In occasione della Giornata della Memoria 2020, pubblichiamo un articolo di Strategic Culture che rimette ordine nei fatti storici del tempo. Sarebbe infatti opportuno che l’Europa non ricordasse del nazismo e dell’Olocausto solo ciò che le fa comodo, riscrivendo la storia di tutto il resto. Il tentativo recente da parte del governo polacco e dell’UE di attribuire all’Unione Sovietica parte della responsabilità dei crimini della Germania nazista è un insulto al popolo russo, che più di ogni altro ha pagato un prezzo — elevatissimo — per combattere e sconfiggere i nazisti, oltre ad avere materialmente liberato numerosissimi campi di concentramento, Auschwitz compreso.
Di Finian Cunningham, 22 gennaio 2020
Ricorre questa settimana il settantacinquesimo anniversario della liberazione del campo di morte di Auschwitz dai nazisti ad opera dell’Armata Rossa sovietica. Ma l’evento epocale viene oscurato da nuovi tentativi da parte delle autorità polacche – supportate da funzionari americani e tedeschi – di scaricare la colpa della Seconda guerra mondiale sull’Unione Sovietica.
La famigerata massima tedesca “Arbeit Macht Frei” (“Il lavoro rende liberi”), che sormontava il cancello di ingresso metallico di Auschwitz, attraverso il quale milioni di prigionieri si avviarono verso la morte, potrebbe oggi essere sottotitolata con la frase più onesta “Wahrheit Macht Frei” (“La verità vi farà liberi”).
Perché quello che si sta verificando nella commemorazione di Auschwitz della Polonia, e più in generale nelle dichiarazioni sulle origini della Seconda Guerra Mondiale, è una spaventosa distorsione della storia per soddisfare gli attuali interessi geopolitici occidentali e danneggiare la Russia. Ma nascondere o negare le cause della guerra serve solo a condannare il mondo a ripeterla.
Anziché vedersi assegnato un posto d’onore in prima fila per la liberazione dei campi di sterminio nel sud della Polonia il 27 gennaio 1945, ad opera dell’Armata Sovietica, oggi Mosca viene messa a margine, nonostante il suo ruolo fondamentale nel distruggere il regime nazista e tutti i suoi orrori.
Sembra che il presidente Russo Vladimir Putin abbia declinato l’invito a presenziare al settantacinquesimo anniversario in Polonia. La Russia verrà rappresentata dal suo ambasciatore nel Paese. Putin sarà presente a un evento equivalente in Israele, e in quella commemorazione alternativa gli sarà riconosciuta la meritata importanza, per mettere in risalto i risultati ottenuti nella liberazione dal predecessore della Russia, l’Unione Sovietica. Possiamo capire le ragioni per cui il Presidente Russo ha deciso di non prendere parte all’evento in Polonia, a causa delle affermazioni tossiche fatte recentemente da Varsavia e da altri stati occidentali sulle accuse rivolte all’Unione Sovietica di essere stata collusa con la Germania nazista nell’istigare la guerra.
Questa distorsione della storia ha persino ottenuto uno status ufficiale quando il Parlamento europeo – a seguito di pressioni da parte degli stati Baltici e della Polonia – ha adottato una risoluzione, lo scorso settembre, in cui l’Unione Sovietica viene dichiarata colpevole come il Terzo Reich Nazista per aver dato inizio alla Seconda Guerra Mondiale.
Quando il presidente Putin ha liquidato la risoluzione come una “sciocchezza” e ha proseguito sottolineando la collaborazione documentata della stessa Polonia con la Germania nazista, l’attuale governo polacco, insieme ai diplomatici tedeschi e americani, hanno raddoppiato le accuse verso Mosca, imputandole di avere una parziale responsabilità nell'esplosione della peggiore conflagrazione della storia.
Queste accuse occidentali e polacche hanno origine dallo storico patto di non aggressione firmato tra nazisti e sovietici il 23 agosto 1939, una settimana prima che i nazisti invadessero la Polonia. Si sostiene quindi che la distensione tra Stalin e Hitler abbia incoraggiato quest’ultimo a dare il via alla guerra.
Come ha riferito Radio Free Europe: “L’inviato tedesco Rolf Nikel e l’ambasciatore USA in Polonia Georgette Mosbacher hanno entrambi dichiarato il 30 dicembre che la Germania e l’Unione Sovietica hanno colluso, nel 1939, per iniziare la guerra che avrebbe portato alla morte di decine di milioni di persone nell’Europa continentale”.
Il Primo ministro polacco Mateusz Moraweicka ha denunciato la versione della storia di Putin come “falsa… che calpesta la memoria di tali eventi. La Polonia deve difendere la verità, non per i propri interessi, ma per il bene di ciò che definisce l’Europa”.
Si tratta di un esempio di distorsione della storia quanto mai audace.
Le ragioni di questa riscrittura sono ovvie. La Germania può così scaricare parte della sua colpa riguardo alla guerra che ha terrorizzato l’Europa con il genocidio fascista.
Coinvolgendo i Sovietici nell’orrore nazista, gli americani e i loro surrogati di destra in Polonia e negli stati Baltici possono rianimare le loro invenzioni fiacche e stantie su una “aggressione russa” verso l’Europa di oggi. Questo capovolgimento è particolarmente disprezzabile, se consideriamo che l’Unione Sovietica soffrì più di ogni altra nazione la barbarie nazista, con più di 25 milioni di morti e decine di milioni di feriti.
La Polonia è forse quella che ha più da guadagnare dalla falsificazione della storia. Il suo stesso vergognoso passato di collusione col regime nazista prima e durante la guerra verrebbe, si prevede, cancellato e scaricato nel dimenticatoio della storia.
Ironia della sorte, tutti coloro che si accodano alla denigrazione della Russia per la presunta complicità sovietica con la Germania nazista sostengono che Putin sta “riscrivendo la storia” , facendo riferimento ai documenti sovietici e alla propaganda.
Uno dei migliori resoconti accademici del periodo dalla Prima guerra mondiale fino alla fine degli anni '30 e allo scoppio della guerra è l'opera dello storico britannico A. J. P. Taylor, dal titolo 'Le origini della Seconda Guerra Mondiale' (pubblicata nel 1961). Taylor non è un "compagno di viaggio" dell'Unione Sovietica. Il suo studio è un esercizio professionale di studio oggettivo.
La prospettiva russa è sostanzialmente appoggiata da Taylor (e da altri storici occidentali, vedi ad esempio questo recente saggio di Michael Jabara Carley). Il patto di non aggressione nazista-sovietico alla vigilia dello scoppio della guerra fu un disperato tentativo di Mosca di tenere a bada il Terzo Reich. Dovuto al fatto che, come sottolinea Taylor, le potenze occidentali, in particolare la Gran Bretagna, la Francia e la Polonia, avevano costantemente respinto tutti gli appelli sovietici a stringere un patto collettivo europeo di sicurezza contro la Germania nazista.
Quando Hitler si annesse l'Austria nel 1936 e invase la Cecoslovacchia nel 1938, Gran Bretagna, Francia e Polonia si voltarono dall'altra parte. Il manifesto del Fuhrer nel Mein Kampf e le sue varie invettive durante gli anni '30 ebbero come obiettivo esplicito l'annientamento dell'Unione sovietica e degli ebrei europei per la soluzione finale.
I ministri polacchi durante questo periodo condivisero lo spregio nazista per il popolo sovietico ed ebraico. Il caso dell'ambasciatore polacco a Berlino Josef Lipski, che nel 1938 propose a Hitler un piano per deportare gli ebrei europei in Africa, è inconfutabile.
Ciò che le autorità polacche oggi sono costrette a negare sono fatti storici obiettivi che assegnano complicità ai loro predecessori nello scatenare il mostro nazista. Il fatto che Auschwitz e altri campi di sterminio nazisti si trovino sul territorio polacco non sembra dare a questi russofobi virali alcuno spunto di riflessione. Il fatto che l'Armata Rossa sovietica abbia salvato milioni di polacchi dalla barbarie nazista – una barbarie che i loro vacillanti e illusi leader politici avevano incoraggiato – è forse l'esempio più chiaro di come "la menzogna non vi farà liberi".
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