Wolfgang Munchau in uno dei suoi “Briefing” su EuroIntelligence evidenzia come la Germania si trovi con le mani sempre più legate negli affari con l’estero, a causa della dipendenza del suo sistema economico da una ormai cristallizzata politica mercantilista. Gli Stati Uniti prima, e ora la Cina sulla questione dello sviluppo della rete 5G da parte di Huawei in Europa, possono sempre sollevare contro la Germania la minaccia dei dazi, particolarmente verso l’industria automobilistica, a causa della dipendenza del paese tedesco dalle esportazioni. E quello che vale per la Germania, vale sempre di più per la intera UE.
di Wolfgang Munchau - EuroIntelligence, 17 gennaio 2020
Dopo che l’amministrazione Trump ha minacciato di imporre dazi sulle auto tedesche come conseguenza della questione Iran, adesso è la Cina che avanza la stessa minaccia con riferimento a Huawei. Il mondo ha scoperto che la Germania, e per estensione la UE, è vulnerabile alle minacce in chiave mercantilista. Questo è ciò che accade quando i surplus commerciali non si realizzano per caso, ma sono parte essenziale della propria strategia economica.
Il New York Times cita un membro della commissione per gli affari digitali del Bundestag, secondo il quale i cinesi avrebbero chiarito, durante conversazioni private con i funzionari tedeschi, che faranno rappresaglia proprio là dove fa male: contro l’industria automobilistica. Anche il precedente ambasciatore cinese in Germania aveva avvertito che ci sarebbero state conseguenze, ma senza specificarle. Le minacce manifestate in privato sembrano essere diventate uno strumento fondamentale della diplomazia internazionale. Il Washington Post questa settimana ha riportato che l’amministrazione statunitense avrebbe minacciato i funzionari UE di imporre dazi sulle automobili a meno che la UE non acconsentisse ad avviare una procedura di arbitrato sul nucleare iraniano.
Angela Merkel, come sempre, conduce l’affare da dietro le quinte. L’ultima decisione spetta al Bundestag. C’è forte opposizione contro Huawei da parte delle lobby pro-atlantiste nella CDU, e specialmente da parte di Norbert Rottgen, capo della commissione per gli Affari esteri. Uno degli argomenti degli Stati Uniti contro l’offerta di Huawei è che le compagnie automobilistiche in futuro raccoglieranno un’ampia quantità di dati personali sui conducenti, e la Germania renderebbe di fatto questi dati disponibili al Partito Comunista Cinese.
Rottgen ha sollevato un altro punto importante, secondo la nostra prospettiva. Se si permette a Huawei di entrare in Germania, si mina l’unità europea e si danneggiano indirettamente i due concorrenti nord-europei di Huawei. Da un punto di vista strategico è il classico caso in cui la UE dovrebbe unirsi, preferire la “opzione europea”, e accettare il fatto che questa potrebbe essere più costosa, più lenta e meno conveniente.
Riteniamo, comunque, che le chance siano a favore di Huawei. La politica estera tedesca è da sempre mercantilista, non strategica. La Germania e la Francia hanno sempre dato priorità ai propri ristretti interessi industriali rispetto al bene europeo.
Non dobbiamo nemmeno sovrastimare l’effettiva influenza e posizione di Rottgen. È uno di quei membri della CDU che viene citato nei media anglofoni, ma questo non riflette necessariamente la maggioranza del Bundestag, e forse nemmeno la maggioranza del suo stesso gruppo. La CSU è a favore di Huawei. La CDU è divisa. La SPD è tradizionalmente il partito delle auto e del carbone. I tedeschi potrebbero giungere alla conclusione che sarà comunque difficile evitare i dazi statunitensi sulle automobili.
E l’opinione pubblica è diventata incredibilmente anti-americana. Secondo un sondaggio di Deutschlandtrend, il 57% dei tedeschi non ha alcuna fiducia negli Stati Uniti, mentre solo il 25% esprime la stessa opinione rispetto alla Russia.
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