Su Handelsblatt, il prestigioso quotidiano tedesco di economia e finanza, l'economista Harald Benink, professore e ricercatore all’università di Tilburg (NL), rivolge un appello all’Europa affinché la “situazione italiana” venga gestita diversamente. Nel timore di una probabile caduta del traballante governo giallo-rosso e di un'Italia divenuta ostaggio dei pericolosi "populisti", Benink auspica un piano di investimenti europeo che possa rilanciare l’economia italiana, ma allo stesso tempo lo vorrebbe strettamente vincolato a riforme strutturali decise e monitorate da Bruxelles, come quella del mercato del lavoro e del sistema pensionistico. In pratica un commissariamento dell'Italia in cambio di investimenti, promossi solo dopo uno stretto monitoraggio sulle mitiche, quanto inutili e antisociali, "riforme strutturali". L'approfondimento evidenzia come, anche nelle riflessioni apparentemente più solidaristiche, i media nordeuropei non riescano ad abbandonare il dogmatismo economico liberista.
di Harald Benink, 17 dicembre 2019
Traduzione di Oscar Amalfitano
Nella politica italiana gli ultimi mesi sono stati molto turbolenti. Con l’obiettivo di rafforzare la leadership politica e i mercati finanziari in Europa è nato un nuovo governo senza la Lega di Matteo Salvini, che aveva tentato di provocare delle nuove elezioni per diventare lui stesso il primo ministro.
Tuttavia, l’attuale stabilità politica potrebbe non durare a lungo, pertanto l'Europa non dovrebbe farsi sfuggire l'occasione per tendere la mano all'Italia e raggiungere un importante accordo.
L'Unione europea si trova su un percorso critico. Da un lato l'avvicinarsi della Brexit crea nuove incertezze sulle relazioni future con la Gran Bretagna, dall'altro potrebbe sorgere una nuova crisi, ancora più grave della precedente, a causa dei problemi economici e finanziari in Italia. La condizione attuale dovrebbe essere utilizzata per ripensare l'instabile situazione economica, finanziaria e politica in Europa.
Le dinamiche negative del discorso politico in Europa devono essere limitate. Ciò vale particolarmente per la maggioranza delle popolazioni degli Stati membri, che vedono il progetto europeo come una minaccia, piuttosto che come un'opportunità.
Tutto ciò è particolarmente evidente in Italia. Uno dei membri fondatori dell'UE, il paese avverte oggi una frattura e mancanza di solidarietà rispetto a temi come la governance della zona euro e le migrazioni, in particolare nei confronti dei paesi del Nord, come Germania e Paesi Bassi. In questo modo i partiti populisti hanno guadagnato sempre più elettori.
È evidente che in Italia siano presenti problemi strutturali ed economici. Nello specifico, si pensi alla mancanza di drastiche riforme nei mercati del lavoro e dei servizi, della riscossione delle imposte e del sistema pensionistico. Per troppo tempo, il paese ha rinviato le riforme necessarie, incidendo sulla sua competitività e sul potenziale di crescita a lungo termine.
La politica della BCE non ha creato incentivi.
Allo stesso tempo, le misure intraprese dall'UE sono state spesso inadeguate. Da un lato, la politica monetaria della BCE ha mantenuto i tassi di interesse sui titoli di stato italiani a un livello molto basso, senza particolari vincoli.
I bassi tassi di interesse hanno fatto sì che mancasse la spinta per intraprendere riforme economiche di vasta portata. D'altro canto, le regole del Patto di stabilità e crescita dell'UE sono vincolanti e potrebbero presto portare a multe contro l'Italia, cosa che finirebbe per peggiorare ulteriormente le dinamiche politiche attualmente in atto.
È giunto il momento di un grande accordo tra Italia e UE per migliorare la situazione politica. Ciò richiede un piano d'azione economico e politico quinquennale, che colleghi un'agenda dettagliata per le riforme economico-strutturali a potenziali investimenti europei.
L'idea di base è che siano previsti passi concreti nella legislazione e nell'attuazione delle riforme per ciascuno dei cinque anni del piano. Alla fine di ogni anno si potrà verificare se l'Italia avrà attuato le misure concordate. In caso di esito positivo, l'Italia potrebbe essere premiata con ingenti investimenti da parte della UE in settori come le infrastrutture e la ricerca scientifica.
C’è molto in gioco
Un simile approccio bastone-carota non è mai stato tentato prima. Tale orientamento modificherebbe il discorso politico e consentirebbe ai leader italiani di spiegare alla propria popolazione che l'Europa non richiede unicamente difficili riforme economiche e disciplina di bilancio, ma agisce anche in modo solidale sotto forma di investimenti. Ciò potrebbe servire a promuovere l'accettazione politica di misure serie da parte dell'elettorato.
La sfida è prevenire un'escalation della crisi politica tra Italia ed Europa. Tale escalation può condurre a una crisi di fiducia rispetto all'affidabilità creditizia del debito italiano e delle banche che hanno investito abbondantemente in titoli di stato.
Date le dimensioni dell'economia italiana e, soprattutto, dell'enorme debito pubblico, una crisi in Italia porterebbe molto probabilmente a una ancora più grave crisi bancaria e finanziaria in Europa, che avrebbe anche enormi conseguenze per il futuro dell'euro.
È quindi importante che il nuovo presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e la nuova presidente della BCE, Christine Lagarde, sfruttino il momento per elaborare un grande accordo con l'Italia. C'è molto in ballo e urge un nuovo approccio.
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