16/01/12

Sulle vere cause dietro il downgrade della Francia

Dal Blog di Yanis Varoufakis, bravo economista Greco, un commento esauriente al downgrade della Francia e di una buona parte dell'eurozona

"I problemi finanziari di fronte alla zona euro sono anche una conseguenza dei crescenti squilibri esteri e delle divergenze di competitività tra il centro della zona euro e la cosiddetta" periferia ". Per questo, crediamo che un processo di riforma che si basi sulla sola austerità fiscale rischia di diventare controproducente, in quanto la domanda interna cala con le crescenti preoccupazioni dei consumatori  sulla  disoccupazione e il reddito disponibile,  riducendo le entrate fiscali nazionali"
S & P, estratto dal report per il downgrade di Francia et al, 13 gen 2012

- Che S&P abbia fatto parte integrante della  finanziarizzazione fraudolenta che ci ha portato a questa crisi, è fuor di dubbio.

- Che S&P abbia, in precedenza, declassato sia gli Stati Uniti che il Giappone, non riuscendo a capire che i loro debiti di grandi dimensioni sono perfettamente sostenibili nelle circostanze attuali (cosa confermata dal fatto che il loro declassamento non ha avuto alcun effetto apprezzabile sui rendimenti dei titoli di questi due paesi), è altrettanto evidente.

- Che la logica di S&P, di cui sopra, per il downgrade della Francia sia proprio corretta, non c'è il minimo dubbio.


La nostra crisi è una crisi del settore bancario Europeo che è stata, a sua volta, causata dai sottostanti squilibri commerciali e nei flussi di  capitale all'interno del sistema dell'euro. I guai del settore pubblico della Grecia, il cul de sac del rifinanziamento in Italia, la situazione attuale della Francia, questi sono tutti epifenomeni della crisi. Le cause più profonde sono due:

1. La prima è il deflusso di capitali dalla Germania verso la periferia negli anni '90 e oltre. E' stata la ripercussione immediata del grande esperimento Tedesco degli anni '90, quando il tasso di crescita dei costi unitari del lavoro Tedesco è stato spinto ben al di sotto dei salari Tedeschi e dell'equivalente Francese. In concomitanza con i grandi investimenti dell'industria Tedesca in beni capitali per migliorare la produttività, la forte pressione sui salari Tedeschi ha spinto al massimo i profitti delle imprese. Impossibilitato a trovare un rendimento decente all'interno della Germania, questo capitale ha preso la via verso il sud, attraverso  le banche  Franco-Tedesche che hanno colto al volo l'opportunità di espandersi in nuovi paesi (e dove i premi sul tasso di interesse abbondavano).

2. La seconda dipende dal modo in cui le banche Franco-Tedesche hanno imitato Wall Street e la City sul potenziamento a leva (spesso con rapporti di indebitamento superiori a 50:1) nel deflusso dei capitali prevalentemente Tedeschi verso la periferia, in alcuni paesi verso il settore privato (ad esempio in Spagna ), mentre in altri paesi è risultato più facile vendere le loro merci al settore pubblico (ad esempio in Grecia).

Così, quando il crollo del 2008 ci ha colpito, era inevitabile che le regioni della periferia in deficit sarebbero scoppiate sotto il peso di questi prestiti, e le stupide banche Franco-Tedesche sarebbero cadute nell'insolvenza di massa. E come se non bastasse, i nostri politici hanno deciso di sostenere entrambi questi partners 'caduti'  (gli stati in deficit e le banche Franco-Tedesche), creando la madre di tutti i CDO: l'EFSF.

In breve, negli ultimi due anni, mentre la questione fondamentale è in realtà la faccenda delle banche Franco-Tedesche, sotto i riflettori ci sta una storia relativamente insignificante come quella della Grecia. Il risultato è che la zona euro ha ormai raggiunto uno stadio avanzato di disgregazione. I mercati si stanno già preparando per l'era del dopo-euro. Quindi, perché soltanto la Francia è stata declassata? Perché non la Germania? (Se ho ragione che le banche tedesche sono in difficoltà simili.) La risposta, naturalmente, è che la rottura dell'euro solleverà le banche Tedesche dal fondale fangoso con una marea ruggente (con i flussi di capitali verso la Germania, per gentile concessione del fatto che, in aggregato, la Germania è uno stato creditore). Quanto alla Francia, rimarrà impigliata nei fondali  fangosi, a ricordare il sogno perduto di diventare il centro di comando di una futura Europa federale. Questo è inevitabile ormai, a meno che l'élite francese non si risvegli alla   realtà e chieda qualcosa di veramente radicale alla Germania: un piano razionale per uscire dalla crisi prima che sia troppo tardi. 

3 commenti:

  1. Standard&Poor’s ha bocciato l’Europa, non l’Italia o la Spagna

    http://phastidio.net/2012/01/16/standardpoors-ha-bocciato-leuropa-non-litalia-o-la-spagna/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+phastidio%2Flhrg+%28Phastidio.net%29

    Praticamente sarebbe un sonoro ceffone, affichè gli europei(alias i franco-tedeschi) si decidano ad implementare gli eurobond, insieme ad un mega QE europeo della BCE.
    Ma converebbe anche agli aglo-americani?

    saluti, Nicola

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  2. Ciao Nicola,
    ci sono molti che sostengono che sia tutto un attacco degli Americani contro l'euro, ma a quanto pare gli USA sono coinvolti fino al collo in un eventuale crollo dell'euro, con le loro istituzioni finanziarie, e con i CDS, quindi...

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  3. @Hiei
    Puoi mandarmi la tua mail, che vorrei parlarti? Basta che mi scrivi a carmenthesister@gmail.com
    Il motivo è che, trovando il tono dei tuoi commenti molto sgradevole, vorrei parlarne personalmente con te per vedere se si può arrivare a un superamento di questo stile, senza intasare i commenti con questioni che attengono più alla sfera del rispetto e della educazione che alla sostanza del discorso.

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