoi cittadini attraverso un referendum, chiedendo loro se volevano rimanere nell’euro e, quindi, accettare il pacchetto di salvataggio, oppure rifiutare il pacchetto di salvataggio e di conseguenza uscire dall’euro. Infine, è stato chiesto ai partecipanti al sondaggio come avrebbero votato in questo ipotetico referendum.

Abbiamo aggiunto a questo scenario di base delle informazioni aggiuntive sul costo della permanenza nell’euro e sulla responsabilità della crisi. Ad alcuni cittadini selezionati a caso è stato detto che il piano di salvataggio europeo implicava austerità e riforme strutturali (regole più semplici per i licenziamenti, tagli alla spesa, privatizzazioni ecc.); altri cittadini non hanno ricevuto queste informazioni. Inoltre, alcuni intervistati selezionati in modo casuale hanno ricevuto informazioni che attribuivano la responsabilità della crisi a una procedura per disavanzo eccessivo avviata dall’Ue nei confronti dell’Italia; altri intervistati hanno ricevuto informazioni che attribuivano la responsabilità alla decisione del governo italiano di ignorare le regole fiscali europee; altri intervistati non hanno ricevuto informazioni su chi fosse il responsabile della crisi.

Risultati

I nostri risultati suggeriscono che l’opinione pubblica italiana è fortemente sensibile al costo della permanenza nell’euro. Se gli elettori vengono informati che la permanenza nell’Eurozona ha come prezzo da pagare l’austerità, il sostegno all’uscita aumenta del 15% e il sostegno alla permanenza diminuisce di quasi il 20%. Al contrario, non si registrano effetti significativi derivanti dall’attribuzione della responsabilità della crisi al governo italiano o a soggetti stranieri (Figura 1). A quanto pare, agli elettori italiani non interessa molto di chi sia la colpa della crisi, ma si oppongono fermamente a un’ulteriore austerità. 

Figura 1: Effetti di trattamento medio dell’austerità e dell’attribuzione di responsabilità sulla scelta di voto in un ipotetico referendum sull'”Italexit”



Nota: Gli effetti marginali e gli intervalli di confidenza al 95% dell'austerità e dell'attribuzione della responsabilità sono calcolati sulla base di modelli probit multinomiali.


È importante sottolineare che, quando agli intervistati non viene detto nulla in merito alle condizionalità associate a un salvataggio europeo, la maggioranza vuole rimanere nell’euro. Tuttavia, informare i partecipanti sulle condizionalità porta a una maggioranza relativa favorevole all'”Italexit” (Figura 2). Nel complesso, i nostri risultati suggeriscono che in Italia l’opposizione all’austerità prevale sul sostegno all’euro. Ciò implica che l’approccio alla risoluzione delle crisi finora seguito dalle autorità europee, basato sul consolidamento fiscale e sulle riforme strutturali in cambio del sostegno finanziario, potrebbe portare a una maggiore resistenza in Italia rispetto alla Grecia e ad altri paesi e, addirittura, a una rottura dell’Eurozona.

Figura 2: Previsioni sulle probabilità di voto in ipotetici referendum sull'”Italexit” in base al trattamento

 


Nota: Previsioni sulle probabilità di voto in un ipotetico referendum e intervalli di confidenza al 95% basati su modelli probit multinomiali.

Nel nostro studio non abbiamo presentato agli intervistati informazioni che evidenziassero i costi di un’uscita dall’euro e questo riduce i nostri risultati. È possibile che le preferenze per la permanenza nell’euro aumentino in modo significativo laddove si enfatizzino i costi dell’uscita e che ciò possa controbilanciare il calo dovuto all’enfasi sul costo della permanenza (austerità). Allo stesso tempo, il caso della Brexit suggerisce che i cittadini tendono a non dare peso al costo dell’uscita. Abbiamo in programma di analizzare in una prossima ricerca in che modo i cittadini valuterebbero il costo della permanenza rispetto al costo dell’uscita dall’euro.

 

 

27/04/21

In Texas fine delle chiusure e dell’obbligo delle mascherine, ma il Covid cresce di più negli stati rimasti in lockdown



I dati sull'andamento di morti e contagi da covid 19  negli stati USA che hanno continuato ad applicare rigidamente le misure di lockdown e in quelli che le hanno allentate o rimosse, riportati in questo articolo di Zero Hedge, mostrano come la narrazione pro-lockdown seguita finora non abbia in realtà un valido fondamento. Nonostante le opinioni degli "esperti" che frequentano i nostri salotti televisivi, sono ormai molti gli studi che portano a dubitare dell'efficacia delle chiusure, mentre i loro pesanti effetti negativi purtroppo non hanno bisogno di conferme o di tante spiegazioni.  


Zero Hedge, 21 Aprile 2021

All'inizio del mese scorso il governatore del Texas Greg Abbott ha annunciato che avrebbe posto fine all’obbligo delle mascherine e avrebbe consentito alla maggior parte delle attività di funzionare al 100% della loro capacità.

La risposta dei media e della sinistra era prevedibile. Il governatore della California Gavin Newsom ha definito la mossa "assolutamente sconsiderata". Beto O'Rourke ha detto che il GOP persegue il "culto della morte". Joe Biden ha parlato di "pensiero di Neanderthal". Keith Olbermann ha insistito: "Il Texas ha deciso di mettersi dalla parte del virus" e suggerisce che i texani non dovrebbero essere autorizzati al vaccino covid. Vanity Fair ha pubblicato un articolo dal titolo "I governatori repubblicani celebrano l'anniversario del COVID con un audace piano per uccidere altri 500.000 americani".

Altri stati hanno seguito la scia del Texas, e Mississippi, Alabama, Florida e Georgia sono ora tutti stati in cui le restrizioni covid vanno da deboli a inesistenti.

La Georgia e la Florida, ovviamente, sono entrambe famose per aver posto fine ai lockdown e alle restrizioni molto prima di molti altri stati. E anche in quei casi, i governi statali sono stati criticati per le loro politiche, che si dicevano avventate e che sicuramente avrebbero portato a morti senza precedenti. La politica della Georgia è stata denunciata come un esperimento di "sacrifici umani".

Eppure, nelle ultime settimane, queste previsioni sul destino del Texas si sono rivelate straordinariamente sbagliate. Inoltre, molti degli stati con la peggior crescita di casi covid - e i peggiori record nel conteggio complessivo dei morti - sono stati sottoposti ad alcuni dei più severi lockdown. Il fallimento della narrazione del lockdown in questi casi è così schiacciante che la scorsa settimana, quando gli è stato chiesto della situazione in Texas, Anthony Fauci non ha potuto che fare delle battute poco convincenti su come forse i texani indossino le mascherine di propria volontà e insistano a chiudersi in casa ancor più di quanto la gente non faccia negli altri stati. Nella debole spiegazione di Fauci troviamo una narrazione che semplicemente non riesce a spiegare i fatti reali.

Texas contro Michigan

La situazione del Texas è solo un pezzo di un quadro stato per stato che risulta devastante per la narrazione del lockdown-salva-vita.

Ad esempio, diamo un'occhiata ai numeri dei casi covid al 20 aprile.

Il numero dei casi è il metodo di misurazione preferito dei sostenitori dello stare a casa, delle chiusure delle attività, delle mascherine obbligatorie e di tutte le misure repressive in nome del controllo della malattia.

In Texas, il 20 aprile il totale dei nuovi casi (media mobile a sette giorni)  è stato di 3.004, pari a circa 103 casi per milione di abitanti.

Diamo ora un'occhiata al Michigan, dove continuano una serie di severi obblighi sulle mascherine e parziali lockdown. La capacità dei ristoranti rimane al 50 percento e lo stato continua a emanare editti su quante persone sia consentito invitare a casa a cena.

 Nel Michigan, la media mobile a sette giorni per le nuove infezioni al 20 aprile era di 790 per milione, quasi otto volte peggio del Texas.



Secondo la logica dei sostenitori delle chiusure, gli stati con severi lockdown dovrebbero avere molti meno casi e una minor crescita dei casi.



Tuttavia, non è certamente così. Nel New Jersey, ad esempio, dove i lockdown sono stati lunghi e duri, la crescita dei casi è quasi quattro volte quella del Texas. E poi ci sono Pennsylvania, Minnesota, Rhode Island, Maine e New York, che hanno tutti tassi di crescita dei nuovi casi superiori al doppio di quanto accade in Texas.

In effetti, l'unico stato con politiche covid particolarmente lassiste che si trova nella top ten della crescita dei casi è la Florida, che tuttavia sta registrando tassi di crescita più lenti rispetto agli stati gestiti da feticisti del lockdown come Andrew Cuomo e Phil Murphy.

Inoltre, l'epidemia di covid-19 della Florida è stata molto meno mortale di quanto non lo sia stata negli stati che hanno abbracciato i lockdown più a lungo e duramente. Il New Jersey, ad esempio, ha il peggior tasso di mortalità covid nella nazione con 2.838 morti per milione di abitanti al 20 aprile. Subito dietro ci sono New York e Massachusetts, con morti totali per milione, rispettivamente, a 2.672 e 2.537.

La Florida, d'altra parte, è ventottesima nella nazione in termini di morti covid, a 1.608. Il Texas ha 1.721 morti totali per milione di abitanti.

 


In altre parole, è improbabile che la Florida raggiunga presto New York o il New Jersey, e di certo non raggiungerà a breve il Michigan, che farà mangiar la polvere agli altri stati in termini di crescita dei casi. Coloro che sono terrorizzati dal covid starebbero meglio in Florida, Texas o Georgia che negli stati che hanno a lungo abbracciato i lockdown e affermano di "seguire la scienza".

Ma allora come si spiega tutto questo?

I sostenitori del lockdown non sembrano avere nessuna spiegazione.

La scorsa settimana, mentre testimoniava al Congresso,  Anthony Fauci, direttore dell'Istituto nazionale di allergie e malattie infettive (NIAID) degli USA, ha faticato a trovare una spiegazione.

Nelle settimane precedenti, Fauci tendeva a fare affidamento sulla vecchia e collaudata affermazione secondo la quale da lì a due/quattro settimane i casi sarebbero esplosi ovunque le restrizioni covid fossero state ridotte o eliminate. I sostenitori del lockdown ci hanno provato per mesi, dopo che la Georgia ha posto fine al suo obbligo di restare a casa, sebbene la Georgia abbia costantemente ottenuto risultati migliori di molti stati che hanno continuato coi lockdown.

Ma ora che siamo a sei settimane dalla fine dell’obbligo delle mascherine in Texas e dei lockdown parziali, Fauci non ha più potuto offrire alcuna spiegazione plausibile. Piuttosto, quando è stato sollecitato in merito dal rappresentante Jim Jordan, Fauci ha insistito sul fatto che ciò che conta davvero è il reale adeguamento,  più che l'esistenza di veri e propri obblighi all’uso delle mascherine e alle chiusure:

“C'è una differenza tra il lockdown e le persone che obbediscono al lockdown ... Si sa che possono esserci delle situazioni in cui si dice: 'Chiudiamo tutto', eppure le persone faranno esattamente quello che vogliono".

Jordan ha chiesto se è questo che spiega la situazione nel Michigan e nel New Jersey (e in altri stati con tassi di casi covid in rapida crescita), ma Fauci ha detto di non aver sentito la domanda e Jordan è stato interrotto dal presidente del comitato.

Nessuno che abbia familiarità con la situazione in stati come il Texas, la Florida e la Georgia, tuttavia, troverebbe plausibile che la diffusione del covid in quelle aree sia stata attenuata dall'uso più rigoroso delle mascherine e del distanziamento sociale. La testimonianza di Fauci era chiaramente solo la affannosa ricerca di una spiegazione da parte di un "esperto" del governo.

Ma non ci si può attendere che Fauci e i suoi sostenitori la smettano di insistere sul fatto che New York e il Michigan stiano facendo "la cosa giusta", mentre il Texas e la Florida stiano abbracciando i "sacrifici umani" nell’ambito di un "culto della morte".

I numeri reali dipingono un quadro molto diverso, e ora anche gli osservatori occasionali possono constatare che la vecchia narrazione era molto, molto sbagliata.

 

 

24/04/21

I sostenitori del lockdown non possono sfuggire alle loro responsabilità: è il più grande fiasco della storia in tema di sanità


Il Telegraph dà voce a Martin Kulldorff e Jay Bhattacharya, due autorevoli scienziati firmatari della Dichiarazione di Great Barrington, autori di un articolo di denuncia della strategia del lockdown, considerata fallimentare non solo per la sua incapacità di contenere l'epidemia, ma anche per i suoi gravissimi effetti negativi su tutta la società. Per nascondere i propri errori, i sostenitori del lockdown usano la strategia di un vero e proprio squadrismo mediatico contro i pur eminenti scienziati che si oppongono alle politiche delle chiusure, col risultato di intimidire gli altri accademici, riducendoli al silenzio, e di minare alle fondamenta lo stesso metodo scientifico.  


di Martin Kulldorf* e Jay Battacharya*, 24 Aprile 2021

Chiudere la società non è servito a salvare le persone più vulnerabili, e ora i sostenitori del lockdown cercano dei capri espiatori


Un anno fa non c'erano prove che i lockdown avrebbero protetto dal Covid-19 le persone anziane ad alto rischio. Ora le prove ci sono. Non è così.

Con così tante morti per Covid-19, è ovvio che le strategie di lockdown non sono riuscite a proteggere gli anziani. Mantenendo l'ingenua convinzione che rinchiudere la società avrebbe protetto tutti, i governi e gli scienziati hanno rifiutato le fondamentali misure di protezione mirata per gli anziani. Sebbene chiunque possa venire infettato, tra vecchi e giovani vi è una differenza nel rischio di morte di più di mille volte. La mancata considerazione di questo dato sul virus ha portato al più grande fiasco in materia di salute pubblica della storia.

Invece i lockdown hanno generato danni collaterali enormi in tutte le età. Privare i bambini dell'insegnamento di persona ha danneggiato non solo la loro istruzione, ma anche la loro salute fisica e mentale. Altre conseguenze sulla salute pubblica includono mancati screening e trattamenti per il cancro e un peggioramento degli esiti delle malattie cardiovascolari. Gran parte di questo danno si svilupperà nel tempo ed è qualcosa con cui dovremo convivere - e con cui dovremo morire - per molti anni a venire.

Il rimpallo delle responsabilità per questo fiasco è ora in pieno svolgimento. Alcuni scienziati, politici e giornalisti si lamentano del fatto che le persone non rispettano sufficientemente le regole. Ma dare la colpa alla gente è una falsità. Mai nella storia dell'umanità la popolazione si è sacrificata così tanto per ottemperare ai mandati della sanità pubblica. 

Stranamente, i sostenitori delle chiusure stanno anche cercando di incolpare gli scienziati che si sono opposti alle misure di lockdown. Sebbene abbia più volte spinto per una migliore protezione degli anziani, con suggerimenti specifici che avrebbero potuto salvare molte vite, la professoressa di Oxford Sunetra Gupta, uno dei più eminenti epidemiologi di malattie infettive al mondo, è stata attaccata con particolare ferocia.

Ecco solo alcuni esempi. Il deputato conservatore Neil O'Brien ha scritto un articolo su The Guardian con un titolo che attaccava le "fantasie" e le "esagerazioni" del dottor Gupta e altri critici del lockdown. Loro "inventano", ha detto, e hanno "un sacco di cose di cui rispondere". George Monbiot del Guardian ha affermato ironicamente che il dottor Gupta, basandosi su un sito web laico pieno di affermazioni fuorvianti sulla pandemia, è un "esperto" che fa "affermazioni fuorvianti sulla pandemia".

A marzo, il dottor Gupta ha offerto un'ampia gamma di plausibili stime dei contagi, come i buoni scienziati fanno in condizioni di incertezza. Inevitabilmente, alcune di queste stime plausibili si riveleranno errate, poiché solo una può essere corretta. Il fatto che Paul Mason e The New Statesman abbiano quindi scelto una delle stime sbagliate e definito il lavoro del dottor Gupta "ridicolo" è di per sé un fatto ridicolo.

Alcuni accademici sono saltati sul carro dei vincitori. La dottoressa Depti Gurdasani della Queen Mary University, ad esempio, ha accusato la dottoressa Gupta di pseudoscienza, suggerendo che avrebbe dovuto essere allontanata dall'Università di Oxford, e che l’Università avrebbe dovuto agire contro di lei. Sfortunatamente, tale comportamento intimidisce gli altri accademici riducendoli al silenzio e minando il dibattito scientifico.

La scorsa primavera, la pandemia stava diminuendo a causa di una combinazione di immunità e stagionalità e molti lockdowner hanno affermato che i lockdown avevano avuto successo. Tuttavia, era ovvio per qualsiasi epidemiologo competente in materia di malattie infettive che il virus sarebbe tornato e, a giugno, la dott.ssa Gupta ha affermato che si aspettava una recrudescenza del Covid-19 nei mesi invernali. Ciò non ha impedito a giornalisti e politici di affermare falsamente che la Gupta pensava che la pandemia fosse finita. 

Il fatto è che con una soglia di immunità di gregge più bassa in estate che in inverno, l'immunità può provocare un’uscita dalla pandemia durante la primavera, ma poi ripresentarsi il prossimo autunno, ed è quello che è successo. A un anno dall'inizio della pandemia, si sarebbe potuto pensare che politici e giornalisti che scrivono sul Covid-19 avessero potuto prendersi la briga di acquisire alcune conoscenze di base sull'epidemiologia delle malattie infettive.

Anticipando la recrudescenza, all'inizio di ottobre, abbiamo scritto la Dichiarazione di Great Barrington con il dottor Gupta, sperando di evitare il ripetersi del disastro primaverile. Abbiamo chiesto una protezione mirata degli anziani, eliminando i lockdown e consentendo a bambini e giovani adulti di vivere una vita quasi normale.  A quel tempo, siamo stati accusati di aver creato un mostro di paglia e che ulteriori lockdown non erano né necessari né proposti da nessuno. Sfortunatamente, quel mostro di paglia è sopravvissuto solo poche settimane, fino a quando i lockdowners non hanno ripreso a chiudere tutto, raddoppiando i loro precedenti fallimenti senza proteggere gli anziani.

L'errore centrale nel pensiero pro-lockdown è che più restrizioni portino automaticamente a meno morti. Questo ragionamento mostra un'incredibile ignoranza dell'epidemiologia di base delle malattie infettive. Un esempio tra i tanti è la chiusura delle università la scorsa primavera, che ha mandato gli studenti a casa a vivere con familiari più anziani a più alto rischio, aumentando la mescolanza multi-generazionale. Ora i politici e i funzionari della sanità pubblica devono lavorare per riconquistare la fiducia del pubblico. Incolpare la gente e gli scienziati come il dottor Gupta per nascondere gli errori degli stessi lockdowner non è la strada giusta da seguire.

 

*Martin Kulldorff è professore di medicina ad Harvard.

*Jay Bhattacharya è professore di medicina a Stanford

 

 

21/04/21

Eurointelligence: la Dexit si fa strada in Germania




Sul prestigioso sito Eurointelligence, diretto da Wolfgang Munchau, già editorialista del Financial Times, troviamo alcune considerazioni sull'onda antieuropea che cresce in Germania.  In primo luogo il partito dell'AfD che assume una posizione netta per l'uscita dalla UE,  e che rischia di diventare un ostacolo agli equilibri della prossima coalizione di governo. In secondo luogo, gli ultimi sondaggi che segnalano come nella opinione pubblica tedesca il calo di fiducia verso la UE mostri un carattere duraturo e persistente, tale da apparire irreversibile e da richiamare  alla mente il déja-vu della Brexit. 


L'AfD per la Dexit,  13 Aprile 2021

Stanno accadendo un sacco di cose in Germania in questo momento, e ciascuna  potrebbe fare storia a sé. Una di queste è la decisione dell'AfD di sostenere la Dexit. Non è difficile indovinare cosa significhi questa parola. Il partito è nato con un'agenda di uscita dall'euro. Adesso vuole uscire dall'UE.

 Questa decisione è stata il risultato di una rivolta all'interno del partito. Uno dei suoi leader, Jörg Meuthen, che è anche un eurodeputato, avrebbe voluto una formulazione meno netta. Ma i radicali del partito sono riusciti a inserire l'intero pacchetto Dexit nel programma elettorale ufficiale. Come c’era da aspettarsi, il partito ha anche ribadito la sua posizione anti-immigrazione, così come la sua opposizione di principio al lockdown. Anche questo abbastanza scontato. Ma la Dexit è interessante per una serie di ragioni.

In Germania, ovviamente, un partito che favorisce la Dexit non vincerà le elezioni. Né l'AfD parteciperà a un governo. Ma crediamo che il numero di tedeschi che vogliono che il paese lasci l'UE sia maggiore dell'attuale base elettorale dell'AfD.

Se guardiamo  alle dinamiche della politica tedesca in questo momento, CDU / CSU sono irrimediabilmente divisi. Il FDP trarrà vantaggio da questo, ma il FDP non pesca a destra dello spettro politico.

L'AfD ha attraversato un brutto momento, ma ora  è dato all'11-12%, vicino al risultato del 2017. Se riuscissero a ottenere altri due o tre punti percentuali, ciò potrebbe avere una forte influenza sull'aritmetica della coalizione di governo. Infatti tutti gli altri partiti hanno dichiarato che in nessun caso entreranno in una coalizione con l'AfD, e ciò significa che più grande diventa l'AfD, maggiore sarà lo scoglio per la prossima coalizione. Anche due o tre punti percentuali sono quindi un grosso problema.

Abbiamo notato un paio di compiaciuti giornalisti politici tedeschi concludere che la Dexit sarà una proposta perdente. E abbiamo avuto un deja-vu. È così che è iniziata la Brexit. I sostenitori del Remain erano tranquilli e soddisfatti, e quando si sono resi conto che c’era una battaglia, hanno mantenuto le loro vecchie argomentazioni sui vantaggi del mercato unico. Non è affatto sicuro che i sostenitori tedeschi dell'UE saprebbero condurre meglio una campagna a favore dell'adesione all'UE, se mai si arrivasse a questo.

Consideriamo anche altri parallelismi con il Regno Unito. Negli ultimi anni c'è stata molta retorica antieuropea nel dibattito tedesco sull’Europa. La BCE è ancora impopolare. E per il disastro sugli ordini dei vaccini i tedeschi incolpano l'UE, non il loro governo incompetente. Il sostegno all'UE è in caduta, anche se non in misura tale da avere una maggioranza per l’uscita. Tuttavia ci sono abbastanza sostenitori della Dexit per garantire il successo di un singolo partito. Una delle lezioni della Brexit è di non sottovalutare le conseguenze politiche di un discorso antieuropeo.


Il carattere persistente dell'euroscetticismo, 21 Aprile 2021

Ci dispiace per i sondaggisti che detestano il risultato del loro sondaggio e quindi cercano di costruirci sopra uno spin. Il rispettabile istituto tedesco Allensbach ce l’ha messa tutta questa mattina per sottolineare che il suo ultimo sondaggio sull’atteggiamento nei confronti della UE conferma il sostegno della Germania all'integrazione europea. Ma se si guardano i numeri, non la si mette necessariamente allo stesso modo.

Per cominciare, i tedeschi hanno perso la fiducia nella Commissione europea. Solo il 21% dei tedeschi afferma di avere molta o un certo grado di fiducia nella Commissione, un dato in calo rispetto al 30% del 2019, e in contrasto con il 50% che mostra fiducia verso il governo tedesco.

L'8% afferma che la Germania ha tratto beneficio dagli acquisti di vaccini dell'UE, mentre il 46% lo nega. Ma ciò che colpisce davvero è l’euroscetticismo strisciante. Il 39% vuole il ritorno delle competenze dall'UE agli Stati membri. Solo il 12% desidera maggiori competenze per l'UE. Il 63% pensa che l'UE sia eccessivamente burocratica e il 58% ritiene che la Germania dovrà pagare per i paesi sovraindebitati della zona euro. Allensbach sottolinea che la maggior parte degli indicatori è rimasta invariata rispetto agli ultimi anni. Ma è interessante che il sostegno all'UE non sia migliorato dopo la crisi della zona euro, come ci sarebbe stato da aspettarsi. Sembra un effetto isteresi. Il sostegno alla UE diminuisce ad ogni crisi, e rimane bloccato al livello più basso.

Crediamo dunque che la campagna pro Dexit dell’AfD sia più pericolosa di quanto sembri. La divisione interna all'AfD potrebbe creare difficoltà, ma il partito ha il potenziale per attirare i voti di protesta dagli elettori scontenti della CDU, specialmente all'est. Ed è l'unico partito disposto a pescare nel serbatoio del sentimento anti-UE. I numeri di Allensbach non suggeriscono che i tedeschi siano in maggioranza a favore dell'uscita dall'UE. Ma ci dicono che l'euroscetticismo è ampio e persistente.

Teniamo a mente che è così che è iniziata la Brexit.

 


19/04/21

Se la strategia della Svezia contro il Covid è talmente un disastro, come mai i sondaggi sono così favorevoli?


Rispetto agli esperimenti sociali di lockdown la Svezia può svolgere l'importante funzione di "gruppo di controllo", in quanto la politica svedese ha sempre cercato di contemperare le esigenze della salute e della sicurezza con quelle, altrettanto importanti, legate alla vita economica e sociale dei suoi cittadini. In questo articolo del Telegraph si tenta un confronto tra la situazione inglese e quella svedese, confronto in cui l'UK, pur coi vantati successi della sua strategia vaccinale, non appare sicuramente vincente. Possiamo ora immaginare come sarebbe il confronto con la situazione italiana? 

 

di Fraser Nelson, 15 Aprile 2021

Scegliendo il buon senso piuttosto che il lockdown, il paese ha controllato il virus senza compromettere la normalità della vita

Se il lockdown è il più grande esperimento sociale del mondo, la Svezia ne rappresenta il gruppo di controllo. Mantenendo la vita di tutti i giorni, è diventata un ribelle globale e, per alcuni, uno stato canaglia. Quando all'inizio di questa settimana la Svezia ha raggiunto i più alti livelli di infezione Covid in Europa, questa è stata presentata come la prova del terribile prezzo pagato per una sfida spericolata. C'è solo un ingrediente che manca in questa grande storiella morale: la mancanza di rimorso tra gli svedesi. Anche adesso, con un'altra ondata in corso, non hanno intenzione di chiudere tutto.

La storia della Svezia raccontata da chi sta fuori dal Paese risulta certamente schiacciante. I titoli dei giornali affermano che il suo grande esperimento è stato "abbandonato" e che anche il re ormai ammette che la sua politica più rilassata ha portato al disastro. Michael Gove parla di come la Svezia abbia iniziato bene, ma poi abbia finito con l’adottare una serie di misure per mantenere distanziate le persone, anche per impedire loro di andare al bar. Lo dice non per animosità nei confronti della Svezia, ma perché i suoi critici la indicano come l’alternativa al lockdown: ciò che anche la Gran Bretagna avrebbe potuto fare.

Quindi la Svezia ha finito con l’essere il bersaglio delle bizzarre guerre culturali sul lockdown, invocata da entrambe le parti come esempio di paradiso o inferno. Anders Tegnell, l'epidemiologo di stato, dice che è troppo presto per giudicare perché ci vogliono anni prima che si definisca un quadro post-pandemia. Ma un recente sondaggio ha mostrato che tre quarti degli svedesi hanno preso una posizione, dicendo che la squadra di Tegnell ha gestito le cose bene, o molto bene. Allora come conciliare la fiducia degli svedesi con la storia del disastro svedese?

Tanto per cominciare, molto di ciò che si dice sulla Svezia è falso. L'argomento secondo cui la sua "strategia di immunità di gregge" non è riuscita ad arginare il virus trova una risposta abbastanza facile: non c'è mai stata una strategia del genere. Tegnell lo ha sempre detto. Ha cercato di mantenere i livelli di virus abbastanza bassi da impedire che gli ospedali venissero sopraffatti, ma, anche, di ridurre al minimo i danni collaterali alla vita e alla salute delle persone. Questo avrebbe significato, da sempre, tollerare livelli di Covid più elevati rispetto ai paesi in lockdown, come prezzo per proteggere più vite in generale.

Un altro errore è l'idea della Svezia come un'utopia del tutto priva di restrizioni. Bar, ristoranti e caffè osservano tutti il distanziamento sociale e devono chiudere entro le 20.30. Dall'inizio di tutto questo, milioni di svedesi hanno cominciato a lavorare da casa. È in vigore la regola dell'otto, anche se le case private sono esenti. Quindi ci sono alcune leggi, ma la maggior parte sono delle linee guida.

Il recente "lockdown personale" nella regione di Uppsala non è davvero un lockdown. "Si limita a ribadire la stessa raccomandazione non vincolante che ci è stata data dall'inizio della pandemia", dice un mio amico, che vive in città. Uno dei politici locali ha promosso il messaggio "stay-at-home" sulla sua pagina Facebook, ma poi, il giorno successivo, ha pubblicato il suo grande apprezzamento per un ristorante persiano in cui aveva appena mangiato. Non è stato uno scandalo: l'interpretazione personale delle linee guida è normale. La Svezia ha usato il suo folkvett: il buon senso. La grande domanda è se la stessa cosa avrebbe potuto funzionare anche qui.

Se si guarda solo alle morti di Covid, la Svezia va male più o meno come la Gran Bretagna, almeno nella prima ondata (non nella seconda, che è ancora in corso). Ma considerando i danni collaterali, le cose cambiano. Gli studi su tutti i decessi aggiustati per età - non solo i decessi dovuti al virus - mostrano lo scorso anno in Svezia un aumento di appena l'1,5%; in UK sono aumentati del 10%. Le morti in eccesso tra gli under 65 in realtà sono diminuite in Svezia, ma qui (in UK) sono aumentate notevolmente. Effetto lockdown o solo una coincidenza? È difficile dirlo. Ma in Svezia, questi pezzi del puzzle contano: fanno sempre parte del quadro.

Gli alunni svedesi fino a 16 anni non hanno ancora perso un giorno di scuola: anche questo ha un valore, anche se più difficile da quantificare. L'Institute for Fiscal Studies ipotizza 350 miliardi di sterline di guadagni persi per i bambini britannici. Ma l'impatto sulla società - non da ultimo sulle migliaia di alunni che sono misteriosamente scomparsi dai ruoli scolastici - è una cosa a cui non si può dare un prezzo.

Valutare il danno economico è più facile. Riducendo al minimo i disagi, lo scorso anno l'economia svedese è diminuita del 3%: quella britannica è crollata del 10%. Il bilancio svedese, pubblicato ieri, prevede che l'economia si riprenderà completamente dalla pandemia entro Natale. La Gran Bretagna sta puntando alla metà del 2022, anche considerando il successo del nostro vaccino. Il costo della pandemia (misurato dal debito pubblico extra) il prossimo anno in Gran Bretagna arriverà a £ 7.700 pro capite, più del doppio rispetto alla Svezia. E hanno (ancora) meno morti per Covid.

La rapida ripresa della Svezia comporta che il suo programma di cassa integrazione abbia quasi esaurito le richieste. Secondo gli ultimi conteggi, quasi cinque milioni di inglesi sono ancora in cassa integrazione, senza sapere se alla fine di tutto questo avranno ancora un lavoro. Tegnell non è rimasto ad aspettare il vaccino, e l’arrivo del vaccino non ha cambiato la sua strategia di lockdown. Né, a quanto pare, la nostra.

È sempre difficile fare confronti significativi tra economie diverse, ma la diagnosi di tumore è più facile da confrontare. La paura del virus allontana le persone dagli ospedali. Nei primi dieci mesi dello scorso anno le visite specialistiche per tumore al seno in Svezia sono diminuite di circa il 10%. Ma i dati britannici sono molto più netti: per esempio, un calo di circa il 30% nelle visite per tumore al seno. La domanda - ancora in attesa di una risposta chiara - è fino a che punto i lockdown aumentino il bilancio delle vittime, scoraggiando l'uso dell'assistenza sanitaria di base. Per cancro, malattie cardiache e altro ancora.

Questo non vuol dire che la Svezia abbia ragione e la Gran Bretagna abbia sbagliato, solo che c'è molto di più, in tutto questo, che non una semplice classifica del Covid. Tegnell ha commesso molti errori. Non si aspettava la seconda ondata e alcuni dei suoi ammiratori si sono resi ridicoli prevedendo che il virus sarebbe morto entro l'estate scorsa. Solo questa settimana è stato costretto ad ammettere un altro fallimento: nella seconda ondata, così come nella prima, non si è fatto abbastanza per tutelare i pensionati nelle case di cura.

Stefan Löfven, il primo ministro svedese, ha inconsapevolmente sintetizzato l'approccio del suo paese quando, dopo aver pregato la gente di non affollare le strade prima di Natale, è stato sorpreso a farlo lui stesso. Gli svedesi vogliono controllare il virus, ma anche proteggere la vita normale. Come la maggior parte del mondo. Ciò che contraddistingue la Svezia è la ferma convinzione che il suo metodo possa ancora dimostrarsi giusto, alla fine.

06/04/21

Dalle vaccinazioni Covid effetti avversi e decessi senza precedenti



Dal Blog di Peter F. Mayer, pubblicista in materia di scienza e tecnologia,  dei dati interessanti sugli effetti avversi e i decessi legati ai nuovi vaccini sperimentali, che non hanno precedenti rispetto a quanto avviene con gli altri farmaci. 


Peter F. Mayer, 5 Aprile 2021


L'Agenzia medica europea EMA raccoglie gli effetti collaterali dei farmaci in un database, inclusi i vaccini sperimentali di ingegneria genetica Pfizer, Moderna e AstraZeneca. Nella storia dell'EMA, non si sono mai verificati degli effetti avversi così imponenti come adesso. A marzo, in particolare, i casi segnalati sono letteralmente esplosi.

Wouter Aukema (@waukema) ha pubblicato su twitter un grafico molto interessante su questo. 


Vediamo che dal 3/2021 i casi segnalati sono esplosi. Le segnalazioni relative ai vaccini Covid sono mostrate in rosso, quelle sulle decine di migliaia di altri farmaci approvati e utilizzati nell'UE sono mostrate in blu.

Diamo un'occhiata nel dettaglio ai dati del database EMA, come vengono riportati in questa analisi:


AstraZeneca

Fino al 13 marzo:

54.571 casi segnalati di reazioni avverse

451 morti

Fino al 3 aprile:

133.310 casi segnalati di reazioni avverse

967 morti

 

Moderna

Fino al 13 marzo:

5.939 casi segnalati di reazioni avverse

973 morti

Fino al 3 aprile:

11.545 casi segnalati di reazioni avverse

1.475 morti

 

 BioNTech / Pfizer

Fino al 13 marzo:

102.100 casi segnalati di reazioni avverse

2.540 morti

Fino al 3 aprile:

127.789 casi segnalati di reazioni avverse

3.529 morti

 

In totale

3.964 morti segnalate sino al 13 Marzo e  5.993 sino al 3 Aprile.

 

 E a quanto pare non tutti i casi di effetti avversi e decessi sono stati segnalati.


Aggiornamento:

Per chiarezza inserisco un grafico tratto dall'ottimo quotidiano La Verità,  segnalatomi su Twitter, dal quale risultano gli effetti avversi dei diversi vaccini in proporzione alle dosi somministrate.





  

02/04/21

Rischio di contagio dagli asintomatici minimo, varianti sopravvalutate, mascherine inutili. Un'intervista con il professor Jay Bhattacharya



In un'intervista al sito Lockdownsceptics.org, il Professor Jay Bhattacharya della Stanford University  (il primo firmatario della Great Barrington Declaration), esorta a non preoccuparsi troppo delle  varianti del virus emerse sino ad oggi e si esprime sulla reale contagiosità degli asintomatici, che secondo molti studi hanno una probabilità di diffondere il virus molto bassa. Alla luce delle sue considerazioni, i passaporti o certificati vaccinali non sembrano di nessuna reale utilità e l'unica valida scelta rimane quella di tutelare le persone fragili e riaprire tutto. 


di Oliver May, 25 Marzo 2021

Le nuove varianti non destano preoccupazione. Non è necessario annullare le vacanze estive. Milioni di vaccinati, insieme ai milioni di immunizzati da infezioni precedenti, significano che possiamo navigare sulla cresta della terza ondata, senza preoccuparci troppo. Ora il Regno Unito dovrebbe riaprire tutto. E i passaporti vaccinali, i certificati o qualunque altro nome venga loro dato, non serviranno affatto a migliorare la salute della popolazione – ecco i titoli che nelle ultime settimane abbiamo letto su tutti i giornali…

E invece peccato che non sia così. Abbiamo sentito e letto tutto il contrario. Le trasmissioni televisive e radiofoniche incutono la paura, con quei loro “toni spaventevoli'' alimentano gli incubi degli ascoltatori, sia che si tratti dei nostri impressionabili figli in età scolare che di fragili anziane signore, così terrorizzate da indossare la mascherina anche all'aperto, nell’attesa di un autobus, senza nessuno nel raggio di 50 metri. Ma la realtà è che i titoli di cui parlavamo sopra avrebbero anche potuto essere scritti, se solo si fossero basati sulla scienza. Jayanta Bhattacharya è professore di medicina presso la Stanford University e uno dei coautori della Dichiarazione di Great Barrington, il rapporto che richiedeva la protezione mirata delle persone vulnerabili e nessuna chiusura, firmato da quasi 14.000 scienziati, quasi 42.000 medici e quasi 765.000 cittadini.

L'ho intervistato via e-mail e sui lockdown rimane convintamente scettico:

"Perché i media, i politici e molti scienziati hanno cercato di provocare il panico tra la popolazione sulla SARS-CoV-2, ben oltre ciò che le evidenze scientifiche avrebbero giustificato? Le ragioni possono essere di tipo finanziario, obiettivi politici, il desiderio di proteggere la propria reputazione professionale e molti altri fattori.

 Il virus è stagionale ed il tardo autunno / inverno è la sua stagione. È molto improbabile, visto che è così, che il virus si diffonda molto durante i mesi estivi. È anche vero che una gran parte della popolazione del Regno Unito è già stata infettata o vaccinata ed è immune, il che ridurrà notevolmente i ricoveri e la mortalità del virus nei prossimi mesi.

Esistono decine di migliaia di mutazioni del virus SARS-CoV-2. Mutano perché i meccanismi di replicazione che inducono implicano un controllo degli errori molto limitato. La maggior parte delle mutazioni o non modifica la virulenza del virus o lo indebolisce. Ci sono poche mutazioni che forniscono al virus un vantaggio selettivo nell'infettività e possono aumentare leggermente la sua letalità, sebbene le prove su quest'ultimo punto non siano solide.

Non dovremmo essere particolarmente preoccupati per le varianti emerse fino ad oggi. In primo luogo, la precedente infezione con il virus originario e la vaccinazione forniscono protezione contro gravi esiti derivanti dalla reinfezione con il virus mutato. In secondo luogo, sebbene nei pochi casi rimasti siano subentrate le varianti, il loro aumento è coinciso con un forte calo dei contagi e dei decessi, anche nei paesi in cui sono divenute dominanti. Il loro vantaggio in termini di infettività selettiva non è stato sufficiente a provocare una recrudescenza dei casi. Terzo, il gradiente di età nella mortalità è lo stesso per le varianti e per il virus originario. Pertanto, una politica di protezione mirata è ancora raccomandabile. Se i lockdown non sono stati in grado di fermare il virus originario, perché dovremmo aspettarci che fermino il virus mutante, più contagioso?"

Secondo i tre autori della Dichiarazione di Great Barrington (oltre al Dr Bhattacharya, il Dr Martin Kulldorff, Professore di Medicina presso la Harvard Medical School, e il Dr Sunetra Gupta, Professore di Epidemiologia Teorica presso l'Università di Oxford), il governo del Regno Unito sta creando un’isteria infondata intorno al SARS-CoV-2. Il dottor Bhattacharya ha detto:

"Secondo una meta-analisi del Dr John Ioannidis [Professore di Medicina presso la Stanford University] su tutti gli studi di sieroprevalenza supportati da un paper scientifico (74 stime da 61 studi su 51 diverse località in tutto il mondo) condotti alla data della pubblicazione, il tasso mediano di sopravvivenza dall'infezione da COVID-19 è del 99,77%. Per i pazienti COVID-19 sotto i 70 anni, la meta-analisi rileva un tasso di sopravvivenza alle infezioni del 99,95%.

La migliore stima del CDC [Centers for Disease Control]  del tasso di mortalità delle infezioni per le persone di età superiore ai 70 anni è del 5,4%, il che significa che gli anziani hanno un tasso di sopravvivenza del 94,6%. Per i bambini e per le persone tra i 20 e i 30 anni, il rischio di mortalità è  inferiore rispetto all'influenza. Invece per le persone di 60 anni e oltre, è molto più pericoloso dell'influenza."

Anche se è così, questo difficilmente giustifica la nuova spinta del governo che esorta le famiglie a eseguire test sui loro figli due volte a settimana, nella speranza di portare alla luce casi asintomatici. Soprattutto perché i più vulnerabili sono già stati vaccinati.

"Le prove scientifiche ora suggeriscono fortemente che gli individui infetti da COVID-19 che sono asintomatici sono molto meno inclini a diffondere la malattia anche a contatti stretti rispetto ai pazienti COVID-19 sintomatici. Una meta-analisi su 54 studi in tutto il mondo ha rilevato che all'interno delle famiglie - dove non viene applicata nessuna delle misure di contenimento tipiche dei ristoranti - i pazienti sintomatici trasmettono la malattia ai membri della famiglia nel 18% dei casi, mentre i pazienti asintomatici la trasmettono nello 0,7 per cento dei casi. Allo stesso modo, un’altra meta-analisi più ridotta ha scoperto che i pazienti asintomatici hanno molte meno probabilità di infettare gli altri rispetto ai pazienti sintomatici.

Gli individui asintomatici hanno meno probabilità di infettare gli altri rispetto agli individui sintomatici anche in contesti di intimità, come tra persone che vivono nella stessa famiglia, dove è molto meno probabile che si seguano le pratiche di distanziamento sociale e di utilizzo delle mascherine come in altri ambiti al di fuori della famiglia. È probabile che la diffusione della malattia da parte di individui asintomatici in contesti meno intimi – come i servizi religiosi, il servizio al tavolo del ristorante, le palestre e altri ambienti pubblici - sia ancora meno probabile che in famiglia."

 E sull’obbligo delle mascherine?

"La prova che l’obbligo di usare la mascherina serva a rallentare la diffusione della malattia è molto debole. L'unica valutazione randomizzata dell'efficacia della mascherina nella prevenzione dell'infezione da Covid ha riscontrato effetti molto ridotti e statisticamente non significativi [studio danese sulla mascherina]. Mentre le mascherine sono deleterie per lo sviluppo sociale ed educativo dei bambini, specialmente dei bambini piccoli. Non sono necessarie per affrontare l'epidemia. In Svezia, ad esempio, i bambini sono stati a scuola senza mascherina per quasi tutta l'epidemia, senza nessun bambino morto di Covid e con insegnanti che hanno contratto il Covid a tassi inferiori rispetto alla media degli altri lavoratori."

Alla luce di ciò, quale conclusione possiamo trarre dal fatto che il governo del Regno Unito vuole che l'intera popolazione adulta venga vaccinata contro il virus, invece che solo le persone vulnerabili? E la possibilità che diventi necessario presentare certificati di vaccinazione per accedere a strutture ricettive e sportive o per viaggiare all'estero?

"I passaporti vaccinali sono un'idea terribile che diminuirà la fiducia nella salute pubblica e non servirà a migliorare la salute della popolazione. I certificati di vaccinazione non sono necessari come misura di salute pubblica. Il governo poteva avre ragione in precedenza. Ora che la popolazione anziana e vulnerabile è stata vaccinata, il paese dovrebbe riaprire. Il resto della popolazione corre un rischio per la salute molto maggiore a causa del lockdown che a causa del virus."