Sulle pagine del Brownstone Institute, una appassionata recensione del giornalista e scrittore Jeffrey A. Tucker sul libro di Scott Atlas, scienziato chiamato dal Presidente Trump a collaborare nella gestione della politica sanitaria in mezzo al disastro Covid, e che ci offre un resoconto senza reticenze sulla palude del deep-state americano contro cui ha dovuto fare tristemente i conti. Atlas ci racconta come questo stato profondo, padrone dei meccanismi del potere, abbia cinicamente gestito la pandemia a proprio vantaggio (e a danno della popolazione), nonostante la volontà stessa del Presidente.
di Jeffrey A. Tucker, 27 Novembre 2021
Segnalato e tradotto da @Malk_klaM
Sono un avido lettore di libri sul Covid, ma mai avrei potuto
immaginare un libro come quello di Scott Atlas “A Plague Upon Our House” (Una piaga sulla nostra Casa), un resoconto
completo e sconvolgente dell'esperienza personale che il famoso scienziato ha
maturato durante l'era del Covid, e un resoconto scabrosamente dettagliato del
periodo che ha passato alla Casa Bianca. Il libro è scottante, dalla prima
all'ultima pagina, e influenzerà per sempre il vostro punto di vista non solo
su questa pandemia e sulle politiche adottate per affrontarla, ma anche sui
meccanismi della sanità pubblica in generale.
Il libro di Atlas ha fatto luce su uno scandalo che passerà ai posteri.
È estremamente prezioso perché manda all’aria quella che appare come una storia
fasulla su un Presidente apparentemente “Covid-scettico” che non avrebbe fatto
nulla, di contro agli eroici scienziati della Casa Bianca che reclamavano con
urgenza l’adozione di misure correttive vincolanti in accordo con l'opinione
scientifica prevalente. Non una sola parola è vera. Spero che il libro di Atlas
renderà impossibile raccontare tali menzogne senza provare imbarazzo.
Chiunque continui a raccontare quella storia falsa e inventata merita che gli
venga scagliato contro questo saggio estremamente credibile. Il libro racconta
la guerra tra la vera scienza (e la sanità pubblica autentica) - con Atlas che
svolge il ruolo di voce della ragione, sia prima che durante la sua esperienza
alla Casa Bianca - contro la adozione di politiche brutali che non hanno mai
avuto la minima possibilità di tenere il virus sotto controllo, e che invece
hanno causato danni tremendi alla popolazione e alla libertà, in particolare
dei bambini, ma anche di miliardi di persone in tutto il mondo.
Per il lettore, l'autore è un nostro rappresentante, un uomo ragionevole
e senza peli sulla lingua intrappolato in un mondo di bugie, di doppiezza, di
pugnalate alle spalle, di opportunismo e di finta scienza. Ha fatto del suo
meglio, ma non ha potuto spuntarla contro un apparato a cui non importava per
niente dei fatti, e men che meno dei risultati.
Se fino a questo momento avete creduto che fosse la scienza a
guidare le politiche sulla pandemia, questo libro sarà per voi uno shock. Il
racconto che fa Atlas del pensiero intollerabilmente ottuso degli “esperti in
malattie infettive” del governo vi farà rimanere a bocca aperta (basti pensare
per esempio alle teorie raffazzonate della Birx sul rapporto tra le mascherine
e il controllo della diffusione dei casi).
Nel libro Atlas fa il punto sugli enormi costi dei lockdown,
il metodo preferito di Anthony Fauci e Deborah Birx: i mancati screening
oncologici, gli interventi chirurgici rimandati, la depressione e l'abuso di
droghe, la demoralizzazione dell'intera popolazione, le violazioni della
libertà religiosa, mentre la sanità pubblica trascurava completamente la vera
popolazione a rischio nei centri di assistenza agli anziani. In pratica erano
disposti a smantellare tutto quello che noi chiamiamo civiltà nel nome della
guerra a un patogeno, senza alcun riguardo per le conseguenze.
Le scelte politiche sono state guidate dalla finta scienza
dei “modelli” basati sull’intera popolazione, anziché seguire le note informazioni
sui profili di rischio. “La caratteristica più insolita di questo virus era il
fatto che i bambini erano dei soggetti incredibilmente a basso rischio”, scrive
Atlas. “Eppure questa notizia, positiva e rassicurante, non è mai stata sottolineata.
Al contrario, in totale disprezzo delle evidenze sulle categorie a rischio,
come per gli altri virus respiratori, i funzionari della sanità pubblica hanno
raccomandato un isolamento draconiano per tutti.”
“Le restrizioni alla libertà sono state distruttive anche perché
hanno esacerbato le distinzioni di classe, avendo avuto un impatto diverso sui
diversi ceti sociali” scrive “mettendo a rischio i lavoratori dei servizi essenziali,
sacrificando le famiglie a basso reddito e i bambini, distruggendo le famiglie
dei genitori soli e massacrando le piccole imprese, mentre allo stesso tempo le
grandi imprese venivano salvate, le élite potevano lavorare da casa senza quasi
interruzione, e i super ricchi sono diventati ancora più ricchi, usando
abilmente la loro influente posizione pubblica per demonizzare e di fatto
cancellare quelli che mettevano in discussione le scelte politiche a loro
congeniali”.
In mezzo a questo caos persistente, nell'agosto del 2020,
Atlas è stato chiamato da Trump per dare una mano, non come incaricato
politico, non per fare da PR a Trump, non a sistemare i disastri di Washington,
ma come l'unica persona che in quasi un anno di catastrofe continua aveva come
obiettivo le politiche sanitarie. Atlas chiarì immediatamente sin dall'inizio
che avrebbe detto soltanto quello che riteneva vero, e Trump fu d’accordo
che questo era esattamente quello che lui voleva e di cui c'era bisogno. Trump
si prese una bella strigliata e gradualmente giunse a una visione più razionale
rispetto a quella che lo aveva portato a sfasciare l'economia e la società
americana con le sue stesse mani e contro il suo stesso istinto.
Nelle riunioni della Task Force, Atlas era l'unica persona che
si presentava con degli studi e con delle informazioni ottenute sul campo, invece
che con dei semplici grafici sui contagi facilmente scaricabili dai siti
Internet. “Una sorpresa ancora più grande fu che Fauci non presentava delle
ricerche scientifiche sulla pandemia al gruppo di cui facevo parte. Né l'ho mai sentito parlare di una sua analisi critica sugli studi
pubblicati. Questo per me era incredibile. A parte qualche aggiornamento qua e
là sui reclutamenti per le sperimentazioni cliniche, il ruolo di Fauci nella
Task Force era di fare ogni tanto qualche commento o aggiornamento sul totale
dei partecipanti alle sperimentazioni sul vaccino, soprattutto quando era il
vice presidente a rivolgersi a lui con queste domande.”
Quando Atlas prendeva parola era quasi sempre per contraddire
la coppia Fauci / Birx, ma durante le riunioni non riceveva nessun appoggio,
anche se a fine riunione molti dei partecipanti si congratulavano con lui per
aver detto quello che pensava. Eppure riuscì, grazie a degli incontri
privati, a far cambiare idea a Trump stesso, ma a quel punto era troppo tardi:
nemmeno Trump potè prevalere contro quel meccanismo perverso a cui aveva permesso
di mettersi in moto.
Tutto questo ricorda il film “Mr. Smith va a Washington”, ma applicato
alla sanità pubblica. Da quando è partito il panico per questa malattia, le
politiche sono state dettate da due burocrati governativi (Fauci e la Birx), i
quali, per qualche ragione, puntvano tutto sul controllo dei media, degli apparati
burocratici e della comunicazione da parte della Casa Bianca, nonostante gli
sforzi del Presidente, di Atlas e di pochi altri perché prestassero attenzione
alla vera scienza, che la coppia Fauci/Birx conosceva poco e della quale gli importava
ancor meno.
Quando Atlas sollevava dubbi sulla Birx, Jared Kushner
continuava ad assicurargli che “Lei è al 100% MAGA (make America great again)”-
Eppure sappiamo per certo che non era vero. Sappiamo da un altro libro
sull'argomento che la Birx aveva accettato quella posizione solo nell'aspettativa
che Trump avrebbe perso le elezioni a novembre. Non c'è da stupirsi, è proprio
la faziosità che ci si può aspettare da un burocrate che lavora per una
istituzione del deep-state.
Fortunatamente ora c'è questo libro a mettere le cose in
chiaro. Il libro offre al lettore uno sguardo dall'interno su come funziona il
sistema che ha distrutto le nostre vite. Se alla fine il libro non riesce a
darci una spiegazione per l'inferno a cui siamo stati sottoposti - ci chiediamo
ancora ogni giorno “perché?” - ci fornisce
una cronaca sul chi, quando, dove e cosa. Tragicamente troppi scienziati,
troppi giornalisti e troppi intellettuali in generale sono stati d'accordo. Il
resoconto di Atlas mostra esattamente cosa si sono prestati a difendere, e non
è un bello spettacolo.
Mentre leggevo il libro, un’espressione continuava a venirmi
in mente, “una boccata d'aria fresca”. Una metafora che descrive il libro alla
perfezione: un benedetto sollievo rispetto a una propaganda incessante.
Immaginatevi di essere intrappolati in un ascensore con l'aria viziata dentro un
edificio in fiamme, con il fumo che lentamente si diffonde. Con voi c'è
qualcuno che continua a dirvi che va tutto bene, quando chiaramente non è vero.
Questa è un'ottima descrizione di come mi sono sentito io dal
12 marzo 2020 in poi. Fu lo stesso giorno in cui il presidente Trump parlò alla
nazione per annunciare che avrebbe bloccato i voli dall'Europa. Il tono della
sua voce faceva paura. Era evidente che sarebbe arrivato dell'altro. Era chiaramente
caduto preda di consigli decisamente sbagliati, forse il suo piano era
continuare a fare lockdown per gestire un virus respiratorio già diffuso negli
Stati Uniti probabilmente da 5 o 6 mesi.
Quello fu il giorno in cui scese la tenebra. Il giorno
successivo (13 marzo) il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani (HHS)
distribuì i piani per il lockdown a tutta la nazione. In quel fine settimana
Trump ebbe un incontro di molte ore con Anthony Fauci, con Deborah Birx, col
genero Jared Kushner e solo pochi altri. Si era convinto di chiudere l'economia
americana per due settimane. Fu proprio Trump a presiedere la disastrosa
conferenza stampa del 16 marzo, nella quale promise di sconfiggere il virus con
dei lockdown generalizzati.
Chiaramente lui non aveva il potere di farlo direttamente, ma
poteva spingere in quella direzione, con la promessa vana che in questo modo
avrebbero risolto il problema del virus. Due settimane dopo le stesse persone
lo persuasero a proseguire i lockdown.
Trump fu d'accordo con questi suggerimenti perché erano gli
unici che allora gli furono dati. Gli fecero credere che fosse l'unica cosa che
poteva fare se voleva davvero sconfiggere il virus - scatenare una guerra
contro le sue stesse politiche che stavano portando a una economia più forte e
più florida. Dopo essere sopravvissuto a due tentativi di impeachment e aver
sconfitto anni di odio profuso dai media a reti unificate afflitti da grave squilibrio
mentale, Trump alla fine si è fatto fregare.
Atlas scrive: “Su
questo importante criterio di amministrazione presidenziale - assumersi la piena
responsabilità e farsi completamente carico delle politiche uscite dalla Casa
Bianca - credo che il Presidente abbia
fatto un enorme errore di valutazione. Andando contro il suo stesso istinto,
aveva delegato l'autorità a dei burocrati della medicina, e poi non era
riuscito a correggere il suo errore.”
Il fatto davvero tragico su cui tacciono sia i Repubblicani
che i Democratici è che tutta questa calamità ha davvero avuto inizio con la
decisione di Trump. Su questo punto Atlas scrive:
“Sì, il Presidente
all'inizio era d'accordo con i lockdown proposti dalla coppia Fauci / Birx, ‘i
15 giorni per rallentare il contagio’, anche se aveva forti dubbi. Ma continuo
a pensare che la ragione per la quale continuava a ripetere questa sua domanda
“Siete d'accordo con il primo lockdown?” ogni volta che faceva domande sulla
pandemia, fosse esattamente perché continuava ad avere dei dubbi.”
Grande spazio nel libro è dedicato a spiegare esattamente
come e quanto Trump sia stato tradito. “L'avevano
convinto a fare esattamente l'opposto di quello che avrebbe fatto in altre
circostanze”. Atlas scrive:
“... e cioè a ignorare
il suo stesso buonsenso e permettere che prevalessero politiche decisamente
sbagliate… Questo Presidente, largamente noto per il suo slogan “Sei
licenziato!” è stato mal consigliato dai suoi più stretti collaboratori. Tutto
per il timore di qualcosa che comunque era inevitabile, e cioè farsi cuocere a
fuoco lento da una stampa già ostile. E a completamento di quella decisione
sbagliata, le elezioni le ha perdute comunque. Complimenti agli strateghi
politici.”
Ci sono talmente tanti particolari interessanti nella storia,
che non riesco davvero a raccontarli tutti. La prosa è brillante, per esempio
lui definisce i media “il più spregevole gruppo di bugiardi senza scrupoli che si
possa mai immaginare”. Atlas dà prova di questa affermazione con pagine e
pagine di menzogne scioccanti e distorsioni della realtà, per la maggior parte
guidate da obiettivi politici.
In particolare sono stato colpito dal capitolo sui tamponi,
principalmente perché quel giro losco mi aveva completamente ingannato. Sin dall'inizio
della narrazione della pandemia, il CDC aveva fatto pasticci con i tamponi,
cercando di mantenerne centralizzata la gestione, proprio nel momento in cui
l'intera nazione era nel panico. Una volta sistemata la cosa, con mesi di
ritardo, i test PCR di massa e indiscriminati divennero il cavallo di battaglia
della Casa Bianca. Il problema non era solo nel metodo con cui si facevano i
tamponi:
“Frammenti di virus
morto restano in circolo e possono dare positività ai tamponi per molte
settimane o addirittura mesi, anche se la contagiosità svanisce dopo due
settimane. Inoltre la PCR è estremamente sensibile. Può rivelare minuscole
quantità di virus che però non trasmettono l'infezione... Anche il New York
Times aveva scritto in agosto che il 90 percento o anche più dei tamponi
positivi con la PCR non significava davvero che si era contagiosi. Purtroppo
durante tutto il tempo che ho passato alla Casa Bianca, alle riunioni della
Task Force questo fatto importantissimo non è stato affrontato da nessun altro
oltre me, e meno che mai se ne parlava al pubblico, nonostante avessi mostrato
dei dati che provavano questo punto cruciale.”
L'altro problema era l'ipotesi largamente condivisa che
fosse meglio testare sempre e comunque, e in qualunque momento (per quanto inaccurati
fossero i test). Questo modello di massimizzare il numero di tamponi sembrava
una reminiscenza dai tempi della crisi dell'HIV/AIDS, durante la quale il
tracciamento dei casi, praticamente quasi inutile nella pratica, aveva almeno un
qualche senso in teoria. Per un virus respiratorio così diffuso e trasmesso
come il banale raffreddore, questo metodo era senza speranze fin dall'inizio.
Era diventato nient’altro che un lavoro per burocrati impiegati nel
tracciamento e per le società di testing, che alla fine non facevano altro che dare
una falsa misura di “successo” che serviva solo a diffondere il panico nella
popolazione.
Inizialmente, Fauci aveva detto chiaramente che non c'era
ragione di fare i tamponi se non si avevano sintomi. Più tardi, quel punto di
vista di buon senso è stato gettato dalla finestra e rimpiazzato dal programma
di fare quanti più test possibile indipendentemente dai rischi e dai sintomi. I
dati che ne sono risultati hanno permesso alla coppia Fauci/Birx di tenere
tutti in uno stato di allarme costante. Ai loro occhi l'aumento dei tamponi
positivi significava solo una cosa: più lockdown. Bisognava chiudere ancora di
più le attività, bisognava usare di più le mascherine, chiudere le scuole più a
lungo e limitare ancora di più gli spostamenti. Questo assunto divenne tanto
radicato che ormai nemmeno gli auspici del Presidente, che dalla primavera
all'estate erano cambiati, facevano più la differenza.
Il primo compito di Atlas fu quello di contestare tutto il
programma di test Covid indiscriminati. Secondo lui i tamponi dovevano servire
a qualcosa di più che a raccogliere un enorme numero di dati, spesso senza
senso; invece i tamponi dovevano servire a uno scopo di salute pubblica. Le
persone che avevano bisogno dei test erano i più vulnerabili, in particolare
quelli nelle case di cura, allo scopo di salvare la vita di quelli davvero a
rischio di gravi conseguenze. Questa spinta a fare tamponi, a tracciare i
contatti e a mettere in quarantena chiunque, a rischio o no, era un
enorme specchietto per le allodole e inoltre aveva causato un enorme danno al
sistema scolastico e alle imprese.
Cambiare il sistema significava cambiare le linee guida del
CDC. La storia di questo tentativo di Atlas è rivelatrice. Dopo essersi battuto
contro tutti i burocrati, Atlas riuscì a far mettere per iscritto delle nuove
linee guida, solo per scoprire la settimana successiva che erano state
misteriosamente ripristinate le precedenti. Dopo aver trovato l' ‘errore’, per
così dire, la sua versione prevalse. Una volta che le linee guida furono poi
emesse dal CDC, la stampa nazionale si fiondò su questa storia, raccontando che
la Casa Bianca stava facendo pressioni terribili sugli scienziati del CDC. Dopo
una settimana di tempesta mediatica, le linee guida furono cambiate di nuovo,
annullando tutto il lavoro di Atlas.
Quando si dice una storia scoraggiante! Questa è stata anche
la prima vera esperienza di Atlas con gli intrighi del deep-state. È stato così
durante tutto il periodo del lockdown, un meccanismo messo in moto per implementare,
incoraggiare e far rispettare restrizioni senza limiti, senza che qualcuno in
particolare si prendesse la responsabilità per le scelte politiche o i loro
risultati, anche quando il preteso capo dello Stato (Trump) diceva sia in
privato che in pubblico che si opponeva a quelle politiche che nessuno sembrava
in grado di fermare.
Per fare un esempio, Atlas
racconta la storia di alcuni importanti scienziati chiamati alla Casa Bianca
per parlare con Trump: Martin Kulldorf, Jay Bhattacharya, Joseph Ladapo e Cody
Meissner. Tutte le persone intorno al Presidente pensavano che fosse un'ottima
idea, ma l'incontro continuava sempre ad essere rinviato. Quando finalmente si
riuscì a fare, gli organizzatori concessero solo 5 minuti. Tuttavia, una volta
che si incontrarono con Trump, il Presidente stesso fu di un'altra idea e
prolungò l'incontro a un'ora e mezza, facendo agli scienziati molte domande su
virus, strategie, sui lockdown iniziali, i rischi individuali, e così via.
Il Presidente rimase talmente impressionato dalle loro
opinioni e dalle loro conoscenze (dev'essere stato un cambiamento incredibile
per lui) che chiese di filmare l'incontro e di fare anche delle fotografie.
Voleva che questo incontro avesse grande rilevanza nazionale, ma non fu così.
Letteralmente. L’ufficio stampa della
Casa Bianca in qualche modo ricevette il messaggio che l'incontro non era avvenuto.
I primi che sapranno di questo incontro,
oltre agli impiegati della Casa Bianca, saranno i lettori del libro di Atlas.
Due mesi dopo, Atlas riuscì a invitare non solo due di quegli
scienziati, ma anche la famosa Sunetra Gupta di Oxford. Ci fu un incontro con
il segretario della Salute, ma anche questo incontro fu nascosto dalla stampa.
Non era permesso il dissenso. A comandare erano i burocrati, indipendentemente dai
desideri del Presidente.
Un altro esempio è quando Trump stesso si ammalò di
Covid, ai primi di ottobre. Atlas era quasi sicuro che sarebbe andato tutto
bene, ma gli fu impedito di parlare con la stampa. L'intero ufficio
comunicazioni della Casa Bianca rimase congelato per quattro giorni, in cui
nessuno parlò con la stampa, contro la volontà di Trump. In
questo modo i media poterono speculare che Trump era ormai sul letto di morte, così
quando poi tornò alla Casa Bianca annunciando che non c'era bisogno di aver
paura del Covid, fu uno shock per tutta la nazione. Secondo me questo è stato
davvero il miglior momento per Trump. Scoprire gli intrighi interni che
avvengono dietro le quinte è piuttosto scioccante.
Non mi è possibile davvero parlare di tutto il ricco
materiale di questo libro, e mi aspetto che questa breve recensione sia la
prima di una serie. Ci sono dei punti su cui sono in disaccordo. In primo
luogo, penso che l'autore non sia stato abbastanza critico con l'operazione
Warp Speed (l'operazione che ha aiutato la ricerca sui vaccini) e non affronti
davvero il problema di come i vaccini siano stati esageratamente sopravvalutati,
per non parlare dei crescenti timori sulla loro sicurezza, che non è stata
affrontata durante i trial clinici. In secondo luogo, sembra che l'autore
approvi le restrizioni ai viaggi del 12 marzo, che mi erano sembrate inutili e
brutali, e in fondo sono state il vero inizio del disastro che poi si è
compiuto. Terzo, Atlas involontariamente sembra perpetuare la distorsione della
realtà sul fatto che durante una conferenza stampa Trump abbia raccomandato di ingerire della candeggina. So che questa storia è finita su tutti i giornali, ma ho
letto le trascrizioni di quella conferenza stampa molte volte e non ne ho
trovato traccia. Trump a dire il vero chiarisce che stava parlando di pulizia
di superfici. Questo potrebbe essere un altro caso di pura menzogna da
parte della stampa.
A parte tutto questo, il libro rivela tutta la follia del
2020 e del 2021, anni nei quali il buonsenso, la buona scienza, i precedenti
storici, i diritti umani e le preoccupazioni per la libertà degli uomini sono
state gettate via, non solo negli Stati Uniti, ma in tutto il mondo.
Atlas riassume così il quadro generale:
“considerando tutti gli
eventi sorprendenti che sono accaduti lo scorso anno, due sono di
particolare rilevanza. Sono rimasto scioccato davanti all'enorme potere dei
funzionari governativi di decretare unilateralmente un'improvvisa e drastica
chiusura della società – semplicemente chiudere per editto le attività private
e le scuole, restringere la libertà di movimento, imporre comportamenti, regolamentare i rapporti all’interno della
nostra stessa famiglia ed eliminare le nostre libertà fondamentali, senza una
vera data finale e senza che nessuno se ne prendesse la responsabilità.”
Atlas ha ragione a dire che “la gestione di questa pandemia ha lasciato una macchia indelebile sulle
istituzioni una volta nobili dell'America, comprese le nostre università di
élite, gli istituti di ricerca e i giornali, e le agenzie della sanità
pubblica. Riconquistare tutte queste cose non sarà facile”.
A livello internazionale, abbiamo la Svezia come esempio di
paese che (perlopiù) ha mantenuto una certa sanità mentale. All’interno, abbiamo
il Sud Dakota come esempio di un luogo che è rimasto aperto, difendendo sempre
la libertà. E grazie soprattutto al lavoro dietro le quinte di Atlas, abbiamo
l'esempio della Florida, il cui governatore si è effettivamente interessato
alla vera scienza e ha deciso di salvaguardare la libertà nel suo stato, pur
assicurando alla popolazione più anziana la maggior protezione possibile dal
virus.
Abbiamo un enorme debito di gratitudine nei confronti di
Atlas, perché è stato lui a persuadere il governatore della Florida a scegliere
la via della protezione focalizzata, come raccomandato nella Great Barrington
Declaration che Atlas cita come “il
documento che verrà ricordato come una delle più importanti pubblicazioni
durante la pandemia, perché ha fornito una credibilità innegabile alla
protezione focalizzata e ha dato il coraggio di farsi avanti a migliaia di
altri medici e leader della sanità pubblica.”
Atlas ha sopportato aggressioni e offese, e anche peggio. I
media e i burocrati hanno cercato di zittirlo, di ignorarlo e di farlo fuori in
senso professionale e personale. È stato cancellato, cioè a dire rimosso dalla
lista degli esseri umani validi e dotati di dignità. Persino i suoi colleghi
della università di Stanford si sono uniti al linciaggio morale, a loro
disonore. Eppure questo è il libro di un uomo che ha vinto.
Nel senso che questo libro è il più importante racconto in
prima persona che abbiamo finora. È avvincente, rivelatore, devastante per i
tifosi del lockdown e i loro successori che spingono per gli obblighi
vaccinali, e un vero classico che supererà la prova del tempo. Semplicemente
non sarà possibile scrivere la storia di questo disastro senza un esame
accurato di questo resoconto erudito di prima mano.
*Jeffrey A. Tucker è fondatore
e presidente del Brownstone Institute e autore di migliaia di articoli nella
stampa accademica e popolare e di decine di libri tradotti in cinque lingue, di
cui il più recente è “Liberty or Lockdown”. E' anche direttore responsabile del
The Best of Mises. Scrive soprattutto di economia, tecnologia, filosofia
sociale e cultura.