20/09/11

Lehman Moment in Europa

Un bellissimo articolo da Econbrowser  suggeritomi da Cesaratto, a vantaggio speciale dei suoi tenaci critici!  A dimostrare quel che gira a livello internazionale, mentre purtroppo in Italia (come anche in Germania)  la cultura economica "open minded" è vicina allo zero...ecco perché Vocidallestero!

di Jeffry Frieden - Stanfield Professor of International Peace alla Università di Harvard e co-autore di Lost Decades: The Making of America's Debt Crisis and the Long Recovery.
L'Europa è nel bel mezzo della sua particolare variante della grande crisi del debito che nel 2008 ha colpito gli Stati Uniti. Crescono i timori che se le cose vanno male, il continente dovrà affrontare un suo "momento Lehman" – una ripetizione del panico puro che ha colpito i mercati Americani e mondiali dopo il crollo di Lehman Brothers nell'ottobre 2008. Com'è che l'Europa è arrivata a trovarsi in queste gravi difficoltà? Quali sono le sue opzioni? Che cosa è probabile che accada?

L'Europa sta ripercorrendo i passi compiuti dagli americani un paio di anni fa. Tra il 2001 e il 2007 gli Stati Uniti hanno fatto dei consumi folli, finanziati prendendo in prestito trilioni di dollari dall'estero. Una parte del denaro è andato a coprire il deficit del bilancio Federale creatosi dopo i tagli fiscali di Bush del 2001 e del 2003; gran parte è andato a finanziare un boom nel mercato immobiliare del paese. Alla fine il boom è diventato una bolla e la bolla è scoppiata, trascinandosi dietro le principali istituzioni finanziarie del paese - e quasi tutto il resto dell'economia mondiale. Gli Stati Uniti ora stanno raccogliendo i cocci della loro crisi del debito.

I debitori dell'Europa hanno attraversato più o meno lo stesso tipo di ciclo del prestito. Per un decennio, un gruppo di paesi periferici dell'eurozona hanno preso prestiti in maniera massiccia dalle banche Europee e dagli investitori del Nord. In Spagna, Portogallo e Irlanda, la maggior parte del denaro preso in prestito ha inondato il surriscaldato mercato immobiliare. "Al culmine del boom edilizio", Menzie Chinn ed io abbiamo scritto nel nostro nuovo libro, Lost Decades: The Making of America’s Debt Crisis and the Long Recovery (W.W. Norton):

"un lavoratore spagnolo ogni sette era impiegato nella costruzione di abitazioni. Ogni anno venivano costruite mezzo milione di nuove case – una cifra equivalente all'incirca a tutte le nuove costruzioni di Italia, Francia e Germania messe insieme - in un paese con circa 16 milioni di famiglie. La quantità dei prestiti per la casa è salita alle stelle, da $ 180 miliardi nel 2000 a 860 miliardi di dollari nel 2007. Nei dieci anni sino al 2007, i prezzi delle case sono triplicati, e tra i paesi sviluppati sono stati secondi solo all'Irlanda; da allora, una casa media a Madrid costa la cifra inaudita di $ 400.000. (Pp. 49-50)."

La Grecia rappresenta una storia diversa. Ha preso in prestito, come abbiamo scritto, "soprattutto per finanziare un continuo deficit del bilancio pubblico e un boom dei consumi in stile americano."
Il prestito greco è andato al di là del ragionevole: al suo apice, in un anno la Grecia ha preso in prestito una cifra pari a quasi il 15 per cento del PIL, così che più di un euro su sette speso a livello locale è stato preso in prestito dall'estero. Entro il 2009, gli undici milioni di persone nel paese dovevano più di $ 500 miliardi all'estero, più del debito estero di Argentina, Brasile e Messico messi iniseme (con una trentina di volte il numero di persone e dieci volte la potenza economica della Grecia).
(Pp. 186-187)

L'esperienza dell'Europa si differenzia da quella dell'America a causa dell'esistenza dell'euro, una moneta comune sia per i creditori che per i debitori. La politica monetaria della Banca Centrale Europea (BCE) ha mantenuto i tassi di interesse molto bassi, anche per i paesi in rapida crescita del Sud Europa che in precedenza avevano avuto alti tassi di interesse. E l'aspettativa che gli altri membri dell'eurozona sarebbero intervenuti se uno Stato membro debitore si fosse messo nei guai, ha portato i prestatori a credere che il prestito all'interno della zona euro fosse quasi senza rischi. Ma, come negli Stati Uniti, il boom non era sostenibile. Quando nell'ottobre 2008 è iniziata la crisi finanziaria globale, i debitori Europei sono stati in gran parte tagliati fuori dai mercati finanziari. Come le loro economie hanno cominciato a calare, hanno affrontato gravi difficoltà nel servizio del debito. I problemi dei debitori Europei non erano preoccupanti solo per gli stessi debitori. La maggior parte dei loro debiti erano dovuti alle banche e agli investitori del Nord Europa, e la crisi ha minacciato la solvibilità stessa dei grandi istituti finanziari Europei. Questo - non un astratto desiderio di tendere la mano al popolo Greco e Portoghese, o di salvare l'euro - è stato il motivo principale del salvataggio del debito in corso in Europa:

La logica qui è stata la stessa del salvataggio di una banca: un crollo delle finanze Greche o Portoghesi avrebbe danneggiato il resto dei sistemi finanziari dell'eurozona. Se Bank of America era troppo grande per fallire, allora lo era anche la Grecia. E poiché un approfondimento della crisi finanziaria che ha coinvolto l'intera eurozona avrebbe influenzato l'intero sistema finanziario globale, anche il Fondo Monetario Internazionale è stato coinvolto nel soccorso .... E poiché l'emergenza Greca ha innescato una crisi di fiducia negli altri paesi dell'eurozona il cui cedimento avrebbe potuto danneggiare la regione nel suo complesso, l'Unione Europea è stata coinvolta in un massiccio pacchetto di mille miliardi di dollari per gli altri travagliati debitori europei. (Pagina 188)

Ma il primo piano di salvataggio non è stato sufficiente. Sembra chiaro che le misure di austerità Greche e Portoghesi non saranno sufficienti a consentire ai paesi di continuare a servire i loro debiti; la Spagna sembra sull'orlo di un simile scivolamento verso il default, e anche l'Italia è ora a rischio di prendere la strada degli altri debitori. Alcuni o tutti questi debiti dovranno essere ristrutturati, i tassi di interesse ridotti ed estese le scadenze. In caso contrario, ci sarà un'ondata di default le cui conseguenze farebbero a gara con quelle del fallimento Lehman.

Per due anni, i governi europei sono stati alle prese con la questione di come affrontare questa continua crisi del debito. Ma la maggior parte delle discussioni pubbliche sono state altamente fuorvianti. Nel Nord Europa, e specialmente in Germania, il tono è stato quello dell'indignazione oltraggiata. Questo alto tono morale è fuori luogo. Certamente molte banche e famiglie dell'Europa meridionale, e il governo Greco, hanno preso in prestito in modo irresponsabile, ma le banche e gli altri investitori Tedeschi e del Nord Europa hanno prestato altrettanto irresponsabilmente. Non è chiaro se eticamente ci sia una reale differenza tra mutuatari irresponsabili ed istituti di credito irresponsabili.

E la maggior parte degli Europei del Nord sembrano anche convinti che i salvataggi siano andati ai pigri Europei del sud. In realtà, il loro scopo è stato quello di puntellare il fragile sistema finanziario Europeo del Nord. Le banche Tedesche sono tra le più deboli in Europa, alcune (in particolare la statale Landesbanken) sono effettivamente in bancarotta. Se fossero costrette a svalutare il loro debito dell'Europa meridionale, potrebbero collassare in massa, e il sistema finanziario Europeo si fermerebbe. Proprio come negli Stati Uniti, l'impatto reale del piano di salvataggio Europeo è stato a sostegno delle banche del continente - non di aiuto per i debitori del continente. Il recente downgrade di due delle più importanti banche Francesi, a causa delle loro partecipazioni nel debito Greco, ci ricorda quanto siano esposti i sistemi finanziari del Nord Europa. E da un recente rapporto del FMI risulterebbe che le banche Europee sono per più di 270 miliardi di dollari a corto del capitale di cui avrebbero bisogno per affrontare i loro problemi attuali.

Il dibattito in Europa finisce per vertere sul fatto se l'euro sia stato un bene per i suoi membri. La maggior parte dei Tedeschi sembrano pensare che l'Unione Europea è diventata quello che in gergo viene spesso chiamato "Unione Europea di Trasferimento", un meccanismo per veicolare i soldi degli onesti Europei del Nord verso i pigri Europei del Sud. Un'idea del genere rende difficile capire perché qualsiasi governo Tedesco dovrebbe sopportare una cosa simile. Ma quest'idea ignora i guadagni che la Germania ha realizzato ad essere la prima economia dell'eurozona. Per un decennio, la crescita della Germania è venuta quasi esclusivamente dalle sue esportazioni, e la zona euro e la sua periferia sono stati al centro di questa crescita delle esportazioni. Gli industriali Tedeschi, almeno, sembrano pensare che l'euro è stato cruciale per il loro business. Proprio come il salvataggio del Nevada e della Florida può essere il prezzo da pagare nel Massachusetts e a New York per la condivisione di un'unione economica e monetaria continentale, così questo calcolo si applica anche alla Germania. Certamente molti Tedeschi preferirebbero non dover contribuire a risolvere la crisi Europea; ma questi scettici sembrano non capire che l'alternativa potrebbe essere, nel breve periodo, un collasso del sistema bancario Tedesco, difficoltà economiche nel resto del'eurozona, e nel lungo periodo, la perdita di una delle principali fonti di crescita dell'economia Tedesca..

Nel dibattito in Europa circola anche un certo senso di irrealtà sul come trattare con gli stessi debiti. In quasi tutte le crisi del debito, la soluzione finale richiede che sia i debitori che i creditori paghino parte del prezzo per la soluzione della crisi. Il ritardo nel riconoscere questo fatto può solo peggiorare le cose. All'indomani della crisi del debito Latino-Americano che ha avuto inizio nel 1982, il governo Americano ha cercato di andare avanti a far finta che i debiti alla fine sarebbero stati pagati - forzando un decennio di austerità in America Latina che ha portato al decennio perduto della regione. In definitiva, nel 1989 l'amministrazione di George HW Bush ha riconosciuto la realtà e progettato una svalutazione regionale che ha permesso alle banche di eliminare i debiti inesigibili dai loro libri, e ha permesso ai paesi di riprendere la crescita.

Alla fine i creditori dell'Europa ed i suoi debitori dovranno ammettere che questi debiti non saranno serviti come da contratto, e il debito sarà ristrutturato. Fingere altrimenti potrà solo prolungare l'agonia - non solo dei paesi debitori imponendo l'austerità, ma anche dei sistemi finanziari che ora sono paralizzati dai debiti che nessuno crede che saranno rimborsati. Quando le principali banche centrali, all'inizio di questa settimana, hanno gettato un'ancora di salvezza ai mercati finanziari Europei, hanno senza dubbio contribuito a evitare quello che sembrava essere un'imminente crisi di panico. Tuttavia, questa iniziativa potrà solo rimandare la resa dei conti con le debolezze finanziarie di fondo della regione.

In Europa come in America, la vera domanda è come saranno distribuiti i costi di questa devastante crisi di debito. Chi pagherà - creditori o debitori? I contribuenti o i dipendenti pubblici? I Tedeschi o i Greci? Più realisticamente, quale combinazione di sacrifici sarà politicamente sostenibile, sia tra paesi che all'interno dei paesi. Le conseguenze di ogni crisi del debito affondano nel conflitto su chi sopporterà l'onere dell'aggiustamento alla nuova realtà. Prima gli Europei riconosceranno la vera natura del dibattito in corso, e l'inevitabilità di tirar fuori qualche conclusione reciprocamente accettabile, meglio sarà per loro.


10 commenti:

  1. Ottimo articolo,
    equilibrato, razionale, e direi pragmatico, e quindi non "ideologico".

    Circa il dilemma:
    "Non è chiaro se eticamente ci sia una reale differenza tra mutuatari irresponsabili ed istituti di credito irresponsabili."....

    per me la differenza etica c'è eccome, perchè se possiamo concepire che i mutuatari, siano incompetenti e sciagurati, è inconcepibile che siano ugualmente incompetenti e sciagurati persino le banche, che essendo private, non hanno la scusa degli Stati, di avere gente raccomandata e non eccellente nel proprio ambito.
    Un pò come è successo in USA, con i mutui sub-prime, concessi irrazionalmente, e vergognosamente ai barboni(Ops! termine non politically correct, volevo dire Homeless)!!!!

    Pertanto secondo, l'implacabile ed inderogabile legge di mercato, devono pagare loro, gli investimenti sbagliati, e non andare sempre a pararsi il deretano, dallo Stato, e dalle Banche Centrali,
    socializzando le loro perdite, e privatizzando sempre i loro utili!!! Basta con questo scempio illiberale e antisociale!!!

    Altrimenti, riconoscano che son sanno fare il loro mestiere, di intermediazione creditizia, per favorire investimenti produttivi e di crescita imprenditoriale,
    e accettino di essere nazionalizzate, se non vogliono fallire, come meriterebbero!!!

    Cordiali saluti,

    Nicola.

    RispondiElimina
  2. mi viene in mente Nicola una frase letta di recente che diceva così: testa vinco io, croce tu mi salvi....
    Saluti
    Orazio

    RispondiElimina
  3. Caro Orazio,

    la tua battuta, casca a pennello, per il Cartello della Cosca Globale Finanziaria,
    ma purtroppo c'è davvero da aver paura, perchè dopo aver costruito il moloch UE, su basi completamente fallimentari, l'unica alternativa, e vera soluzione per non fallire(ammesso che si ritenga necessario non fallire), è proprio l'avanzamento dell'unione politica e fiscale dell'UE, ma io temo con un processo ancora meno democratico e ancora più autoritario, dell'imposizione calata dall'alto della stessa unione monetaria, e dei vari trattati europei.
    Non so se faranno in tempo però, prima che questa crisi, partita nel 2007 e 2008 dal mondo finanziario, e ora trasferita agli Stati, travolga completamente, la debole architettura UE, e anche le altre economie già martoriate di USA e UK.

    RispondiElimina
  4. Cara Carmen,

    certe volte, è meglio non evocare certi scenari, perchè sennò si avverano!!!

    Guarda questo link:

    http://www.euractiv.com/euro-finance/eu-wins-battle-national-debt-vetting-news-507688

    insommma gli euro-burocrati, in religioso ossequio dei "famigerati Mercati dei Poteri Forti", si sono inventati la misura autarchica dei "Six-pack", per terrorizzare e costringere ogni Stato, con le maniere forti, a fare tagli brutali, altrimenti ci saranno altrettanto brutali multe. Il Moloch UE, si mostrerà sempre più tirannico, e selvaggio, nell'immediato futuro.

    Quì un'articolo molto critico, del nuovo Imperialismo che si affaccia sull'UE:

    "SIX PACK: I 6 PUNTI DEL GOVERNO UNICO DELLE BANCHE ENTRANO IN VIGORE"

    http://informarexresistere.fr/2011/09/20/six-pack-i-6-punti-del-governo-unico-delle-banche-entrano-in-vigore/


    Cordiali saluti, Nicola.

    RispondiElimina
  5. Finalmente un'analisi lucida delle connessioni economiche dell'europa, e delle relative debolezze.

    Bravo.

    Rimane solo una domanda: siamo sicuri che ci convenga rimanere in zona euro?
    Ai posteri l'ardua sentenza.

    Altrove

    RispondiElimina
  6. Caro Nicola, cercano spremere tutto il possibile...fino alla inevitabile ristrutturazione?
    Scusa il mio cronico ritardo nei commenti, ma sai una donna ha sempre il doppio (o triplo) lavoro...!!!

    Nel senso che l'ardua sentenza verrà emessa altrove? O è una firma? :)

    RispondiElimina
  7. Grazie, davvero interessante questa analisi, mi appunterò l'autore.

    Mi trova molto d'accordo.
    Io penso che la soluzione per l'Europa per tentare di salvarci, se non è troppo tardi, è quella che dicono i due nuovi premi Nobel: «Quando furono creati gli Stati Uniti, alla fine del Settecento, le condizioni dell’America di allora erano simili a quelle dell’Europa di oggi. C’erano tredici Stati che avevano tutti il potere di battere moneta, contrarre debito e decidere le loro politiche fiscali, a fronte di un governo federale estremamente debole. Questi Stati potevano addirittura decidere le proprie regole nel settore del commercio estero, esponendo l’America a forti penalizzazioni da parte di Londra. I padri fondatori, che in larga parte erano creditori dei vari Stati, scrissero la Costituzione proprio allo scopo di correggere questo vizio di fondo. Il governo centrale si fece carico dell’intero debito dei tredici Stati, che in cambio persero l’autonomia economica assoluta che avevano avuto fino a quel momento. Washington ed Hamilton alzarono le tasse fino all’85%, per saldare i debiti, e cominciarono ad emettere bond federali. Ecco, per salvarsi, l’Europa dovrebbe imparare la loro lezione».

    Comunque ho trovato interessante anche il parallelo della crisi nei paesi dell'America Latina dall'82 dove per un decennio si fece finta dei debiti, e si cercò di imporre un'austerità come quella che si sta imponendo in Grecia e nei paesi PIIGS, ma alla fin fine si dovette andare alla resa dei conti cioè contabilizzare le perdite a bilancio.
    Secondo me quindi 2 le soluzioni la prima quella che ci raccontano di 2 nobel, ma non so se ce la faremo, la seconda quella di riconoscere la nostra insolvibilità, cioè per la Grecia una 70% di svalutazione, per noi, l'Italia penso un 30% se va bene così...

    Complimenti alla proprietaria del blog, pur facendo doppio e triplo lavoro!

    Francesco Faraone

    RispondiElimina
  8. Grazie Francesco, questi commenti mi rincuorano, alla fine l'analisi più aderente a quella che è la realtà si farà strada, nonostante la forte manipolazione a cui siamo sottoposti...
    Se potessi mandarmi la fonte da cui hai tratto le interessanti considerazioni dei due Nobel ne sarei felice, magari facciamo circolare di più anche queste autorevoli voci.

    RispondiElimina
  9. Certo Carmen,
    ecco qui l'intervista fatta dalla La Stampa:
    http://www3.lastampa.it/economia/sezioni/articolo/lstp/424252/

    è dell'11 ottobre, quando presero il premio Nobel per l'economia.
    Saluti.

    Francesco - Hans Castorp su IO

    RispondiElimina