*Nel gergo finanziario il switch (e il verbo derivato "switchare") indica la chiusura di una posizione d'investimento per aprirne un'altra. Si "switcha" da un fondo azionario ad un fondo obbligazionario, per esempio.
Dal Blog di Robert Reich, professore di Politica Economica all'Università di Berkeley in California
17 Maggio, 2011
Quarant'anni fa, gli americani ricchi finanziavano il governo degli Stati Uniti soprattutto attraverso i pagamenti delle imposte. Oggi gli americani ricchi finanziano il governo prevalentemente prestandogli denaro. Mentre gli stranieri possiedono la maggior parte del nostro debito nazionale, oltre il 40 per cento è di proprietà di americani - soprattutto i più ricchi.
Questo grande switch dei super ricchi - dal pagamento delle tasse al prestito di denaro al governo - è passato quasi inosservato. Ma è fondamentale per comprendere la difficile situazione di bilancio in cui ora ci troviamo.
Negli ultimi quattro decenni, le aliquote fiscali sui ricchi sono crollate. Tra la fine della seconda guerra mondiale e il 1980, l'aliquota superiore delle imposte era a oltre il 70 per cento - e anche dopo le detrazioni e i crediti d'imposta si attestava ben oltre il 50 per cento. Ora è al 36 per cento. Recentemente, sino agli ultimi anni '80, l'aliquota sui redditi di capitale era al 35 per cento. Ora è al 15 per cento.
Non solo ora la pressione fiscale è più bassa, ma ci sono anche più scappatoie. 18.000 famiglie che guadagnano più di un milione mezzo di dollari l'anno scorso non hanno pagato imposte sul reddito. Negli ultimi anni, secondo l'IRS, i 400 americani più ricchi hanno versato nelle casse federali solo il 18 per cento del loro reddito totale. I gestori miliardari di hedge funds e di private equity sono autorizzati a trattare gran parte dei loro redditi come capital gains (di nuovo, al 15 per cento).
Nel frattempo, il reddito nazionale e la ricchezza si sono concentrati sempre più verso l'alto. Alla fine del 1970, l'1 per cento portava a casa il 9 per cento del totale del reddito nazionale. Ora l'1 per cento si prende oltre il 20 per cento, e il decimo al top dell'1 per cento ha triplicato la sua quota.
La ricchezza è sempre più concentrata al top - più che in qualsiasi altro periodo dall'età dell'oro del tardo 19 ° secolo.
Cosa stanno facendo dunque gli Americani super ricchi con tutti questi soldi? Li stanno investendo in tutto il mondo, ovunque si possa ottenere il massimo rendimento per ogni dato livello di rischio. I titoli del Tesoro - essenzialmente prestiti al Governo degli Stati Uniti - si sono dimostrati investimenti buoni e sicuri, in particolare nel corso di questi ultimi anni tumultuosi.
Si sentono un sacco di voci preoccupate sul dumping degli stranieri che perdono fiducia nel dollaro a causa dei nostri futuri deficit di bilancio. Si parla di meno di questi americani super-ricchi, che hanno le stesse probabilità di abbandonare i Treasuries se spaventati dai futuri deficit di bilancio.
L'ironia della sorte è che se gli Americani super ricchi finanziassero il Governo degli Stati Uniti nel modo solito - pagando le tasse, piuttosto che prestando i soldi al Governo - il deficit di bilancio a lungo termine sarebbe assai inferiore.
Per questo motivo un aumento delle tasse ai super ricchi deve far parte di qualsiasi accordo sul bilancio. In caso contrario, il grande switch dei super ricchi renderà il divario di ricchezza e di reddito molto più ampio.
Peggio ancora, la classe media degli Americani che lavorano, dovranno perdere i servizi di cui hanno necessità, o sopportare una pressione fiscale che non possono reggere.
Questo grande switch dei super ricchi - dal pagamento delle tasse al prestito di denaro al governo - è passato quasi inosservato. Ma è fondamentale per comprendere la difficile situazione di bilancio in cui ora ci troviamo.
Negli ultimi quattro decenni, le aliquote fiscali sui ricchi sono crollate. Tra la fine della seconda guerra mondiale e il 1980, l'aliquota superiore delle imposte era a oltre il 70 per cento - e anche dopo le detrazioni e i crediti d'imposta si attestava ben oltre il 50 per cento. Ora è al 36 per cento. Recentemente, sino agli ultimi anni '80, l'aliquota sui redditi di capitale era al 35 per cento. Ora è al 15 per cento.
Non solo ora la pressione fiscale è più bassa, ma ci sono anche più scappatoie. 18.000 famiglie che guadagnano più di un milione mezzo di dollari l'anno scorso non hanno pagato imposte sul reddito. Negli ultimi anni, secondo l'IRS, i 400 americani più ricchi hanno versato nelle casse federali solo il 18 per cento del loro reddito totale. I gestori miliardari di hedge funds e di private equity sono autorizzati a trattare gran parte dei loro redditi come capital gains (di nuovo, al 15 per cento).
Nel frattempo, il reddito nazionale e la ricchezza si sono concentrati sempre più verso l'alto. Alla fine del 1970, l'1 per cento portava a casa il 9 per cento del totale del reddito nazionale. Ora l'1 per cento si prende oltre il 20 per cento, e il decimo al top dell'1 per cento ha triplicato la sua quota.
La ricchezza è sempre più concentrata al top - più che in qualsiasi altro periodo dall'età dell'oro del tardo 19 ° secolo.
Cosa stanno facendo dunque gli Americani super ricchi con tutti questi soldi? Li stanno investendo in tutto il mondo, ovunque si possa ottenere il massimo rendimento per ogni dato livello di rischio. I titoli del Tesoro - essenzialmente prestiti al Governo degli Stati Uniti - si sono dimostrati investimenti buoni e sicuri, in particolare nel corso di questi ultimi anni tumultuosi.
Si sentono un sacco di voci preoccupate sul dumping degli stranieri che perdono fiducia nel dollaro a causa dei nostri futuri deficit di bilancio. Si parla di meno di questi americani super-ricchi, che hanno le stesse probabilità di abbandonare i Treasuries se spaventati dai futuri deficit di bilancio.
L'ironia della sorte è che se gli Americani super ricchi finanziassero il Governo degli Stati Uniti nel modo solito - pagando le tasse, piuttosto che prestando i soldi al Governo - il deficit di bilancio a lungo termine sarebbe assai inferiore.
Per questo motivo un aumento delle tasse ai super ricchi deve far parte di qualsiasi accordo sul bilancio. In caso contrario, il grande switch dei super ricchi renderà il divario di ricchezza e di reddito molto più ampio.
Peggio ancora, la classe media degli Americani che lavorano, dovranno perdere i servizi di cui hanno necessità, o sopportare una pressione fiscale che non possono reggere.
Questa si che è bella! Basta aumentare le tasse per risolvere i problemi della finanza pubblica... ma che stupido che sono! come ho fatto a non pensarci prima... Se non fosse per qualche insignificante dettaglio:
RispondiElimina1-Gli investitori sposterebbero i loro capitali all'estero e in questo modo lo stato perderebbe anche il gettito che percepiva in precedenza con aliquote più basse.
2-Gli investitori pretendono gli stessi rendimenti reali quindi aumenterebbero i rendimenti nominali richiesti allo stato che intasca di più, forse, ma paga sicuramente di più... un affarone! E questo anche per tutte le imprese private che quindi vedono aumentare il costo del capitale e abbassarsi la reddittività dei loro progetti rinunciando agli investimenti marginali (cioè la stragrande maggioranza perchè su un mercato competitivo come quello americano non ci sono investimenti con enormi guadagni assicurati!)... proprio quello che ci vuole per abbassare la disoccupazione... detto da un ex ministro del lavoro poi...
3-Le grandi corporation e i ricchi che tanto gli stanno antipatici troverebbero il sistema per continuare a pagare poco, trasferendo la sede o i risparmi all'estero, mentre l'aumento delle tasse colpirebbe solo la classe media e le imprese medio/piccole: altra genialata!
4-Ovviamente non gli passa neanche dall'anticamera del cervello un modo molto più banale per far quadrare i conti: diminuire le spese che sono giunte al loro record storico, cosa che si guarda bene dal dire! Ad esempio proprio ieri Obama ha annunciato miliardi di dollari di aiuti ai paesi islamici in Africa! A parte il fatto che verso quei paesi ho una considerazione bassissima, per usare un eufemismo,.. è vergognoso che lo stato non abbia i soldi per i suoi creditori o per i suoi stessi concittadini ma li abbia per quegli africani....e poi bisogna tornare alle aliquote del 70% e chi guadagna e paga le sue tasse è un ladro...pazzesco! Forse chi dice che Obama è nato in Africa qualche ragione ce l'ha, almeno dal punto di vista sostanziale: sarà anche nato in america ma di americano non ha niente! Per me è una cosa indegna, è una vera schifezza ma tutti ad applaudirlo come fosse un benefattore! Sarebbe da denunciarlo alla Corte dei conti americana: se proprio gli vuole dare dei soldi gli dia i SUOI e non quelli degli americani!!! Luca Salvarani Mantova.
Che di fronte a un articolo come questo, che mostra come i più ricchi abbiano in pratica smesso di pagare le tasse - generando una concentrazione di ricchezza e una iniquità sociale che da molto non si vedeva nel mondo occidentale.... beh...che l'unica cosa che venga in mente da dire è che noooo le tasse i ricchi non possono pagarle, se no spostano i loro capitali all'estero, e che il valore reale delle rendite è e deve restare legge sovrana del mercato...beh...preferirei uscire da questa logica.
RispondiEliminaNon credo nemmeno io che la soluzione di questo sfacelo cui assistiamo oggi, col principio del massimo profitto che domina su tutti i valori sociali ambientali e semplicemente umani ..sia di aumentare le tasse ai ricchi. Ci vuole una riconversione a trecentosessanta gradi verso un'economia civile e umana. Lo Statalismo ha fallito, ma ha fallito anche il mercatismo.
Sarebbe ora di una svolta, se il petrolio che esce dai fondali marini e le radiazioni che arrivano da Fukushima in regime di libero mercato ce lo permetteranno.
Io non comprendo tutto questo catastrofismo! Tu dici che il libero mercato ha fallito ma a me non sembra proprio! anzi... Cerchiamo di avere una visione più ampia: il libero mercato nel giro di pochi anni ha fatto uscire dalla miseria e dalla povertà più estrema e dalla quasi totale ignoranza e analfabetismo miliardi di persone, ha diffuso non solo benessere economico ma anche idee, conoscenza, know how e questo è andato di pari passo all'aumento dei diritti e del grandissimo potenziale umano di questi miliardi di persone, senza contare l'incredibile progresso tecnologico che per me è la cosa più importante. Altro che statalismo o religione... ossia le vie che storicamente la gente sceglie, o subisce (nel mio caso), pensando ingenuamente di risolvere i suoi problemi! Mi riferisco all'Europa dell'est, Cina, India, Vietnam, Sud America, alcuni paesi africani e persino quelli islamici che è tutto dire.... ampiamente più di metà della popolazione mondiale! E questo sarebbe un fallimento? Ad avercene di fallimenti cosi! Di fronte a tutto questo ci sono anche molti paesi che non hanno capito che per stare al passo dovevano fare certe scelte (tanti non lo hanno capito perfino adesso, come l'Italia) o lo hanno capito ma hanno preferito vivere di rendita per non scontentare nessuno.. e oggi ovviamente hanno grossi problemi: esattamente come le aziende inefficienti che vengono scalzate da quelle concorrenti efficienti, nè più ne meno! E questo sarebbe il fallimento del mercato? Casomai è la riprova che il mercato funziona! nonostante le manipolazioni dei governi e delle banche centrali! Alcuni paesi simili a noi come la Germania ad esempio quelle scelte le hanno fatte modernizzando tutto il loro sistema economico e oggi godono di una solida crescita e disoccupazione ai minimi! quindi non è vero che nei paesi già "sviluppati" come il nostro il declino è inevitabile, che bisogna fare caccia alle streghe a chi non paga le tasse, che presto il mondo finirà... Basta guardarsi attorno e fare quello che fanno i paesi messi come noi cioè la Grecia e copiarli alla svelta: cosi come un'impresa in difficoltà osserva quello che fanno le imprese in difficoltà come lei. A me l'economia sembra abbastanza semplice sono gli economisti, specialmente i Keynesiani come questo qui, che la complicano. Poi se cerchiamo il modo di far cadere il pane dal cielo e la pace universale (metafora di economia solidale che tu auspichi)... tanti auguri... questo non solo va contro le leggi dell'economia ma persino contro la scienza e la storia dell'evoluzione.. se il più bravo aiutasse sempre il meno bravo saremmo ancora all'epoca delle scimmie e l'uomo non esisterebbe neppure: è grazie alla competizione che c'è sviluppo, e solo dopo questo si diffonde a tutti! Dal momento che 6 una persona informata e preparata, non capisco come fai a non vedere tutto questo! Luca Salvarani Mantova.
RispondiEliminaGrazie per il complimento, tuttavia la mia presunta informazione e preparazione mi porta agli antipodi...per me in questi decenni il neoliberismo ha portato inevitabilmente a monopoli e oligopoli, causando guerre e distruzione e impoverimento, con l'ascesa ai posti di potere che contano di un'elite economico finanziaria senza scrupoli. Questa è la sorte del libero mercato senza regole.
RispondiEliminaIl pane dal cielo non scenderà mai, ma si potrebbe temperare con valori diversi l'egoismo umano estremo innalzato a principio. Sto leggendo l'economia civile di Zamagni, dacci un'occhiata se puoi.
e buon caffè...