L’analista americano Tom Luongo analizza su Strategic Culture gli ultimi eventi politici italiani. Al di là degli incredibili resoconti e ricostruzioni proposti sui nostri media, la verità è che il movimento Cinque Stelle è stato messo all’angolo da Salvini. Il partito che poco più di un anno fa aveva una larga maggioranza relativa si ritrova a dover scegliere tra prendere atto di essere stato sopravanzato dalla Lega, consentendo subito nuove elezioni, oppure manipolare gli eventi per rimanere al potere con il decrepito PD, tradendo ulteriormente la fiducia dei propri residui elettori. Più probabilmente, il leader Di Maio farà la scelta peggiore: tenterà un accordo con i Democratici, crollando ulteriormente nei sondaggi, per poi rassegnarsi a tornare al voto, certificando il suicidio politico del proprio partito.
Di Tom Luongo, 18 agosto 2019
Il ministro dell'Interno italiano e leader della Lega Matteo Salvini è stato recentemente frenato nel suo tentativo di prendere il controllo della frammentata scena politica italiana. Salvini ha chiesto nuove elezioni, dopo avere dichiarato che il governo di coalizione con il Movimento Cinque Stelle non funziona più.
La sua mozione per un voto di sfiducia contro il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è stata bocciata al senato italiano, dopo che i suoi precedenti alleati di coalizione hanno appoggiato una proposta degli ex-potenti Democratici.
Alla fin fine, non avrebbe dovuto essere una sorpresa vedere i Cinque Stelle scegliere come strano compagno di letto il partito e l’apparato politico che erano stati creati per combattere. Perché, se avessero sostenuto Salvini, avrebbero dovuto accettare lo status di spalla della Lega, visto che i sondaggi sono diventati in enorme misura loro sfavorevoli nei quattordici mesi del loro governo comune.
Ne emerge che, a prescindere da quanto si sia considerati rivoluzionari, in politica mantenere l’accesso al potere rimane la preoccupazione fondamentale. In generale, il primo obiettivo di qualsiasi organizzazione è la sua sopravvivenza e i Cinque Stelle hanno compiuto la Scelta di Hobson di schierarsi con i Democratici di Matteo Renzi, per restare al potere piuttosto che mantenersi saldi sui loro princìpi e rispettare la volontà del popolo italiano, che ora sostiene chiaramente Salvini e la sua Lega.
Come ho fatto notare nel mio articolo precedente, la Lega secondo i sondaggi è arrivata a percentuali che i Cinque Stelle non hanno mai raggiunto, 38-40%, mentre il sostegno ai Cinque Stelle è crollato sotto il venti per cento, dopo essere stato superiore al 28% (in realtà superiore anche al 32%, NdVdE) nelle elezioni di marzo 2018.
Quindi, il “tradimento” da parte di Salvini dei Cinque Stelle, che si sono impuntati a non attuare tutte le parti del loro contratto di governo volute da Salvini, ha portato direttamente al tradimento di Salvini da parte dei Cinque Stelle.
Ma se guardiamo ai sondaggi, è chiaro che il populismo di centro-destra marchiato Salvini è molto popolare. E la decisione del leader dei Cinque Stelle, Luigi di Maio, di andare contro il suo ex alleato non è destinata a portare buoni risultati al suo partito per il futuro.
È chiaro che Salvini viene seguito dalla popolazione italiana sulle riforme, sui tagli alle tasse, sulle spese per nuove infrastrutture e sulla fine dell’austerità imposta dalla UE e guidata dalla Germania.
Per il futuro prossimo, sembra che Di Maio abbia avuto la meglio sul suo ex partner di coalizione. Il presidente Sergio Mattarella benedirà con gioia un’alleanza PD / Movimento Cinque Stelle, per assicurare che non accada nulla di radicale nei prossimi, decisivi, due anni, durante i quali l’Unione Europea deve affrontare le più grandi sfide per il suo futuro.
Questo è particolarmente vero, visto che sembra sempre più probabile che il Regno Unito lascerà la UE la notte di Halloween, anche in assenza di accordi.
Ma Di Maio si ritrova ora nella stessa posizione in cui si è trovato un altro riformatore diventato leccapiedi dopo aver tradito il suo paese nel 2015: il greco Alexis Tsipras.
Giusto per ricordarlo, Tsipras è stato mandato a casa ed è ora una delle persone più odiate in Grecia. Il suo tradimento del popolo greco è stato così completo, che ha spinto al potere un governo di centro-destra lo scorso luglio.
I Cinque Stelle erano nati dal disgusto degli italiani per la loro leadership politica a Roma e per il rovesciamento tecnocratico del governo di Silvio Berlusconi nel 2011.
Si trattava di un partito di pura protesta, specialmente quando Beppe Grillo ne era la figura principale. Ora, fa accordi con gli stessi tecnocrati, pur di rimanere al potere.
Di Maio farebbe bene a pensare molto attentamente a come si evolveranno le cose da qui in poi. Ricordiamoci che erano stati i Democratici a rifiutare di allearsi con i Cinque Stelle lo scorso anno, portando all’alleanza nominalmente euroscettica tra loro e la Lega che ha cercato di governare dal giugno dello scorso anno.
È vero che i Cinque Stelle hanno sofferto da quando si sono alleati con la Lega, ma si è trattato di ferite auto-inflitte, dato che Salvini li ha surclassati, accusandoli di non sostenerlo mentre la sua popolarità cresceva.
Quello che sta avvenendo è che se i Cinque Stelle fanno un accordo con Renzi e i Democratici, si tratterà di un tradimento dello stesso ordine di grandezza di quanto Syriza ha fatto in Grecia con Tsipras. E Salvini, che si troverebbe all’opposizione, avrebbe gioco facile a impallinare il governo a ogni occasione mentre Conte, Mattarella e la loro mascotte, il ministro delle Finanze Giovanni Tria, vendono l’Italia a Bruxelles.
E sarebbe Salvini a ridere per ultimo, mentre i Cinque Stelle non otterrebbero nulla in cambio dell'essersi venduti, l’Italia verrebbe ulteriormente distrutta, e la carovana di migranti di George Soros riprenderebbe. Di Maio e i Cinque Stelle hanno avuto la loro opportunità di opporsi alla UE mentre questa era in difficoltà, con la crisi dei debiti sovrani e con il sistema finanziario e politico tedesco sotto stress estremo.
E hanno fallito.
La politica a questo livello è dominata dagli ego. Di Maio non è stato in grado di opporsi al malcontento interno dell’ala di sinistra del suo partito, e a causa di questo non ha potuto onorare le promesse fatte quando la coalizione si è formata.
Ora, ha messo il suo partito sulla strada che porta alla distruzione, mentre Salvini se ne va senza avere perso nulla di importante. Le sue politiche in una coalizione con i Cinque Stelle e Conte come presidente del consiglio non sarebbero state implementate.
Ora, che lo volesse o meno, ha rivelato tutti loro, inclusi i suoi ex alleati, come gli inutili arrampicatori sociali che sono, invece dei patrioti e ribelli che ostentano di essere, di fronte al popolo italiano.
La mossa migliore di Salvini ora è di continuare con i suoi piani e chiedere le elezioni. Forzare i Cinque Stelle e metterli ancora di più in contrasto con l’elettorato. E dopo, aspettare il suo tempo, lavorando sulla posizione della Lega al Parlamento Europeo.
Perché, anche si possono manipolare gli eventi nel breve periodo, non si può cambiare la tendenza generale (qualcuno direbbe che non si può fermare il vento con le mani… NdVdE). Si tratta di un aspetto che sia l’UE sia i “poteri forti” italiani devono ancora imparare.
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