18/05/11

Il Futuro dell'Irlanda dipende dal Liberarsi dal Salvataggio

Riporto ampi stralci di un lungo articolo pubblicato il 7 maggio 2011 da Irish Times, in cui Morgan Kelly, professore di Economia all'Università di Dublino, ripercorre le trattative intercorse tra BCE, FMI e Governo Irlandese su come ripartire il peso della crisi bancaria, e propone la soluzione ragionevole di restituire i debiti tossici alle banche.

 
Morgan Kelly - L'Irlanda sta affrontando la rovina economica.

Mentre la maggior parte gente farebbe risalire la nostra rovina alle garanzie date alle banche nel settembre 2008, il vero errore è stato di attenersi a quella garanzia anche dopo che era oramai diventato chiaro che le perdite delle banche erano insostenibili. La decisione iniziale di Brian Lenihan di garantire la maggior parte dei titoli delle banche irlandesi è stata un errore, ma un errore così evidente e così ridicolo che avrebbe potuto facilmente essere rimediato. Il momento ideale per ritrattare la garanzia bancaria sarebbe stato pochi mesi dopo, quando Patrick Honohan fu nominato governatore della Banca centrale e assunse il controllo di fatto della politica economica irlandese.

Da stimato accademico esperto sulle crisi bancarie, Honohan avrebbe avuto l'autorità internazionale per annunciare che la garanzia era stata data in fretta e con scarsa informazione, e che sarebbe stata sostituita da una ristrutturazione in cui le obbligazioni delle banche sarebbero state scambiate con azioni.

Invece, Honohan è rimasto imperturbabile davanti alla dimensione delle perdite bancarie, insistendo più volte che erano "gestibili". L' errore di calcolo di Honohan sulle perdite bancarie si è rivelato essere il più costoso errore mai fatto da un irlandese. Rassicurato sul fatto che le perdite delle banche erano gestibili, il governo irlandese ha rimborsato gli obbligazionisti delle banche, anche quelli che nel piano originario non erano garantiti. Questa politica suicida è culminata con il rimborso della maggior parte delle obbligazioni in essere lo scorso settembre.
Il disastro è seguito in poche settimane. Nessuno faceva più prestiti alle banche irlandesi, così che i titoli in scadenza sono stati rimborsati in gran parte dal prestito di emergenza della Banca centrale europea: a novembre le banche irlandesi avevano già avuto in prestito oltre 60 miliardi di €. Nonostante i tagli aggressivi della spesa pubblica, la certezza che le perdite delle banche sarebbero state di gran lunga superiori alle previsioni di Honohan ha portato i mercati finanziari a smettere di far credito all'Irlanda.

Il 16 novembre, i Ministri delle finanze europei hanno invitato Lenihan ad accettare un piano di salvataggio per fermare il panico che si stava diffondendo in Spagna e Portogallo, ma egli rifiutò, sostenendo che il governo irlandese aveva fondi fino all'estate successiva. Anche se fu attaccato dai media irlandesi per questo comportamento apparentemente delirante, Lenihan, per una volta, stava facendo esattamente la cosa giusta. Dietro il rifiuto di Lenihan si nascondeva una minaccia velata - l'Irlanda, a meno di ottenere condizioni adeguate di prestito, poteva tranquillamente trattenere il respiro abbastanza a lungo fino a che Spagna e Portogallo, che avevano bisogno di prendere in prestito ogni mese, sarebbero andati a fondo.
In questa fase, con Lenihan che cercava di sfruttare la sua posizione negoziale forte per ottenere un piano di salvataggio solo per le banche, Honohan è intervenuto. Oltre ad essere il principale consigliere economico dell'Irlanda, gioca anche per la squadra avversaria come membro del consiglio della Banca centrale europea, le cui decisioni è tenuto ad applicare. A Francoforte per la riunione mensile della BCE, il 18 novembre, Honohan ha annunciato su RTE Radio Morning Irlanda che l'Irlanda aveva bisogno di un salvataggio di "decine di miliardi".
Raramente un Ministro delle Finanze è stato così abilmente sgambettato dal suo governatore della Banca Centrale. E così la Dottrina Honohan che le perdite delle banche potevano e dovevano essere restituite dai contribuenti irlandesi ha fatto il suo corso, con il prevedibile crollo finanziario e salvataggio internazionale dello Stato Irlandese.
Il FMI, che prima di pagare di tasca propria ritiene che i creditori devono pagare per la loro stupidità, si è presentato agli Irlandesi con un piano che prevedeva tagli di € 30 miliardi per i bond non garantiti, di due terzi in media. Lenihan era felicissimo, e secondo una fonte che era presente, ha detto che la squadra del FMI era “la salvezza dell'Irlanda".

L'operazione però è stata silurata da una direzione inaspettata. Nel corso di una conference call con i ministri del G7 finanziario, il segretario del Tesoro americano Timothy Geithner ha posto il veto sul taglio, dato che, come dimostra il suo pagamento di $ 13 miliardi della AIG di proprietà del governo a Goldman Sachs, Geithner è convinto che i banchieri hanno la priorità sui contribuenti. L'unico a parlare per gli Irlandesi è stato cancelliere del Regno Unito George Osborne, ma Geithner, come sempre, è andato per la sua strada. Una lezione istruttiva, anche se dolorosa, sulla misura del potere degli Stati Uniti, e su chi sono davvero i nostri amici.

Da lì le trattative hanno preso una brutta piega. Da un lato stava la Banca Centrale Europea, sfacciatamente in rappresentanza dei creditori dell'Irlanda, a insistere per il rimborso totale delle obbligazioni bancarie. Dall'altra parte stava il Fondo Monetario Internazionale, a sostenere che i contribuenti irlandesi farebbero bene a riequilibrare i conti del loro governo, figuriamoci rimborsare le perdite delle banche private. E gli Irlandesi? Dalla parte della BCE, naturalmente.
In tali circostanze, la BCE ha ottenuto tutto ciò che voleva. Il FMI ha dato un giudizio tagliente sul comportamento degli Irlandesi, che al fianco della BCE mostravano chiari segni della sindrome di Stoccolma.
Il piano di salvataggio è stato uno scandalo per il FMI, quasi come per l'Irlanda. Il FMI si è trovato manovrato dai negoziatori della BCE, ma soprattutto è stato costretto dalla ostinazione di Geithner e dall'ignavia o, peggio, degli Irlandesi, a dare il suo imprimatur ai 30 miliardi di € di capitale, con un accordo che i suoi negoziatori privatamente ammettono che finirà con la bancarotta irlandese. Rifinanziare uno stato insolvente, che non ha alcuna speranza di ridurre il suo debito in maniera sufficiente a poter ritornare a finanziarsi sui mercati, viola il principio fondamentale del FMI, e sulla legalità della transazione irlandese è ancora in corso un acceso dibattito.

Sei mesi dopo, con il debito pubblico irlandese valutato una tacca sopra la spazzatura e la corsa alle banche irlandesi che inizia a diffondersi tra le famiglie dei depositanti, dovrebbe apparire chiaro che il salvataggio irlandese dello scorso novembre si è già concluso con un vergognoso fallimento. Al contrario, per quanto riguarda gli architetti della BCE, il piano di salvataggio si è rivelato essere un successo assoluto.

L'unica cosa che c'è da capire sul piano di salvataggio irlandese, è che non aveva niente a che fare con un aggiustamento delle finanze irlandesi tale da consentire al governo di prendere in prestito nuovamente nei mercati obbligazionari a prezzi ragionevoli: quello a cui dovrebbe servire un piano di salvataggio, di solito.
Le finanze del governo irlandese sono come un secchio con un grande buco che ha la forma del sistema bancario. Mentre qualsiasi sistema di soccorso si sarebbe concentrato nel riparare questo buco, il piano di salvataggio concordato ha ostentatamente ignorato le banche, fatta eccezione per ribadire la visione di Honohan-BCE che le loro perdite sarebbero state messe a carico dei contribuenti irlandesi.

In realtà, l'unico scopo del salvataggio irlandese è stato quello di spaventare gli spagnoli con una chiara dimostrazione che i salvataggi della UE non sono per i deboli di cuore. E il piano della BCE, fino ad ora comunque, ha funzionato. Nella scelta tra l'essere appesi come l'Irlanda - un oggetto di ridicolo internazionale, che paga tariffe esorbitanti sui fondi di salvataggio, i cui ministri del governo sono portati a esempio di irresponsabilità nelle lezioni universitarie - o riaggiustare i loro conti, gli spagnoli hanno comprensibilmente scelto la seconda.

Ma perché era necessario, o almeno utile, per l'UE costringere al collasso economico l'Irlanda per spaventare la Spagna? La risposta risale a un difetto fondamentale, e potenzialmente fatale, nella progettazione della zona euro: la mancanza di un qualsiasi mezzo per trattare con grandi banche insolventi.

Torniamo a quando l'euro era stato programmato alla metà degli anni '90, non è mai venuto in mente a nessuno che delle banche come AIB e Bank of Ireland, avrebbero mai potuto prendere in prestito decine di miliardi da oltremare, e perdere tutto con prestiti a rischio. Se il crollo si fosse limitato alle banche irlandesi, una sorta di salvataggio avrebbe potuto essere messo insieme, ma il sospetto rimane che molte banche spagnole - che hanno gonfiato una bolla immobiliare esuberante quasi come l'Irlanda, ma nella nona economia più grande del mondo - nascondono perdite grandi come quelle che affondavano le loro controparti irlandesi.
Unica in tutto il mondo, la Banca centrale europea non ha in piedi un governo centrale alle sue spalle che può imporre tasse. Salvare un sistema bancario grande come quello della Spagna richiederebbe un impegno massiccio di risorse da parte dei paesi europei in un Fondo monetario europeo: una cosa così politicamente complessa e finanziariamente costosa che potrà essere considerata solo in extremis, per evitare il collasso della zona euro. E' più facile per ora per la BCE mantenere le dita incrociate sperando che la Spagna si tiri su da sola, incoraggiata dall'esempio degli Irlandesi.
L'insolvenza irlandese è ormai meno una questione di economia che di aritmetica. Se tutto va secondo i piani, come sempre, il debito pubblico irlandese sarà superiore 190 miliardi di € entro il 2014, con ulteriori € 45 miliardi nel Nama e € 35 miliardi di ricapitalizzazione delle banche, per un totale di € 270 miliardi, più le eventuali perdite della Banca centrale irlandese sui suoi prestiti d'emergenza. Sottraendo il valore probabile delle banche e degli assets del Nama, Namawinelake (di gran lunga la fonte migliore per l'economia irlandese) stima che il nostro debito finale sarà di circa € 220 miliardi e o forse 250 miliardi, ma queste differenze sono irrilevanti: in entrambi i casi stiamo parlando di un debito pubblico che è più di 120.000 € per lavoratore, o del 60 per cento più grande del PIL.

Gli economisti hanno una regola empirica, che una volta che il debito pubblico supera il reddito nazionale, una piccola economia è in pericolo di default (economie di grandi dimensioni, come il Giappone, possono andare molto oltre). L'Irlanda è nella zona rossa al punto che cambiamenti marginali nei termini del salvataggio non possono fare alcuna differenza: siamo nel guado.
La BCE ha applaudito e ha prestato i soldi all'Irlanda per garantire che le banche che hanno prestato alla Anglo e Nationwide saranno rimborsate, e si trova ora in una situazione in cui, di conseguenza, le banche che hanno prestato al governo irlandese sono a rischio di perdere la maggior parte di quello che hanno prestato. In altre parole, la crisi del sistema bancario irlandese è diventato parte della più ampia crisi europea del debito sovrano.
Vista la paralisi politica nella UE, e una Banca Centrale Europea che vede come suo compito principale quello di placare i giornalisti della stampa tedesca, l'esito più probabile della crisi del debito europeo è che, dopo due anni o giù di lì per consentire alle banche francesi e tedesche di costituire riserve sulle perdite, le economie insolventi saranno costrette a una sorta di fallimento.

Non ci sbagliamo: mentre dei default del governo sono quasi il normale stato delle cose in posti come la Grecia e l'Argentina, per un paese come l'Irlanda che basa la sua reputazione sul fatto di essere un luogo sicuro dove fare affari, un fallimento avrebbe conseguenze catastrofiche. Fallimenti Sovrani si trascinano per anni mentre i creditori insistono per ottenere condizioni migliori, o vendono a cosiddetti fondi avvoltoio che si impegnano in contenziosi senza fine per sequestrare beni nazionali, come aerei, nella speranza di dare abbastanza fastidio da essere ripagati.

Peggio ancora, un fallimento non potrebbe fare nulla per riparare le finanze irlandesi. Dati gli altri impegni dello Stato Irlandese (con le banche, Nama, UE, BCE e FMI), per riportare il debito pubblico a un livello sostenibile, i titoli di Stato regolari dovranno essere più o meno cancellati. Purtroppo, la maggior parte dei titoli di Stato Irlandesi sono detenute da banche Irlandesi e compagnie di assicurazione.
In altre parole, abbiamo intrapreso un futile gioco di passare il conto dell'insolvenza: in primo luogo dalle banche allo Stato Irlandese, e poi dallo Stato di nuovo alle banche e compagnie di assicurazioni. Il risultato finale probabilmente vedrà l'Irlanda ridotta a una sorta di protettorato dell'Unione europea, la risposta europea a Puerto Rico.

Supponiamo di non voler seguire il nostro attuale percorso verso un fallimento BCE-diretto e un circolo vizioso di rovina nazionale, c'è qualcosa che possiamo fare? Benché il prof. Honohan abbia sportivamente gettato via le nostre carte migliori lo scorso settembre, c'è ancora una via d'uscita che, pur non indolore, è molto meno dolorosa di quello che l'Europa ha in mente per noi.

La sopravvivenza nazionale richiede che l'Irlanda se ne esca dal piano di salvataggio. Ciò richiede a sua volta che il Governo faccia due cose: disimpegnarsi dalle banche, e portare il proprio bilancio immediatamente in equilibrio.

In primo luogo le banche. Anche se la BCE non vuole salvare le banche irlandesi, non può lasciare che collassino e inizi una ondata di panico che si diffonda in tutta Europa. Così, ogni volta che uno di voi esprime la propria approvazione per le banche irlandesi spostando i suoi risparmi ad una banca di proprietà estera, la banca irlandese va e sostituisce il vostro denaro con il prestito di emergenza da parte della BCE o della Banca Centrale Irlandese. I loro debiti finanziari correnti ammontano a 160 miliardi di €.
Il piano di salvataggio originale prevedeva che il portafoglio degli impieghi delle banche irlandesi sarebbe stato venduto per rimborsare tali prestiti di emergenza. Tuttavia, le banche estere sanno che molti degli impieghi delle banche irlandesi, i mutui in particolare, finiranno in default, e non sono interessate. Di conseguenza, la BCE si trova incastrata con prestiti fatti alle banche irlandesi molto oltre il loro valore reale, e non ha modo di liberarsene.
Questo permette all'Irlanda di venir fuori dal sistema bancario, restituendo gli assets del Nama alle banche, e ritirando dalle banche le sue cambiali. La BCE potrà quindi imparare la lezione economica di base che, se presti 160 miliardi di € a banche insolventi sostenute da uno stato insolvente, non sei più un creditore: sei il proprietario. A un certo punto la BCE può prendere una gomma, cancellare "prestito d'emergenza" dai conti delle banche irlandesi, e scrivere "Capitale" . Quando si deciderà a farlo, è un suo problema, non nostro.

In un sol colpo, il Governo Irlandese può dimezzare il suo debito ad un sostenibile € 110 miliardi. La BCE non può fare nessuna rappresaglia alle banche irlandesi senza innescare un catastrofico panico in Spagna e in tutto il resto d'Europa. L'unico modo in cui l'Europa può rispondere è tagliare i finanziamenti al Governo Irlandese.
Così il secondo passo per la sopravvivenza nazionale è quello di portare il bilancio del governo subito in equilibrio. La ragione per i disavanzi di recessione dei governi è di appianare cadute temporanee dell'attività economica. Tuttavia, la nostra crisi attuale non è temporanea: l'Irlanda ha puntato tutto sui prezzi delle case in continuo aumento, e ha perso. Prendere prestiti per fare in modo che gli alti funzionari, come me, possano continuare a godere di stipendi doppi rispetto ai nostri colleghi europei, non ha senso.

Tagliare a zero subito i titoli di Stato non è indolore, ma è l'unico modo di liberarsi dagli usurai intenti a portarci ad esempio. Al contrario, l'attuale politica del nuovo governo di stare seduti a terra con una ciotola per chiedere l'elemosina sperando che qualcuno abbia pietà di noi, non è una posizione di particolare forza contrattuale. Portando il nostro bilancio subito in equilibrio, concentriamo l'attenzione sul fatto che i problemi dell'Irlanda derivano quasi interamente dalle attività delle sei banche di proprietà privata, e liberandocene ci allontaniamo da queste istituzioni velenose. Altrettanto importante, inviamo un segnale al resto del mondo che l'Irlanda - che 20 anni fa ha fatto vedere come un piccolo paese poteva uscire fuori dalla povertà attraverso il lavoro duro e l'energia e dei suoi abitanti, ma da allora è caduta in mano ai ladri e ai loro faccendieri politici - è tornata, e fa business.
Naturalmente, sappiamo tutti che questo non accadrà mai. I politici irlandesi sono troppo abituati ad essere ricompensati da Bruxelles per iniziare a combattere contro di loro, anche se è una questione di sopravvivenza nazionale. E' più facile essere guidati con gli occhi bendati fino a quando il cappio scivola intorno al collo e cadiamo nella botola del fallimento.
La distruzione provocata dal fallimento non sarà solo economica, ma politica. Proprio come il piano di salvataggio Lenihan ha distrutto il Fianna Fáil, così il fallimento di Noonan distruggerà il Fine Gael e il Labour, lasciandoli umiliati e offesi, come i loro predecessori. Il che lascerà l'Irlanda in una situazione interessante in cui la crisi economica avrà masticato e risputato fuori tutti i partiti costituzionali dello Stato. L'ultima elezione è stata noiosa e prevedibile, ma la prossima, dopo il trauma e il caos del fallimento, non lo sarà per niente.
 Cari lettori,  data la lunghezza dell'articolo,  sareste gentili a fare  un giretto su qualche pubblicità di vostro interesse...!

5 commenti:

  1. Molto brava Carmen.
    La democrazia, come noi la intendiamo è morta da tempo.
    E' un'abile stratagemma per far credere che viviamo nella stessa, mentre i poteri forti manipolano nell'ombra... i fatti stanno tutti li a dimostrarlo.
    Le notizie che la stragrande maggioranza delle persone acquisiscono dai mezzi di informazione, sarebbero da prendere tutte con le molle e controllare.
    Ma chi lo fa? nessuno, stante il fatto che controllare costa fatica e tempo.
    Saluti.
    Orazio
    Ps ho fatto dei giretti sulla pubblicità....

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  2. Grazie Orazio....:))...Bello che nell'Irish Times ci sia un articolo così...

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  3. Ritornando sull'argomento da te trattato, alcuni giorni or sono su Dominique Strauss-Kahn, segretario del FMI, ti dicevo di aspettare nel giudicare in quanto vi era in corso un polverone mediatico.
    Ora mi sono imbattuto su questo articolo di Attilio Follliero di Caracas del 12/02/2011 ( attenzione alla data ), l'indirizzo è questo "http://www.oltrelacoltre.com/?p=10401" ma la cosa che mi ha schiarito le idee è stato un fatto che viene taciuto dai media e che è stato riportato dal Guardian di Londra.
    Tale dichiarazione riportata da Folliero, segnala che il mister Dominique, stava dicendo in un incontro a Washington una cosa devastante per l'Amerika, ovvero il F.M.I. stava ventilando l'idea di abbandonare il dollaro come moneta internazionale.
    L'articolo del sig. Folliero, gran maestro di navigata esperienza, lo spiega in modo veramente perfetto.
    Invito tutti a rileggere tale articolo e di meditare....
    Saluti.
    Orazio

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  4. Aggiungo una mia considerazione personale a quanto sopra riportato.
    Posto che il F.M.I. non ha finalità benefiche... e posto che il mister Dominique Strauss-Kahn, segretario del FMI deve rendere conto, non solo presumo per logica agli Amerikani, ma anche ad altre stampatrici emmm banche non dell'america e, rilevato lo stato di potenziale default del dollaro con esiti disastrosi sui crediti mondiali, questi altri finanziatori... stanno cercando di porvi rimedio prima che tutto crolli.
    Se tanto mi da tanto, vi potrebbe esserci in corso una spaccatura silenziosa al vertice del F.M.I.
    Troppa fantasia?
    Saluti.
    Orazio

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  5. Che DSK fosse in cerca di soluzioni nuove e ragionevoli per tutti, credo sia un dato di fatto. C'è anche Stiglitz che ne parlava, in tempi non sospetti, della sua svolta al FMI...
    http://www.project-syndicate.org/commentary/stiglitz138/English
    Ciao!

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