di The AntiMedia, 27 maggio 2017
Zbigniew Brzezinski, ex consulente per la sicurezza nazionale del Presidente Jimmy Carter, è morto lo scorso venerdì in un ospedale della Virginia, all'età di 89 anni. Sebbene il New York Times ammetta che l'ex consulente del governo fosse un "falco della teoria strategica", travisare la sua eredità come se fosse, per il resto, infinitamente positiva, non è così semplice come l'establishment vorrebbe credere.
Mentre il Regno Unito si destreggia con la "minaccia terroristica" ai più alti livelli, dopo un attacco devastante ispirato dall'ISIS — e mentre le Filippine entrano in uno stato di legge marziale quasi totale, dopo la devastazione ispirata dall'ISIS — la morte di Brzezinski giunge al momento giusto, come stimolo a una comprensione più profonda dell'origine del terrorismo moderno.
Come spiega il New York Times, il "profondo odio di Brzezinski contro l'Unione Sovietica" ha guidato molta della politica estera Americana, "nel bene e nel male". Così scrive il Times:
"Brzezinsky sostenne l'invio di miliardi [di dollari] di aiuto ai militanti islamici che combattevano contro l'invasione delle truppe sovietiche in Afghanistan. Incoraggiò tacitamente la Cina a continuare il suo sostegno a favore del regime di Pol Pot in Cambogia, nel timore che i vietnamiti, sostenuti dall'Unione Sovietica, prendessero il controllo del paese".
Sebbene sia un progresso, da parte del New York Times, notare il sostegno di Brzezinski verso i militanti islamici, minimizzare gli effetti della sua aggressiva agenda di politica estera con una semplice frase non rende giustizia al vero orrore dietro le politiche di Brzezinski.
Dopo che un colpo di stato in Afghanistan, nel 1973, aveva istituito un nuovo governo laico favorevole ai sovietici, gli Stati Uniti si impegnarono a rovesciare questo nuovo governo organizzando una serie di tentativi di colpi di stato tramite i paesi lacché dell'America, il Pakistan e l'Iran (che a quel tempo era sotto il controllo dello Shah, sostenuto dagli USA). Nel luglio 1979 Brzezinski autorizzò ufficialmente il sostegno ai ribelli mujaheddin in Afghanistan, tramite il programma della CIA denominato "Operazione Ciclone".
Molti oggi difendono la decisione dell'America di armare i mujaheddin in Afghanistan, perché credono che fosse necessario per difendere il paese, e l'intera regione, dall'aggressione sovietica. Tuttavia le stesse affermazioni di Brzesinski contraddicono in pieno questa giustificazione. In un'intervista del 1998, Brzesinski ammise che, nel condurre questa operazione, l'amministrazione Carter stava "consapevolmente aumentando la probabilità" che i sovietici intervenissero militarmente (suggerendo così che avessero iniziato ad armare le fazioni islamiste già prima dell'invasione sovietica, rendendo dunque la giustificazione superflua, perché non ci sarebbe stata, a quel tempo, alcuna invasione sovietica da respingere armando i guerrieri afghani della libertà). Brzezinski disse poi:
"Pentirci di cosa? Quella operazione segreta fu un'idea eccellente. Ebbe l'effetto di attirare i russi nella trappola afghana e volete che me ne penta? Il giorno in cui i sovietici varcarono ufficialmente il confine afghano scrissi al Presidente Carter: ora abbiamo l'opportunità di dare all'URSS il suo Vietnam".
Questa affermazione andava aldilà del semplice vanto di avere istigato una guerra e il collasso definitivo dell'Unione Sovietica. Nelle sue memorie, intitolate "From the Shadows", Robert Gates — ex direttore della CIA sotto Ronald Reagan e George H. W. Bush, e segretario alla difesa sia sotto George W. Bush che sotto Barack Obama — confermò direttamente che questa operazione segreta iniziò sei mesi prima dell'invasione sovietica, proprio con l'intento di attirare i sovietici in un pantano in stile vietnamita.
Brzezinski sapeva esattamente cosa stava facendo. I sovietici si impantanarono in Afghanistan per circa dieci anni, combattendo contro una riserva interminabile di armi fornite dagli americani e di combattenti addestrati dagli americani. A quel tempo i media si spinsero al punto di elogiare Osama Bin Laden — una delle figure più influenti dell'operazione segreta di Brzezinski. Sappiamo tutti come è andata a finire.
Perfino dopo la piena consapevolezza di ciò che era diventata la sua creazione finanziata dalla CIA, nel 1998 Brzezinski fece queste dichiarazioni ai suoi intervistatori:
"Cos'è più importante per la storia del mondo? I Talebani o il crollo dell'impero sovietico? Un po' di musulmani scalmanati o la liberazione dell'Europa Centrale e la fine della guerra fredda?"
L'intervistatore, allora, si rifiutò di lasciar passare questa risposta come se nulla fosse, e ribatté:
"Un po' di musulmani scalmanati? Ma è stato detto e ripetuto che il fondamentalismo islamico rappresenta una minaccia per il mondo moderno".
Brzezinski troncò questa affermazione dicendo: "Nonsense!"
Cose di questo genere succedevano quando i giornalisti facevano ancora domande pressanti ai funzionari di governo, cosa che oggi accade assai di rado.
Il sostegno di Brzezinski a questi elementi radicali portò direttamente alla formazione di al-Qaeda, che letteralmente significa "la base", perché era in effetti la base da cui si lanciava la controffensiva contro l'invasione sovietica che si stava anticipando. Ciò portò anche alla creazione dei Talebani, la mortale creatura che oggi sta combattendo una battaglia all'ultimo sangue contro le forze NATO.
Inoltre, nonostante le affermazioni di Brzezinski, che cerca di far passare l'idea di una sconfitta definitiva dell'impero russo, la verità è che, per Brzezinski, la guerra fredda non è mai terminata. Sebbene sia stato critico riguardo all'invasione dell'Iraq nel 2003, Brzezinski ha mantenuto un forte controllo sulla politica estera americana fino al momento della sua morte.
Non è una coincidenza che, in Siria, l'amministrazione Obama abbia adottato una strategia del tipo "pantano afghano" contro un altro alleato della Russia: il regime di Assad. Un comunicato divulgato da Wikileaks, datato dicembre 2006 e firmato da William Roebuck, che a quel tempo era incaricato di affari presso l'ambasciata americana a Damasco, diceva:
"Pensiamo che le debolezze di Bashar stiano nel modo in cui lui decide di reagire ai problemi incombenti, sia reali che percepiti, come ad esempio il conflitto tra le riforme economiche (per quanto limitate) e la forza radicata della corruzione, la questione curda, e la potenziale minaccia al regime da parte di una crescente presenza di estremisti islamisti. Questo comunicato riassume la nostra valutazione su queste vulnerabilità e suggerisce che ci possono essere delle azioni, delle affermazioni e dei segnali, da parte del governo degli Stati Uniti, che potrebbero aumentare la probabilità che queste potenzialità si verifichino".
Un po' come con l'Operazione Ciclone, sotto Barack Obama la CIA ha speso circa un miliardo di dollari all'anno per addestrare i ribelli siriani (affinché si impegnassero in tattiche terroristiche). La maggioranza di questi ribelli siriani condivide l'ideologia fondamentalista dell'ISIS e ha l'obiettivo esplicito di stabilire la legge della Sharia in Siria.
Proprio come in Afghanistan, la guerra in Siria ha coinvolto formalmente la Russia nel 2015, e l'eredità di Brzezinski è stata mantenuta viva attraverso gli avvertimenti di Obama al Presidente russo Vladimir Putin, che avrebbe spinto la Russia verso un altro pantano in stile afghano.
Da chi può aver acquisito, Obama, queste tecniche alla Brzezinski, gettando la Siria nell'orrore di sei anni di guerra e di nuovo trascinando una grossa potenza nucleare in un conflitto pieno di crimini di guerra e di crimini contro l'umanità?
Ecco la risposta: le ha acquisite da Brzezinski stesso. Secondo Obama, Brzezinski è stato un suo mentore personale, un "amico eccezionale", dal quale ha imparato moltissimo. Alla luce di questo, c'è forse da sorprendersi che siano sorti così tanti conflitti dal nulla durante la presidenza Obama?
Il 7 febbraio 2014 la BBC ha pubblicato la trascrizione dell'intercettazione telefonica di una conversazione tra l'assistente segretaria di stato Victoria Nuland e l'ambasciatore americano in Ucraina Geoffrey Pyatt. In quella conversazione telefonica i rappresentanti stavano discutendo su chi avrebbero voluto piazzare al governo ucraino dopo il colpo di stato che aveva cacciato il presidente filorusso Viktor Yanukovych.
Ed ecco che Brzezinski stesso, nel suo libro del 1998, "Il Grande Scacchiere", sosteneva la necessità di prendere il controllo dell'Ucraina, dicendo che l'Ucraina era "uno spazio nuovo e importante sulla scacchiera euroasiatica, un perno geopolitico, perché la sua stessa esistenza come nazione indipendente implicava che la Russia cessasse di essere un impero euroasiatico". Brzezinski ammoniva contro l'eventualità di permettere alla Russia di prendere il controllo dell'Ucraina, perché "la Russia si riprenderebbe automaticamente i mezzi per tornare ad essere un potente stato imperiale, con influenze sia in Europa che in Asia".
Dopo Obama, Donald Trump è salito in carica con tutta un'altra mentalità, con l'idea di lavorare con la Russia e con il governo siriano per combattere l'ISIS. Non c'è da sorprendersi che Brzezinski non abbia sostenuto la campagna di Trump per la presidenza, e abbia ritenuto che le idee di Trump sulla politica estera mancassero di coerenza.
Dopo tutto questo, l'anno scorso Brzezinski è sembrato aver cambiato posizione sugli affari globali, iniziando a sostenere un "riallineamento globale", una redistribuzione del potere globale, alla luce del fatto che gli USA non erano più la grande potenza imperiale di un tempo. Tuttavia, Brzezinski sembrava ancora ritenere che, senza il ruolo di guida dell'America, il risultato sarebbe stato solo "il caos globale". Pare perciò improbabile che il suo cambiamento di posizione fosse fondato su un cambiamento reale e significativo sullo scacchiere geopolitico.
La stessa esistenza della CIA è fondata sull'idea di una minaccia russa, come è stato evidenziato dall'aggressione decisa da parte della stessa CIA contro l'amministrazione Trump non appena si è delineata una possibile distensione con l'ex Unione Sovietica.
Brzezinski è morto nella tranquillità del suo letto di ospedale, a differenza di milioni di civili sfollati e assassinati, risucchiati nel contorto gioco di scacchi geopolitico di Brzezinski, fatto di sangue e follia. La sua eredità è la militanza jihadista, la formazione di al-Quaeda, il più devastante attacco su suolo americano che sia mai stato fatto da un'entità straniera nella storia recente, e la demonizzazione della Russia come eterno avversario, con il quale la pace non si può e non si deve fare.
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