Daniel Hannan, giornalista, scrittore e parlamentare europeo inglese, autore di esilaranti parodie della campagna antiBrexit, ha commentato sul Telegraph la decisione dell’Australia di muoversi verso la Flat Tax. Come dimostrano diversi recenti esempi, la semplificazione fiscale tende spesso a togliere lavoro ai commercialisti esperti di scappatoie e a convincere i più abbienti a pagare quanto dovuto.
Daniel Hannan inizia facendo riferimento al percorso dell’Australia verso l’introduzione della Flat Tax, con la presentazione, la scorsa settimana, del budget. Non si tratta di una misura integrale: l’aliquota (32,5%) si applicherà solo ai redditi compresi tra 35.000 e 95.000 euro circa, e sarà introdotta in maniera graduale dal prossimo anno fino al 2024. Si tratta del primo paese occidentale a implementare una misura simile, mentre i precedenti hanno riguardato più che altro piccole isole o ex repubbliche sovietiche.
Secondo Hannan, però, è strano che la flat tax non abbia ancora preso piede, perché esiste ormai evidenza che, a parità di condizioni, la sua introduzione normalmente aiuta la crescita e aumenta le entrate fiscali. Il motivo per cui viene in genere avversata, è perché si pensa, sbagliando, che faccia pagare meno tasse ai ricchi e di più ai poveri.
In realtà, se il sistema funziona a dovere, il risultato finale è che ci guadagnano tutti. Com’è possibile una magia di questo tipo? Hannan fa notare che, per un sistema fiscale, la complessità è un problema altrettanto importante della gravosità.
Come tutti i paesi, anche il Regno Unito ha un sistema di tassazione estremamente complesso, a causa degli interventi successivi di diversi gruppi di interesse, che hanno ottenuto ciascuno eccezioni, ammorbidimenti, scappatoie e via dicendo. Parlando del sistema anglosassone:
“Non credo che esista una sola persona che abbia letto e capito tutte le regole. Il manuale di Tolley, la guida ufficiale alla tassazione semi-ufficiale, contava 2.529 pagine nel 1997, quando Gordon Brown divenne primo ministro. Oggi conta più di 20.000 pagine.
Perfino le imprese più piccole devono affidarsi a commercialisti, in questo modo utilizzando soldi che avrebbero potuto aiutare le loro imprese, e – ancor più importante – sprecando tempo ed energie.
Ovviamente coloro che possono permettersi I commercialisti più ingegnosi sono i ricchi. Hanno esperti pagati più di quanto possa fare il Tesoro, e sanno come sfruttare le scappatoie contenute in quelle 20.000 pagine.”
Hannan paragona il sistema di tassazione a un'enorme groviera, dove i buchi rappresentano le scappatoie ed esenzioni che sono state create nel tempo. Se il formaggio viene compresso, la sua altezza (l’aliquota) si abbassa senza ridurne la massa complessiva.
“La parte che più stupisce la gente, è che al decrescere dell’aliquota, i ricchi finiscono per pagare più tasse, sia in termini assoluti che relativi all’intero gettito fiscale. Perché? Perché non vale più la pena di pagare profumatamente consulenti fiscali, o mettere in piedi società offshore di comodo, o spostare all’estero la propria residenza.
È sempre la stessa storia. Tra il 1980 e il 2007, gli USA hanno tagliato le aliquote a tutti i livelli di reddito. Risultato? L’1% più ricco è passato dal pagare il 19,5% delle entrate fiscali al 40%. In Inghilterra, quando l’aliquota massima è stata abbassata dall’83 al 40% tra il 1979 e il 2010, la percentuale del gettito proveniente dal percentile più alto è salita dall’11 al 27%.
Eh, dicono i Sinistri, ma pagano di più perché guadagnano di più. In effetti sì. E qual è il problema? Dovremmo certamente incoraggiare i ricchi a guadagnare, spendere, pagare tasse e condurre imprese, qui. Non so voi, ma io non ho mai avuto un capo povero”.
Hannan prosegue facendo notare che la soluzione ai problemi fiscali e di redistribuzione non può essere quella di far sparire l’1% più ricco: si otterrebbe soltanto un appiattimento verso il basso.
Quindi il problema della flat tax non è economico, ma politico. L’idea che abbassando le tasse si generino più entrate fiscali è controintuitiva, senza contare che molti hanno una concezione punitiva delle tasse: per qualcuno tartassare i ricchi è giusto, anche se questo dovesse portare a una diminuzione del gettito fiscale e della prosperità del paese.
Ecco perché anche l’Australia manterrà un’aliquota maggiore per i redditi altissimi, ma qualsiasi intervento che dovesse tendere a semplificare il sistema di tassazione porterà ad arricchire il paese.
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