18/10/13

La svendita delle Poste di Sua maestà non è questione da lasciare ai conti fatti "col pallottoliere”

Prof. Chang sul Guardian: dietro ai discorsi sulla necessità di riequilibrare i conti c'è un progetto di ampio respiro per lasciare mano libera alle forze del mercato in tutti i settori della nostra vita

Illustration by Satoshi Kambayashi



Traduzione di Alex


Dietro al gran parlare che si fa sulla necessità di pareggiare i conti, si nasconde  un progetto di ampio respiro per assoggettare al mercato  tutti i settori della nostra vita. Non si tratta altro che di far quadrare i conti – o se si vuole essere sprezzanti,  fare i conti col pallottoliere.   I tagli alla spesa sociale sono disdicevoli, ma, ci dicono,  debbono  essere fatti, perché il governo non può spendere più di quello che incassa, così come non dovrebbe farlo nessuna famiglia di buon senso.  Non era Adam Smith , il grande padre dell’economia, che ci diceva  che ciò che "è considerato prudenza nella conduzione di ogni famiglia privata può difficilmente essere considerata follia in quella di un grande regno" ?  


Il ritornello del “far quadrare i conti”  è stato utilizzato anche per giustificare la privatizzazione della Royal Mail, anche perché l’argomento tradizionale sull’  “inefficienza delle imprese pubbliche”  in questo caso non si applicava. La vendita aumenterà le entrate riducendo i disavanzi.  Nella stessa ottica, il governo si è compiaciuto  per l’ulteriore riduzione dei deficit dovuta alla vendita profittevole (o ai progetti di vendita) di  quote delle Banche soggette a salvataggi. 
Non di meno, non fatevi ingannare dal burocratese contabile. Esso nasconde un ambizioso progetto di ristrutturazione della società Britannica, volto ad assoggettare al mercato sempre più  ambiti della nostra vita.  Negli ultimi anni, la regolamentazione del  settore finanziario è stata rafforzata, anche se non tanto quanto si sarebbe potuto pensare, visto i disastri che ha combinato.  Ma in quasi tutti gli altri ambiti  della vita, la tendenza è stata quella di assoggettarli al mercato. Con risultati alquanto gravi – destinati a peggiorare  se il progetto riuscirà ad andare avanti.   

Per via dei tagli alla spesa sociale, anziani e  disabili hanno dovuto procurarsi gli ausili necessari ricorrendo al  mercato,  a costi maggiorati - o , più generalmente, rassegnarsi a maggiori disagi e perdita di dignità.  Per via dei  tagli ai sussidi di disoccupazione, un numero crescente di lavoratori sono stati costretti ad accettare contratti a zero ore (simili  ai nostri contratti a chiamata, ndt) ed altre condizioni di lavoro  più adatte a  paesi in via di sviluppo, se non da vera e propria epoca Vittoriana.   

La privatizzazione e l’esternalizzazione dei servizi pubblici ha fatto sì che sempre più servizi solitamente  forniti sulla  base del diritto di cittadinanza,  vengano ora distribuiti in base alla capacità di pagare.   Come abbiamo già visto con l'energia, l'acqua e le ferrovie, la privatizzazione del "monopoli  naturali"  comporta prezzi più elevati e / o servizi di qualità inferiore, a meno che una ferrea regolamentazione non imponga limiti al  mercato, come avviene in paesi come il Giappone.  In casi limite, la privatizzazione dei monopoli tradizionali  può comportare un costo di vite umane - che vanno dalle vittime di incidenti ferroviari causati da carenza di investimenti in sicurezza fino alla  morte prematura di pensionati per via di un riscaldamento  domestico non adeguato. 

Ora che anche la Royal Mail si unisce a questo elenco, considerate per  certo che le consegne in aree meno accessibili diventeranno meno frequenti e / o più costose,  mentre i lavoratori postali avranno un maggiore carico di lavoro e meno tempo per le relazioni umane.  

Il punto è che i mercati sono gestiti secondo il principio di  "una sterlina, un voto" , il che significa che coloro che hanno abbastanza soldi possono soddisfare anche il più frivolo dei desideri, mentre coloro che non li hanno possono crepare di fame.  E’ proprio perché non si volevano tali risultati che l'umanità ha imparato a controllare le forze del mercato attraverso una regolamentazione pubblica – orientandosi idealmente verso il principio  democratico del tipo  "una persona, un voto".  

Di conseguenza, nel corso del tempo, molti ambiti  sono stati sottratti, almeno parzialmente, alle regole di  mercato: gli esseri umani (gli schiavi), il lavoro minorile, gli uffici pubblici, l'istruzione di base, la sanità e così via. Persino per i beni commerciabili, le modalità di trarne profitto sono state oggetto di crescenti restrizioni. Ad esempio, una volta per i  farmaci non era richiesta alcuna approvazione  prima di poterli  mettere in vendita, e le aziende non erano obbligate a nesuna regola di trasparenza  in caso di vendita di azioni sul mercato.   

Certo, in molti paesi,  negli ultimi decenni, la tendenza verso tale "de - mercatizzazione" si è  invertita, soprattutto nel Regno Unito. Tuttavia, questo è successo non tanto perché le limitazioni  imposte ai mercati  negli anni '60 e '70 fossero in violazione di qualche legge naturale, come piace suggerire ai fautori della deregolamentazione e delle privatizzazioni.  Ciò è avvenuto principalmente  a causa  dello spostamento  degli  equilibri politici del potere a favore delle classi agiate, spostamento che purtroppo sta accelerando negli ultimi anni.  
L'argomento secondo cui non esistono confini naturali al  mercato è  illustrato al meglio da Singapore. Questo paese di successo è spesso portato ad esempio di libero mercato, ma in realtà è qualcosa di molto diverso. Tutto il suo territorio è di proprietà pubblica, l'85 % degli alloggi  è gestito  dalla società pubblica di edilizia residenziale,  ed oltre il 20 % della produzione nazionale proviene  da imprese pubbliche, in settori che vanno dalla cantieristica, ai semi –conduttori,  fino alle  compagnie aeree e le banche.   

Dire che non c'è nessuna corretta limitazione al mercato, non vuol di certo dire che possiamo  fare a meno dei mercati. Dei mercati vivaci sono essenziali per generare prosperità e migliorare il  benessere umano, come l’esempio negativo dei paesi dell'ex blocco sovietico ci ha dimostrato. Ma questo non vuol dire che avere più mercato sia sempre meglio, nello stesso modo in cui un po’ di sale è essenziale per la nostra sopravvivenza, ma  troppo sale é dannoso.

Alla fin fine i mercati non sono altro che dei meccanismi creati dall'uomo  a scopo utilitaristico,  e non certo una forza della natura che non è possibile contrastare.  Se finiscono per essere asserviti solamente agli interessi di una piccola minoranza, come sembra stia succedendo sempre di più, abbiamo il diritto - anzi, il dovere - di regolamentarli  nell'interesse di un bene sociale superiore.

5 commenti:

  1. Mi piace la figura. Chi ne è l'autore?

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    1. Hai ragione, messa la didascalia sotto l'immagine, col nome dell'autore. Pardon.

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    1. Chang è uno spacciatore di integratori per il cervello...:)

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  3. il mercato ed il capitalismo. come dice Toni Negri ,si ,ha vinto almeno per il momento, del resto ha in mano enormi leve finanziarie con cui controlla l'informazione ed i media , propone modelli culturali e sociali, controlla la scienza e ne incentiva i rami a lui più convenienti, è una lotta impari la nostra contro un gigante enorme che noi potremo vincere soltanto allontanandoci dai luoghi del potere in cui esso vive

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