L'auto del vicepresidente Joe Biden in viaggio verso Kiev, gennaio 2017 |
Apparso su Consortiumnews e su Commondreams, questo articolo di *Robert Freeman svolge una analisi ragionata e impietosa sul declino dell'impero americano, che a causa della sua cieca hybris sta precipitando da una posizione di egemonia globale verso un ineluttabile declino, rischiando di coinvolgere rovinosamente i suoi stessi sfortunati paesi alleati e, nella peggiore delle ipotesi, tutto il pianeta.
La traduzione originaria viene dalla pagina Facebook di Roberto Buffagni
di Robert Freeman 28 febbraio 2023
Gli Stati Uniti hanno abusato dell’idea di nazione ‘della
provvidenza’, dice Robert Freeman. Questo abuso è stato riconosciuto,
denunciato e ora viene contrastato dalla maggior parte delle altre nazioni del
mondo.
"La luce in fondo al tunnel" era una frase
emblematica usata dai guerrafondai che mantennero gli Stati Uniti in Vietnam ancora per molto tempo dopo che la guerra era ormai stata persa.
Il sottinteso era che gli addetti ai lavori potevano vedere
attraverso la "nebbia di guerra" e sapere che le cose stavano
migliorando. Era una bugia.
Nel gennaio 1966, molto prima del culmine militare della
guerra, il Segretario alla Difesa Robert McNamara disse al Presidente Lyndon
Johnson che gli Stati Uniti avevano una possibilità su tre di vincere sul campo
di battaglia.
Ma Johnson, come Eisenhower e Kennedy prima di lui e Nixon
dopo, non voleva essere il primo presidente americano a perdere una guerra.
Così, inventò una bugia semplicistica e "soldiered on" - cioè continuò a mandare truppe.
La menzogna fu spazzata via dall'offensiva del Tet nel
gennaio 1968. Più di 100 installazioni militari americane furono attaccate in
un assalto simultaneo in tutta la nazione, che stupì gli Stati Uniti.
Il giornalista, Walter Cronkite, all'epoca "l'uomo più
fidato d'America", gridò alla televisione nazionale: "Pensavo che
avremmo dovuto vincere questa dannata cosa". Fu l'inizio della fine
dell'occupazione assassina e fallimentare degli Stati Uniti.
Ora ci troviamo di fronte a un altro evento "luce e
tunnel", questa volta in Ucraina. Solo che ora non è la luce in fondo al
tunnel. È il tunnel in fondo alla luce. Cosa intendiamo con questo?
Mappa dell'offensiva Tet del 1968 |
Finora c'è stata solo luce. Vi ricordate quando le forze
ucraine stavano prendendo a calci nel sedere le barbare orde russe? Quando ogni
sviluppo tradiva la strategia grossolana della Russia, il basso morale dei suoi soldati, le
carenze di rifornimento e la pessima leadership del suo esercito, e la situazione politica incerta del presidente russo Vladimir Putin in patria?
Il testosterone scorreva a fiumi. La spavalderia era
inebriante. L'eccezionalismo era seducente in maniera sublime. Era solo una questione
di tempo, di grinta e di determinazione, prima che l'Ucraina rompesse il naso al
prepotente e gli mostrasse di che pasta era fatto l'Occidente.
Ricordate?
Ora non più.
Solo per un certo tempo si può portare avanti una guerra con le illusioni, le bugie e i comunicati stampa. Alla fine, però, la realtà ti raggiunge.
La cittadinanza americana, condizionata dalla propaganda in modo scellerato,
non poteva saperlo, ma la realtà ha cominciato a emergere sin dalle prime settimane di guerra, e da allora ha accelerato.
Nella prima settimana di guerra, la Russia ha distrutto le
forze aeree e le difese aeree dell'Ucraina. Entro la seconda settimana, aveva
distrutto la maggior parte delle armerie e dei depositi di armi dell'Ucraina.
Nelle settimane e nei mesi successivi, la Russia ha sistematicamente demolito
l'artiglieria proveniente dai Paesi dell'Europa orientale dell'ex Patto di
Varsavia, ora NATO.
Ha smantellato i sistemi di trasporto e di
approvvigionamento di carburante del Paese. Recentemente ha eliminato la
maggior parte delle infrastrutture elettriche del Paese.
Periferia di Kiev, aprile 2022 |
Si stima che l'esercito ucraino abbia perso 150.000 uomini,
un ritmo più di 140 volte superiore alle perdite degli Stati Uniti in Vietnam.
Questo, in un momento in cui 10 dei 36 milioni di abitanti sono fuggiti
dal Paese.
L'esercito è costretto a trascinare ragazzi di 16 anni e
uomini di 60 per presidiare le barricate. Non riesce a procurarsi munizioni di
ricambio. La Russia ha messo fuori uso circa il 90% dei droni dell'Ucraina,
lasciandola in gran parte senza vista.
I tempi di consegna dei carri armati, che rappresentano la agognata
"svolta", si allungano di mesi e anni. Non che questo abbia
importanza.
Ricordate tutti gli altri "cambiamenti di gioco"
falliti? Gli obici M777 e i veicoli corazzati da combattimento Stryker? I
lanciarazzi multipli HIMARS e i sistemi di difesa aerea PATRIOT? Tutti, uno alla volta, avrebbero dovuto ribaltare la situazione.
Tutti si sono dimostrati impotenti a impedire alla Russia di
sequestrare il 20% del territorio ucraino e annetterselo, con la sua
popolazione.
Perdere la guerra economica
Il presidente cinese Xi Jinpeng al 25° Forum economico internazionale di San Pietroburgo, giugno 2022. |
Gli Stati Uniti hanno perso anche la guerra economica.
Ricordate la delirante previsione di Joe Biden secondo cui gli Stati Uniti
avrebbero visto "il rublo ridursi in macerie"? E che "il regime
di sanzioni più severo della storia" avrebbe "indebolito" la
Russia, portando forse al rovesciamento di Putin?
La maggior parte di tutto ciò ci si è ritorta contro,
malamente. L'anno scorso il rublo ha raggiunto il tasso di cambio più alto
della storia. Il surplus commerciale della Russia nel 2022, pari a 227 miliardi
di dollari, è aumentato dell'86% rispetto al 2021. Nello stesso periodo, il
deficit commerciale degli Stati Uniti è aumentato del 12,2% e si avvicina a
1.000 miliardi di dollari.
Come risultato di tutto ciò e di molto altro ancora, la
marea dell'opinione degli addetti ai lavori si è rivolta contro la guerra. Gli
alti funzionari europei parlano apertamente di come le perdite di vite umane siano insostenibili e di come sia necessario tornare alle architetture di sicurezza
che prevalevano prima del colpo di stato avvelenato sostenuto dalla C.I.A. a
Maidan nel 2014.
Mark Milley, presidente dello Stato Maggiore, si è recentemente lasciato sfuggire che "sarà molto, molto difficile espellere i russi da tutta l'Ucraina occupata nel prossimo anno". Il Washington Post ha recentemente avvertito che l'Ucraina si trovava in un "momento critico" della guerra, sottolineando il fatto che il sostegno degli Stati Uniti non era illimitato e presto si sarebbe esaurito.
La Rand Corporation, uno dei meglio connessi think-tank
degli Stati Uniti, ha appena pubblicato un rapporto in cui afferma che "le
conseguenze di una guerra lunga superano di gran lunga i benefici". Il
rapporto afferma esplicitamente che gli Stati Uniti devono destinare le loro
risorse all'imminente e più importante conflitto con la Cina.
Newsweek ha titolato: "Joe Biden ha offerto a Vladimir
Putin il 20% dell'Ucraina per porre fine alla guerra". Ha anche rivelato
che "Quasi il 90% del mondo non ci segue sull'Ucraina". Vaste aree
dell'America Latina, dell'Africa e dell'Asia si rifiutano di sostenere gli
Stati Uniti nella loro richiesta di sanzioni contro la Russia.
Non si tratta di previsioni di "luce in fondo al
tunnel". Al contrario. Se c'è un filo conduttore che attraversa tutto
questo è la stucchevole consapevolezza che la guerra è persa, militarmente,
economicamente e diplomaticamente; che non c'è uno scenario plausibile in cui
queste perdite possano essere annullate continuando a resistere e che ciò che
serve ora è una strategia di uscita per nascondere le perdite, uscire in ogni
modo possibile e salvare la faccia.
Ma neanche questa sarà disponibile. È qui che entra in gioco il
tunnel alla fine della luce.
Competizione sulle infrastrutture
Anche prima che gli Stati Uniti e i loro burattini della
NATO intraprendessero la guerra, il resto del mondo - e questo significa la
maggior parte del mondo - si stava coagulando in un blocco economico e di
sicurezza anti-occidentale.
Guidato dalla Cina e dal suo alleato strategico, la Russia,
questo blocco comprende più di una dozzina di organizzazioni commerciali e di
sicurezza. Tra queste c'è la confederazione BRICS, composta da Brasile, Russia,
India, Cina e Sudafrica, che lavora esplicitamente per creare istituzioni
multipolari da contrapporre al modello egemonico unipolare degli Stati Uniti.
Sede della New Development Bank dei BRICS a Shanghai |
Include l'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, un
patto di sicurezza composto dalle principali nazioni dell'Asia orientale,
centrale e meridionale, tra cui Cina, Russia, India e presto anche Iran,
Turchia e Arabia Saudita. Si sta esplicitamente lavorando per elaborare misure
volte a prevenire il tipo di assalti militari predatori che gli Stati Uniti
hanno condotto contro Iraq, Libia, Somalia, Yemen e Afghanistan.
Il motore economico organizzativo di questi sforzi è la Beltand Road Initiative cinese. La BRI è un piano vertiginosamente ambizioso per
collegare l'Asia e più di 100 nazioni con infrastrutture economiche avanzate,
dalle autostrade alle linee ferroviarie ad alta velocità, dalla produzione di
energia agli oleodotti, dai sistemi di comunicazione alle città, ai porti e
altro ancora.
È fondamentale capire perché la BRI pone una sfida così
ardua alla supremazia degli Stati Uniti nel mondo.
Le infrastrutture sono così potenti perché generano una
vasta e inimmaginabile serie di benefici economici secondari e terziari. Nel
XIX secolo sono state le ferrovie a unire gli Stati Uniti come primo mercato su
scala continentale.
I produttori potevano produrre per un mercato più vasto, e
quindi su scala più ampia, e quindi a costi inferiori, rispetto a qualsiasi
altro luogo del pianeta.
Le ferrovie fecero degli Stati Uniti il più grande mercato
al mondo per il ferro, l'acciaio, le macchine utensili, le attrezzature per la
classificazione, le attrezzature agricole e molti altri prodotti commerciali e
industriali essenziali per una moderna economia industriale.
Gli Stati Uniti hanno iniziato il 1800 con l'1,5% del PIL
mondiale. Hanno chiuso il secolo con il 19% di un numero quattro volte
superiore, diventando così la più grande economia del mondo.
Allo stesso modo, le automobili. Si pensa che siano stati
Henry Ford e la produzione di massa a rendere il XX secolo "il secolo
americano". In realtà, è stata la costruzione di milioni di chilometri di
strade e, più tardi, di autostrade interstatali, senza i quali le automobili sarebbero
rimaste costosi giocattoli dei ricchi.
Queste strade hanno unito il Paese in una rete d'asfalto che
ha permesso la mobilità individuale, praticamente a chiunque, ovunque, fino a poter raggiungere ogni indirizzo stradale del Paese. Il mondo non aveva mai visto nulla di
simile.
I-70 in direzione ovest su un viadotto all'interno del Glenwood Canyon, 2008. |
Gli effetti economici secondari e terziari furono
sbalorditivi: dai più grandi mercati mondiali per acciaio, vetro, plastica e
gomma, alla benzina, al diesel, alla costruzione di autostrade su scala
continentale, alle officine di riparazione e ai drive-in, fino all'intera
panoplia di cultura che conosciamo come suburbio.
Il XX secolo è stato il secolo dell'automobile.
L'infrastruttura che gli Stati Uniti hanno costruito per renderla possibile è
stata la ragione principale - almeno dal punto di vista economico - per cui gli
Stati Uniti hanno guidato il mondo per la maggior parte di quel secolo.
La Cina sta ora proponendo di fare lo stesso per l'Asia nel
XXI secolo, ma su una scala molto più ampia. Sta guidando una costruzione di
infrastrutture che farà impallidire il sistema autostradale interstatale di
Eisenhower. Servirà la maggior parte dei 5 miliardi di persone in Eurasia, 30
VOLTE di più dei 150 milioni di persone coinvolte dal progetto di Eisenhower.
Saggiamente, la Cina si è assicurata che tutte le oltre 100
nazioni che aderiscono alla BRI siano arricchite dalla loro partecipazione, sia
che si rafforzino a livello nazionale, sia che estendano la loro portata a
livello internazionale.
È l'impresa economica più grande, più avvincente, più estesa
geograficamente, più inclusiva a livello nazionale e di arricchimento reciproco nella storia del mondo. Gli Stati Uniti non ne fanno parte.
L'ipoteca su Bretton Woods
Mount Washington Hotel a Bretton Woods, che ospitò la Conferenza del 1944 |
Infine, c'è la questione del dollaro. Fin dagli accordi di
Bretton Woods del 1944, l'economia globale ha utilizzato il dollaro come valuta
principale del commercio internazionale.
Questo ha dato agli Stati Uniti un "privilegio
esorbitante", in quanto possono essenzialmente emettere un flusso
illimitato di assegni circolari in tutto il mondo, perché i Paesi hanno bisogno di
dollari per poter condurre il commercio internazionale. Gli Stati Uniti
"vendono" loro dollari emettendo debito del Tesoro, che è un mezzo di
scambio internazionale universalmente fungibile.
Una delle conseguenze di questo accordo è che ha permesso
agli Stati Uniti di spendere molto al di sopra delle proprie possibilità,
accumulando 32.000 miliardi di dollari di debito dal 1980, quando il debito
nazionale ammontava a soli 1.000 miliardi di dollari.
Gli Stati Uniti usano questo debito per finanziare, tra le
altre cose, il loro esercito gargantuesco con le sue 800 basi militari in tutto
il mondo, che usano per fare cose come distruggere la Serbia, la Libia, l'Iraq,
l'Afghanistan, la Siria, la Somalia e una serie di predazioni minori su altri
Paesi. Tutto il mondo lo vede e ne è disgustato.
Il mondo vede come l'egemonia del dollaro sostenga la
capacità degli Stati Uniti di realizzare o tentare colpi di stato in Honduras,
Venezuela, Perù, Bolivia, Kazakistan, Pakistan, Myanmar, Bielorussia, Egitto,
Siria e, naturalmente, Ucraina, tra gli altri. E questi sono solo quelli degli
ultimi due decenni.
La stessa egemonia del dollaro ha sostenuto le predazioni
statunitensi nell'ultima parte del XX secolo contro Iran, Repubblica
Dominicana, Guatemala, Vietnam, Nicaragua, Cuba, Cile, Congo, Brasile,
Indonesia e decine di altri Paesi.
Ancora, il resto del mondo ne è consapevole. I
cittadini statunitensi, estasiati dalla loro bolla mediatica ermeticamente
chiusa, non lo sono.
Il mondo ha visto come gli Stati Uniti hanno sottratto 300
miliardi di dollari di fondi russi detenuti nelle banche occidentali,
nell'ambito del regime di sanzioni contro la Russia per il suo ruolo nella
guerra in Ucraina. Ha visto come gli Stati Uniti hanno compiuto furti simili
contro i fondi denominati in dollari di Venezuela, Afghanistan e Iran.
Vede come l'aumento dei tassi di interesse da parte della
Federal Reserve per soddisfare le esigenze degli Stati Uniti faccia defluire i
capitali da altri Paesi e come faccia crollare le loro valute, costringendoli
all'inflazione. Non c'è un solo Paese al mondo che non venga toccato.
L'impatto cumulativo di questi fatti è che molti paesi
preferirebbero non essere ostaggio delle conseguenze negative implicite ed
esplicite dell'egemonia del dollaro. Vogliono anche eliminare il
"privilegio esorbitante" di cui gli Stati Uniti hanno abusato a loro
danno individuale, e collettivo.
Hanno iniziato - sempre guidati da Russia e Cina - a
costruire un sistema finanziario e commerciale internazionale che non faccia
affidamento sul dollaro, ma che utilizzi le valute locali dei Paesi, l'oro, il
petrolio o altri beni per gli scambi.
L'anno scorso, l'Arabia Saudita ha annunciato che avrebbe
iniziato ad accettare lo yuan cinese in cambio del suo petrolio. Il petrolio è
il bene più prezioso al mondo per gli scambi internazionali, quindi la
percezione è che si stia rompendo una diga.
Ci vorranno anni prima che venga ideato un sostituto
altrettanto funzionale del dollaro, ma ciò che è iniziato qualche anno fa come
un rivolo ha acquisito slancio e urgenza come conseguenza delle azioni
statunitensi in Ucraina.
Quando il dollaro non sarà più la valuta di riserva
internazionale e le nazioni non avranno più bisogno di dollari per commerciare
tra loro, gli Stati Uniti non potranno più finanziare i loro enormi deficit di
bilancio e commerciali con assegni circolari.
Il ritiro sarà angosciante e limiterà notevolmente il ruolo
degli Stati Uniti come egemone globale.
Wall Street, 2009 |
Le azioni degli Stati Uniti in Ucraina hanno spinto i due
più grandi avversari, la Russia e la Cina, ad unirsi. Questi, insieme
all'India, alla Turchia, all'Arabia Saudita, all'Iran e a decine di altri
Paesi, stanno realizzando l'integrazione eurasiatica temuta da Mackinder, che
lascerà gli Stati Uniti fuori dal più grande e dinamico blocco commerciale del
mondo.
Il fallimento militare degli Stati Uniti ha evidenziato,
ancora una volta (dopo Iraq e Afghanistan), la relativa impotenza delle
soluzioni militari statunitensi. Sì, possono ancora distruggere paesi piccoli e
indifesi come la Serbia, la Libia, l'Afghanistan e l'Iraq.
Ma contro un concorrente di pari livello che ha scelto di
tenergli testa, gli Stati Uniti si sono, francamente, rotti il grugno. Tutto il
mondo lo vede.
Gli eventi hanno mostrato anche la debolezza dei sistemi
economici e finanziari guidati dagli Stati Uniti, soprattutto rispetto alla Cina.
I risultati economici della Cina hanno superato di gran lunga quelli degli
Stati Uniti e hanno fatto uscire dalla povertà un numero di persone superiore a
quello di qualsiasi altro Paese nella storia del mondo.
La sua crescita l'ha resa la più grande economia del mondo
in termini di parità di potere d'acquisto. Mentre i redditi medi corretti per
l'inflazione negli Stati Uniti sono di poco superiori a quelli di 50 anni fa, i
redditi in Cina sono aumentati di oltre 10 volte nello stesso periodo. E lo ha fatto
senza brutalizzare e saccheggiare altre nazioni che rifiutano di piegarsi alla
sua volontà egemonica.
Inoltre, la guerra ha tradito, come nient'altro avrebbe
potuto, l'isolamento diplomatico degli Stati Uniti, con la stragrande
maggioranza dei popoli del mondo che si rifiuta di attuare le sanzioni contro
la Russia richieste dagli Stati Uniti.
La distruzione del gasdotto Nord Stream è riconosciuta come
il più grande atto di terrorismo di Stato nella storia, superando di gran lunga l'11 settembre in termini di centinaia di milioni di persone danneggiate. E
questo, a uno dei suoi presunti alleati, l'Europa. Immaginate cosa accade ai
suoi nemici.
Questo è il tunnel in fondo alla luce, un mondo
multipolare in contrapposizione a quello unipolare. Significa un crescente
isolamento degli Stati Uniti dal resto del mondo, la chiusura delle opzioni, il
restringimento delle opportunità, la perdita della supremazia strategica che un
tempo caratterizzava la più grande potenza nella storia del mondo.
Significherà una drastica riduzione del potere e
dell'influenza nei confronti degli avversari strategici degli Stati Uniti e una
marcata limitazione della capacità di operare militarmente, economicamente e
finanziariamente nel mondo, con il libretto degli assegni che presto verrà
sottratto.
Tra 20 o 30 anni, gli Stati Uniti saranno ancora una potenza
regionale importante, forse come il Brasile in Sud America, l'Iran in Asia
occidentale o la Nigeria in Africa. Ma non saranno più l'egemone globale di un
tempo, in grado di proiettare e infliggere il suo potere sul mondo come ha fatto
nell'ultimo secolo.
Gli Stati Uniti hanno abusato della loro unzione come straordinaria nazione della provvidenza. Questo abuso è stato riconosciuto, denunciato
e ora viene contrastato dalla maggior parte delle altre nazioni del mondo.
Il futuro sarà molto diverso per gli Stati Uniti rispetto
agli ultimi 80 anni, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando
svettavano sul resto del mondo come un gigante tra i pigmei. L'Ucraina si
rivelerà il punto di svolta di questa trasformazione, il tunnel in fondo alla
luce".
*Robert Freeman è fondatore e direttore esecutivo del Global
Uplift Project, che realizza progetti infrastrutturali su piccola scala nei
Paesi in via di sviluppo per migliorare la capacità di autosviluppo
dell'umanità. Robert ha insegnato economia e storia presso la Los Altos High
School, dove ha anche allenato la squadra di conversazione e dibattito,
producendo anche un campione nazionale nel 2006. Ha viaggiato molto sia nei
Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo. È autore della serie The
Best One Hour History, che comprende la prima guerra mondiale (2013), The
InterWar Years (2014), The Vietnam War (2013) e altri titoli.
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