15/04/20

Un confronto tra Italia e Olanda sulla responsabilità fiscale

Una discussione su Twitter dell'economista Alexandre Afonso, professore di politica economica all'Università di Leiden in Olanda, documenta con una significativa serie di grafici come la gestione della finanza pubblica italiana non sia stata affatto più "dissoluta" che in Olanda, anzi il contrario.  Oltre ai ben noti effetti perversi delle esagerate politiche di austerità adottate in Italia, Afonso mette in luce anche il paradosso insito nella Eurozona già evidenziato da De Grauwe, per cui sono proprio i paesi del Nord ad avvantaggiarsi della crisi di fiducia dei mercati nei confronti dei paesi periferici. 

di Alexandre Afonso, 9 Aprile 2020

traduzione di Gilberto Trombetta


Dal 1995 l'Italia non ha mai avuto un bilancio in pareggio. Anche i Paesi Bassi hanno registrato deficit per la maggior parte degli anni, ma in generale un po' più bassi e con sporadici surplus (Eurostat).









Una grande differenza tra Italia e Paesi Bassi è che la situazione italiana è stata aggravata da un debito costruito principalmente negli anni ‘80 (dopo cioè il divorzio Banca d’Italia/Tesoro, NdT). Negli anni ‘90 è riuscita a ridurlo in modo massiccio. Questo grafico mostra la spesa pubblica con e senza gli interessi passivi sul debito. Una differenza enorme per l’Italia, piccola per l’Olanda.







Se si eliminano i pagamenti degli interessi e si considera solo la spesa pubblica destinata alla popolazione (sanità, strade, pensioni, ecc.), cioè il saldo primario, dal 1990 l'Italia ha registrato un deficit primario solo in 3 anni, mentre i Paesi Bassi per 11 anni.







Questo interessante paper (di un accademico olandese) mostra come il problema dell'Italia non sia stato chiaramente la dissolutezza, ma il suo esatto contrario (qui la nostra traduzione).







«Dopo il 1992, l'Italia ha fatto più della maggior parte degli altri paesi membri dell'Eurozona per soddisfare i vincoli europei  in termini di consolidamento fiscale autoimposto, riforme strutturali e contenimento dei salari reali. Ma la sua stretta osservanza di tali vincoli ha ammazzato la domanda interna e le esportazioni italiane».



Quindi, a tutti coloro che pensano che l'Italia debba semplicemente spendere meno e tassare di più per ridurre il suo debito: è esattamente quello che ha fatto e, molto semplicemente, non funziona!







"In secondo luogo, è sbagliato attribuire le responsabilità di questa crisi strutturale dell'Italia alla UEM, a Bruxelles o al vincolo esterno. La crisi permanente dell'Italia è una ferita auto-inflitta, una storia di rovina dall'interno. Per dirne una, in Italia ci sono troppi economisti deliranti che sostengono un'austerità fiscale rigorosa, secondo i quali questa si sarebbe rivelata "espansiva" (Alesina et al. 2013; Cottarelli 2018a, 2018b; Alesina, Favero e Giavazzi 2019) o favorevoli a una regolamentazione del mercato del lavoro ancora più drastica nella convizione che, miracolosamente, questo avrebbe portato a un aumento dell'occupazione, degli investimenti e dell'attività economica (Hijzen,Mondauto e Scarpetta2017; Boeri et al. 2019). La crisi strutturale italiana è un esempio di iatrogenesi - una malattia causata dagli stessi medici, secondo la famosa riflessione di Ivan Illich."



Ciò che è notevole del costante saldo primario dell'Italia a partire dagli anni '90 è che sia stato realizzato durante un periodo di lunghissima stagnazione, con i redditi bassi e le spese elevate. Questo grafico mostra la crescita del PIL in Italia e nei Paesi Bassi (base 1990 = 100).







Questo è lo stesso grafico per il periodo successivo al 2000, prendendo il 2000 come base. Dal 2000 l'economia olandese è cresciuta del 30%, mentre quella  italiana è cresciuta del 3%. A ben guardare, il PIL è persino minore a quello di 10 anni fa.







L’Olanda si può finanziare a tassi molto più convenienti dell'Italia. Questa è la spesa per interessi in rapporto al PIL che Italia e Olanda pagano ogni anno per coprire il proprio debito. Dal 2010 l'Italia ha pagato in media il 4% del suo PIL di interessi all'anno, l’Olanda meno dell'1%.







Raggiungere il pareggio di bilancio in queste condizioni è come pretendere di nuotare con un masso legato al collo.



Questa è una buona spiegazione sulle origini del debito italiano:







Qualcuno potrebbe credere che non sia colpa dell’Olanda se l'Italia deve pagare tassi di interesse così elevati. In realtà, all'interno di un'unione monetaria, i soldi fluiscono dai Paesi considerati più a rischio (come l’Italia), spingendo i loro tassi di interesse verso l’alto, verso quelli "sicuri" (come l’Olanda), abbassando di contro i loro. (Paul De Grauwe, The Governance of a fragile Eurozone)







" Lo scenario spagnolo



Le cose sono drammaticamente differenti per un membro di un’unione monetaria, come la Spagna. Supponiamo che gli investitori temano un default da parte dello Stato spagnolo. Come risultato, vendono titoli di stato spagnoli, spingendo verso l'alto il tasso di interesse... Gli investitori che hanno acquisito euro è probabile che decidano di investire questi euro altrove, ad esempio in titoli di Stato tedeschi. Di conseguenza, gli euro lasciano il sistema bancario spagnolo. Non esiste un mercato dei cambi, né un tasso di cambio flessibile capace di fermare questo movimento. Pertanto l’ammontare complessivo di liquidità (moneta) in Spagna si restringe. Lo Stato spagnolo vive una crisi di liquidità, vale a dire che non può ottenere fondi per rinnovare il suo debito a tassi di interesse ragionevoli. Inoltre, lo Stato spagnolo non può forzare la Banca di Spagna a comprare debito pubblico. La BCE può fornire tutta la liquidità del mondo, ma il governo spagnolo non controlla tale istituzione. La crisi di liquidità, se abbastanza forte, può costringere lo stato spagnolo al default. I mercati finanziari lo sanno e metteranno alla prova il governo spagnolo quando i deficit di bilancio si deteriorano. Così, in un’unione monetaria, i mercati finanziari acquisiscono un potere enorme e possono mettere un paese membro in ginocchio."



Che poi è proprio quello che è successo da quando la pandemia ha colpito l'Italia.





"Gli investitori scaricano i bond italiani e cercano rifugio nel debito tedesco e francese" Wall Street Journal  





In teoria i rendimenti obbligazionari dovrebbero riflettere il rischio effettivo di un default del Paese. Ma lo studio di De Grauwe et al. mostra che sono guidati principalmente dai "sentimenti del mercato" (erratici) piuttosto che dai fondamentali economici.



E comunque, al giorno di oggi, i default non capitano praticamente mai: i Paesi pagano sempre i loro creditori. Nel suo ottimo libro, Jerome Roos ha dimostrato come la quota totale del debito pubblico mondiale in stato di default fosse dello 0,2%. Il restante 99,8% è stato normalmente rimborsato.







Persino il Wall Street Journal - non esattamente una testata marxista-leninista - riconosce come la presunta dissolutezza fiscale degli ultimi anni non sia stata la vera causa del problema del debito italiano, quanto piuttosto un insieme di pessime scelte politiche legate a UE ed euro e inziate una quarantina di anni fa.







Questo è un altro esempio per comprendere come gli interessi che i diversi Paesi debbono pagare per finanziarsi non siano un riflesso dei fondamentali economici: i rendimenti obbligazionari olandesi e italiani sono stati fortemente convergenti tra il 2000 e lo scoppio della cosiddetta crisi dei debiti sovrani, prima di tornare a divergere...







...mentre le differenze nel rapporto debito/PIL sono rimaste pressoché invariate. Quello  che "i mercati credono" e determina l’andamento dei tassi di interesse è guidato da altre cose, spesso irrazionali.







Per capire megio come i costi olandesi siano diminuiti proprio perché i costi italiani sono aumentati: ecco un grafico dei rendimenti obbligazionari tra l'inizio della crisi finanziaria nel 2008 e il "whatever it takes" di Mario Draghi a metà 2012: sono praticamente speculari.







Ciò è dovuto al modello individuato da De Grauwe: poiché il denaro è "intrappolato" nell’euro, il capitale è fuggito da Sud (spingendo gli interessi verso l'alto) a Nord (spingendo gli interessi verso il basso) all'interno dell'Eurozona.



Non so davvero cosa dire. Ho vissuto in italia. Le infrastrutture si stanno sgretolando. Basti vedere le ferrovie e le autostrade.



4 giorni fa è crollato un ponte. In quale altro Paese dell'Europa occidentale accadono questo genere di cose?







L'anno scorso è crollato un altro ponte, uccidendo 43 persone.







E se pensate che l'Italia dovrebbe semplicemente tassare la sua economia informale (l'insieme di transazioni di beni e servizi non inclusi nella contabilità nazionale, NdT): le persone che hanno un lavoro informale a basso salario potrebbero non pagare l'imposta sul reddito, ma non ricevono neache benefici sociali. Di conseguenza la percentuale di disoccupati in Italia che riceve effettivamente sussidi di disoccupazione è particolarmente bassa.







Di solito le persone all'estremità inferiore del mercato del lavoro ricevono più benefici di quante tasse paghino. E l'occupazione informale è prevalentemente a basso reddito. I dati sopra riportati provengono dai prospetti occupazionali dell'OCSE.



Quindi non è affatto certo che comprendere il settore informale a basso salario migliorerebbe la situazione fiscale se si considerano sia le entrate che le uscite.



E guardando ancora pià indietro nel tempo, le finanze pubbliche olandesi non sembrano esattamente strabilianti...







L'Italia ha uno dei livelli più bassi di investimenti pubblici (in strade, scuole, ecc.) della UE. Negli ultimi anni non ha investito abbastanza neanche per compensare il deterioramento della sue infrastrutture.





https://www.bruegel.org/2018/06/understanding-the-lack-of-german-public-investment/

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