Prof. Chang sul Guardian: dietro ai discorsi sulla necessità di riequilibrare i conti c'è un progetto di ampio respiro per lasciare mano libera alle forze del mercato in tutti i settori della nostra vita
Illustration by Satoshi Kambayashi |
Traduzione di Alex
Dietro al gran parlare che si fa sulla necessità
di pareggiare i conti, si nasconde un
progetto di ampio respiro per assoggettare al mercato tutti i settori della nostra vita. Non si
tratta altro che di far quadrare i conti – o se si vuole essere sprezzanti, fare i conti col pallottoliere. I tagli
alla spesa sociale sono disdicevoli, ma, ci dicono, debbono
essere fatti, perché il governo non può spendere più di quello che
incassa, così come non dovrebbe farlo nessuna famiglia di buon senso. Non era Adam Smith , il grande padre dell’economia,
che ci diceva che ciò che "è considerato prudenza nella
conduzione di ogni famiglia privata può difficilmente essere considerata follia
in quella di un grande regno" ?
Il ritornello del “far quadrare i conti” è stato utilizzato anche per giustificare la
privatizzazione della Royal Mail, anche perché l’argomento tradizionale sull’
“inefficienza
delle imprese pubbliche” in questo
caso non si applicava. La
vendita aumenterà le entrate riducendo i
disavanzi. Nella
stessa ottica, il governo si è compiaciuto per l’ulteriore riduzione dei deficit dovuta alla
vendita profittevole (o ai progetti di vendita) di quote delle Banche soggette a salvataggi.
Non
di meno, non fatevi ingannare dal burocratese contabile. Esso nasconde un ambizioso
progetto di ristrutturazione della società Britannica, volto ad assoggettare
al mercato sempre più ambiti della nostra vita. Negli ultimi anni, la regolamentazione del settore finanziario è stata rafforzata, anche
se non tanto quanto si sarebbe potuto pensare, visto i disastri che ha combinato. Ma in quasi tutti gli altri ambiti della vita, la tendenza è stata quella di
assoggettarli al mercato. Con
risultati alquanto gravi – destinati a peggiorare se il progetto riuscirà ad andare avanti.
Per via dei tagli alla spesa sociale, anziani
e disabili hanno dovuto procurarsi gli
ausili necessari ricorrendo al mercato, a costi maggiorati - o , più generalmente, rassegnarsi a maggiori disagi e perdita di
dignità. Per via dei tagli ai sussidi di disoccupazione, un numero
crescente di lavoratori sono stati costretti ad accettare contratti a zero ore
(simili ai nostri contratti a chiamata, ndt) ed altre condizioni di lavoro più
adatte a paesi in via di sviluppo, se
non da vera e propria epoca Vittoriana.
La privatizzazione e l’esternalizzazione dei servizi pubblici ha fatto
sì che sempre più servizi solitamente
forniti sulla base del diritto di cittadinanza,
vengano ora distribuiti in base alla
capacità di pagare. Come abbiamo già visto con l'energia, l'acqua
e le ferrovie, la privatizzazione del "monopoli naturali" comporta prezzi più
elevati e / o servizi di qualità inferiore, a meno che una ferrea regolamentazione
non imponga limiti al mercato, come avviene
in paesi come il Giappone. In casi limite, la privatizzazione dei monopoli
tradizionali può comportare un costo di vite umane -
che vanno dalle vittime di incidenti ferroviari causati da carenza di
investimenti in sicurezza fino alla morte prematura di pensionati per via di un riscaldamento
domestico non adeguato.
Ora che anche la
Royal Mail si unisce a questo elenco, considerate per
certo che le consegne in aree meno accessibili diventeranno meno
frequenti e / o più costose, mentre i
lavoratori postali avranno un maggiore carico di lavoro e meno tempo per le
relazioni umane.
Il punto è che i
mercati sono gestiti secondo il principio di "una
sterlina, un voto" , il che significa che coloro che hanno abbastanza
soldi possono soddisfare anche il più frivolo dei desideri, mentre coloro
che non li hanno possono crepare di fame. E’ proprio perché non si volevano tali
risultati che l'umanità ha imparato a controllare le forze del mercato
attraverso una regolamentazione pubblica – orientandosi idealmente verso il principio
democratico del tipo "una
persona, un voto".
Di
conseguenza, nel corso del tempo, molti ambiti
sono stati sottratti, almeno parzialmente, alle regole di mercato: gli esseri umani (gli schiavi), il
lavoro minorile, gli uffici pubblici, l'istruzione di base, la sanità e così
via. Persino
per i beni commerciabili, le modalità di trarne profitto sono state oggetto di crescenti restrizioni. Ad
esempio, una volta per i farmaci non
era richiesta alcuna approvazione prima
di poterli mettere in vendita, e le
aziende non erano obbligate a nesuna regola di trasparenza in caso di vendita di azioni sul mercato.
Certo, in molti paesi, negli ultimi decenni, la tendenza verso tale
"de - mercatizzazione" si è
invertita, soprattutto nel Regno Unito. Tuttavia, questo è successo non tanto perché le limitazioni imposte
ai mercati negli anni '60 e '70 fossero in violazione di qualche
legge naturale, come piace suggerire ai fautori della deregolamentazione e delle
privatizzazioni. Ciò è avvenuto principalmente a causa dello spostamento degli equilibri
politici del potere a favore delle classi agiate, spostamento che purtroppo sta
accelerando negli ultimi anni.
L'argomento
secondo cui non esistono confini naturali al mercato è illustrato al meglio da Singapore. Questo
paese di successo è spesso portato ad esempio
di libero mercato, ma in realtà è qualcosa di molto diverso. Tutto
il suo territorio è di proprietà pubblica, l'85 % degli alloggi è gestito dalla società pubblica di edilizia residenziale, ed oltre il 20 % della produzione nazionale proviene da imprese pubbliche, in settori che vanno
dalla cantieristica, ai semi –conduttori, fino alle
compagnie aeree e le banche.
Dire che non c'è nessuna corretta limitazione al mercato, non
vuol di certo dire che possiamo fare a meno dei
mercati. Dei
mercati vivaci sono essenziali per generare prosperità e migliorare il benessere umano, come l’esempio negativo
dei paesi dell'ex blocco sovietico ci ha dimostrato. Ma
questo non vuol dire che avere più mercato sia sempre meglio, nello stesso modo
in cui un po’ di sale è essenziale per la nostra sopravvivenza, ma troppo sale é dannoso.
Alla fin fine i mercati
non sono altro che dei meccanismi creati dall'uomo a scopo utilitaristico, e non certo una forza della
natura che non è possibile contrastare. Se finiscono per essere asserviti solamente agli interessi di una piccola
minoranza, come sembra stia succedendo sempre di più, abbiamo il diritto - anzi,
il dovere - di regolamentarli nell'interesse
di un bene sociale superiore.
Mi piace la figura. Chi ne è l'autore?
RispondiEliminaHai ragione, messa la didascalia sotto l'immagine, col nome dell'autore. Pardon.
EliminaMindfood!
RispondiEliminaChang è uno spacciatore di integratori per il cervello...:)
Eliminail mercato ed il capitalismo. come dice Toni Negri ,si ,ha vinto almeno per il momento, del resto ha in mano enormi leve finanziarie con cui controlla l'informazione ed i media , propone modelli culturali e sociali, controlla la scienza e ne incentiva i rami a lui più convenienti, è una lotta impari la nostra contro un gigante enorme che noi potremo vincere soltanto allontanandoci dai luoghi del potere in cui esso vive
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