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07/05/19

Escobar - Le nuove Vie della Seta convergono verso un’Eurasia allargata

La Russia è pronta a spingere per l'integrazione economica con altre regioni asiatiche in sintonia con l'iniziativa Belt and Road della Cina. Ce lo spiega l'analista ed esperto in affari asiatici Pepe Escobar aprendo una prospettiva su scenari pressoché sconosciuti in Occidente: i nuovi equilibri geopolitici tra Cina e Russia, che si pongono in aperta alternativa all'assetto strategico, ideologico e culturale attuale finora dominato dalle potenze occidentali. Uno scenario certamente da tenere d'occhio da vicino, soprattutto mentre l'ormai inevitabile crisi dell'impero americano, delle ideologie tradizionali materialiste, e lo sfacelo morale e politico dell'Unione Europea sono ormai sotto gli occhi di tutti.

 

 

Di Pepe Escobar, 12/15/2018

 

Il concetto di Eurasia allargata è da diversi anni oggetto di discussione ai più alti livelli del mondo accademico e della politica russa. Alcuni mesi fa questa linea diplomatica è stata discussa nel Consiglio dei Ministri russo e sembra destinata a essere certificata, senza fanfare, come la principale linea guida della politica estera russa per il prossimo futuro.

 

Il presidente Putin si è impegnato incondizionatamente affinché abbia successo. Già al Forum economico internazionale di San Pietroburgo nel 2016, Putin ha fatto riferimento a un’emergente "partnership eurasiatica”.

 

Ho avuto il privilegio di avere eccellenti scambi personali a Mosca con alcuni dei principali analisti e politici russi coinvolti nell'avanzamento della Grande Eurasia.

 

Tra questi, tre in particolare: Yaroslav Lissovolik, direttore del programma del Club di Valdai e esperto in politica ed economia del Global South; Glenn Diesen, autore della fondamentale Strategia geoeconomica della Russia per una grande Eurasia; e il leggendario professor Sergey Karaganov, decano della Facoltà di Economia Mondiale e Affari Internazionali presso la Scuola Superiore di Economia dell'Università Nazionale di Ricerca e presidente onorario del Presidium del Consiglio per la politica estera e di difesa, che mi ha ricevuto nel suo ufficio per una conversazione non ufficiale.

 

Il quadro per la Grande Eurasia è stato analizzato in dettaglio dall'indispensabile Club di discussione Valdai, in particolare durante Rediscovering the Identity, la sesta parte di una serie intitolata Toward the Great Ocean, pubblicata lo scorso settembre, redatta da un accademico esperto di estremo oriente, moderata da Leonid Blyakher della Pacific National University di Khabarovsk e coordinata da Karaganov, direttore del progetto.

 

Il cuore concettuale della Grande Eurasia è la svolta a est della Russia, o svolta verso l’Asia, in quanto sede dei mercati economici e tecnologici del futuro. Ciò implica che l’Eurasia allargata proceda in simbiosi con le nuove Vie della Seta cinesi, la Belt and Road Initiative (BRI). Tuttavia, questa fase avanzata del partenariato strategico Russia-Cina non significa necessariamente che Mosca trascurerà la miriade di stretti legami che ha con l'Europa.

 

Gli esperti russi di Estremo Oriente sono molto consapevoli dell’'"eurocentrismo di una parte considerevole delle élite russe". Pressoché tutto il sostrato economico, demografico e ideologico della Russia è stato strettamente intrecciato con l'Europa per tre secoli. È indubbio che la Russia si sia ispirata all'alta cultura europea e al suo sistema di organizzazione militare. Ma ora, sostengono, in quanto grande potenza eurasiatica, è giunto il momento di trarre profitto da "una fusione originale e autosufficiente di molte civiltà"; la Russia non solo come snodo commerciale e di collegamento, ma come "ponte di civiltà".

 

 

L’eredità di Gengis Khan

 

Ciò che le mie conversazioni, in particolare con Lissovolik, Diesen e Karaganov, hanno rivelato è qualcosa di assolutamente rivoluzionario - e praticamente ignoto in tutto l'Occidente; la Russia punta a stabilire un nuovo paradigma non solo in geopolitica e geoeconomia, ma anche a livello culturale e ideologico.

 

Le condizioni sono certamente mature per questo. L'Asia nord-orientale si trova in un vuoto di potere. La priorità dell'amministrazione Trump - così come la strategia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti - è il mero contenimento della Cina. Così, sia il Giappone che la Corea del Sud, lentamente ma inesorabilmente, si stanno avvicinando alla Russia.

 

L’approccio culturale degli analisti della Grande Eurasia, ripercorrendo il passato della Russia, potrebbe non risultare comprensibile in Occidente. 'Verso il Grande Oceano', il rapporto di Valdai supervisionato da Karaganov, sottolinea l'influenza di Bisanzio, che "preservò la cultura classica e la combinò con il meglio della cultura orientale in un momento in cui,  nel Medioevo, l'Europa stava affondando". Fu Bisanzio ad ispirare la Russia ad adottare il cristianesimo ortodosso.

 

Sottolinea anche il ruolo dei mongoli sul sistema politico russo. "Le tradizioni politiche della maggior parte dei paesi asiatici si basano sull'eredità dei mongoli. Sia la Russia che la Cina affondano le radici nell'impero di Gengis Khan".

 

Se l'attuale sistema politico russo può essere considerato autoritario - o, come sostenuto a Parigi e Berlino, un esempio di "illiberalismo" - i principali accademici russi sostengono che un'economia di mercato protetta da una potenza militare snella ed essenziale funziona in modo più efficiente rispetto alle democrazie liberali occidentali, oggi profondamente in crisi.

 

Mentre la Cina si volge verso occidente in molteplici forme, la Grande Eurasia e la Belt and Road sono destinate a fondersi. L'Eurasia è attraversata da imponenti catene montuose come il Pamir e deserti come il Taklamakan e il Karakum. La migliore rotta via terra passa dalla Russia o attraverso il Kazakistan verso la Russia. In termini cruciali di soft power, il russo rimane la lingua franca in Mongolia, Asia centrale e Caucaso.

 

E questo ci porta alla massima importanza di una ferrovia transiberiana potenziata - l'attuale nucleo di connettività dell'Eurasia. Parallelamente, i sistemi di trasporto degli "stan" dell'Asia centrale sono strettamente integrati con la rete stradale russa; e tutto ciò è destinato a essere migliorato nel prossimo futuro con la ferrovia ad alta velocità costruita dai cinesi.

 

Anche l'Iran e la Turchia stanno sviluppando le loro proprie versioni di svolta asiatica. All'inizio dello scorso dicembre è stato approvato un accordo di libero scambio tra l'Iran e l'Eurasia Economic Union (EAEU). L'Iran e l'India sono anche intenzionate a stipulare un accordo di libero scambio. L'Iran è un grande attore nel Corridoio di trasporto internazionale Nord-Sud (INSTC), che è essenziale per favorire una più stretta integrazione economica tra Russia e India.

 

Il Mar Caspio, dopo un recente accordo tra i suoi cinque stati costieri, sta riemergendo come importante centro commerciale dell'Eurasia centrale. Russia e Iran sono impegnati in un progetto congiunto per la costruzione di un gasdotto in India.

 

Il Kazakistan mostra come la Grande Eurasia e la BRI siano complementari; Astana è membro sia di BRI che di EAEU. Lo stesso vale per la regione di Vladivostok, che rappresenta il varco all'Eurasia per la Corea del Sud e il Giappone, nonché per il punto di ingresso della Russia nel Nordest asiatico.

 

In definitiva, l'obiettivo regionale della Russia è quello di collegare le province settentrionali della Cina con l'Eurasia attraverso la Transiberiana e la Ferrovia orientale cinese - con una completa interconnessione tra Chita in Cina e Khabarovsk in Russia.

 

E in questo contesto, Mosca punta a massimizzare il rendimento sui gioielli della corona dell'Estremo Oriente russo; agricoltura, risorse idriche, minerali, legname, petrolio e gas. La costruzione di impianti di gas naturale liquefatto (GNL) a Yamal avvantaggia ampiamente la Cina, il Giappone e la Corea del Sud.

 

 

Lo spirito comunitario

 

L'eurasiatismo, inizialmente concepito all'inizio del XX secolo dal geografo PN Savitsky, il geopolitico GV Vernadsky e lo storico culturale VN Ilyn, tra gli altri, considerava la cultura russa come una combinazione unica e complessa di oriente e occidente, e il popolo russo come appartenente a "una comunità eurasiatica totalmente originale".

 

Questo sicuramente è un concetto ancora attuale. Ma come sostengono gli analisti del Club Valdai, il nuovo concetto di Eurasia allargata "non è una chiusura all'Europa o all'Occidente", ma si propone di includere almeno una parte significativa dell'UE.

 

La leadership cinese descrive la BRI non solo come una serie di corridoi di scambio, ma anche come una "comunità". I russi usano un termine simile applicato alla Grande Eurasia; Sobornost ("spirito comunitario").

 

Come ha sottolineato costantemente Alexander Lukin della Higher School of Economics ed esperto dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), ultimamente anche nel suo libro Cina e Russia: Il nuovo ravvicinamento, tutto questo riguarda l'interconnessione tra Eurasia, BRI, EAEU, SCO, INSTC, BRICS, BRICS Plus e ASEAN.

 

Gli intellettuali russi di spicco - dal Valdai Club alla Higher School of Economics - così come i migliori analisti cinesi, sono in sincronia. Lo stesso Karaganov ribadisce costantemente che il concetto di Grande Eurasia deriva, "congiuntamente e ufficialmente", dal partenariato Russia-Cina; "Uno spazio comune per la cooperazione economica, logistica e informativa, la pace e la sicurezza da Shanghai a Lisbona e da Nuova Delhi a Murmansk".

 

Il concetto di Eurasia allargata è, ovviamente, ancora in embrione. Ciò che hanno rivelato le mie conversazioni a Mosca è la sua straordinaria ambizione; posizionare la Russia come un crocevia geoeconomico e geopolitico chiave che colleghi i sistemi economici dell'Eurasia settentrionale, dell’Asia centrale e sud-occidentale.

 

Come osserva Diesen, la Russia e la Cina sono inevitabilmente diventate alleate a causa del loro "obiettivo condiviso di ristrutturare le catene del valore globali e sviluppare un mondo multipolare". Non c'è da meravigliarsi se la spinta di Pechino a sviluppare piattaforme tecnologiche nazionali all'avanguardia sta provocando così tanta agitazione a Washington. E in termini di quadro generale, è perfettamente logico che la BRI sia armonizzata con la spinta alla connettività economica della Russia per la Grande Eurasia.

 

Tutto ciò è irreversibile. I cani da guardia del contenimento, delle sanzioni e persino della guerra possono agitarsi quanto vogliono, ma la spinta all’integrazione dell'Eurasia continuerà ad andare avanti.

04/06/17

L'ordine mondiale multipolare di Mosca e Pechino

Mentre l'ordine mondiale a guida USA è sempre più in crisi e viene apertamente sfidato persino dalle redivive ambizioni egemoniche della Germania, Cina e Russia stanno tenacemente costruendo il proprio ordine mondiale, con una peculiare divisione del lavoro che assegna a Mosca l'onere della difesa e a Pechino l'aspetto economico dell'integrazione eurasiatica. Così, mentre gli USA, che sono la principale causa dell'avvicinamento tra Russia e Cina altrimenti divise da attriti geostrategici, non riescono a sabotare questa cooperazione, sempre più paesi entrano sotto l'ombrello protettivo economico e militare sino-russo, in quella che sembra la realizzazione del peggior incubo geostrategico dell'establishment atlantico. Da The Strategic Culture Foundation.

 

 

 

di Federico Pieraccini, 21/05/2017

 

(Questo articolo nasce come replica alle tesi che Bobo Lo, analista del Lowy Institute for International Policy, ha esposto a una conferenza del Brooking Institute sulle relazioni sino-russe)

 

L'ipotesi principale con la quale Bobo Lo comincia a definire la relazione tra Mosca e Pechino è che i due paesi basino la loro collaborazione sulla convenienza e su una convergenza di interessi piuttosto che su un'alleanza. Lo continua spiegando che i principali attriti nella relazione sino-russa riguardano il destino che Putin e Xi riservano all'Europa, in particolare all'Unione Europea, oltre alla differenza di opinioni sul ruolo cinese nel Pacifico. Nel primo caso, Lo afferma che la Russia vuole porre fine al progetto europeo, mentre la Cina spera in un'Europa forte e prospera. Per quel che riguarda la situazione nel Pacifico, secondo questo resoconto,  Mosca vuole un equilibrio di potere tra le diverse potenze, senza che il dominio egemonico venga trasferito da Washington a Pechino.

 

L'unico merito nell'analisi di Lo è l'aver identificato gli Stati Uniti come principale causa dell'avvicinamento strategico tra Mosca e Pechino, certamente un'ipotesi scarsamente presa in considerazione dai responsabili politici statunitensi. Lo ritiene che l'ossessione di Washington sulla cooperazione tra Cina e Russia sia controproducente, anche se pensa anche che gli Stati Uniti non dispongano in realtà della capacità di sabotare o contenere i molti ambiti di cooperazione tra Pechino e Mosca.

 

Ciò che manca nell'analisi di Lo sono due fattori essenziali che regolano il modo in cui Mosca e Pechino hanno strutturato la loro relazione. La Cina e la Russia hanno compiti diversi nel promuovere il loro ordine mondiale, ovvero preservare la stabilità globale attraverso mezzi militari ed economici. La loro relazione complessiva di cooperazione reciproca va oltre la regione dell'Eurasia e si concentra sull'intero processo di una globalizzazione sostenibile, nonché su come creare un ambiente dove tutti possano prosperare in modo efficiente e sostenibile. Questo implica l'abbandono dell'attuale ordine mondiale unipolare, bellicoso e caotico.

 

Mosca e Pechino: sicurezza ed economia

 

Pechino è stato il motore economico del mondo per oltre due decenni e non mostra segni di rallentamento, almeno non troppo. Mosca, contrariamente alla propaganda dei media occidentali, è tornata a svolgere un ruolo non solo a livello regionale, ma come potenza globale. Entrambi questi percorsi di crescita militare ed economica hanno messo Cina e Russia in rotta di collisione con gli Stati Uniti, l'attuale superpotenza globale che tende a dominare le relazioni internazionali con il bullismo economico, politico e militare, grazie a media compiacenti e politici corrotti.

 

Nel caso di Pechino, il processo di globalizzazione ha enormemente migliorato il paese, consentendo al gigante asiatico di diventare la fabbrica del mondo, con i paesi occidentali che possono esternalizzare il lavoro a basso costo. In questo processo di crescita economica, negli anni Pechino è passata dall'essere un semplice paradiso dell'outsourcing a basso costo per le imprese private ad essere leader mondiale negli investimenti e nei progetti a lungo termine. I dividendi di anni di accumulazione di ricchezza a spese delle nazioni occidentali hanno consentito a Pechino di essere più di un semplice partner strategico per altre nazioni. La Cina guida il processo di globalizzazione, come recentemente sottolineato da Xi Jinping a Davos, in uno storico discorso. La transizione della Cina da innocuo partner dell'Occidente a potenza regionale con enormi investimenti esteri mette il paese in rotta di collisione con Washington. Inevitabilmente, Pechino diventerà l'egemone asiatico, cosa che i politici americani hanno sempre assicurato che non sarà tollerata.

 

Il pericolo che Washington vede è quello di una Cina emergente come superpotenza regionale che condurrà le danze nel Pacifico, la regione più importante del pianeta. Gli Stati Uniti hanno molti interessi in gioco nella regione e vedono indubbiamente in pericolo il proprio futuro di leader dell'ordine mondiale. La politica del "Perno Asiatico" di Obama puntava proprio a contenere la Cina e limitare il suo potere economico in modo da ridimensionare le ambizioni di Pechino.

 

Non sorprende che le preoccupazioni di Washington su Mosca riguardino la rinascita delle sue capacità militari. La Russia è in grado di opporsi a determinati obiettivi degli Stati Uniti (vedi Ucraina o Siria) con mezzi militari. La possibilità del Cremlino di limitare l'influenza americana nell'Europa orientale, nel Medio Oriente e nell'Eurasia in generale è motivo di preoccupazione per i responsabili politici americani, che non riescono a contenere la Russia e limitare la sfera d'influenza di Mosca.

 

In questo contesto, per garantire la stabilità della regione eurasiatica nel suo complesso - in Asia, in Medio Oriente e in Europa - entra in gioco la divisione strategica del lavoro tra Russia e Cina. Per riuscire in questo compito, Mosca ha assunto prevalentemente l'onere militare, condiviso con altre nazioni amiche appartenenti alle aree coinvolte. In Medio Oriente, ad esempio, la partnership di Teheran con Mosca è vista positivamente da Pechino, data la sua intenzione di stabilizzare la regione e di sradicare il problema del terrorismo, di cui nazioni come la Cina e la Russia sono particolarmente preoccupate.

 

Sia Putin che Xi sono consapevoli che l'influenza degli estremisti islamici nelle regioni caucasiche in Russia o nella regione autonoma dello Xinjiang in Cina, può essere sfruttata opponendosi ai paesi occidentali. In Nord Africa, l'Egitto ha firmato diversi contratti per l'acquisto da Mosca di veicoli militari, oltre ad aver acquistato le due navi Mistral dalla Francia, affidandosi quindi alle forniture militari di Mosca. Non sorprende pertanto che Mosca ed Egitto abbiano collaborato nella situazione in Libia e in Nord Africa in generale.

 

Nel sud-est asiatico, Mosca cerca di coordinare gli sforzi per raggiungere un accordo tra Afghanistan, Pakistan e India. L'ingresso di New Delhi e Islamabad (Teheran sarà la prossima) nell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), con la benedizione di Pechino, protagonista della riunione dello SCO del 2017, è un risultato fondamentale e la giusta prospettiva dalla quale osservare l'evoluzione della regione. Mosca sta sostanzialmente agendo come mediatore tra le parti ed è anche in grado di interagire con l'India, nonostante la presenza dominante della Cina. L'obiettivo finale di Mosca e di Pechino è di sradicare il fenomeno terroristico nella regione asiatica, con un occhio a ciò che sta succedendo in Nord Africa e Medio Oriente con l'Iran e l'Egitto.

 

Verso un Ordine Mondiale Multipolare

 

Il punto di svolta nelle relazioni tra Mosca e Pechino riguarda la capacità di coinvolgere i paesi terzi sotto l'aspetto militare od economico, a seconda delle esigenze e degli obiettivi di questi paesi. Chiaramente nel campo militare è Mosca a condurre, con la vendita di armi ai partner attuali e futuri e la cooperazione in materia di sicurezza (come con le ex Repubbliche Sovietiche dell'Asia centrale o nel Donbass) e con degli interventi mirati, se necessario, come in Siria. Pechino, d'altra parte, agisce in modo diverso, concentrandosi nel campo economico, con al centro in particolare l'Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB).

 

Iniziative come la One Belt One Road (OBOR) (Una zona Una via, ndt) e la Via Marittima della Seta, hanno lo stesso obiettivo strategico dell'iniziativa militare russa, vale a dire assicurare l'indipendenza della regione in una prospettiva geo-economica, raggiungendo accordi win-win, vantaggiosi per tutti i partner coinvolti. Naturalmente, l'accordo win-win non significa che la Cina vinca e poi vinca nuovamente; piuttosto, comporta una serie di concessioni bilaterali che possano arrivare a soddisfare tutti gli attori coinvolti. Un esempio importante a questo proposito, che spiega il partenariato sino-russo, riguarda l'integrazione dell'Unione Eurasiatica con la Via della Seta cinese. Le preoccupazioni russe sullo status predominante del colosso cinese in Asia centrale sono state mitigate da una serie di soluzioni, come il sostegno del programma di infrastrutture dell'OBOR a quello dell'Unione Eurasiatica. Pechino non è interessata a sostituire il ruolo guida di Mosca nei paesi post-sovietici dell'Asia centrale, ma piuttosto a fornire energia e sviluppo economico significativo alle nazioni particolarmente sottosviluppate che necessitano di importanti investimenti economici, cosa che solo Pechino è in grado di garantire.

 

Il collegamento dell'Unione Economica Eurasiatica  con l'iniziativa One Belt One Road garantisce a Mosca un ruolo primario nel transito di merci da est a ovest, diventando così il punto di collegamento tra Cina ed Europa man mano che il ruolo e la funzione dell'UEE si espandono. Tutti i partecipanti a queste iniziative hanno un'occasione unica per far crescere la loro economia attraverso questa intera rete di collegamenti. Pechino garantisce i soldi per i paesi in difficoltà e Mosca la sicurezza. Lo SCO svolgerà un ruolo importante nella riduzione e nella prevenzione dell'influenza terroristica nella regione, un presupposto per il successo di ogni progetto. Inoltre, anche l'AIIB, e in una certa misura la BRICS Development Bank, dovranno entrare in gioco e offrire garanzie economiche alternative ai paesi potenzialmente coinvolti in questi progetti, al fine di liberarli dalle istituzioni finanziarie internazionali esistenti.

 

One Belt One Road, e tutti i relativi progetti, rappresentano un'occasione unica in cui tutti i giocatori rilevanti condividono obiettivi comuni e benefici provenienti da questi rivoluzionari rapporti geo-economici. Questo rapporto sicurezza-economia tra Mosca e Pechino è il cuore dell'evoluzione dell'attuale ordine mondiale, dal mondo unipolare al mondo multipolare. Gli Stati Uniti non possono opporsi alla Cina sul fronte economico e alla Russia sul fronte militare. Tutto si riduce a quanto  Cina e Russia possano continuare a fornire e garantire un ombrello protettivo economico e militare al resto del mondo.